ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 03/04/2010

GESÙ RISORTO CON DUE DISCEPOLI DI EMMAUS CI DIMOSTRA CHE LE APPARIZIONI SONO ESPERIENZE AUTENTICHE

Post n°3371 pubblicato il 03 Aprile 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il brano si articola in due momenti: il primo (24,13-27) considera il cammino fisico e interiore che due discepoli compiono per giungere alla fede piena nel Cristo risorto. Essi passano dalla disperazione alla speranza, dalla delusione a una nuova attesa, dal buio alla luce, da un cuore indurito e sfiduciato a un cuore che incomincia ad ardere. Nel secondo momento (24,28-35) Gesù finalmente è riconosciuto dai due discepoli allo spezzare del pane. I due momenti sono entrambi fondamentali e necessari, in quanto uno non può esistere senza l’altro, per giungere a un’autentica scelta di fede in Cristo morto e risorto. Luca precisa subito il tempo e il luogo: si tratta del primo giorno dopo il sabato, e della strada che va da Gerusalemme al villaggio di Emmaus. La vicenda dei due discepoli è descritta tenendo conto delle circostanze concrete nelle quali essa accade e che gradualmente permettono ad essi di riconoscere con certezza Gesù risorto. Ciò sta a significare che le apparizioni sono esperienze percettibili e autentiche, fatte da persone in piena coscienza di sé e responsabili. Anche se  del tutto singolari, in quanto manifestano il Cristo risorto che esiste in una realtà non più terrena, con caratteristiche superiori e gloriose. I due, non avevano creduto all’annuncio della risurrezione fatto dalle donne; si mettono così in cammino, con animo pensoso e triste. Mentre discutono, Gesù, il risorto, in persona, si accosta e cammina con loro, si fa ad essi vicino. Ma “I loro occhi erano impediti di riconoscerlo”. Non si tratta tanto di vederlo, ma di “riconoscerlo”. Il loro desiderio di vedere Gesù è forte, ma non basta la visione fisica, occorre ravvisare la sua presenza di risorto. Per i due discepoli, Gesù è come non ci fosse, pur essendo in loro compagnia. Egli è vivo, prossimo ad essi, ma per loro è come se fosse ancora morto. I due raccontano allo sconosciuto quello che è capitato in quei giorni a Gerusalemme e molto sinceramente fanno la confessione del loro stato d’animo. Avevano riposto in Gesù le loro speranze messianiche, pensando che avrebbe liberato Israele da tutti i nemici e avrebbe stabilito apertamente e definitamente il regno di Dio. Invece è stato crocifisso e sepolto. Gesù allora spiega che la morte in croce non manifesta il fallimento del Messia, ma la sua incondizionata fedeltà a Dio. Il suo cammino redentivo non finisce con la morte, ma attraverso di essa conduce alla gloria. Gesù si rivela Messia proprio sulla croce, dove si manifesta la pienezza della potenza di Dio. Nei vv.28-31 Luca indica, ancora una volta, il luogo preciso Emmaus, e il tempo, cioè la sera delle stesso giorno. I discepoli hanno invitato Gesù a fermarsi e lo pregano con insistenza: “Resta con noi perché si fa sera e il giorno è ormai in declino”, mentre egli sembra voglia proseguire il cammino. Essi escono dalla loro chiusura interiore, aprendosi all’accoglienza dell’altro, poiché si accorgono che il giorno sta per finire e non è cosa buona proseguire il cammino nella notte. Non pensano più a loro stessi, ma si preoccupano della situazione disagiata di quel pellegrino, le cui parole hanno toccato profondamente il loro cuore. Non sono più prigionieri del loro mondo interiore, ma si rendono disponibili a un nuovo modo di pensare e di essere. Per questo Gesù accetta l’invito. Si siede a mensa con loro e assume il compito di spezzare il pane. Il gesto dello spezzare il pane non causa il riconoscimento di Gesù da parte dei discepoli, ma ne è l’occasione. Essi, che avevano seguito Gesù sulle strade della Palestina, avrebbero potuto riconoscerlo da molti altri segni. Se i loro occhi si aprono proprio in quel momento, allo spezzare del pane, è perché Gesù ha voluto così, egli ha deciso dove, quando, come manifestarsi. Quel gesto è uno degli atti più semplici, anche banali, certamente comuni. Eppure ogni volta che il vangelo ne parla, quell’atto provoca un grande risultato, una eccezionale trasformazione. A questo punto “si aprono i loro occhi e lo riconoscono”. Non si dice che lo vedono, ma che lo riconoscono. È l’evento della loro fede piena. Ma in quell’istante Gesù scompare dalla loro vista. Venendo meno la visione terrena, si apre una visione spirituale che fa riconoscere il Signore per quello che veramente è e attua con lui un incontro di amore e di unità. Una immediata reazione spinge i due a ritornare dai loro compagni per testimoniare quanto avevano sperimentato. Essi partono subito per Gerusalemme, nonostante l’ora tarda. Sono ormai gli annunciatori di Cristo risorto, senza limiti né di tempo né di spazio, nella piena disponibilità di chi ha visto il Signore e vive unito a lui. Ritornano pieni di gioia recando l’annuncio pasquale. Quando giungono trovano gli undici e gli altri; erano partiti lasciando un gruppo di persone rattristate, ora costatano una comunità gioiosa: “Il Signore è veramente risorto”. La testimonianza dei due, aggiunta a quella degli altri, è un’ulteriore conferma che certamente Cristo è risorto ed è vivo. - Don Renzo Lavatori - Pontifex -

 
 
 

