ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 12/03/2010

ATTACCO ALLA CHIESA E AL PAPA IN CHIARO STILE MASSONICO: PEDOFILIA CRIMINE ORRENDO MA QUALCUNO CI SPECULA AD ARTE

Post n°3255 pubblicato il 12 Marzo 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

"Credo che sia arrivato il momento di serrare le fila e di stringerci attorno alla Chiesa e al Papa, vittime entrambi di possibili attacchi massonici": lo afferma l' Arcivescovo di Salerno- Campagna, Monsignor Gerardo Pierro. Spiega: " ora se la prendono con quel fior di galantuomo che é il fatello del Papa, accusato di aver dato qualche bacchettata, se pur é vero, sulla mano di un alunno. Intanto bisogna considerare i tempi, quando era in voga come sistema didattico sculacciare uno studente e nessun genitore ti denunciava alla Procura. Oggi basta ogni stupidaggine per scatenare un putiferio. Lo ripeto, qui non intendo giustificare la pedofilia e la stessa chiesa, sotto questo pontificato, sta facendo ammirevole pulizia e dando esempio di rigore, ma sento odore di massoneria". In che senso?: " mi pare una manovra abilmente orchestrata per mettere in difficoltà il Papa che deve avere oggi più che mai il sostegno pieno di tutti i cattolici. L' aver voluto infangare la figura del fratello suona come avvertimento al Papa. Siamo certi che non ne sentiremo altre? Non é giusto dare credito a queste cose". Ma davanti a cose tanto scellerate bisogna anche reagire: " certo e la Chiesa lo sta facendo con lealtà e coraggio, senza guardare in faccia a nessuno. Ma vorrei fare alcune banali osservazioni". Prego: " mi domando, per quale motivo mai, fatti tanto seri vengono fuori dopo venti anni e non sono stati subito denunciati? Se erano delitti prima, meritavano subito un castigo. Evidentemente esiste qualche coscienza che intende speculare. Poi una seconda osservazione. Nei mezzi di comunicazione oggi esiste un senso di amore per lo scandalismo che si ingigantisce quando di mezzo ci sta la Chiesa, impera la legge della maldicenza e spesso della calunnia. Se questi abusi sono esistiti e mi risulta che la pedofilia sia una piaga presente nel mondo da tanto tempo, sin dalla antichità, per quale motivo si sente dire solo di casi accaduti in casa cattolica? Possibile che nessun islamico o ebreo sia responsabile di un caso di pedofilia? Mi pare molto sospetto". Insomma lei pensa ad una campagna orchestrata per colpire la chiesa: " ho questa sgradevole sensazione e tali operazioni che godono dell' appoggio di alcuni mezzi di informazione, partono di solito dalla massoneria, nemica della Chiesa". Pensa che ci possa essere anche qualche complicità interna?: " non lo so e mi auguro di no. Certo, il diavolo non sta mai fermo, cammina e trama sempre, teoricamente dovrebbe stare alla larga dai sacri corridoi vaticani, ma non si sa mai". Che cosa pensa dell' attuale clima politico italiano?: " avvelenato e poco salubre, ci vogliono meno polemiche e più fatti. I cattolici votino secondo la loro coscienza, prediligendo candidati onesti, seri e coerenti. Si nota un pesante clima di decadenza nello stile politico e nella cultura della stessa vita sociale, una cosa poco bella". - Bruno Volpe - Pontifex -

 
 
 

LA MISERICORDIA E LA VITA IN DIRETTA

Post n°3254 pubblicato il 12 Marzo 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Si avvicinarono a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: “Costui accoglie i peccatori e mangia con loro”. Ed egli disse loro questa parabola: “Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: 'Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta'. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. (…) Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: 'Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati'”. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. (…) Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato” (Lc 15,1-3.11-32).

