ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 02/04/2010

ANTONIO SOCCI: LA PASSIONE DELLA CHIESA PROFETIZZATA PER FILO E PER SEGNO

Post n°3362 pubblicato il 02 Aprile 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

La Passione della Chiesa, che è in corso, è stata profetizzata per filo e per segno. Qualunque cosa si pensi delle moderne apparizioni della Madonna, i documenti parlano chiaro.I due volti simbolo dell’attuale Passione della Chiesa sono il Papa e un povero e umile cristiano del Pakistan, Arshed Masih, 38 anni, che lavorava come autista a Rawalpindi. Davanti a tre poliziotti e alcuni capi religiosi musulmani è stato cosparso di benzina e bruciato vivo perché si rifiutava di rinnegare Cristo e di convertirsi all’Islam. E quando la moglie Martha, distrutta dal dolore, è andata al commissariato a denunciare l’assassinio del marito, è stata torturata e stuprata dai poliziotti davanti agli occhi atterriti dei figlioletti di 7, 10 e 12 anni. L’episodio è di questi giorni, ma documenta il continuo, immane martirio di cristiani che nel Novecento è stato perpetrato sotto tutti i regimi, le ideologie e le latitudini. Uno sociologo di Oxford ha calcolato in 45 milioni i cristiani che hanno perso la vita, in modo diretto o indiretto, a causa della propria fede. Questo oceano di sangue cristiano era stato profetizzato esplicitamente a Fatima, dalla Madonna. E’ scritto nero su bianco. Tale martirio resta tuttora sconosciuto ai più. Anzi, ad esso viene aggiunto il martirio morale della Chiesa trascinata sul banco degli accusati e bollata col marchio di infamia. Sempre a Fatima la Madonna ha profetizzato la persecuzione del Papa e in una visione di Giacinta (una dei tre pastorelli, beatificata nel 2000), sembra di scorgere un suo linciaggio morale che pare coincidere con ciò che Benedetto XVI si trova a vivere in queste settimane.
Tale visione è descritta nella “terza memoria” di suor Lucia, datata 31 agosto 1941:
“Un giorno Giacinta si sedette sulle lastre del pozzo dei miei genitori… Dopo qualche tempo mi chiama.
-        Non hai visto il Santo Padre?
-        No !
-        Non so com’è stato! Io ho visto il Santo Padre in una casa molto grande, inginocchiato davanti a un tavolo, con la faccia tra le mani, in pianto. Fuori dalla casa c’era molta gente, alcuni tiravano sassi, altri imprecavano e dicevano molte parolacce. Povero Santo Padre! Dobbiamo pregare molto per Lui!”. Sembra la descrizione del linciaggio morale a cui è sottoposto oggi il Papa. E’ in corso infatti una delegittimazione morale della Chiesa di cui non si ricorda uguale, addirittura col tentativo esplicito di trascinare personalmente il Pontefice in giudizio come capo di un’accolita di malfattori. Va aggiunto che alle persecuzioni contro la Chiesa seguono sempre disgrazie per il mondo. Infatti la visione di Giacinta prosegue così: “Non vedi tante strade, tanti sentieri e campi pieni di persone che piangono di fame e non hanno niente da mangiare? E il Santo Padre in una chiesa, davanti al Cuore Immacolato di Maria, in preghiera? E tanta gente in preghiera con Lui?”. Tutto questo martirio materiale e morale della Chiesa del XX secolo sembra rappresentare una svolta drammatica della sua storia millenaria. Come è stato rivelato – quando stava iniziando – a un papa, quel Leone XIII, autore della “Rerum novarum” (la prima enciclica sociale) che traghettò la Chiesa nel Novecento. Una mattina infatti, il 13 ottobre 1884 (lo stesso giorno dell’apparizione finale di Fatima: 13 ottobre 1917), dopo la celebrazione della Messa, mentre papa Leone XIII era in preghiera, fu visto alzare la testa come se avesse una visione. Sembrò terrorizzato: gli fu dato di sentire un dialogo, presso il tabernacolo. Una voce orribile, appartenente a Satana, lanciava la sfida a Dio, dicendosi capace di distruggere la Chiesa se solo avesse potuto metterla alla prova (Satana disprezza sempre gli uomini che continuamente accusa. Mentre Dio dà sempre fiducia ai suoi figli). Sembra sia stata permessa tale prova per circa un secolo. Quindi papa Leone XIII – quella mattina del 1884 – vide in visione la Basilica di San Pietro assalita dai demoni e scossa fin dalle fondamenta. La rivelazione al papa coincide con quella alla mistica Anna Katharina Emmerich, che scrisse: “Se non sbaglio sentii che Lucifero sarà liberato e gli verranno tolte le catene, cinquanta o sessant’anni prima degli anni 2000 dopo Cristo, per un certo tempo. Sentii che altri avvenimenti sarebbero accaduti in tempi determinati, ma che ho dimenticato”. Fu dopo quella visione che Leone XIII scrisse la preghiera, per la protezione della Chiesa, a San Michele Arcangelo che si è recitata alla fine della Messa fino al Concilio. Dopo il quale fu abolita e dopo il quale, già nei primi anni Sessanta, Paolo VI annuncerà drammaticamente: “Il fumo di Satana è entrato nel tempio di Dio”. Di recente il famoso esorcista, padre Gabriele Amorth, ha spiegato che quel fumo di Satana in Vaticano va inteso anche in senso letterale: uomini sotto il potere di Satana che sarebbero presenti nella Chiesa e nel Vaticano stesso. Che questo attacco demoniaco comprenda anche la caduta di alcuni preti in perversioni come la pedofilia (crimini contro i figli di Dio più innocenti e inermi: i bambini), è stato predetto dalla Madonna – a quanto pare – a La Salette nel 1846 (dove la Vergine preannunciò pure le sofferenze del papa e attentati ai suoi danni). L’apparizione è riconosciuta dalla Chiesa, ma su questo testo non c’è un giudizio ufficiale: “La Chiesa subirà una crisi spaventosa” avrebbe detto la Madonna, “si vedrà l’abominio nei luoghi santi; nei conventi i fiori della Chiesa saranno putrefatti e il demonio diventerà come il re dei cuori (…) i sacerdoti con la loro cattiva vita sono diventati delle cloache di impurità”. Dopo 150 anni, nella celebre Via Crucis del 25 marzo 2005, il cardinal Ratzinger constaterà: “quanta sporcizia nella Chiesa”. Con le pesanti parole di quella Via crucis probabilmente Ratzinger e Giovanni Paolo II intesero implicitamente rivelare (per obbedire alla Madonna), i contenuti ancora non pubblicati del “terzo segreto di Fatima”, dello stesso tenore della Salette. Tutta questa serie di apparizioni della Madonna, che convergono nei contenuti, aveva lo scopo di avvertire che quella attuale è un’epoca eccezionale della storia della Chiesa e che è in corso uno speciale soccorso del Cielo. Quello che è accaduto e che sta accadendo prova che gli avvertimenti profetici erano autentici e dimostra pure che la Madonna ha la missione speciale di salvare la Chiesa in questa terribile, lunga prova. Purché la si ascolti. Perché il misfatto peggiore che il ceto ecclesiastico ha compiuto e può compiere è proprio quello di “disprezzare le profezie” e “spegnere lo Spirito”. Fu perpetrato con le persecuzioni a preti santi, come padre Pio. E fu ripetuto in parte con Fatima, rifiutandosi per decenni di fare la Consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria (per esorcizzare il comunismo), come chiesto dalla Madonna stessa. Infatti, apparendo a suor Lucia, Gesù nel 1930 previde la persecuzione dei papi proprio a causa di quella sordità. Adesso il “piano di salvataggio” della Madonna riemerge con le sue apparizioni a Medjugorje (“la prosecuzione di Fatima”, ha detto lei stessa). Da quando, nel 1981, sono iniziate queste straordinarie apparizioni oltrecortina si è assistito al compiersi di varie profezie (sulla guerra in Jugoslavia), al crollo del comunismo e a un’ondata oceanica di conversioni. Proprio in questi mesi una commissione vaticana, presieduta dal cardinal Ruini, sta valutando le apparizioni di Medjugorje di cui Giovanni Paolo II era certo ed entusiasta. Dovranno decidere se accogliere questo estremo, formidabile soccorso soprannaturale o rifiutarlo, smentendo papa Wojtyla. Il ceto clericale, che oggi è al centro della tempesta, dovrebbe considerare con umiltà l’immensità dei frutti e dei segni di queste apparizioni. E, consapevole dei propri enormi limiti, affidare la Chiesa alla protezione di Maria, l’Immacolata, la sola “senza macchia”. In caso contrario…- Antonio Socci - Da “Libero”, 2 aprile 2010 -