PASQUA E' L'EVANGELO DEL CORPO: E' IL CORPO CHE RESUSCITA NON SOLO L'ANIMA

Post n°3370 pubblicato il 03 Aprile 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il primo segno di Pasqua è il sepolcro vuoto. La corsa concitata il grido inarticolato delle donne, lo stupore e la fede di Pietro e di Giovanni giungono lì e vedono solo un vuoto, contornato di segni. Entrarono, videro o credettero: videro i segni della nostra fragile vita, ma anche della nostra possibilità di darle significati veri, decisivi, che ci tolgono dall’assuefazione alla croce a dalla dipendenza dal dolore. “Nella storia umana manca un corpo per chiudere in pareggio il conto degli uccisi. Una tomba è vuota. Manca un corpo alla contabilità della morte, i suoi conti sono in perdita, la vincitrice è vinta. La risurrezione di Cristo solleva il nostro pianeta di tombe verso un mondo nuovo, dove il carnefice non ha ragione della sua vittima in eterno; dove gli imperi fondati sulla violenza crollano; dove le piaghe della vita possono distillare non più sangue ma luce, come le ferite del Risorto”(p. Ermes) - Risurrezione afferma che il male non è il vincitore; che, di fronte alla violenza che dilaga, la Pasqua ci convoca a rifiutarci di accettare una storia in cui i potenti continuino a credersi dominatori, a dimenticare che il seme dell’eternità non sta nella loro triste e beffarda violazione delle vittime, ma nella possibilità che queste impavide ritornino a opporsi e alla fine vincere. Gesù, la vittima che risorge mostra che la ragione non è dei più forti o dei più violenti. Che il fine della storia sarà buono e giusto. E Cristo viene, col suo passo folgorante di luce, sulla strada di ciascuno. Pasqua è l'evangelo del corpo: è il corpo che risuscita, non solo l'anima: è il corpo di Lazzaro che viene fuori ed è sciolto e lasciato andare, è il corpo di Gesù che manca nel sepolcro vuoto. Tutta la Settimana Santa è focalizzata attorno al corpo di Gesù: Maria di Betania unge di nardo i suoi piedi e li avvolge con i suoi capelli, inizia così la passione, con il corpo profumato, poi il corpo nel pane e nel vino, il corpo, il volto, baciato ripetutamente dal traditore, il corpo disteso a sudare sangue e a lanciare grida di disperazione; il corpo torturato, inchiodato, violato dalla morte. Il corpo inerte, disarticolato calato dal patibolo, il corpo subito trasportato in fretta con tutto il suo sangue e le sue piaghe avvolte in un lenzuolo. Poi il corpo assente, nel sepolcro vuoto. E infine il corpo di Cristo trasformato. E’ il nostro corpo piagato dalle malattie, dalle ingiustizie, forato dai proiettili dei mitra, corroso dal cancro, dilaniato dalle lamiere degli incidenti o schiacciato dalle presse delle fabbriche, bruciato nei roghi dei nostri monti, il nostro corpo imperfetto, visto come attentato alla felicità e non voluto ancor prima di nascere, il nostro corpo vecchio che nessuno più vuole, che deve sparire per non creare problemi a nessuno, tanto meno a una società, che vuol essere efficiente e competitiva e che invece si ricompone nella definitiva, vera vita di Dio. Per la Risurrezione di Gesù non c’è nessun corpo a perdere. La Risurrezione di Cristo fu un evento talmente inaudito per i discepoli che per tentare di raccontarla non trovarono un'unica parola specifica, ma adottarono le parole derivate dai verbi 'svegliarsi' e 'alzarsi'. Sono i verbi del mattino, di ognuno dei nostri mattini, quando ci svegliamo e ci alziamo e il primo passo è un passo nel mistero: sono le nostre piccole risurrezioni quotidiane. I nostri mattini di pendolari, il mattino dell'uomo ha prestato agli evangelisti un vocabolario limpido e concreto per dire l'indicibile. E questo significa forse che ad ogni mattino ci è dato di percepire qualcosa del mistero, respirare Cristo risorto, incontrare qualcosa della risurrezione là, in ogni umile aurora, quando mi si rivela la sorprendente freschezza della vita, quando inizia qualcosa di nuovo, quando Lui mi aiuta ad avanzare senza disperare, a vivere una vita non addormentata. E mi precede su vie di pace. 
- Domenico Sigalini  -donboscoland -

 
 
 