Benedetto XVI, nella conclusione del suo magistrale commento alla “parabola dei due fratelli e del padre buono”, sottolinea il valore del “cammino che ha purificato il fratello più giovane e gli ha fatto conoscere che cosa significa la libertà, che cosa significa essere figlio” (in “Gesù di Nazaret”, p. 249). Non trovo parole migliori per interpretare anche la storia di Adrienne, giovanissima mamma che la Misericordia di Dio ha visitato quando meno se l’aspettava, assieme a chi scrive. Vi racconto il fatto, come “in diretta”.

Lunedì 1 marzo, ore 22,20: ascolto in segreteria telefonica: “Pronto, Angelo, sono Graziella. Volevo dirti che domattina vado all’ospedale per accompagnare Adrienne ad abortire. Ho cercato di convincerla a tenere il bambino, ma non c’è stato niente da fare. Tu prega per noi”. L’improvvisa notizia di questo accompagnamento al patibolo mi gela il cuore, ma comprendo il motivo che lo rende necessario: farsi prossimo fino in fondo di due persone disperatamente sole, nella speranza di salvare la loro vita: quella fisica del bambino e quella spirituale della sua mamma.

Martedì 2 marzo, ore 6.30: al risveglio, non ho che il pensiero di Adrienne. Mentre con il Rosario in mano sto supplicando Maria per il miracolo, ronza il telefonino: “Pronto, ciao Angelo. Guarda, sono qui con Adrienne. E’ talmente sconvolta che ho telefonato all’ospedale spostando l’appuntamento per l’aborto a martedì prossimo”. M’invade un certo qual sollievo: è forse la caparra della grazia supplicata? Rispondo subito: “Dobbiamo incontrarci!”.

Ore 9.00: eccomi con Adrienne.

I suoi occhi, non più in pianto, stanno fissando con un mesto sorriso l’angioletto in legno che le ho portato da casa: un dolce volto radioso, opera di un artista della Val Gardena. Le parlo della bellezza della vita e del progetto specialissimo di felicità che Dio ha per ogni figlio che Lui mette al mondo nel grembo di una donna. Dal giorno in cui ha saputo di essere incinta, Adrienne è entrata nell’angoscia, un turbine che non ha certo perduto la sua forza quando ha avuto in mano il certificato per abortire. Qualche giorno dopo, non per fortuna ma per grazia, un’amica di Graziella l’ha indirizzata al Centro di Aiuto alla Vita.

Venerdì 5 marzo, ore 20.40: una telefonata come un raggio di sole: Adrienne è decisa a proseguire la gravidanza.

Sabato 6 marzo, ore 20.30: sms come un’eclissi totale da parte di Graziella: Adrienne ha incontrato sua madre ed ha cambiato decisione. Mi lascia il suo cellulare. Le telefono: mi ascolta e tace, ma capisco che la sua volontà resta nel baratro.

Lunedì 8 marzo, ore 20.10: nessuna nuova: Adrienne è “tranquillamente” decisa per l’appuntamento di domani. La madre, che vive in città, è irreperibile. Si sono date appuntamento nell’atrio dell’ospedale per domattina, alle 7.30. Raggiungo Adrienne per telefono dalla psicologa del CAV, ma non voglio opprimerla…è solo per farle udire una parola buona da parte del Dio della vita. Silenzio totale da parte sua Graziella mi richiama: “Cosa facciamo Angelo?”. Rispondo: “domattina dobbiamo essere là anche noi, mezz’ora prima”.

Martedì 9 marzo, ore 6.40: seduto vicino al bar, sto pregando il Rosario, mentre l’inserviente delle pulizie fatica a tenere fuori gli impazienti che chiedono il caffè. Uno di loro alza la voce. Graziella arriva alla terza decina. Continuiamo la preghiera, finiamo, parliamo, aspettiamo.