 
 
 

MESSAGGIO DA MEDJUGORJE A MIRJANA DEL 2 APRILE 2010

Post n°3361 pubblicato il 02 Aprile 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

 “Cari figli, oggi vi benedico in modo particolare e prego perché torniate sulla strada giusta a mio Figlio, al vostro Salvatore, al vostro Redentore, a Colui che vi ha dato la vita eterna. Pensate a tutto ciò che è umano, a tutto ciò che non vi permette di seguire mio Figlio, alla transitorietà, all’imperfezione e alla limitatezza e poi pensate a mio Figlio, alla sua immensità divina. Con l’abbandono e la preghiera nobilitate il vostro corpo e perfezionate l’anima. Siate pronti, figli miei. Vi ringrazio!”

 
 
 

GIOVANNI PAOLO II A CINQUE ANNI DALLA SUA MORTE. UN PAPA CONTROCORRENTE

Post n°3360 pubblicato il 02 Aprile 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Ricordiamo l'ultima immagine che Giovanni Paolo ii ha lasciato agli uomini del suo tempo: quella di un anziano malato, sfinito, incapace di camminare, appena in grado di parlare. Un'immagine scioccante, quasi scandalosa, ma destinata a far passare un messaggio forte, controcorrente rispetto all'epoca: la grandezza dell'uomo è anche quella dell'uomo malato, sofferente o menomato. Sconvolgenti, quasi impudiche, le ultime apparizioni di colui che era stato un tempo soprannominato "lo sportivo di Dio" hanno nutrito il ricordo contrastato di un personaggio fuori dal comune e di un Papa eccezionale. Eccezionale, innanzitutto, per il suo itinerario personale. Mentre tutti i suoi predecessori erano italiani, provenienti da famiglie numerose, e avevano maturato la loro vocazione fin dal seminario minore, Karol Wojtyla è polacco, ha perso tutta la sua famiglia e ha avuto una "vocazione adulta": maggiorenne, appassionato di teatro, quest'uomo pensa ancora di diventare un attore professionista! È solo alla morte del padre che sceglie, nel settembre 1942, il sacerdozio. Quindici anni dopo, il bisogno di ricostruire la Chiesa nel suo Paese dopo una guerra terribile spinge l'episcopato polacco a fare di lui, a 38 anni, uno dei più giovani vescovi del suo tempo. Eccezionale, poi, per la sua longevità. Su 262 Papi, solo Pio ix (1846-1878) ha regnato più a lungo di lui, se si esclude, secondo la tradizione, l'apostolo Pietro in persona. Al di là del mero primato, basti ricordare che questo Papa ha avuto come interlocutori cinque successivi presidenti degli Stati Uniti e sei leader storici russi! Fra l'elezione e la scomparsa di Giovanni Paolo II, la Chiesa cattolica ha dovuto affrontare l'accelerata scristianizzazione dell'Europa, un grande spostamento della fede verso il sud del pianeta, la crescente concorrenza delle sette, il risveglio degli integralismi religiosi e il rifiuto generale di qualsiasi magistero, soprattutto morale, nelle nostre società del benessere. Giovanni Paolo II ha insomma guidato la Chiesa fra grandi cambiamenti, a volte spaventosi, per oltre ventisei anni: il crollo del comunismo, l'Europa allargata a venticinque Paesi, la globalizzazione, l'acuirsi del terrorismo, l'ascesa dell'islamismo, i progressi della bioetica, e così via. Tanti mutamenti inimmaginabili quel 16 ottobre 1978, quando i membri del Collegio cardinalizio, sconvolti dalla morte improvvisa di Albino Luciani dopo trentatré giorni di regno, hanno scelto come Papa Karol Wojtyla, di 58 anni, un polacco quasi sconosciuto dalla camminata sportiva e insieme composta. Il suo primo messaggio, pronunciato il giorno dell'inizio solenne del suo magistero, avrebbe dato il tono di quel pontificato nascente di cui nessuno poteva immaginare l'intensità: "Non abbiate paura!". Eccezionale, infine, Giovanni Paolo II lo è stato per quello che ha detto e quello che ha fatto. A cominciare da ciò che resterà in tutti i manuali di storia: il suo ruolo nel crollo del sistema comunista dell'Est europeo. Se un evento di una simile portata ha chiaramente molteplici cause, nessuno mette in dubbio il ruolo fondamentale svolto dal "Papa slavo". Basti ricordare lo straordinario viaggio dell'arcivescovo emerito di Cracovia nel suo Paese natale, nel giugno 1979, viaggio che resta, per molti storici, la prima breccia aperta nella "cortina di ferro", e che ha conferito una dimensione inedita, un anno dopo, alla rivolta operaia sulle rive del Baltico. Chi altro avrebbe sostenuto così attivamente il sindacato Solidarnosc, e, ancor di più, tutti i dissidenti e gli altri difensori dei diritti dell'uomo nei Paesi dell'Est? "Questo Papa è un dono di Dio", disse allora alla Bbc lo scrittore Aleksandr Solgenitsin. Al tempo della "distensione" fra Est e Ovest, e mentre il marxismo-leninismo continuava a diffondersi (in Laos, in Mozambico, in Afghanistan), solo un Papa venuto dalla Polonia poteva osare affermare che il comunismo era una "parentesi" nella vita di questi Paesi e che la divisione dell'Europa in due era un "incidente" della storia. Certo, Giovanni Paolo II non era un capo militare, e neppure un uomo politico, e ancor meno un crociato dell'anticomunismo. Le sue armi furono le parole: in ogni occasione, questo Papa umanista e poliglotta predicava i diritti dell'uomo, la libertà religiosa, la dignità umana, il diritto alla verità. Tutti valori particolarmente sovversivi nei Paesi del "socialismo reale", ma anche in altri tipi di dittatura, come ad Haiti, nelle Filippine, in Paraguay. Giovanni Paolo II sottolinea nell'enciclica Centesimus annus (1991) che il liberalismo potrebbe essere anch'esso condannato se commettesse lo stesso errore del socialismo: dimenticare il primato dell'uomo. Ma la memoria collettiva, su questo piano, non ricorderà solo la sua azione ostinata a favore dei diritti dell'uomo. Il Papa polacco, che non dimenticò mai il suo passato personale, fu anche il difensore appassionato di quella comunità naturale che è la nazione: "I diritti dell'uomo non possono essere rispettati laddove i diritti della nazione sono scherniti", ricordò un giorno alle Nazioni Unite. Fu anche un accanito difensore della pace: dalla sua azione personale nella controversia sul canale di Beagle, che aveva quasi opposto militarmente il Cile e l'Argentina nel 1979, fino ai suoi tentativi disperati per impedire l'intervento militare americano in Iraq nel 2003, Giovanni Paolo II non ha mai smesso di spiegare che "la guerra è sempre una sconfitta dell'umanità".
