ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 01/04/2010

PER IL NOSTRO BENE RICONOSCIAMO IL MALE

Post n°3354 pubblicato il 01 Aprile 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Tu seguimi: così dice Gesù a Pietro nell'apparizione sul lago di Tiberiade (Giovanni 21, 22). E Pietro segue Cristo: crocifisso anche lui, anche se a testa in giù, non ritenendosi degno di essere trattato come il Maestro. Durante i primi tre secoli dell'era cristiana diventare papa equivaleva ad un'assicurazione sul martirio. Dal IV all'VIII secolo, fino alla creazione dello stato pontificio, i papi sono esposti ai capricci spirituali del dispotismo imperiale bizantino. Baluardo di civiltà e di libertà, la chiesa eredita e porta a compimento l'universalità romana: "Qui non c'è più greco o giudeo, circoncisione o in circoncisione, barbaro o scita, schiavo o libero, ma Cristo è tutto in tutti", scrive Paolo ai colossesi. Nella devastazione della parte occidentale dell'impero, è la chiesa (con i papi che la guidano) che per otto secoli regge l'urto delle invasioni. I monaci evangelizzano e romanizzano i barbari, impedendo la dispersione del patrimonio culturale classico. Tanto grande è il prestigio del papato, tale è l'affetto e la gratitudine che circondano questa istituzione, che è proprio un papa, Leone III, a dar vita nella notte di Natale dell'800, a quella novità storica radicale che è il Sacro Romano Impero. Al passaggio del primo millennio la chiesa ha ultimato l'evangelizzazione dei barbari e l'Europa cristiana ha una vitalità prorompente che esploderà nella costruzione, ovunque, di splendide cattedrali, abbazie, conventi; nell'invenzione delle università; nella formazione di nuovi ordini religiosi al servizio delle più varie esigenze della popolazione povera. Nel XIV secolo all'endemico conflitto con l'imperatore (il potere temporale non ha mai tollerato l'autonomia di quello spirituale), si aggiunge quello col re di Francia ed il papato, in un'epoca di incipiente nazionalismo e di scarso eroismo, si trasferisce ad Avignone: il medio evo è finito. Da allora la chiesa è nuovamente, e apertamente, sotto attacco. La catastrofe religiosa, culturale, economica, artistica e politica della Riforma, divide la cristianità, introduce un nuovo tipo di assolutismo e conduce ad un odio manifesto per la chiesa cattolica, "papista". Odio, disprezzo, guerra, menzogna, si riversano contro la chiesa e contro i papi. Bisognerà aspettare tre secoli però, perché la violenza dell'odio anticattolico raggiunga Roma e l'Italia. Nel 1870, con l'osanna di tutte le potenze protestanti, liberali e massoniche, la Roma universale e cattolica cade. Il papa è prigioniero in Vaticano. Nel 1929 torna la libertà, ma non si interrompono i tentativi di far tacere il pontefice. Stalin si chiederà ironicamente quante divisioni abbia il papa, sta di fatto che è proprio un papa a dare il colpo di grazia al comunismo sovietico. Con papa Wojtyla Roma torna ad essere quello che è sempre stata: una città universale. Basta vedere il video dei funerali di Giovanni Paolo II: tre Presidenti degli Stati Uniti in ginocchio davanti alla sua salma e tutto il mondo, alla lettera, convenuto a Roma per rendergli omaggio. Ma papa Wojtyla, il giramondo araldo di Dio, prima di essere esaltato, era stato calunniato in ogni modo. Avevano persino provato, e in più occasioni, a toglierlo di mezzo: troppo scomodo. Adesso ricominciamo. Il papa non sta zitto: il papa deve essere azzittito. Messo in condizioni di non nuocere. Il papa va difendendo la popolazione africana dalle cure per lei preparate da un mondo spietato che vuole comandare e decidere quanti figli debbano essere messi al mondo? Il papa è un pericoloso avversario la scienza ed è urgente che chieda scusa. Il papa combatte i pedofili all'interno della chiesa, giungendo a riaprire un caso dolorosissimo di un fondatore di un ordine ramificato e potente come i Legionari di Cristo? Il papa protegge i pedofili. Niente di nuovo sotto il sole. Gesù è accusato di cacciare i demoni col potere di Satana: a Pietro è chiesto di non avere paura e di seguirlo. A noi che non siamo Pietro è chiesto di avere un po' di cervello e, per il nostro bene, saper discernere dove sta il male e chi lo difende. - Angela Pellicciari - Il Tempo - Isegnideitempi -

 
 
 

IL RECORD DEI PEDOFILI? IN INDIA. CHE NON E' UN PAESE CATTOLICO...