Ore 7.35: oltre la vetrata dell’ingresso, a passo svelto sta arrivando Adrienne. E’ accompagnata. Ci alziamo e le andiamo incontro lentamente. Si accorge di noi e immediatamente fa un deciso cenno di no, indicando la persona che è con lei. Stoppati, la seguiamo con gli occhi, mentre si allontana inesorabilmente verso l’ascensore in fondo al corridoio. Sconsolato, mi rivolgo a Graziella: “Non c’è niente da fare..”. Tuttavia, pur indugiando, dico: “Andiamo su anche noi!”. Conosciamo casi di aborti evitati “in extremis”.

Ore 7.40: entriamo in Ginecologia: accettazione, ambulatorio di ecografia, studio del Primario e studio medici. Adrienne è là, seduta, e ci vede. Chiama, sorride e si scusa a voce alta: “Ero con una zia incontrata per caso che non sa nulla, non volevo far sapere..”. Alquanto rianimato dal suo atteggiamento, mi siedo accanto a lei. La prima cosa che mi viene da dirle è questa: “Adrienne, siamo venuti per salvare due vite, quella fisica del tuo bambino e la vita della tua anima”. Mi ascolta, mentre cerco con affetto di aiutarla a vedere le conseguenze del gesto che è tentata di compiere.

Ore 8.10: Adrienne è chiamata dall’infermiera per l’accettazione del ricovero. Quando esce torna a sedersi vicino a me. So che è credente e ritengo giusto informarla anche della pena della scomunica latae sententiae, conseguenza automatica di ogni aborto volontario, spiegandogliene la ragione “terapeutica”. Non fa commenti né domande.

Ore 8.35: sopraggiunge la giovane mamma di Adrienne. Le parlo col cuore in mano, e dopo pochi minuti lascio il posto a Graziella che sta in piedi da un’ora. Esco a telefonare alla chiesa dell’Annunziata, dove avrei dovuto celebrare la santa Messa per la vita alle 9.00: “Mi trovo all’ospedale e non mi è possibile arrivare in tempo; ma devo assolutamente rimanere. Avvisi la gente, grazie!”.

Riprendo il colloquio con la mamma di Adrienne: “Prenda sua figlia, signora, e andiamo via. E’ ancora in tempo. Non vi lasceremo sole, dopo. Dio vuole che questa vita non sia tolta. Vi benedirà!”.

Ore 9.20: Adrienne è chiamata in ambulatorio per l’ecografia: la speranza è appesa a un filo, ma...il filo della fede regge il mondo intero.

Ore 9.28: Adrienne esce in lacrime: “Il cuore non batte più, il bambino è morto!”. Chiedo: “Morto?”. Allora racconta: “Lo pensavo che qualcosa sarebbe successo. L’altro ieri, in casa, un grosso peso mi è caduto addosso sulla pancia, e quasi mi sentivo soffocare dal male. Poi c’è stata una piccola perdita di sangue...”.

Ore 9.45: Saluto Adrienne che si avvia in reparto con la mamma e le dico : “Grazie a Dio, Adrienne, non hai abortito. Coraggio! Le tue lacrime ora sono pure. Dio ha salvato il tuo bambino portandolo con Sé, e ha anche salvato la tua anima dalla morte. Le sue vie non sono le nostre vie! Dagli un nome. Ciao, sta in pace. Stasera ti mando un messaggio”. Uscendo dall’ospedale con Graziella, penso a voce alta al Vangelo di oggi: “perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato” (Lc 15,32). Padre Angelo del Favero - Zenit -

 
 
 

IL REGISTA DEL FILM "LA PRIMA COSA BELLA" PAOLO VIRZI': LA VITA VALE FINO ALL'ULTIMO ISTANTE

Post n°3253 pubblicato il 12 Marzo 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