Al confine fra il politico e il religioso, il ricordo di Giovanni Paolo II resterà strettamente legato allo straordinario avvicinamento al mondo ebraico. Nessun Papa aveva compiuto tanti sforzi per dissipare l'odio, la diffidenza o il disprezzo che hanno così spesso caratterizzato, in questi duemila anni, le relazioni fra ebrei e cristiani. Dalla sua visita al Tempio Maggiore di Roma nel 1986 - dove definì gli ebrei "fratelli maggiori" - all'instaurazione di relazioni diplomatiche normali fra la Santa Sede e Israele nel 1993-94, Giovanni Paolo II ha cambiato, in questo ambito, il corso della storia. Certo, non ha dissipato la diffidenza che molti ebrei provano nei confronti dei cattolici, come si è visto nel corso delle "questioni" che hanno costellato il suo pontificato, dalla costruzione di un convento carmelitano ad Auschwitz alla stretta di mano con Kurt Waldheim, passando per la nomina di monsignor Lustiger a capo dell'arcidiocesi di Parigi. Ma nell'inedito cammino di "pentimento" che ha imposto alla Chiesa all'alba del terzo millennio, il perdono chiesto da Giovanni Paolo II agli ebrei a nome dei cristiani di ieri e di oggi ha costituito una svolta nelle relazioni fra le due confessioni. Se di questo Papa dovesse restare domani una sola immagine, sarebbe certamente quella dell'anziano Pontefice dalla mano già tremante che depone una preghiera in una fessura del Muro del Pianto, a Gerusalemme, durante il "grande giubileo" dell'anno 2000. Il ricordo sfuma nel tempo. A cinque anni dalla morte di Giovanni Paolo II, i media tendono a contrapporre la sua immagine a quella del suo successore. Significa dimenticare che Giovanni Paolo II fu, sul piano della morale, un Papa legato alla tradizione della Chiesa, e che difese appassionatamente le sue convinzioni in materia familiare e sessuale. Inamovibile di fronte alla multiforme messa in discussione dei valori familiari tradizionali, soprattutto al matrimonio omosessuale, e sostenitore della castità e della fedeltà di fronte al diffondersi del virus dell'Aids, eppure questo Papa è stato il primo a celebrare la bellezza dell'atto sessuale vissuto come un dono assoluto di un uomo a una donna (e viceversa), condannando allo stesso tempo tutto ciò che altera il carattere assoluto di questo dono. È questo l'ideale di vita proposto da Giovanni Paolo II. Ciò che ha accentuato il malinteso fra Giovanni Paolo II e le società occidentali riguardo alla contraccezione è stato l'amalgama che spesso i mass media hanno fatto con la sua posizione inespugnabile, senza riserve né compromessi, rispetto all'aborto. Quante volte Giovanni Paolo II ha condannato, talvolta con rara violenza verbale, come a Kielce nel 1991, l'eliminazione dei "bambini che stanno per nascere"! Dopo quindici anni di regno, Giovanni Paolo II ha persino fatto della denuncia della "cultura della morte" un tema centrale del suo insegnamento, difendendo nel suo libro Varcare la soglia della speranza "il diritto di nascere e quello di morire di morte naturale". Allo stesso tempo, non senza logica, Giovanni Paolo II ha fatto uscire la Chiesa dalle sue ambiguità passate, condannando definitivamente la pena di morte. Giovanni Paolo II non può essere classificato. Questo Papa capace di gesti sorprendentemente audaci - come invitare tutte le religioni del mondo ad Assisi, nel 1986, contro il parere di alcuni dei suoi cardinali - non ha mai nascosto la propria preferenza per la conservazione delle tradizioni sacramentali e liturgiche. Entusiasmato dai dibattiti ai quali prese parte al concilio Vaticano ii, quando era ancora un giovane vescovo, Giovanni Paolo II non ha forzato l'"aggiornamento" caro al suo lontano predecessore Giovanni XXiii. Così, nel campo dell'ordinazione di uomini sposati e dei divorziati risposati, ha scelto di restare fedele alla disciplina della Chiesa. Come ha sempre difeso tradizioni antiche - dalla confessione individuale alla recita del Rosario - che facevano parte della quotidianità dei fedeli all'epoca della sua giovinezza. Nello stesso modo ha sviluppato il culto della Vergine - ha visitato moltissimi santuari mariani del mondo - e quello dei santi: non ha forse beatificato oltre 1.300 persone e canonizzato quasi 500 beati, più di qualsiasi altro Pontefice prima di lui? Il giorno in cui gli è stata rimproverata questa inflazione agiografica, questo Papa dal grande senso dell'umorismo ha risposto: "Rivolgetevi allo Spirito Santo!".
Infine, di Giovanni Paolo II si serberà il ricordo del suo attaccamento alla "responsabilità principale" del vescovo di Roma: l'unità della Chiesa. Al di là di alcune misure energiche nei confronti della Compagnia di Gesù, di certi universitari americani, della "teologia della liberazione" o degli epigoni di monsignor Lefebvre, Giovanni Paolo II si è soprattutto impegnato a "ricentrare" una Chiesa strattonata, alla fine degli anni settanta, fra un'ala progressista che flirtava con il marxismo e un'ala conservatrice tentata dall'integralismo. Un quarto di secolo dopo, le nozioni di "cristiani di sinistra" e di "cristiani di destra" sono quasi scomparse. La Chiesa, in buona parte grazie a lui, ha superato le vecchie divisioni inasprite dall'attuazione del concilio Vaticano ii e dall'impatto sociale del 1968. La viscerale diffidenza di Giovanni Paolo II nei confronti delle ideologie ha rimesso l'uomo al centro di tutto: "L'uomo è la via della Chiesa" ha ripetuto centinaia di volte. Due immagini, infine, illustrano e completano questa evocazione troppo veloce. La prima è quella delle enormi assemblee nelle messe che Giovanni Paolo II ha celebrato nei quattro angoli della Terra: nel corso dei suoi 250 viaggi (di cui più di 100 fuori dall'Italia), colui che si è definito "pastore universale" non si è accontentato d'internazionalizzare la Curia, ma ha anche profondamente "globalizzato" una Chiesa cattolica che era rimasta, fino a quel momento, molto "romana". La seconda immagine è quella delle immense folle di giovani riunite durante la Giornata mondiale della gioventù che il Papa ha convocato, in genere ogni due anni, a partire dal 1985. Quanti milioni di adolescenti e di giovani genitori si sono ritrovati a Czestochowa, Parigi, Roma e Toronto per ascoltare il più esigente, il meno demagogo di tutti i pensatori dell'epoca? Questa straordinaria ed emozionante complicità fra l'anziano Papa e i giovani del mondo, controcorrente rispetto a tutti gli stereotipi mediatici della nostra epoca, resterà, senza dubbio, il più bel mistero del pontificato di Giovanni Paolo II. E la garanzia del suo perpetuarsi nel futuro che, a cinque anni dalla sua morte, non fa che cominciare. - Bernard Lecomte - L'Osservatore Romano - Isegnideitempi -

 
 