CRONACA NERA: GERUSALEMME , ANNO 33

Post n°3369 pubblicato il 03 Aprile 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Sembra non avere fine la vicenda che in questi giorni sta facendo chiacchierare ben oltre i confini della Giudea. Dopo un processo unico nel suo genere, nel quale sono state interpellate le autorità civili e religiose nelle più alte cariche, l’imputato che corrisponde al nome di Gesù, l’originale “profeta” di Nazareth, è stato condannato all’infame supplizio della crocifissione, pratica molto diffusa in tutto l’Impero Romano. L’imputato si è valso della facoltà di non rispondere di fronte alle varie e bizzarre accuse, tra le quali l’auto-proclamazione a “Figlio di Dio” e “Re dei Giudei”. L’evento è stato accompagnato da un eccezionale ed improvviso oscuramento del cielo in pieno giorno e una violenta scossa di terremoto di magnitudo 8.8 scala Richter, la quale ha portato anche gravi danni ai drappeggi del Tempio.
Tutto comunque sembrava risolto e il caso chiuso, se non fosse che alcune donne, recatesi successivamente nel luogo della sbrigativa sepoltura (erano i giorni della Pasqua ndr), hanno rilasciato diverse dichiarazioni sconcertanti. “La pietra era spostata, il sepolcro vuoto!” ha dichiarato una di loro, sconvolta. Asseriscono inoltre di aver incontrato il giustiziato risorto e di aver comunicato con angeli, per questo sono state trattenute per accertamenti: nessuna sostanza illecita è stata trovata in loro possesso se non aromi, oli profumati e una mistura di mirra e di aloè, che sarebbero serviti per ungere la salma, secondo i costumi ebraici. Nella zona sono tuttora in corso indagini e la ricerca di eventuali tracce da parte degli investigatori per tentare di ricostruire l’intera vicenda e giungere a formulare qualche ipotesi plausibile. Fino ad ora, oltre i bendaggi, non è stato possibile reperire null’altro. Si potrebbe ipotizzare un anomalo caso di profanazione di tombe, ma il sig. Giuseppe di Arimatea, proprietario del sepolcro, avvisa che l’ipotesi è da escludere ricordando che la Legge di Mosè dichiara impura ogni cosa e persona che entra in contatto con un cadavere. “Siamo attorno ad una delle festività più importanti per gli Ebrei, i giorni della Parasceve” – ha spiegato ai magistrati, stamane - “chi si renderebbe tanto impuro da non poter prendere parte ai festeggiamenti nel Tempio?” Sono intanto cominciate perquisizioni e controlli a tappeto per tutta la città, considerando l’eventuale implicanza di qualche millantatore pagano, presumibilmente ancora nei dintorni; tesi tuttavia considerata con perplessità poiché la tomba è stata diligentemente picchettata per l’intera notte da personale scelto dell’esercito romano. Le guardie sono state sottoposte ad interrogatori, risultano ora indagati per corruzione: avrebbero infatti ricevuto una buona somma di denaro da parte dei capi dei sacerdoti e degli anziani per dichiarare il furto della salma da parte dei sostenitori del “profeta”, riconosciuti con il nome di “apostoli”. Intanto cresce il numero di coloro i quali dichiarano con sicurezza di aver riconosciuto il “defunto” camminare (addirittura mangiare!). Insomma, una vicenda misteriosa dai contorni offuscati, che sta procurando non pochi grattacapi alle autorità civili e religiose della Giudea, certamente farà parlare ancora per molto, molto tempo…- autore: Un testimone oculare - donboscoland -

 
 
 

SAN LADRO DEL CIELO: PREGA PER NOI

Post n°3368 pubblicato il 03 Aprile 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Se per caso tu volessi diventare santo oggi è dura! Guarda! Occorrono cinque anni dalla morte (perché le emozioni non giochino scherzi), tra la gente dev'essere chiara la fama di santità e l'intercessione presso il Signore. Poi si muovono i pezzi da novanta: il vescovo, con il nulla Osta della Santa sede, istituisce un tribunale di fronte al quale sfilano i testimoni. E qui uno diventa servo/a di Dio. Se compi un miracolo, la strada è spianata. Poi tutto passa alla Congregazione delle Cause dei Santi. Il Postulatore segue il lavoro di sintesi che ne prova l'eroicità delle virtù e che sarà sottoposta al vaglio di nove teologi. Se la maggioranza di loro sarà favorevole, si passerà al vaglio di Cardinale e Vescovi. Se fila tutto liscio, il Prefetto della Congregazione espone il lavoro al Santo Padre che concede la sua approvazione. E qui uno diventa Beato/a. Per la santità, aspetta! Occorre un altro miracolo avvenuto dopo la beatificazione. Mi è sorta una domanda: ma se ci fosse un'urgenza come la mettiamo? Ho sfogliato il calendario zeppo di santi. Ma non c'è posto per lui. C'è un posto, c'è una festa, c'è un ricordo per tutti coloro che erano presenti quel giorno sul Calvario. Per la Madonna, naturalmente. Per Giovanni, per Maria Maddalena. C'è posto persino per gli assenti. Per il primo Papa, scappato chissà dove dopo che il canto del gallo l'ha disteso a terra. C'è posto per tutti gli altri apostoli tappati come talpe nelle tane della loro paura. Ma per lui, il Buon Ladrone, primo santo cristiano, non c'è posto nel calendario. Non viene nemmeno presentato dagli evangelisti. Così non conosciamo il nome e a nessun bambino, al momento del battesimo, può essere imposto quel nome. Oggi sarebbe la sua festa. T'immagini. Scorri sul calendario con il dito, ti fermi al Venerdì Prima di Pasqua e, sotto il numero del giorno, sta scritto: "Santo Buon Ladrone". Proprio come Santa Rita da Cascia, San Giovanni Battista de la Salle, San Leone, San Giovanni Maria Vianney, San Giuseppe, Santa Felicita. T'immagini il disagio? Santo Buon Ladrone. Accetterebbero i "buoni parrocchiani" come modello un tipo così poco raccomandabile, entrato a far parte dei "nostri" negli ultimi cinque minuti della sua esistenza burrascosa? Insomma, un personaggio un po' scomodo, non troppo raccomandabile, neppure dopo la morte. Quindi: niente festa! Intendiamoci bene: non è che a lui importi granchè di questo sgarbo liturgico. Nel suo curriculum vanta pur sempre d'esser stato l'unico santo canonizzato direttamente da Cristo: "In verità ti dico: oggi sarai con me nel Paradiso". Maria Valtorta, registrando le sue visioni, scrive: "Gesù si volge e lo guarda con profonda pietà, ed ha un sorriso ancora bellissimo sulla povera bocca torturata. Dice: Io te lo dico: oggi tu sarai con me in Paradiso". Immagina quel vecchio malfattore. Assuefatto ai tempi lunghi dell'attesa: cinque anni al remo, dieci anni di lavoro in miniera. Invece basta con i tempi lunghi. Gesù non si contenta di cancellare con un colpo di spugna tutte le macchie di quest'uomo brigantello. Gli preme confidargli che entrerà subito nel Paradiso. Poco prima Gesù aveva detto: "Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno". Costui, invece, lo si può assolvere più facilmente: sa quello che fa.Ciò gli basta. E, probabilmente, gli avanza. Bella compagnia quella di Cristo nelle ultime ore. Lui che, nelle mille peripezie sulle strade della Galilea non s'è mai imbattuto nei briganti, in poche ore ha a che fare con tre facce di quella stirpe. Prima Barabba, il bandito che ha preso il suo posto nella libertà. E, sulla croce, con due malfattori. Lo chiamano il "Buon Ladrone" ma lui non ha rubato nulla. Se Gesù l'ha scaraventato nel Paradiso senza aprire il processo diocesano di beatificazione, significa che era fatto per il Paradiso. La sua nascita, la sua vita, i suoi brigantaggi dovevano portarlo là. Oltre Maria di Nazareth, più in là della Veronica, superato Simone di Cirene. Doveva essere il compagno di Cristo nel momento finale. Fianco a fianco con Cristo perchè è l'unico convinto di morire vicino ad un re. Anche se non sa leggere, quel cartello beffardo che hanno inchiodato in cima alla croce – "Gesù Nazareno Re dei Giudei" – è una vera insegna regale. Forse immagina questo regno come un grande giardino con torri, vini profumati e fontane. Un paradiso di scrigni, di strade dove lui volentieri dormirebbe, dorate di tiepido sole e senza inverno la notte. Ma una domanda lo lacera: quando sarà arrivato lassù, il Re si ricorderà di lui? L'altro ladrone bestemmia come quelli sotto. E' una bestemmia furibonda ("Se tu sei il Cristo, salva te stesso e noi"). Una bestemmia che fa ritrovare la violenza all'altro ladrone che, in croce, dedica al vecchio complice la sua ultima aggressione: "Neppure tu temi Dio, tu che ti trovi a subire lo stesso supplizio?". Riconosce che quel crocifisso in mezzo a loro è Cristo. Ma non chiede il miracolo, non avverte nessun miracolo per essere salvato. E' disinteressato questa volta. Lui, vissuto mangiando pane, cupidigia e rapina. Lui vuole solo un cantuccio nella memoria di Cristo: "ricordati di me quando entrerai nel tuo regno". Se avesse un tasca un ritrattino, un biglietto da visita glielo infilerebbe tra i chiodi, come fanno le persone semplici lungo il sentiero di un viaggio. Un gesto incredibile: in pochi minuti trasforma la sciagura di un'esistenza. Una vita intera giocata in pochi secondi. Troppo comodo? Eppure il Buon Ladrone ha riempito quel pochissimo tempo di cose grandissime. E il calendario di Dio...non concorda col nostro. Probabilmente Cristo s'è commosso: perché sulla croce ha ricevuto una splendida adorazione non dal primo Papa, non dai primi vescovi, ma da un brigante incallito. Questo ladrone è un profeta: afferma la regalità di Cristo nel momento dell'abominio, della sconfitta, della derisione dei notabili che stanno sotto la croce. Prima di giudicarlo indegno, dovremmo conoscerlo! Ha confessato le proprie colpe. Ha proclamato innocente Gesù. Ha zittito il compagno burbanzoso. Riconosce Gesù come un re (non durante un miracolo, ma nell'umiliazione e nell'abbandono). Riconosce nella morte l'ingresso per l'Eterno. Merita di accompagnare Cristo nel suo ingresso in Paradiso. Proprio lui. Il fuorilegge, l'escluso (anche dal calendario liturgico). -  don Marco Pozza - sullastradadiemmaus -