Post n°3353 pubblicato il 01 Aprile 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

«Non ci sono più le mezze stagioni» e «i preti sono pedofili a causa del celibato», sono due affermazioni che formalmente non hanno nulla in comune, tranne il fatto di essere entrambe luoghi comuni. Il celibato del sacerdozio cattolico non può essere considerato la causa dei casi di pedofilia per motivi logici e non solo. Se, infatti, così fosse, i casi di pedofilia o di abusi sessuali dovrebbero riguardare percentuali molto alte, prossime al 99%, troppo lontane, quindi, da quell’1-2% che invece si registra nella realtà. Insomma, la pedofilia nella Chiesa è un’eccezione, piuttosto che la regola. Quindi la regola del celibato funziona. Può essere proposto un paragone: non perché alcuni siciliani sono mafiosi, la Sicilia è interamente mafiosa; e da ciò non si può ricavare l’idea dell’inefficacia del codice penale, richiedendone la sua cancellazione. Occorrerebbe una maggiore facoltà di discernimento, spesso offuscata da un patente anticlericalismo. Se poi si desidera entrare nel merito dei numeri, si scopre che: a) su 100 sacerdoti (almeno negli Usa in cui le cifre del fenomeno sono già note da tempo), solo il 4% è stato accusato di abusi sessuali, ma solo l’1% è stato riconosciuto effettivamente colpevole e condannato; b) su 100 pedofili non sacerdoti, la maggior parte è sposata; c) la maggior parte degli abusi sessuali contro i minori viene perpetrata in Paesi in cui la Chiesa non c’è, o rappresenta un’assoluta minoranza, tanto da essere spesso, perfino, oggetto di persecuzione. Si pensi al caso dell’India. Il sito Asiasentinel, riporta, per esempio, i dati rilevati dall’associazione Samvada, dalle ricerche della quale risulta che in 11 scuole il 47% di ragazze trai 15 e i 21 anni è stato oggetto di molestia sessuale, e che il 15% aveva meno di 10 anni. Asiasentinel, già nel 2007, rivela che l’India è la patria di più di 375 milioni di bambini, che rappresentano il 40% della popolazione. Nonostante il suo ethos della non-violenza, la tolleranza e la spiritualità, prosegue Asiasentinel, l’India ospita il maggior numero al mondo di bambini abusati sessualmente, a un tasso molto superiore rispetto a qualsiasi altro paese. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, una bambina ogni quattro e un bambino su sette nel mondo sono vittime di abusi sessuali; ma questi dati poco incoraggianti, sono ancora ben al di sotto dei totali dell'India. Il triste primato, spetta quindi ad un Paese non cristiano; ancora una volta, questa volta per tabulas, si comprende che il celibato dei sacerdoti cattolici non può essere considerato la causa della pedofilia di alcuni ecclesiastici, posto che il terribile fenomeno è diffuso maggiormente in luoghi in cui non si pratica il celibato. A questo desolante scenario si aggiunga che in molte parti del mondo, la pedofilia non solo è tollerata, ma è perfino istituzionalizzata, come in molti Paesi di matrice islamica e non solo. Ci si riferisce al fenomeno delle «spose bambine», cioè bambine tra i 7 e i 13-14 anni che sono obbligate a sposarsi. L’organizzazione americana International Center for Research on Women ha compilato la lista dei Paesi in cui il fenomeno è maggiormente diffu- so, con tassi che raggiungono e superano il 76% delle bambine: Niger, Bangladesh, Ciad, Mali, Nepal, Mozambico, Uganda, Burkina Faso, Guinea, India, Liberia, Yemen, Camerun, Eritrea, Nigeria, Zambia, Malawi. Come non ricordare, inoltre, i 5000 casi di abusi su minori che negli Stati Uniti hanno riguardato i Testimoni di Geova, o i vari casi di abusi sessuali commessi da alcuni rabbini, come già aveva scritto nel lontano 1999 il Rabbino Arthur Gross Schaefer. E che dire, infine, di quelle istituzioni secolari che addirittura legittimano la pedofilia? Si pensi al caso del 1998 dello Psychological Bulletin, organo della American Psychological Association, in cui si affermava che gli abusi sessuali sui minori «non causano danni profondi e permanenti così gravi». Come è allora fin troppo evidente, il problema non sembra riguardare per nulla né solamente la Chiesa cattolica, né il celibato sacerdotale da essa praticato. Anzi, si potrebbe dire, confrontando la totalità dei dati, che i Paesi cristiani in genere, e quelli cattolici in particolare, registrano non solo i minor casi di pedofilia come fenomeno criminale socialmente diffuso, ma anche il più basso tasso tra i ministri di culto. Ciò che stupisce, insomma, è che la pedofilia sia diventata moralmente con- dannabile grazie all’avvento del Cristianesimo, come testimoniano gli storici, ma oggi, per reconditi secondi fini, viene imputata alla Chiesa cattolica come fosse un elemento costitutivo di questa. L’ennesima falsità che pretende di condannare la pagliuzza della Chiesa, senza guardare la trave del mondo: con non poca divina ironia ciò accade proprio nel periodo in cui la Chiesa si prepara per festeggiare la Pasqua, cioè la liberazione dalle menzogne del mondo, e la resurrezione dal peccato. - di Aldo Vitale - I segnideitempi -