 

PRETI PEDOFILI. DON GIORGIO GOVONI: QUANDO LA CALUNNIA UCCIDE

Post n°3359 pubblicato il 02 Aprile 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

I preti pedofili esistono. Come ha ricordato il Papa, sono “una vergogna” per la Chiesa e nei loro confronti non è giustificata nessuna tolleranza. Ma vi è anche un’altra categoria che non dev’essere dimenticata in questo lungo venerdì santo della Chiesa: quella dei preti accusati ingiustamente. Dal tentativo nazista di screditare la resistenza della Chiesa tedesca al regime moltiplicando le accuse di pedofilia – quasi tutte false – agli studi legali miliardari americani che sparano accuse talora davvero insensate al solo scopo di spillare quattrini alla Chiesa, c’è una storia parallela di calunnie che, per i sacerdoti che le subiscono, costituiscono un vero martirio. Ricorre quest’anno il decimo anniversario di una vicenda dolorosissima che ha coinvolto un sacerdote italiano, don Giorgio Govoni (1941-2000). Questo parroco della Bassa Modenese – un parroco esemplare, amatissimo dai suoi parrocchiani – è accusato nel 2007 da un’assistente sociale, che afferma di avere intervistato tredici bambini, di guidare un gruppo di «satanisti pedofili» che praticherebbero riti satanici in diversi cimiteri tra Mirandola e Finale Emilia, violentando e talora uccidendo bambini (di cui peraltro non si sono mai trovati i corpi). Rinviato a giudizio, è ritenuto colpevole dal pubblico ministero che chiede per lui quattordici anni di carcere. La Curia di Modena si schiera fin dall’inizio con lui e ne sostiene la difesa, facendo appello anche a chi scrive, il quale crede di avere dimostrato in una perizia di parte il carattere assolutamente inverosimile delle accuse. Ma, dopo l’arringa del pubblico ministero, don Giorgio muore stroncato da un infarto nell’ufficio del suo avvocato il 19 maggio 2000. La morte del sacerdote estingue le accuse contro don Giorgio, ma la sentenza nei confronti dei coimputati mostra che i giudici del Tribunale di Modena credono nonostante tutto agli accusatori. La situazione però si rovescia in sede di appello, interposto anche dai difensori del sacerdote defunto per riabilitarlo almeno post mortem. L’11 luglio 2001 la Corte d’Appello di Bologna dichiara che nella Bassa Modenese non è mai esistito un gruppo di «satanisti pedofili» e che don Giorgio è stato ingiustamente calunniato sulla base di fantasie indotte in bambini molto piccoli da un’assistente sociale che ha letto una certa letteratura su casi americani. Nel 2002 la sentenza di appello è confermata dalla Corte di Cassazione, con soddisfazione delle autorità ecclesiastiche e dei parrocchiani che hanno sempre visto in don Giorgio un eccellente sacerdote travolto da accuse inventate. Ogni anno i suoi parrocchiani, spesso con la presenza del vescovo di Modena, si riuniscono sulla tomba di don Giorgio. Io, che l’ho conosciuto personalmente, sono rimasto sia edificato dalla sua testimonianza di sacerdote e di uomo d’intensa preghiera, sia spaventato dalla facilità con cui chiunque – magari per essersi scontrato con un’assistente sociale sulla gestione di alcune famiglie in difficoltà – può essere umanamente e moralmente distrutto da accuse infamanti immediatamente riprese dai media prima di ogni verifica. Ricordare a dieci anni dalla morte don Giorgio Govoni non assolve certamente nessun sacerdote davvero colpevole di abusi. Ma ci ricorda che esistono pure i fabbricanti di calunnie. Anche nei loro confronti è giusta la tolleranza zero. - Massimo Introvigne -

Don Govoni, ucciso dal sospetto, riscattato dall’amore della gente

La storia di don Giorgio Govoni, a volerla leggere in poche parole, è tutta su una lapide: “Vittima innocente della calunnia e della faziosità umana. «Tutto era iniziato nel 1997 dalle accuse di una bambina di Massa Finalese, già allora affidata ai servizi sociali perché di famiglia disagiata - racconta oggi Giulio Govoni, fratello del sacerdote, nella sua casa di Dodici Morelli, il paesino della Bassa modenese dove don Giorgio era nato nel 1941 -. Accuse che via via coinvolgevano un numero crescente di adulti, oltre ai quattro cuginetti della bambina...
Psicologi, assistenti sociali e magistrati si affidavano interamente alla bimba, mentre non credevano a una sola parola degli adulti». Come spesso capita nei casi di falso abuso, gli interrogatori dei piccoli avvenivano in modo suggestivo, fuorviante, «al punto che dopo mesi e anni anche gli altri quattro bambini, nel frattempo strappati ai genitori in piena notte tra urla disperate, iniziarono a raccontare di messe nere, abusi, sgozzamenti...
Alla fine erano diventati satanisti, assassini e pedofili molti preti della Bassa, tra cui mio fratello, e persino una maestra di Mantova, che non aveva mai conosciuto nessuno qui nel Modenese». E come ci era entrata? «Tutti i bambini tolti ai genitori furono dati in affido a varie famiglie e una era capitata a Mantova, dove frequentò la scuola elementare. Beh, quella era la sua maestra. Conosciuta dopo i presunti abusi, ma nelle farneticazioni di quei poveri bimbi plagiati tirata dentro nella questione...».
C’è poco di logico, in questa vicenda, e molto di follia. Anche che dei magistrati abbiano potuto credere alle accuse da loro stessi formulate: «Mio fratello doveva essere il capo di un gruppo satanista. La madre dei bambini - secondo il pm - in pieno giorno portava i quattro figli al cimitero, li consegnava a don Giorgio e attendeva fuori. Il parroco li portava nel chiostro, dove alla luce del sole venivano violentati da un gruppo di adulti. Il fatto che nessuno in paese avesse mai visto nulla era un particolare risibile».
Questo di giorno, per mesi. «La notte, poi, nel cimitero avvenivano i riti satanici - continua Giulio Govoni -: molti bambini, secondo l’accusa, erano sacrificati al demonio e decapitati. I loro corpi venivano appesi a ganci, poi don Giorgio, finito il rito, li caricava sul suo “Fiorino Fiat” e li buttava giù dal ponte del paese». Sempre risibile il particolare che nessun bambino mancava all’appello. Al punto che il pm, convinto della colpevolezza di don Govoni, ordinò di dragare il fiume: 280 milioni tra macchinari e sommozzatori. Unico reperto: il teschio di un morto della seconda guerra mondiale.
Ma gli interrogatori dei bambini - a dispetto di ogni mancanza di prove - portavano tutti a don Govoni. Ne restano i video: Piccola, chi era quell’uomo? Un dottore? Risposta: sì. Ma poteva anche essere un sindaco? Sì. O anche un prete?. Sì. Poteva chiamarsi Giorgio? Hai mai sentito questo nome?... Ovvio che sì. Perizie assurde hanno fatto il resto: «Quando una bimba agli esami medici risultò vergine, il medico nominato dal pm disse che in certi casi la verginità violata va a posto da sola. E che spesso l’abuso non lascia segni, quindi anche senza lesioni la violenza c’era lo stesso»
, cita Giulio Govoni dalle carte. - cattoliciromani -

 
 
 

NOVENA ALLA DIVINA MISERICORDIA CON SANTA FAUSTINA: SI INIZIA IL VENERDI' SANTO

Post n°3358 pubblicato il 02 Aprile 2010 da diglilaverita
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“Desidero – ha detto Gesù Cristo alla beata Suor Faustina – che durante questi nove giorni tu conduca le anime alla fonte della Mia Misericordia, affinché attingano forza, refrigerio ed ogni grazia, di cui hanno bisogno per le difficoltà della vita e specialmente nell’ora della morte. Oggi giorno condurrai al Mio Cuore un diverso gruppo di anime e le immergerai nel mare della Mia Misericordia. E io tutte queste anime le introdurrò nella casa del Padre Mio. Lo farai in questa vita e nella vita futura. E non rifiuterò nulla a nessun’anima che condurrai alla fonte della Mia Misericordia. Ogni giorno chiederai al Padre Mio le grazie per queste anime per la Mia dolorosa Passione”.