È il primo film italiano a trattare un tema così delicato che racconta come vengono alleviate le sofferenze dei malati terminali e l’assistenza nell’hospice, in un periodo in cui la Camera ha approvato la legge che regolamenta l'accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore. Si intitola ‘La prima cosa bella’ del regista toscano Paolo Virzì che, dice, ha "preso spunto dall’esempio dell’istituto di cure palliative di Livorno" per ispirarsi alla storia. Un film commovente che tratta argomenti delicati, dove emozioni e sentimenti si intrecciano con il dolore, la sofferenza, la morte, ma anche con la vita, l’amore, la gioia della sorpresa di ogni piccola cosa. "La bellezza di ogni istante della vita – ha raccontato Virzì, che il 4 marzo a Roma ha partecipato a un dibattito sul tema organizzato dall'associazione Antea – è affrontare con la gioia sul volto anche il dolore e il momento ultimo della vita, cioè la morte. E ancora il sapersi emozionare per un ballo, per uno zucchero filato, per una passeggiata tra i negozi". Sul perché di questo film sul fine vita, il regista toscano ha rivelato ai presenti: "Una delle cose che mi aveva colpito era stata l’esperienza della Onlus sulle cure palliative di Livorno. Avevo sentito storie, esperienze di pazienti in fase avanzata di malattia che sapevano ancora gioire per la vita". "C’era stato anche il caso di un matrimonio nell’hospice a cui mi sono ispirato – ha continuato –. Mi aveva colpito la dolcezza e la gioia, anche se nella fase della morte, di quel momento così importante come il matrimonio, da vivere ugualmente". "Così come la nascita è un fatto di dolore, anche la morte lo è – ha osservato –. Ma affrontarla con la gioia è una cosa bella e questo film vuole mettere al centro la persona, e l’attenzione che occorre darle. L’idea della madre Anna (interpretata da Stefania Sandrelli, ndr), con quella gioia di vivere, di sbagliare, di amare, fino all’estremo cioè di vivere anche la morte con gioia, mi sembrava un caso affascinante". "Bisogna guardare senza paura al dolore, anche quello è un pezzetto di vita – ha commentato poi –. Noi invece spesso abbiamo paura dell’ombra della vita. Ma la vita va vissuta fino al suo ultimo istante". Dal canto suo, parlando della sua esperienza legata a questo film, l'attore Valerio Mastandrea ha affermato: "Il nostro lavoro è un paradosso vivente. Devi far finta, devi recitare, ma credendoci fino in fondo. Ti devi immedesimare al massimo. Ho imparato anche il livornese…In tutto il periodo che abbiamo girato, non ho mai pensato alla scena finale, alla morte. Ho più pensato a cosa ti insegna la morte". Mentre Giuseppe Casale, coordinatore scientifico e sanitario di Antea, ha aggiunto: "Il principio che sta prima di ogni cosa e che ben traspare dal film, è che la persona viene prima di tutto. Anche noi, tantissime volte, vediamo la sofferenza comune, il dolore, la morte. Ma ho visto anche quanta vita c’è fino all’ultimo secondo. E questo anche grazie alle cure palliative". -  Silvia Gattas - Zenit -

 

 
 
 