 
 
 

QUANDO NEI NOSTRI GIORNALI FANNO NOTIZIA LE BALLE DEGLI ALTRI

Post n°3367 pubblicato il 03 Aprile 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Pubblichiamo un articolo tratto da «Il Foglio» scritto dal professor George Weigel comparso il 29 marzo sulla rivista online “On The Square”. Weigel è docente presso l’Ethics and Public Policy Center di Washington, autore del saggio “The Courage to be Catholic: Crisis, Reform, and the Future of the Church” e biografo americano di Papa Benedetto XVI.
Gli abusi sessuali e fisici su bambini e ragazzi sono una piaga mondiale; l’elenco dei reati va dai palpeggiamenti da parte degli insegnanti fino agli stupri da parte di parenti e allo sfruttamento per prostituzione. Nei soli Stati Uniti, le statistiche indicano che ci sono circa trentanove milioni di giovani che hanno subito abusi sessuali. Tra il quaranta e il sessanta per cento di essi hanno subito abusi a opera di familiari, compresi patrigni e fidanzati di ragazze-madri – il che dimostra che i bambini sono le principali vittime della rivoluzione sessuale, del divorzio e della cultura di Internet. La professoressa Charol Shakeshaft, della Hofstra University, sostiene che tra il 6 e il 10 per cento degli studenti di scuole pubbliche ha subito molestie nel corso degli ultimi anni – ossia, tra il 1991 e il 2000, circa 290 mila ragazzi. Secondo altri studi recenti, il 2 per cento dei molestatori sessuali erano preti cattolici – un fenomeno che è esploso tra la metà degli anni Sessanta e la metà degli anni Ottanta, ma che ora sembra praticamente scomparso (nel rapporto dei vescovi statunitensi per il 2009 sono stati segnalati sei casi certi di abuso sessuale, su una chiesa con circa sessantacinque milioni di membri). Ciononostante, secondo uno schema perfettamente esemplificato dal comportamento del cane in Proverbi 26,11 [Lo stolto che ricade nella sua follia, è come il cane che torna al suo vomito], sui media di tutto il mondo i casi di abusi sessuale sono quasi esclusivamente una vicenda cattolica, nella quale la chiesa cattolica è raffigurata come l’epicentro delle violenze sessuali sui giovani, con esplicite allusioni a una sorta di cospirazione ecclesiastica criminale che continua ad alimentare gli abusi dei molestatori sessuali. Il fatto che la maggior parte di questi casi negli Stati Uniti siano avvenuti decine di anni fa non ha alcuna importanza ai fini della vicenda. Infatti, la storia che è stata montata riguarda ben raramente la protezione dei giovani (per i quali la chiesa cattolica è, per provata esperienza, l’ambiente più sicuro oggi presente in America) e quasi sempre l’attacco contro la chiesa e la sua esautorazione sia economica sia morale dal dibattito pubblico sulle politiche sociali. Se la chiesa è una cricca criminale internazionale di molestatori sessuali, non può naturalmente avere alcuna pretesa di occupare un proprio posto al tavolo del dibattito sulla morale pubblica. La chiesa stessa è almeno in parte responsabile di questa situazione. Gravi casi di abusi sessuali e di loro insabbiamento da parte dei vescovi sono stati denunciati negli Stati Uniti nel 2002; più recentemente, casi ancora più gravi sono stati rivelati in Irlanda. Clericalismo, viltà, incondizionata fiducia nella possibilità di “guarire” i molestatori sessuali con la psicoterapia: tutto ciò ha avuto un ruolo nel riciclaggio dei medesimi molestatori nei dicasteri ecclesiastici così come nell’incapacità dei vescovi di affrontare concretamente il massiccio fenomeno di crisi delle vocazioni e della disciplina negli anni successivi al Concilio Vaticano Secondo. Perché la questioni degli abusi sessuali nella chiesa è sempre stata nient’altro che una crisi della fede. I preti che vivono autenticamente la nobile promessa della loro ordinazione non sono dei molestatori sessuali; i vescovi che prendono sul serio la propria custodia del gregge di Dio proteggono i giovani e riconoscono che le azioni di un uomo possono disonorare in modo così grave il suo sacerdozio tanto da obbligare alla sua rimozione dal servizio clericale o addirittura dallo stesso stato della chiesa.
Che la chiesa cattolica sia stata lenta a riconoscere lo scandalo degli abusi sessuali nel proprio seno e non abbia saputo affrontarlo nel modo adeguato è stato ormai apertamente ammesso, sia dai vescovi statunitensi nel 2002 sia dal Papa Benedetto XVI nella sua recente lettera alla chiesa cattolica d’Irlanda. Negli ultimi anni, tuttavia, nessun’altra istituzione ha mantenuto un atteggiamento di simile trasparenza sui propri errori, e nessuno ha profuso maggiori sforzi per rimediarvi. E’ senza dubbio occorso troppo tempo per arrivare a questo risultato; ma ci siamo comunque arrivati. Questi fatti non si sono però imposti all’attenzione pubblica. Non si accordano infatti con il tono convenzionale della storia. Per di più, ostacolano il progresso del più ampio programma che alcuni stanno chiaramente cercando di realizzare sfruttando questa controversia. Perché la crisi degli abusi sessuali e degli insabbiamenti ecclesiastici è stata colta al balzo dai nemici della chiesa, che cercano di distruggerla, moralmente e finanziariamente, e di infangare il nome dei suoi capi. Nel 2002, a Boston, l’obiettivo nascosto era proprio questo (e in questo si è potuto contare sull’aiuto di alcuni cattolici che intendono trasformare il cattolicesimo in una sorta di Congregazionalismo delle alte sfere ecclesiastiche, preferibilmente con loro stessi a capo di tutto).