Primo giorno
«Oggi conduciMi tutta l'umanità, e specialmente tutti i peccatori, ed immergili nel ma­re della Mia misericordia. «E con questo Mi consolerai dell’amara tristezza in cui mi getta la perdita delle anime».
Gesù misericordiosissimo , la cui prerogativa è quella d'avere Compassione di noi e di perdonarci, non guardare i nostri peccati, ma la fiducia che abbiamo nella Tua infinita bontà e accoglici nella dimora del Tuo pietosissimo Cuore e non lasciarci uscire di lì per l'eternità. Ti supplichiamo per l'amore che Ti unisce al Padre ed allo Spirito Santo.
O onnipotenza della Divina Misericordia, rifugio per l'uomo peccatore, Tu che sei la misericordia e un mare di compassione, aiuta chi T’invoca in umiltà.
Eterno Padre, guarda con occhio di miseri­cordia specialmente i poveri peccatori e tut­ta l'umanità, che è racchiusa nel pietosissimo Cuore di Gesù, e per la Sua doloro­sa Passione mostraci la Tua misericordia, af­finché per tutti i secoli possiamo esaltare l'onnipotenza della Tua misericordia. Amen. (Si reciti la Coroncina alla Divina Misericordia) In fondo al libretto.

Secondo giorno
«Oggi conduciMi le anime dei sacerdoti e le anime dei religiosi, ed immergile nella Mia insondabile misericordia. «Essi Mi hanno dato la forza di superare l’amara passione. Per mezzo loro come per mezzo di canali, la Mia misericordia scende sull'umanità».
Misericordiosissimo Gesù, da cui proviene ogni bene, aumenta in noi la grazia, affinché Compiamo opere di misericordia, in modo che quanti ci osservano lodino il Padre del­la misericordia che è nei cieli. La fonte dell'amore di Dio alberga nei cuori limpidi, purificati nel mare della misericordia, luminosi come le stelle, chiari come l'aurora.
Eterno Padre, guarda con gli occhi della Tua misericordia la schiera eletta per la Tua vigna, le anime dei sacerdoti e le anime dei religio­si e dona loro la potenza della Tua benedizione, e per i sentimenti del Cuore del Figlio Tuo, il Cuore in cui essi sono racchiusi, concedi loro la potenza della Tua luce, affinché possa­no guidare gli altri sulla via della salvezza, in modo da poter cantare assieme per tutta l'eternità le lodi della Tua misericordia infinita. Amen. (Coroncina alla Divina Misericordia)

Terzo giorno
«Oggi conduciMi tutte le anime devote e fedeli, ed immergile nel mare della Mia misericordia. «Queste anime Mi hanno confortato lun­go la strada del Calvario, sono state una goc­cia di conforto in un mare di amarezza».
O Gesù misericordiosissimo , che elargisci a tutti in grande abbondanza le Tue grazie dal tesoro della Tua misericordia, accoglici nella dimora del Tuo pietosissimo Cuore e non farci uscire da esso per tutta l'eternità. Te ne supplichiamo per l'ineffabile amore, di cui il Tuo Cuore arde per il Padre Celeste. Sono imperscrutabili le meraviglie della Tua misericordia, non riesce a scandagliarle né il peccatore né il giusto. A tutti rivolgi sguardi di compassione, e attira tutti al Tuo amore. Eterno Padre, guarda con occhi di miseri­cordia alle anime fedeli, come all'eredità del Figlio Tuo e, per la Sua dolorosa Pas­sione concedi loro la Tua benedizione e ac­compagnale con la Tua protezione inces­sante, affinché non perdano l'amore ed il tesoro della santa fede, ma con tutta la schie­ra degli angeli e dei santi glorifichino la Tua illimitata misericordia nei secoli dei secoli. Amen. (Coroncina della Divina Misericordia)

Quarto giorno
«Oggi conduciMi i pagani e coloro che non Mi conoscono ancora. «Anche a loro ho pensato nella Mia amara Passione, ed il loro futuro zelo ha consolato il Mio cuore. Immergili nel mare della Mia misericordia» .
O misericordiosissimo Gesù, che sei la luce del mondo intero, accogli nella dimora del Tuo pietosissimo Cuore le anime dei pagani che non Ti conoscono ancora. I raggi della Tua grazia li illuminino, affinché anche loro assieme a noi glorifichino i prodi­gi della Tua misericordia, e non lasciarli usci­re dalla dimora del Tuo pietosissimo Cuore.
La luce del Tuo amore illumini le tenebre delle anime; fa' che queste anime Ti conoscano e glorifichino con noi la Tua misericordia.
Eterno Padre, guarda con occhi di misericor­dia alle anime dei pagani e di coloro che non Ti conoscono ancora, e che sono racchiuse nel pietosissimo Cuore di Gesù. Attirale alla luce del Vangelo. Queste anime non sanno quale grande felicità è quella di amarTi. Fa' che anche loro glorifichino la generosità del­la Tua misericordia per i secoli dei secoli. Amen. ( Coroncina alla Divina Misericordia)

Quinto giorno
«Oggi conduciMi le anime degli eretici e degli scismatici e immergile nel mare della Mia misericordia. «Nella Mia amara Passione Mi hanno lacerato le carni ed il cuore, cioè la Mia Chiesa. Quando ritorneranno all'unità della Chiesa, si rimargineranno le Mie ferite ed in questo modo allevieranno la Mia Passione».
Misericordiosissimo Gesù, che sei la bontà stessa, Tu non rifiuti la luce a coloro che Te la chiedono; accogli nella dimora del Tuo pietosissimo Cuore le anime degli eretici e le anime degli scismatici. Attira con la Tua luce all'unità della Chiesa e non lasciarli partire dalla dimora del Tuo pietosissimo Cuore, ma fa' che anch'essi glorifichino la generosità della Tua miseri­cordia.
Anche per coloro che stracciano la Veste della Tua unità sgorga dal Tuo Cuore una fonte di pietà. L'onnipotenza della Tua misericordia, o Dio, può ritrarre dall'errore anche queste anime.
Eterno Padre, guarda con gli occhi della Tua misericordia alle anime degli eretici e degli scismatici, che hanno dissipato i Tuoi beni ed hanno abusato delle Tue grazie, perdu­rando ostinatamente nei loro errori. Non badare ai loro errori, ma all'amore del Figlio Tuo ed alla Sua amara Passione che ha preso su di Sé per loro, poiché an­che loro sono racchiusi nel pietosissimo Cuore di Gesù. Fa' che anche essi lodino la Tua grande mi­sericordia per i secoli dei secoli. Amen. (Coroncina alla Divina Misericordia)