 
 
 

LE DUE LEZIONI DEL TRADIMENTO DI GIUDA ISCARIOTA, SECONDO IL PAPA

Post n°3352 pubblicato il 01 Aprile 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il tradimento di Gesù da parte di Giuda Iscariota offre due lezioni, secondo Benedetto XVI: Cristo rispetta la libertà dell’essere umano e aspetta il pentimento del peccatore, perché è misericordioso. Il Papa ha esposto queste conclusioni presentando la figura dell’apostolo che per trenta monete d’argento consegnò il suo Maestro ai membri del Sinedrio. Per il Vescovo di Roma, capire la vita di Giuda significa comprendere anche aspetti decisivi del mistero del rapporto dell’uomo con Dio. Anche dopo la sua morte, non è possibile offrire un giudizio definitivo, ha riconosciuto: “benché egli si sia poi allontanato per andare a impiccarsi, non spetta a noi misurare il suo gesto, sostituendoci a Dio infinitamente misericordioso e giusto”. Ripercorrendo le pagine dei quattro Vangeli, il Pontefice ha sottolineato in primo luogo che Giuda faceva parte dei dodici apostoli, come Pietro, Giovanni, Giacomo…

“Perché egli tradì Gesù?”, ha chiesto parlando dell’apostolo che svolgeva il compito di economo.

“Alcuni ricorrono al fattore della sua cupidigia di danaro; altri sostengono una spiegazione di ordine messianico: Giuda sarebbe stato deluso nel vedere che Gesù non inseriva nel suo programma la liberazione politico-militare del proprio Paese”, ha risposto. Il Papa ha constatato che nei Vangeli “Giovanni dice espressamente che ‘il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo’”. Il Nuovo Testamento, ha riconosciuto, “va oltre le motivazioni storiche” e “spiega la vicenda in base alla responsabilità personale di Giuda, il quale cedette miseramente ad una tentazione del Maligno”. “Il tradimento di Giuda rimane, in ogni caso, un mistero. Gesù lo ha trattato da amico, però, nei suoi inviti a seguirlo sulla via delle beatitudini, non forzava le volontà né le premuniva dalle tentazioni di Satana, rispettando la libertà umana”. Quando una persona pecca – come Giuda –, il Papa ha esortato, citando il capitolo V della “Regola” di San Benedetto da Norcia (480–547), a “non disperare mai della misericordia divina”, perché, come dice la prima lettera di San Giovanni, Dio “è più grande del nostro cuore”. Benedetto XVI ha quindi tratto due lezioni. “La prima: Gesù rispetta la nostra libertà. La seconda: Gesù aspetta la nostra disponibilità al pentimento ed alla conversione; è ricco di misericordia e di perdono”. “Del resto, quando, pensiamo al ruolo negativo svolto da Giuda dobbiamo inserirlo nella superiore conduzione degli eventi da parte di Dio”, ha indicato. Il suo tradimento, ha aggiunto, “ha condotto alla morte di Gesù, il quale trasformò questo tremendo supplizio in spazio di amore salvifico e in consegna di sé al Padre”. “Nel suo misterioso progetto salvifico, Dio assume il gesto inescusabile di Giuda come occasione del dono totale del Figlio per la redenzione del mondo”. Al termine del suo intervento, il Pontefice ha fatto anche riferimento a Mattia, che sostituì Giuda Iscariota per decisione degli undici apostoli, dopo aver dimostrato fedeltà a Cristo durante la sua vita pubblica. “Ricaviamo da qui un’ultima lezione – ha osservato –: anche se nella Chiesa non mancano cristiani indegni e traditori, spetta a ciascuno di noi controbilanciare il male da essi compiuto con la nostra limpida testimonianza a Gesù Cristo, nostro Signore e Salvatore”. - 18 ottobre 2006 - Zenit -

 
 
 