PAPA: LA CRISI DELLA PENITENZA, INTERPELLA PRIMA DI TUTTO I SACERDOTI

Post n°3252 pubblicato il 12 Marzo 2010 da diglilaverita
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La "crisi" del sacramento della Penitenza "interpella anzitutto i sacerdoti" che nell’Anno sacerdotale Benedetto XVI esorta a "tornare al confessionale", anche come luogo in cui "abitare" più spesso, "perché il fedele possa trovare misericordia, consiglio e conforto, sentirsi amato e compreso da Dio e sperimentare la presenza della Misericordia Divina". E’ l’esortazioine che il Papa ha rivolto oggi, a tutti i preti nel discorso rivolto ai partecipanti al corso sul Foro Interno, promosso dalla Penitenzieria Apostolica. La società attuale, segnata dal relativismo e dall’edonismo, somiglia per certi versi a quella in cui visse san Giovanni Maria Vianney, il Curato di Ars, portato ad esempio della vita del sacerdote. Ma se anche oggi non ci sono più i tentativi di impedire lo stesso svolgimento del ministero che c’erano dopo la Rivoluzione francese, "viviamo - ha detto il Papa - in un contesto culturale segnato dalla mentalità edonistica e relativistica, che tende a cancellare Dio dall’orizzonte della vita, non favorisce l’acquisizione di un quadro chiaro di valori di riferimento e non aiuta a discernere il bene dal male e a maturare un giusto senso del peccato. Questa situazione - ha aggiuno - rende ancora più urgente il servizio di amministratori della Misericordia Divina. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che c’è una sorta di circolo vizioso tra l’offuscamento dell’esperienza di Dio e la perdita del senso del peccato". Ai suoi tempi, il Curato d’Ars "fece ‘della chiesa la sua casa’, per condurre gli uomini a Dio. Egli visse con radicalità lo spirito di orazione, il rapporto personale ed intimo con Cristo, la celebrazione della S. Messa, l’Adorazione eucaristica e la povertà evangelica, apparendo ai suoi contemporanei un segno così evidente della presenza di Dio, da spingere tanti penitenti ad accostarsi al suo confessionale. Nelle condizioni di libertà in cui oggi è possibile esercitare il ministero sacerdotale, è necessario che i presbiteri vivano in ‘modo alto’ la propria risposta alla vocazione, perché soltanto chi diventa ogni giorno presenza viva e chiara del Signore può suscitare nei fedeli il senso del peccato, dare coraggio e far nascere il desiderio del perdono di Dio". Per questo, esorta Benedetto XVI, "è necessario tornare al confessionale, come luogo nel quale celebrare il Sacramento della Riconciliazione, ma anche come luogo in cui ‘abitare’ più spesso, perché il fedele possa trovare misericordia, consiglio e conforto, sentirsi amato e compreso da Dio e sperimentare la presenza della Misericordia Divina, accanto alla Presenza reale nell’Eucaristia. La ‘crisi’ del Sacramento della Penitenza, di cui spesso si parla, interpella anzitutto i sacerdoti e la loro grande responsabilità di educare il Popolo di Dio alle radicali esigenze del Vangelo. In particolare, chiede loro di dedicarsi generosamente all’ascolto delle confessioni sacramentali; di guidare con coraggio il gregge, perché non si conformi alla mentalità di questo mondo (cfr. Rm 12,2), ma sappia compiere scelte anche controcorrente, evitando accomodamenti o compromessi". - AsiaNews -

 
 
 

TAIWAN: MINISTRO DELLA GIUSTIZIA SI DIMETTE, E' CONTRARIA ALLA PENA DI MORTE

Post n°3251 pubblicato il 12 Marzo 2010 da diglilaverita
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Taipei – Il ministro della giustizia Wang Ching-feng ha dato le dimissioni dopo essere stata oggetto di feroci critiche per la sua opposizione alla pena di morte. Il premier Wu Den-yih lo ha comunicato stamane, dicendo che rispetta la sua decisione. Giorni fa Wang (nella foto) ha dichiarato che avrebbe lasciato il governo piuttosto che far eseguire la condanna a morte su uno dei 44 condannati nel braccio della morte. Ella ha aggiunto che avrebbe preferito morire al loro posto o "scendere all’inferno" per loro. Quest’oggi ha dichiarato alla stampa: "Tutti cercano di spingermi a eseguire delle condanne a morte, a uccidere persone, ma io semplicemente non posso. La migliore scelta per me è di lasciare". La sua posizione ha generato una valanga di critiche da parte di parlamentari e di attivisti favorevoli a mantenere la pena di morte nel Paese. Il governo ha dovuto perfino diffondere un comunicato precisando che non avrebbe abolito la pena capitale. Anche il predecessore della Wang era contrario alla pena di morte. A Taiwan non vi è alcuna esecuzione capitale dal 2005. Il famoso penalista Chuang Hsiu-ming ha detto che finché la pena di morte rimane nelle leggi taiwanesi, un ministro della giustizia non può rifiutarsi di autorizzare le esecuzioni, perché sarebbe andare contro la legge e la Costituzione. Secondo la Judicial Reform Foundation, una ong che cerca di riformare il codice dell’isola, Wang dovrebbe essere applaudita per aver avuto "lo stomaco" di affrontare la questione della pena di morte. Secondo gli ultimi dati disponibili, nel 2008 sono state eseguite 2390 condanne. La Cina ne detiene il primato con 1718. Intanto nel mondo cresce la sensibilità ad abolire la pena di morte. Negli anni ‘70 solo 23 Paesi avevano abolito la pena di morte; oggi ve ne sono 139. -AsiaNews -