Sesto giorno
«Oggi conduciMi le anime miti e umili e le anime dei bambini e immergile nella Mia misericordia. «Queste anime sono le più simili al Mio cuore. Esse Mi hanno sostenuto nell’amaro travaglio dell'agonia. «Li ho visti come gli angeli della terra che avrebbero vigilato presso i Miei altari. «Su di loro riverso le Mie grazie a pieni torrenti. Solo un’anima umile è capace di ac­cogliere la Mia grazia; alle anime umili conce­do la Mia piena fiducia».
Misericordiosissimo Gesù, che hai detto: «Imparate da Me che sono mite ed umile di cuore», accogli nella dimora del Tuo pieto­sissimo Cuore le anime miti e umili e le ani­me dei bambini. Queste anime attirano l'ammirazione di tut­to il Paradiso e trovano lo speciale compia­cimento del Padre Celeste; formano un maz­zo di fiori davanti al trono di Dio, del cui profumo si delizia Dio stesso. Queste anime hanno stabile dimora nel pie­tosissimo Cuore di Gesù e cantano inces­santemente l'inno dell'amore e della mise­ricordia per l'eternità. In verità l'anima umile e mite già qui sulla terra respira il Paradiso, e del profumo del suo umile cuore si delizia il Creatore stesso.
Eterno Padre, guarda con occhi di miseri­cordia alle anime miti e umili ed alle anime dei bambini, che sono racchiuse nella di­mora del pietosissimo Cuore di Gesù. Queste anime sono le più simili al Figlio Tuo; il loro profumo s'innalza dalla terra e raggiunge il Tuo trono. Padre di misericordia e d'ogni bontà, Ti supplico per l'amore ed il compiacimento che hai per queste anime, benedici il mondo inte­ro, in modo che tutte le anime cantino as­sieme le lodi della Tua misericordia per tutta l'eternità. Amen. (Coroncina alla Divina Misericordia)

Settimo giorno
«Oggi conduciMi le anime che venerano in modo particolare ed esaltano la Mia mise­ricordia, ed immergile nella Mia misericordia. «Queste anime hanno sofferto maggior­mente per la Mia Passione e sono penetrate più profondamente nel Mio spirito. Esse sono un riflesso vivente del Mio cuore pietoso. «Queste anime risplenderanno con una particolare luminosità nella vita futura. Nes­suna finirà nel fuoco dell'Inferno; Io difenderò in modo particolare ciascuna di loro nell’ora della morte».
Misericordiosissimo Gesù, il cui Cuore è l'amore stesso, accogli nella dimora del Tuo pietosissimo Cuore le anime che in modo particolare venerano ed esaltano la gran­dezza della Tua misericordia. Queste anime sono forti della potenza di Dio stesso, in mezzo ad ogni genere di tribolazioni e contrarietà, avanzano fiduciose nella Tua misericordia. Queste anime sono unite a Gesù e reggono sulle loro spalle l'umanità intera. Esse non saranno giudicate severamente, ma la Tua misericordia le avvolgerà nell'o­ra della morte. L'anima che esalta la bontà del Suo Signore, Viene da Lui particolarmente amata, è sempre accanto alla sorgente viva, ed attinge la grazia dalla Divina Misericordia. Eterno Padre, guarda con occhi di miseri­cordia alle anime che esaltano e venerano il Tuo più grande attributo, cioè la Tua inson­dabile misericordia, e che sono racchiuse nel misericordiosissimo Cuore di Gesù. Queste anime sono un Vangelo vivente, le loro mani sono colme di opere di misericor­dia e la loro anima è piena di gioia e canta all'Altissimo l'inno della misericordia. Ti supplico, o Dio, mostra loro la Tua mise­ricordia secondo la speranza e la fiducia che hanno posto in Te; si adempia in essi la promessa di Gesù che ha detto loro: «Le a­nime che onoreranno la mia insondabile mi­sericordia, io stesso le difenderà come mia gloria durante la vita, ma specialmente nell'ora della morte». Amen. (Coroncina alla Divina Misericordia)

Ottavo giorno
«Oggi conduciMi le anime che sono nel carcere del Purgatorio ed immergile nell'abis­so della Mia misericordia. I torrenti del Mio sangue attenuino la loro arsura. «Tutte queste anime sono molto amate da Me; ora stanno dando soddisfazione alla Mia giustizia; è in tuo potere recar loro sollievo. Prendi dal tesoro della Mia Chiesa tutte le indul­genze ed offrile per loro... Oh, se conoscessi i lo­ro tormenti, offriresti continuamente per loro l'elemosina dello spirito e pagheresti i debiti che essi hanno nei confronti della Mia giustizia!». Misericordiosissimo Gesù, che hai detto che vuoi misericordia, ecco io conduco alla dimora del Tuo pietosissimo Cuore le ani­me del Purgatorio, anime che a Te sono molto care e che, tuttavia, debbono soddi­sfare la Tua giustizia. I torrenti del Sangue e dell'Acqua che sono scaturiti dal Tuo Cuore spengano il fuoco del Purgatorio, in modo che anche là venga glorificata la potenza della Tua misericordia. Dall'arsura tremenda del fuoco del Purgatorio s'innalza un lamento alla Tua misericordia, e le anime ricevono conforto, sollievo e refrigerio nel torrente formato dal Sangue e dall'Acqua. Eterno Padre, guarda con occhi di miseri­cordia alle anime che soffrono nel Purgato­rio, e che sono racchiuse nel pietosissimo Cuore di Gesù. Ti supplico per la dolorosa Passione del Fi­glio Tuo Gesù e per tutta l'amarezza da cui fu inondata la Sua santissima anima, mo­stra la Tua misericordia alle anime che so­no sotto lo sguardo della Tua giustizia, non guardare a loro se non attraverso le Piaghe del Tuo amatissimo Figlio Gesù, poiché noi crediamo che la Tua bontà e la Tua miseri­cordia sono senza limiti. Amen. (Coroncina alla Divina Misericordia)

Nono giorno
«Oggi conduciMi le anime tiepide ed immergile nell'abisso della Mia misericordia. Queste anime feriscono il Mio cuore nel modo più doloroso. «La Mia anima nell'Orto degli Ulivi ha provato la più grande ripugnanza per un'ani­ma tiepida. Sono state loro la causa per cui ho detto: - Padre, allontana da me questo calice, se questa è la Tua volontà. Per loro, ricorrere al­la Mia misericordia costituisce l'ultima tavola di salvezza».
Misericordiosissimo Gesù, che sei la pietà stessa, introduco nella dimora del Tuo Cuore pietosissimo le anime tiepide. Possano riscaldarsi nel Tuo puro amore que­ste anime di ghiaccio, che assomigliano a cadaveri e suscitano in te tanta ripugnanza. O Gesù pietosissimo, usa l'onnipotenza della Tua misericordia, attirale nell'ardore stesso del Tuo amore e concedi loro l'amore santo, dato che puoi tutto. Il fuoco e il ghiaccio non possono stare uniti, poi­ché, o si spegne il fuoco o si scioglie il ghiaccio, ma la Tua misericordia, o Dio, può soccorrere mi­serie anche maggiori. Eterno Padre, guarda con occhi di miseri­cordia alle anime tiepide, che sono racchiu­se nel pietosissimo Cuore di Gesù. Padre della misericordia, Ti supplico per l'amarezza della Passione del Tuo Figlio e per la Sua agonia di tre ore sulla croce, per­metti che anche loro lodino l'abisso della Tua misericordia. .. Amen. (Coroncina alla Divina Misericordia) .

CORONCINA ALLA DIVINA MISERICORDIA
Si usi la corona del Rosario.

In principio: Padre Nostro, Ave o Maria, Credo.