IL GIOVEDI’ SANTO E L’EUCARISTIA

Post n°3351 pubblicato il 01 Aprile 2010 da diglilaverita
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Durante la settimana santa la Chiesa fa particolare memoria dell’istituzione del santo Sacrificio Eucaristico. Il sacrificio di Cristo, della sua Passione, delle sue sofferenze, della sua Morte, sarà stato il volgere di una giornata, dalla sera del Giovedì Santo, nell’Orto degli Ulivi, fino al Venerdì Santo alle 3 del pomeriggio. Ma queste ore, dolorose e redentrici, sono state precedute e preparate. Tutta la vita del Salvatore è stata redentrice, la sua povertà, il suo lavoro manuale, il suo lavoro apostolico. Questo sacrificio di Cristo non sarà stato compiuto una sola volta per non lasciare, dopo di lui, che un ricordo storico e beneficante. Il sacrificio di Gesù si rinnoverà fino alla fine dei tempi. Vi è in questo un insegnamento ed una istituzione di Cristo da capire bene. “Fate questo in memoria di me”, ha detto ai suoi Apostoli. Questa parola perpetua l’Eucarestia. Essa non prende tutto il suo senso che quando il dono ineffabile di Gesù è Lui stesso interamente compreso come Egli l’ha lasciato. Ora l’Eucarestia è una presenza reale. È una presenza reale che deve servire da cibo al cristiano. La comunione è la ragion d’essere dell’Eucarestia. Ma c’è di più. Il cambiamento del pane nel Corpo di Cristo, del vino nel suo Sangue costituiscono una separazione, in virtù della Passione sanguinante e della forza delle parole stesse di Nostro Signore quanto al Corpo ed al Sangue.
Il Giovedì Santo questa separazione è affermata dalla cena ed è già presentata sotto due specie eucaristiche differenti, il pane ed il vino. Il Venerdì Santo, questa separazione è realizzata nella carne umana di Cristo dalla sua morte sulla Croce. In più, istituendo l’Eucarestia, il Signore Gesù presenta il suo Sangue da bere al mondo come quello sparso da una vittima. L’identità tra il corpo carnale e reale di Cristo ed il suo corpo eucaristico, tra il suo sangue umano e divino ed il suo sangue eucaristico, tra il sacrificio della Croce e l’offerta del sangue redentore alla Cena si trova proclamata. Da questa tripla identità risulta che l’Eucarestia è sacrificio, così come nello stesso tempo è nutrimento e che, il potere dato da Gesù ai suoi Apostoli : “Fate questo in memoria di me” permette loro di rinnovare il sacrificio della Passione nello stesso tempo che sono invitati a riprodurre il sacramento nutritivo dei cristiani. Oramai il Sacramento del nutrimento del cristiano ed il Sacrificio di Cristo sono indissolubilmente uniti ed è l’Eucarestia che opera questa unione che niente potrà spezzare. Lo stesso atto, la stessa formula di consacrazione eucaristica, da una parte renderanno presente Cristo nell’ostia destinata a nutrire il popolo cristiano e, dall’altra, rinnoveranno l’offerta di Cristo a Dio suo Padre, del suo Corpo e del suo Sangue. Nell’aspetto centrale della celebrazione dove si compie l’Eucarestia, il cristiano è associato così più vicino possibile a Gesù nella sua Redenzione, nell’atto essenziale di questa offerta così come è invitato a vivere del Cristo, per Cristo e con Cristo dalla comunione eucaristica. Che dire del prete vero, continuatore del Salvatore, rivestito del suo sacerdozio, dei suoi poteri per fare in memoria di Lui, come gli Apostoli, questa cena del Giovedì Santo, pasto e sacrificio allo stesso tempo? Signore Gesù, mi è bello pensare e ridire a me ed agli uomini miei fratelli queste cose sublimi così come lo esige la formula della consacrazione ed  è questo il “mistero della fede”, questo non è il solo, ma è il più stupefacente per lo spirito umano, il più dolce per il cuore dell’uomo, il più immediatamente vicino a lui, il più espressivo della sua unione intima a Dio. - Don Marcello Stanzione - Pontifex -

 
 
 

GIOVEDI' SANTO ISTITUZIONE DELL'EUCARESTIA

Post n°3350 pubblicato il 01 Aprile 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

La liturgia del Giovedì Santo è ricchissima di contenuto. È il grande giorno dell’istituzione della Sacra Eucaristia, dono del Cielo per gli uomini; è il giorno dell’istituzione del sacerdozio, un nuovo regalo divino che assicura la presenza reale e attuale del Sacrificio del Calvario in tutti i tempi e luoghi, perché possiamo appropriarci dei suoi frutti.