 
 
 

RELATIVISMO, UN PERICOLO DA COMBATTERE PER DIFENDERE LA NOSTRA FEDE

Post n°3250 pubblicato il 12 Marzo 2010 da diglilaverita
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Il relativismo, malattia dilagante della nostra società, continua la sua minaccia ovunque, anche nei luoghi più sacri. E’ recente, infatti, la notizia di un parroco di Genova che ha inviato i fedeli a non fare il segno della Croce per non offendere gli islamici presenti ad un incontro multireligioso. Protagonista della inusuale vicenda è lo stesso sacerdote della parrocchia Nostra Signora della Provvidenza, che in passato inserì, per motivi di "solidarietà", una moschea nel presepe, suscitando le polemiche da parte dei fedeli. E ancora, alcuni giorni dopo, una persona è stata invitata a lasciare la stessa chiesa poiché indossava una felpa con una croce bianca disegnata. Tali vicende, pericolose per la nostra fede, i nostri valori e la nostra identità, rappresentano anche una grave mancanza di solidarietà nei confronti degli stessi fedeli, sminuiti nella loro umanità e spiritualità, costretti a venir meno ai diritti e ai doveri del buon cristiano. Un elemento, questo, che fa pensare e discutere, soprattutto in un’epoca in cui si parla tanto di uguaglianza e di rispetto per l’altro. Ma come si potrà mai rispettare il prossimo se prima di tutto non si conosce il rispetto per se stessi e soprattutto per i propri valori? E’ importante, infatti, riuscire a ripristinare, come primo punto, l’amore per la nostra fede, che purtroppo è attualmente vacillante, evitando di creare confusione e polemiche inutili e pericolose per le persone. Un richiamo alla responsabilità, inerente al proprio ruolo, risulta quindi assolutamente fondamentale per poter guidare i fedeli nel difficile cammino minacciato dal relativismo. Nel rumoroso scenario dell’attualità, in cui la visibilità a tutti i costi sembra tentare chiunque, la sobrietà, il rispetto e la continenza sono alcuni dei punti basilari nella missione apostolica, in nome del buon senso e soprattutto dell’Amore verso Dio. - Valentina Paoloni - Pontifex -

 
 
 

GIOVANI: ALTRO CHE DISTRIBUTORE DI PRESERVATIVI. CHIEDETE LA FELICITA'

Post n°3249 pubblicato il 12 Marzo 2010 da diglilaverita
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"La parola ‘amore’ oggi è così sciupata, consumata, abusata. Dobbiamo riprenderla, purificarla e riportarla al suo splendore originario..." - dall’enciclica Deus Caritas Est