Sui grani maggiori del Rosario: “Eterno Padre, io Ti offro il Corpo e il Sangue, l’Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio e Nostro Signore Gesù Cristo in espiazione dei nostri peccati, di quelli del mondo intero”. Sui grani dell’Ave Maria per dieci volte: “Per la sua dolorosa passione abbi misericordia di noi, del mondo intero”. Alla fine ripetere per tre volte: “Dio Santo, Dio Forte, Dio Immortale: abbi pietà di noi, del mondo intero” - IN NOMINE JESU - [AzioneMadreSignoraTuttiPopoli]

 
 
 

RU486: PER I CATTOLICI RIBELLARSI E' GIUSTO

Post n°3357 pubblicato il 02 Aprile 2010 da diglilaverita
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La verità sulla RU486 e sull’aborto chimico è la banalizzazione dell'aborto che già colpisce ampiamente la nostra società, e la sua pericolosità per la salute della donna. Inoltre si scarica sulla donna tutta la responsabilità dell'aborto con danni psicologici gravi. Quando fu approvata la commercializzazione della RU486 il direttore de “Il Foglio” Ferrara auspicò una rivolta politica, morale e religiosa. Nelle ultime settimane abbiamo sentito la voce della Chiesa che continua a difendere la vita umana ed in particola quella più innocente, oggi nella Messa del sacro crisma Benedetto XVI ha detto: "La lotta dei cristiani consisteva e consiste non nell'uso della violenza, ma nel fatto che essi erano e sono tuttora pronti a soffrire per il bene, per Dio. Consiste nel fatto che i cristiani, come buoni cittadini, rispettano il diritto e fanno ciò che è giusto e buono. Consiste nel fatto che rifiutano di fare ciò che negli ordinamenti giuridici in vigore non è diritto, ma ingiustizia" e che i cattolici non possono accettare le ingiustizie, prima fra tutte "l'uccisione di bambini innocenti non ancora nati". Ricordiamo che ha recentemente detto che il sostegno all'eutanasia è incompatibile con la dottrina cattolica. Vogliamo sottolineare che nel momento in cui ci si appresta a ricordare e celebrare la Passione di Gesù Cristo, il Papa mette al centro la difesa della vita umana e il rifiuto della violenza e dell'ingiustizia contro l'uomo. Ringraziamo il Cardinale Bagnasco, la Chiesa ed il Papa per il loro continuo contributo a sostenere i valori non negoziabili. Ci pare, come ampiamente sottolineato anche nell'enciclica “Caritas in veritate”, che la questione antropologica è al centro della questione sociale e non può esserne messa né in contrapposizione né in competizione. I politici che vogliono mettere al centro il bene comune e chiederci il loro consenso non possono che fare riferimento ai valori non negoziabili. In un periodo in cui la Chiesa è continuamente attaccata come istituzione, la libertà di religione e il ruolo pubblico della fede che educa alla difesa della vita e della famiglia non possono essere taciuti. Solo poche eccezioni nella classe politica (vedi la Regione Lombardia anche con l'assessore Colozzi e il ministro Sacconi) si sono espresse e hanno agito per impedire la diffusione dell'RU486; oggi "appare sempre più evidente la inadeguatezza del direttore dell'Aifa. Continua ad intervenire in maniera strana sulla RU486 e sembra sempre più un piazzista di farmaci" come ha detto l'on. Gasparri riassumendo in poche parole un'opinione diffusa. Oggi i nuovi Governatori del Piemonte e del Veneto Cota e Zaia hanno preso una posizione decisa a favore della vita, il cui obiettivo è ostacolare il più possibile la diffusione della RU486.
Aspettiamo e auspichiamo che altri politici rilancino la battaglia per la vita contro la RU486; le recenti elezioni regionali hanno visto non a caso la sconfitta delle posizioni più laiciste e contro la vita (vedi Bresso e Bonino). Auspichiamo uno scatto da parte anche della classe medica. Rimane poi l'impegno di tutti i cattolici alla responsabilità educativa: l’ aspetto culturale e formativo-educativo è sempre più prioritario e decisivo. Il Papa nella Domenica delle Palme ha ricordato che Dio ci dà il “coraggio che non si lascia intimidire dal chiacchiericcio delle opinioni dominanti”, Cristo conduce “verso la bontà che non si lascia disarmare neppure dall'ingratitudine" e ha indicato ai giovani la felicità in un amore fedele. - Tanduo Luca e Paolo - CulturaCattolica -

 
 
 

LA FORZA DEL SORRISO DI ALESSANDRA BISCEGLIA: STORIA DI UNA VITA BREVE E DIFFICILE

Post n°3356 pubblicato il 02 Aprile 2010 da diglilaverita
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“Ho capito che forse c’è un tempo per tutto ma per arrivare a questa conclusione nella mia vita ho dovuto combattere per tutto il tempo”. Sono le parole di Alessandra Bisceglia lasciate come testamento umano, un modo semplice e conciso per parlare di sé al mondo. Il suo “combattere” è durato solo 28 anni, quando il suo corpo si è arreso alla malattia che ha fatto da sfondo alla sua vita e alla sua realizzazione umana e professionale. Alessandra era nata a Venosa (Potenza) nel 1980, affetta, fin dalla nascita, da una malformazione vascolare rara e gravissima, ma lei non amava parlare della sua patologia, che la obbligava su una sedia a rotelle. Condizione che, nel tempo, è stata il suo limite e la sua risorsa. Con la sua carrozzina andava ovunque, non si fermava davanti a nulla e lottava per ottenere ciò che le spettava e ciò che desiderava. Di sogni e progetti ne aveva tanti e alcuni li ha realizzati nel migliore dei modi: laureata con il massimo dei voti in Scienze della Comunicazione alla Lumssa di Roma, giornalista professionista subito dopo la laurea, stagista e poi collaboratrice presso il Corriere della Sera, il Tg2, Mi manda Rai Tre, Uno Mattina, Reazioni a catena e, negli ultimi due anni, autrice di Domenica in, condotta da Lorena Bianchetti. In poco meno di 28 anni ha conquistato traguardi impensabili a molti, realizzati attraverso sacrifici indicibili, dure battaglie, tanti sconforti e tante umiliazioni che avrebbero fatto crollare chiunque, ma non Ale (così la chiamavano quelli che le volevano bene) che, con il suo sorriso, la sua determinazione, la sua tenacia ha sempre creduto nei progetti che svolgeva e, come ogni vero combattente, non ha mollato mai. Chi ha avuto la fortuna di conoscerla ha percepito quel qualcosa di speciale che la contraddistingueva, la profondità degli occhi, l’allegria che l’accompagnava, il consiglio giusto per ciascuno, la capacità di ricordarsi di tutti. La sua pacatezza faceva pensare, ragionare e, soprattutto, trasmetteva una grande energia. Forse tutto qui il segreto della sua felicità, lei che diceva: “Molte persone vivono infelici perché non hanno capito il DNA della loro anima”. Dietro di lei, accanto a lei sempre, una famiglia straordinaria che è riuscita a creare la “normalità” della sua vita. Quella normalità che la nascita le aveva negato ma che l’amore, l’attenzione e l’intelligenza dei genitori ha inventato per lei e non era facile. Se non è facile per nessuno rassicurare i propri figli lungo la loro crescita, per alcuni è quasi impossibile al punto da trasformare in disadattati, bambini nati perfettamente sani. La mamma e il papà di Alessandra invece, hanno compiuto un piccolo miracolo che non si è chiuso con la scomparsa della loro figlia, ma continua oltre la vicenda terrena di Alessandra, per darle un senso. Oggi è il tempo di continuare quel combattimento con lei e per lei, con le armi che lei stessa ha lasciato in eredità: la forza, la tenacia e il sorriso. E proprio “La forza di un sorriso” è il nome scelto per la Fondazione che porta il suo nome: è stato voluto dalle persone che l’hanno conosciuta, come Lorenza Lei, direttrice delle risorse televisive Rai, che per prima ha avuto quest’idea: “Siamo pieni di energia, quella che Alessandra ci trasmette. È lei che ci invita a fare qualcosa per gli altri, lei non ha mai lavorato per se stessa. Qualsiasi cosa abbia fatto pensava che 'questo può essere utile anche agli altri'”. Nella Fondazione tanti i nomi illustri, dal professor Cosmoferruccio De Stefano, chirurgo dell'ospedale “Bambino Gesù”, a Giuseppe Noia, docente di medicina dell’età prenatale all'Università Cattolica di Roma, a tutti i professionisti dell’informazione che hanno lavorato con Alessandra, la sua famiglia e tantissimi altri. E così, sulla strada che Alessandra stessa ha tracciato, lavorerà la Fondazione con attività di ricerca sulle anomalie vascolari in campo pediatrico per approfondire la comprensione della patologia ed elevare le possibilità terapeutiche; ma anche individuando master di specializzazione per conoscere e studiare malattie rare e, più semplicemente, per aiutare chi vive nella difficoltà e non sa a chi rivolgersi. A cura della Fondazione è stato pubblicato il libro La forza di un sorriso, una raccolta di testimonianze sulla vita di Ale che stupisce, coinvolge e talvolta commuove fino alle lacrime, scritto con uno stile che è caparbietà e delicatezza insieme, con una freschezza che dimostra come sia possibile l’abbattimento di ogni barriera culturale e di pensiero. In fondo la storia di questa ragazza è, o dovrebbe essere, l’archetipo per altre come la sua: dovrebbe essere compito di tutti fare in modo che le persone non debbano combattere quotidianamente con la difficoltà che le rende diverse dagli altri ma siano messe in condizioni di esaltare le qualità che le mettono alla pari o, spesso, le pongono più avanti di tutti. - Per info visitare il sito www.fondazionealessandrabisceglia.it - Francesca Pica - Isegnideitempi -