Si avvicinava il momento in cui Gesù avrebbe offerto la propria vita per gli uomini. Il suo amore era così grande, che nella sua Sapienza infinita trovò il modo di andarsene e di rimanere nello stesso tempo. San Josemaría Escrivá, pensando a quanti si vedono costretti a lasciare la famiglia e la casa per guadagnarsi da vivere altrove, dice che l’amore umano ricorre a un simbolo: le due persone, prima di lasciarsi, si scambiano un ricordo, forse una fotografia... Gesù Cristo, perfetto Dio e perfetto Uomo, non ci lascia un simbolo, ma la realtà: ci lascia se stesso. Ritornerà al Padre, e allo stesso tempo rimarrà con gli uomini. Sotto le specie del pane e del vino c’è Lui, realmente presente: con il suo Corpo, il suo Sangue, la sua Anima e la sua Divinità. Come ricambieremo quest’amore immenso? Assistendo con fede e devozione alla Santa Messa, memoriale vivo e attuale del Sacrificio del Calvario. Preparandoci molto bene alla comunione, con l’anima perfettamente pura. Facendo frequenti visite a Gesù nascosto nel Tabernacolo.
Nella prima lettura della Messa ci viene ricordato quello che Dio aveva stabilito nell’Antico Testamento perché il popolo israelita non dimenticasse i benefici ricevuti. Vi sono molti dettagli: da come doveva essere l’agnello pasquale fino ai particolari da curare per ricordare il passaggio del Signore. Se tutto ciò era prescritto per commemorare fatti, che erano soltanto un’immagine della liberazione dal peccato operata da Cristo, come dovremmo comportarci noi ora che siamo stati davvero riscattati dalla schiavitù del peccato e costituiti figli di Dio? Questa è la ragione per cui la Chiesa ci insegna con grande cura tutto ciò che si riferisce all’Eucaristia. Assistiamo al Santo Sacrificio, tutte le domeniche e le feste di precetto, sapendo che stiamo partecipando a un’azione divina? Lottiamo contro le distrazioni, specialmente nel momento sublime nel quale si rinnova l’opera della nostra Redenzione? Come ci prepariamo a ricevere Gesù nella Comunione?
S. Paolo afferma di trasmettere quello che ha ricevuto. Magari tutti noi fossimo testimoni fedeli, che comunicano agli altri quello che hanno ricevuto dalla Chiesa. Nutriamo l’ardente desiderio che altri conoscano Cristo attraverso la nostra condotta, e pratichiamo ciò in cui crediamo, affinché il nostro esempio contribuisca ad avvicinare gli altri, ben preparati, alla Santa Comunione? S. Giovanni racconta che Gesù lavò i piedi ai discepoli, prima dell’Ultima Cena. Bisogna essere puri, nell’anima e nel corpo, per poterlo ricevere.
Per questo ci ha lasciato il sacramento della Penitenza.
Commemoriamo anche l’istituzione del sacerdozio. È un buon momento per pregare per il Papa, per i Vescovi, per i sacerdoti e per chiedere molte vocazioni nel mondo intero. Lo chiederemo meglio nella misura in cui stiamo più vicini al nostro Gesù, che ha istituito l’Eucaristia e il Sacerdozio. Diciamo, con assoluta sincerità, quello che ripeteva san Josemaría Escrivá: Signore, metti nel mio cuore l’amore con cui vuoi che io ti ami. Nella scena di oggi la Vergine Maria non appare presente, anche se in quei giorni era anch’essa a Gerusalemme; la troveremo domani, ai piedi della Croce. Ma già oggi, con la sua presenza discreta e silenziosa, è molto vicina a suo Figlio, in una profonda unione di orazione, di sacrificio e di donazione. Giovanni Paolo II afferma che dopo l’Ascensione del Signore al Cielo, Ella parteciperà assiduamente alle celebrazioni eucaristiche dei primi cristiani. Poi il Papa aggiunge: Ricevere l’Eucaristia doveva significare per Maria quasi un ri-accogliere in grembo quel cuore che aveva battuto all’unisono col suo (Ecclesia de Eucharistia, 56).
Anche ora la Vergine Maria è vicina a Cristo in tutti i tabernacoli della terra. Chiediamole che ci insegni a essere anime di Eucaristia, uomini e donne di sicura fede e di pietà robusta, che si impegnano a non lasciare solo Gesù. Così sapremo adorarlo, chiedergli perdono, essere grati per i suoi benefici, fargli compagnia. - mons. Javier Echevarría - [Innamorati di Maria]

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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