Ragazzi, i primati son primati, non si scherza e Roma caput mundi ha battuto tutti, i giornali di questi giorni dicono che è romano il primo liceo in cui è stato installato un distributore di preservativi. E’ il liceo Keplero e da oggi tutti i genitori terranno senz’altro conto di questa eccellenza quando dovranno scegliere la scuola per i loro figli, i benefit son benefit e in questo liceo i preservativi saranno venduti a prezzo di fabbrica, tre pezzi 2 euro. Ma non crediate si tratti di sola propaganda, no, qui si tratta di una cosa seria, di una vera attenzione all’educazione delle giovani generazioni che con la loro paghetta devono già comperarsi le sigarette, la ricarica telefonica e poi magari vanno a risparmiare sui preservativi, si sa "so’ ragazzi", meglio calmierare i prezzi. Le famiglie possono stare tranquille, ci pensa la scuola e insieme all'installazione dei distributori verrà svolto un seminario di formazione della Lega Italiana per la lotta all'Aids sulla prevenzione dell'Hiv, slogan dell'iniziativa: "Se vuoi amare fallo con la testa. Proponi al tuo preside l'installazione gratuita di distributori di preservativi e assorbenti nella tua scuola". Insomma più preservativi e assorbenti per tutti!
A dire il vero facendo un giro sul web si scopre che in qualche altra parte d’Italia un tentativo di distribuzione gratuita c’era già stato, e che in altri paesi europei è cosa consueta, ma i ragazzi saranno più felici? Avranno almeno una sessualità più consapevole? Alcuni studenti su un blog studentesco scrivono: "… eppure i distributori di preservativi in Francia ci sono. (…) e anche in Inghilterra e perfino nella cattolicissima Irlanda e da noi no. Non sfugge a nessuno qual è il motivo. Ha a che fare con quel signore gentile e buono (di questo sono convinto), vestito di bianco che sta a Roma?"
Già, per alcuni - è tutta colpa del Papa - se non ci fosse lui non ci sarebbero l’aids, l’aborto, le gravidanze precoci. Suvvia ragazzi e adulti, siate seri. Visto che si cita come esempio l’Inghilterra andiamo a vedere se la massiccia distribuzione di preservativi è servita ad educare le generazioni a un amore responsabile, si direbbe di no, visto che le gravidanze precoci sono in aumento, che l’età della prima gravidanza si abbassa e che in alcune scuole ci sono classi apposite per giovani gravide. Ma tant’è, l’ideologia non guarda in faccia nessuno, figurarsi se guarda ai fatti. Si ha l’impressione che gli adulti incapaci di educare a un amore responsabile ripieghino sull’educazione ad una 'sessualità responsabile' cercando scorciatoie. Si spera che corsi di educazione sessuale che spiegano l’amore come fosse un gioco al quale partecipare cercando di non farsi male, o una malattia dalla quale proteggersi, possano portare le nuove generazioni se non ad essere felici almeno ad un sesso senza conseguenze. Nessuna incertezza in questi adulti, nessun dubbio che le risposte siano fragili, inadeguate, anzi, chi non è d’accordo è un bacchettone. Per cui la Chiesa taccia. Ma la Chiesa non è dei preservativi che si preoccupa, ma dell’educazione dei giovani per questo afferma: "La strada maestra resta l'educazione alla responsabilità delle persone, specialmente dei più giovani, nell'uso della sessualità, che è un dono dell'amore di Dio puntando sulla valorizzazione del proprio corpo e di quello dell'altro nell'ottica del dono disinteressato di sé. In conclusione restiamo convinti e ci adoperiamo affinché la scuola, insieme alla altre agenzie educative, si impegni ad illuminare i giovani a diffidare dalle scorciatoie che non di rado conducono alla insignificanza della vita". Come darle torto? Ma per difendere i giovani dalle scorciatoie della vita bisogna essere adulti consapevoli che l’amore è cosa grande, che l’usa e getta non risponde all’esigenza dell’uomo di essere felice. Qui invece parliamo di adulti che credono che la libertà consista, cito da alcuni blog: "...del fare del proprio corpo ciò che ci pare, senza arrecare danni alla salute altrui". Sarà anche libertà, ma la felicità miei cari è altra cosa, è quando l'eros si cura dell'altro prima che di se stesso e diventa agape, amore disinteressato, merce rara, preziosa, gratificante, inebriante, che non viene venduta a basso costo nel distributore automatico accanto a quello delle merendine. Ragazzi non fatevi ingannare, chiedete di più a questo mondo di adulti di un distributore di preservativi. - Buggio Nerella - culturacattolica -

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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