 
 
 

VENERDI' SANTO: LA PASSIONE DEL SIGNORE

Post n°3355 pubblicato il 02 Aprile 2010 da diglilaverita
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"Ognuno di noi deve vedersi in mezzo a quella folla, perché sono stati i nostri peccati la causa dell’immenso dolore che si abbatte sull’anima e sul corpo del Signore..."

Oggi vogliamo stare con Cristo sulla Croce. Ricordo alcune parole di san Josemaría Escrivá, un Venerdì Santo. Ci invitava a rivivere personalmente le ore della Passione; dall’agonia di Gesù nell’Orto degli Ulivi fino alla flagellazione, all’incoronazione di spine e alla morte in Croce. Legata l’onnipotenza di Dio per mano di uomo – diceva quel santo sacerdote -, portano il mio Gesù da una parte all’altra, tra gli insulti e gli spintoni della plebe. Ognuno di noi deve vedersi in mezzo a quella folla, perché sono stati i nostri peccati la causa dell’immenso dolore che si abbatte sull’anima e sul corpo del Signore. Sì, ognuno di noi trascina Cristo, diventato un oggetto di burla, da una parte all’altra. Siamo noi con i nostri peccati, quelli che reclamano a gran voce la sua morte. Ed Egli, perfetto Dio e perfetto Uomo, lascia fare. Lo aveva predetto il profeta Isaia: Maltrattato non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori. È giusto che sentiamo la responsabilità dei nostri peccati. È logico che siamo molto riconoscenti a Gesù. È naturale che cerchiamo il modo di riparare, perché alle nostre manifestazioni di poco amore Egli risponde sempre con un amore totale. In questo tempo della Settimana Santa, vediamo il Signore più vicino, più simile agli uomini, suoi fratelli. Meditiamo queste parole di Giovanni Paolo II: Chi crede in Gesù porta la Croce in trionfo, come prova inoppugnabile che Dio è amore... Ma la fede in Cristo non si dà mai per scontata. Il mistero pasquale, che riviviamo nei giorni della Settimana Santa, è sempre attuale. Noi siamo oggi i contemporanei del Signore e, come la gente di Gerusalemme, come i discepoli e le donne, siamo chiamati a decidere se rimaniamo con Lui o fuggiamo, o siamo dei semplici spettatori della sua morte (Omelia, 24-III-2002). Qual è la nostra reazione? Guardiamo Gesù sputacchiato, malmenato, frustato, esausto, pieno di ferite... Ognuna di queste piaghe è come una bocca attraverso la quale ci dice: non mi ferire più! Trattami un po’ meglio. Da’ testimonianza del mio amore con la tua vita limpida, con la tua preoccupazione per gli altri, col tuo sacrificio gioioso. Supera la paura di soffrire. Finché camminiamo sulla terra, il dolore è il nostro compagno di viaggio, il prezzo con cui possiamo comprare il tesoro della beatitudine eterna. In questa Settimana Santa chiediamo a Gesù che nella nostra anima si risvegli la coscienza di essere uomini e donne veramente cristiani, perché viviamo al cospetto di Dio e, con Dio, al cospetto di tutte le persone.
Non lasciamo che il Signore porti da solo la Croce. Accettiamo con gioia i piccoli sacrifici di ogni giorno; dobbiamo ascoltare, sorridere, comprendere, giustificare, aiutare chi si trova nel bisogno... Così aiuteremo Cristo. Mettiamo a frutto la capacità di amare che Dio ci ha concesso, per rendere concreti i propositi, senza limitarci a un semplice sentimentalismo. Diciamo sinceramente: Signore, basta!, basta! Chiediamo con fede che noi e tutte le persone della terra scopriamo la necessità di odiare il peccato mortale e di aborrire il peccato veniale deliberato, che tanto hanno fatto soffrire il nostro Dio. Quanto è grande la potenza della Croce! Quando Cristo è oggetto di irrisione e di sberleffi da parte di tutti; quando è sul Legno e non desidera liberarsi dei chiodi; quando nessuno darebbe un centesimo per la sua vita, il buon ladrone, uno come noi, scopre l’amore di Cristo agonizzante e chiede perdono. Oggi sarai con me nel Paradiso. Che forza ha la sofferenza, quando la si accetta accanto a Nostro Signore! È capace, dalle situazioni più dolorose, di ricavare momenti di gloria e di vita. Quell’uomo che si rivolge a Cristo agonizzante, trova la remissione dei peccati, la felicità eterna. Noi dobbiamo fare lo stesso. Se superiamo la paura della Croce, se ci uniamo a Cristo sulla Croce, riceveremo la sua grazia, la sua forza, la sua efficacia. E ci riempiremo di pace. Ai piedi della Croce scopriamo Maria, Vergine fedele. Chiediamole, in questo Venerdì Santo, di prestarci il suo amore e la sua fortezza, affinché anche noi sappiamo tenere compagnia a Gesù. Ci rivolgiamo a Lei con le parole di san Josemaría Escrivá, che hanno aiutato milioni di persone: Di’: Madre mia – tua, perché sei suo per molti titoli -, il tuo amore mi leghi alla Croce di tuo Figlio: non mi manchi la Fede, né il coraggio, né l’audacia, per compiere la volontà del nostro Gesù. - mons. Javier Echevarría - [Innamorati di Maria]

 
 
 
 
 

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Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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