E la stessa cosa vale per le recenti settimane, in cui i media internazionali hanno lanciato un attacco congiunto contro Papa Benedetto XVI, all’indomani della rivelazione di gravissimi casi di abusi sessuali in tutt’Europa. In Germania, lo Spiegel ha chiesto le dimissioni del Papa; analoghi appelli al sacrificio del sangue papale sono stati fatti in Irlanda, un paese un tempo cattolico e ora patria della stampa laicista più aggressiva d’Europa. Ma è stato il New York Times, sulla prima pagina del numero del 25 marzo, a dimostrare una volta per tutte fino a che punto sono disposti ad arrivare coloro che si sono dedicati anima e corpo a umiliare la chiesa. Rembert Weakland è l’arcivescovo emerito di Milwaukee, ben noto al pubblico per avere pagato centinaia di migliaia di dollari per soddisfare le richieste del suo ex amante omosessuale. Jeff Anderson è un avvocato del Minnesota che si è costruito una fortuna con casi di “patteggiamento” per abusi sessuali e che è attualmente impegnato in prima linea nella controversia per aprire le risorse del Vaticano agli avvocati statunitensi. Ma per quanto implausibili, e sul piano giornalistico chiaramente inaffidabili, sono proprio queste le fonti che il New York Times ha citato per un articolo nel quale si afferma che il cardinale Joseph Ratzinger, quando era alla direzione della congregazione per la Dottrina della fede, avrebbe proibito che venissero comminate sanzioni contro il padre Lawrence Murphy, un diabolico sacerdote di Milwaukee, il quale, dieci anni prima, aveva abusato di circa duecento bambini sordi affidati alla sua cura. Ma si tratta di una pura menzogna, come dimostra la documentazione legale sul caso messa a disposizione dallo stesso quotidiano newyorkese sul proprio sito Web. I fatti, ahimè, sembrano non avere alcun interesse per coloro il cui unico scopo è spiattellare la storia della criminalità cattolica globale, con il proprio epicentro nel Vaticano. Lo scadimento del New York Times in un giornalismo fatto di documentazioni e insinuazioni da tabloid è stato ancora più offensivo a causa dei recenti sviluppi della vicenda, che hanno dimostrato chiaramente la volontà di Papa Benedetto XVI di sradicare ciò che egli stesso ha definito il “marcio” presente all’interno della chiesa. C’è stata, per esempio, la lettera del 20 marzo, inviata dal Papa alla chiesa cattolica d’Irlanda, che non ha mostrato alcuna debolezza né nella condanna dei sacerdoti colpevoli di abusi sessuali (“… avete tradito la fiducia riposta in voi da giovani innocenti e dai loro genitori; e dovrete risponderne al cospetto di Dio onnipotente e davanti a tribunali appropriati”), né tantomeno nella critica dei vescovi disonesti (“ci sono stati gravi errori di giudizio e imperdonabili colpe delle autorità ecclesiastiche … che hanno minato la vostra credibilità e l’efficacia della vostra opera”). Per di più, il Papa ha inviato una missione di controllo apostolica in tutte le diocesi, i seminari e le congregazioni irlandesi – chiaro segno di un imminente e radicale rivolgimento ai vertici della chiesa irlandese. Con la netta formulazione della sua lettera papa Benedetto XVI è riuscito a vincere la tradizionale preferenza del Vaticano per l’uso del condizionale in situazioni di questo genere. Il fatto che il Papa si sia rifiutato di piegarsi all’opposizione del clero romano e irlandese e dare un basso profilo alla questione avrebbe dovuto render chiaro a tutti che Benedetto XVI è determinato ad affrontare il problema degli abusi sessuali e del malgoverno episcopale nei termini più severi. Ma questi inequivocabili segnali sono passati inosservati agli occhi di coloro che sono ossessionati dal fatto che il Papa avesse finalmente chiesto “scusa” per qualcosa (come se Giovanni Paolo II non avesse passato almeno quindici anni a “ripulire la coscienza storica della chiesa”, come ha detto lui stesso).
C’è stata poi la lettera del 25 marzo, firmata dai vertici dei Legionari di Cristo e indirizzata ai sacerdoti, ai seminaristi e ai membri del Regnum Christi, il movimento affiliato a questo ordine. Nella lettera si rinnega il fondatore della Legione, padre Marcial Maciel, come modello cui ispirarsi a causa delle recenti rivelazioni sul fatto che Maciel aveva ingannato papi, vescovi, laici e i suoi stessi confrattelli vivendo una nefasta doppia vita, nel corso della quale ha messo al mondo diversi figli, ha abusato sessualmente dei seminaristi, ha violato il sacramento della penitenza e si è appropriato illegalmente di vari fondi. E’ stato il cardinale Joseph Ratzinger, al tempo prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, a volere tutta la verità su Maciel; ed è stato il papa Benedetto XVI a mettere Maciel a una sorta di arresti domiciliari ecclesiastici per i suoi ultimi anni di vita e a ordinare una missione di controllo alla Legione di Cristo attualmente in corso di conclusione: queste non sono certo le azioni di un uomo al centro di una cospirazione che cerca di insabbiare ogni cosa.
Sebbene sia stato ben più rapido e deciso del solito nella sua risposta alle irresponsabili illazioni dei media e agli attacchi subiti, il Vaticano potrebbe fare ancora di più. Una documentata cronologia del modo in cui l’arcidiocesi di Monaco e Frisinga ha affrontato il caso di un prete colpevole di abusi che era stato portato a Monaco per essere sottoposto a terapia nel periodo in cui Ratzinger ne era arcivescovo sarebbe estremamente utile per ribadire l’affermazione, fatta tanto dal Vaticano quanto dall’arcidiocesi tedesca, che Ratzinger non ha consapevolmente riassegnato un ben noto molestatore al lavoro pastorale – un’altra accusa sul quale il New York Times e altri si sono gettati a capofitto. Altrettanto utili sarebbero spiegazioni più frequenti e dettagliate di come le procedure messe in opera ormai parecchi anni fa dalla congregazione per la Dottrina della fede abbiano accelerato, e non ostacolato, la punizione dei religiosi colpevoli di abusi. Lo stesso varrebbe, naturalmente, per la semplice onestà dei media internazionali. Non sembra però che la si possa avere dai giornalisti e redattori del New York Times, che hanno abbandonato ogni pretesa di rispetto verso i più elementari standard giornalistici. Ma ciò non dovrebbe impedire ad altri organi di informazione di comprendere che il Times ha pubblicato sulla chiesa notizie estremamente distorte e di smascherarle come tali. - Weigel George - culturacattolica -

 
 
 

UN AMICO EBREO SCRIVE AL PREDICATORE DEL PAPA: GLI ATTACCHI A BENEDETTO XVI RICORDANO L'ANTISEMITISMO

Post n°3366 pubblicato il 03 Aprile 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa, ha approfittato della sua omelia nella celebrazione della Passione del Signore, presieduta da Benedetto XVI nella Basilica Vaticana, in occasione del Venerdì Santo, per trasmettergli parole di solidarietà ricevute da amici ebrei di fronte agli attacchi mediatici di questi giorni. Padre Cantalamessa ha dedicato buona parte della sua predica a riflettere sulla logica della violenza e su come Cristo la superi con il suo sacrificio. In Cristo, “non è più l’uomo che offre sacrifici a Dio, ma Dio che si 'sacrifica' per l’uomo”, ha spiegato. Il sacrificio “non serve più a 'placare' la divinità, ma piuttosto a placare l’uomo e farlo desistere dalla sua ostilità nei confronti di Dio e del prossimo”. “Appena si abbandona (come ha fatto Nietzsche) la visione cristiana per riportare in vita quella pagana, si smarrisce questa conquista e si torna ad esaltare 'il forte, il potente, fino al suo punto più eccelso, il superuomo', e si definisce quella cristiana 'una morale da schiavi', frutto del risentimento impotente dei deboli contro i forti”. Il predicatore ha segnalato che, “per una rara coincidenza, quest’anno la nostra Pasqua cade nelle stessa settimana della Pasqua ebraica che ne è l’antenata e la matrice dentro cui si è formata”. “Questo ci spinge a rivolgere un pensiero ai fratelli ebrei. Essi sanno per esperienza cosa significa essere vittime della violenza collettiva e anche per questo sono pronti a riconoscerne i sintomi ricorrenti”. In questo senso, si è riferito a una lettera di un amico ebreo, in cui questi solidarizza con il Papa e con i cattolici a proposito degli attacchi ricevuti dai mezzi di comunicazione di tutto il mondo per la presunta negligenza del Papa di fronte ai casi di pederastia nel clero. Padre Cantalamessa ha voluto leggere davanti al Pontefice un brano di questa lettera, in cui l'amico ebrei ha dichiarato di seguire “con disgusto l'attacco violento e concentrico contro la Chiesa, il Papa e tutti i fedeli da parte del mondo intero”. “L'uso dello stereotipo, il passaggio dalla responsabilità e colpa personale a quella collettiva mi ricordano gli aspetti più vergognosi dell'antisemitismo”, si legge nel testo. La lettera termina esprimendo “al Papa e a tutta la Chiesa la mia solidarietà di ebreo del dialogo e di tutti coloro che nel mondo ebraico (e sono molti) condividono questi sentimenti di fratellanza”. - Zenit -

HO VOLUTO RIPORTARE LE PAROLE DI UN EBREO, RIPORTATE DA PADRE CANTALAMESSA IN RISPOSTA ALLE REAZIONI DEI SOLITI GRUPPI EBRAICI, PRONTI A STRACCIARSI LE VESTI, SE SI FANNO RIFERIMENTI AL LORO DRAMMA E ASSOLUTAMENTE "MUTI" RIGUARDO AI SOPRUSI DI ISRAELE VERSO IL POPOLO PALESTINESE.

 
 
 

PER I VERDI E I NATURALISTI LA PATATA OGM E' UN'ABBERRAZIONE CONTRO NATURA: NIENTE DA DIRE INVECE PER THOMAS PADRE/MADRE

Post n°3365 pubblicato il 03 Aprile 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Nel 2007 destò davvero scalpore la foto surreale di quell’americano con il “pancione”, in dolce attesa di un bebè. L’immagine del “Pregnant Man” (l’uomo incinto) fece il giro del mondo. La notizia è che oggi, quell’uomo è di nuovo in stato interessante per la terza volta. Davvero un record: tre figli in tre anni. Come si spiega questo “scherzo” della natura, è presto detto. Tracey Lagondino nasce femmina ma con un’innata propensione a sentirsi maschio. Anche per questo si lega sentimentalmente a Nancy, instaurando con lei un rapporto omosessuale. E’ talmente forte l’amore che Tracey prova per Nancy, che decide di sposarla. Piccolo particolare, però, è che il matrimonio tra persone dello stesso sesso nell’Oregon, dove vive la coppia, non è riconosciuto. Anche per questo, allora, Tracey si decide al grande passo. Ricorrendo alla chirurgia, si trasforma in uomo e diventa, per l’anagrafe, Thomas Beatie. Può così coronare due sogni: raggiungere la tanto agognata mascolinità e sposare la sua compagna. Che Tracey/Thomas avesse le idee un po’ confuse, però, lo dimostra il fatto che pur decidendo di diventare uomo a tutti gli effetti, attraverso l’operazione chirurgica, sceglie comunque di mantenere gli organi riproduttivi femminili. Spiega questa sua originale scelta in un’intervista rilasciata, nel 2008, alla celebre conduttrice televisiva statunitense Oprah Winfrey: «Ho deciso di mantenere il mio apparato riproduttivo perché volevo avere un figlio un giorno. Vedo la gravidanza semplicemente come un processo biologico e non come qualcosa che definisce la mia sessualità». In realtà Thomas sapeva bene che la moglie Nancy non avrebbe mai potuto avere figli a causa di un’operazione di isteroctomia totale subita in passato. Per coronare il proprio desiderio di paternità/maternità, Thomas ha dovuto sospendere la terapia ormonale cui si era sottoposto prima di metter su famiglia, in modo da consentire il ritorno del ciclo mestruale e poter, quindi, concepire. Ricorrendo, ovviamente, alla fecondazione assistita eterologa, grazie al seme donato da uno sconosciuto. A causa della ricostruzione chirurgica del seno, Thomas Beatie non può allattare i suoi bambini. Per questa incombenza ci deve pensare una balia, mentre di tutto il resto si occupa amorevolmente la moglie Nancy, madre putativa dei bebè. Non oso immaginare lo stato di confusione mentale di quei poveri figli, partoriti dal padre grazie al seme di uno sconosciuto, allattati da un’estranea e accuditi da una mamma di cui ignorano l’esatta funzione. Se questo è il futuro che ci prospettano le nuove frontiere della bioetica, lo scenario che ci attende appare assai peggiore delle peggiori profezie distopiche vaticinate dagli scrittori di fantascienza. Supererebbe la pur fervida ed immaginifica fantasia di Aldous Huxley, Karel Kapek, Isaac Asimov, o Pierre Boulle. C’è di che essere preoccupati. La notizia della gravidanza di Thomas Beatie mi ha fatto venire in mente le recentissime polemiche scaturite dalla decisione della Commissione europea di autorizzare la coltivazione della patata OGM Amflora, prodotta dalla multinazionale Bayer, decisione con cui si è posto fine all’embargo sulle nuove colture di organismi geneticamente modificati, che resisteva nell’Ue dall’ottobre del 1998. Un carosello vivace di proteste si è levato contro il provvedimento comunitario anche da parte di ambientalisti, verdi, greenpeacer, ecologisti, naturalisti, forti di un sondaggio che mostra come il 74% degli europei sia contrario agli OGM. Sono volate parole grosse. Si è parlato di «aberrazione contro natura», di «arrogante atto di violenza per forzare la natura ai progetti dell’uomo», di «stupro dell’ordine naturale del creato». Chissà cosa pensano questi strenui difensori dell’ordine naturale del creato – sempre pronti ad indignarsi quando si tratta di piante o animali – di quello che Thomas Beatie ha fatto della natura umana. - Amato Gianfranco - culturacattolica -

 
 
 

SANTA MARIA DELLA CROCE - CREMA

Post n°3364 pubblicato il 03 Aprile 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

LEVATI E NON TEMERE

In Crema una brava ragazza, di nome Caterina Uberti, rimasta ben presto orfana di entrambi i genitori, è sotto tutela del fratello Cristoforo. Unica sua gioia è la devozione alla Madonna alla quale dedica tutto l’affetto che avrebbe voluto rivolgere alla sua mamma terrena. Si sente così non più sola ed abbandonata; ogni giorno mentre recita il Rosario, sente la dolcezza di una amorosa presenza. Il fratello Cristoforo combina per lei il matrimonio con un giovane bergamasco, certo Bartolomeo Petrobelli, di onorata famiglia, ma di carattere impetuoso, espulso dalla città per omicidio. La sera del 3 aprile 1490 Bartolomeo arriva all’improvviso da Bergamo, ed esige che Caterina raccolga le sue cose più preziose e lo segua subito presso la sua famiglia. Partire a quell’ora ed in quel modo è una pazzia, ma lui è in preda a tale impazienza che Caterina intimidita non osa rifiutare. Per volontà di lui, Caterina esce di casa, e lo attende fuori città, dove Bartolomeo giunge a cavallo. Intanto si fa notte e le porte della città si chiudono. Giunti nel crepuscolo al bosco del Novelletto, a circa un miglio da Crema, Bartolomeo scende da cavallo, lo lega ad un albero, ne fa scendere la sposa, le strappa gli anelli d’oro e, tratta dal fodero la spada che porta sempre con sé, l’aggredisce mirando al capo. Caduta in ginocchio, Caterina alza le braccia per difendersi, ma una mano le viene troncata, un gomito spezzato, l’altro braccio fratturato, tre colpi violenti raggiungono la testa ormai indifesa. Improvvisamente la spada si spezza, l’energumeno la getta lontano e, lasciando l’infelice in un lago di sangue, slega il cavallo e fugge via nella notte. Nel profondo silenzio del bosco, sfinita da ben quattordici gravi ferite e spaventata a morte, Caterina si rivolge alla Madonna: “O Madonna benedetta, aiutami tu!”. Sentendo che la vita le sfugge, con un filo di voce, sempre più fioca, continua a ripetere l’invocazione alla Madonna. Ad un certo momento un brivido la scuote e quasi presentendo una presenza misteriosa, apre a stento gli occhi. Un soffuso chiarore nelle tenebre le rivela la figura di una donna dal portamento dignitoso. Il viso dolce, gli occhi pieni di bontà, con voce ferma le ordina: “Levati, figlia mia e non dubitare!”. Con tutta l’anima fissa gli occhi in quella figura di donna ed istintivamente chiede: “Chi siete?”. La sconosciuta le risponde: “Io sono colei che hai chiamata. Levati e seguimi senza paura”. Caterina si trova, non sa come, in piedi e capace di camminare. Come in un sogno obbedisce al comando e segue la Sconosciuta. Escono dal bosco, seguono il sentiero per circa un quarto di miglio e giungono alla prima abitazione, la cascina dei Samanni. La Sconosciuta batte alla porta, chiama con voce chiara, sorride a Caterina, e mentre la casa si ridesta, svanisce. Aperta la porta, gli abitanti della casa si trovano davanti una figura raccapricciante: rivoli di sangue scendono dal capo a mascherare il viso e ad inzuppare i vestiti, una mano pende inerte dal braccio spezzato, l’altra non esiste più. “Non temete – dice la sventurata – sono Caterina, figlia di Bartolomeo degli Uberti”. Accorrono gli altri componenti della famiglia per aiutarla, la introducono nella stalla dove, adagiata sulla paglia, Caterina perde i sensi. Caterina si rende però conto che la vita le sfugge e sta per morire, ed allora sommessamente invoca: “Madonna benedetta! Madre santa! Soccorretemi ancora, non lasciatemi morire così senza i Sacramenti della Chiesa. Fate che io viva fino al giorno, affinché possa venire un sacerdote. Madonna santa, aiutatemi!”. Ed ecco che il sangue cessa il suo flusso, le ferite si asciugano ed il volto riprende la serenità ed i colori della salute. Pieni di meraviglia e di riverenza, i Samanni si raccolgono attorno a lei, e Caterina con volto sereno e voce chiara soddisfa la loro naturale curiosità raccontando la sua vicenda, e poi si assopisce tranquilla. Alle prime luci dell’alba Caterina viene portata in città dove, prima delle cure del medico, ella insiste per avere il sacerdote che la confessa e le amministra i santi Sacramenti. Al giudice racconta tutto l’accaduto e perdona di cuore al suo assassino. Le ferite intanto tornano a sanguinare... ne esce sangue a fiotti. È pallida come cera, ma sul suo volto vi è una grande luce. Chiude gli occhi e muore. La Madonna ha esaudito la sua preghiera. La gente discute; si parla di miracolo, ma molti sono gli indifferenti e coloro che negano ogni fatto straordinario. Intanto nel bosco del Novelletto viene posta una rozza croce di legno per segnare il luogo dell’omicidio. Un mese dopo, un ragazzo di undici anni afflitto da una fistula al piede sinistro, sentendo parlare dei fatti del Novelletto, insiste presso la madre per essere condotto là e chiedere la grazia della guarigione alla Madonna. Per accontentarlo la madre lo accompagna proprio il giorno 3 maggio, festa dell’Esaltazione della Santa Croce. Giunto sul posto, il ragazzo si inginocchia ai piedi della croce di legno che segna il luogo del delitto, e prega con grande fiducia: “Se la Madonna ha ascoltato la supplica di Caterina, ascolterà anche la mia e mi guarirà”. Il tempo passa in una ansiosa attesa, specialmente per la madre, ma all’improvviso con un grido di gioia, il ragazzo le corre tra le braccia: “Mamma sono guarito” e le grucce rimangono ai piedi della croce. Per questo la Madonna sarà venerata con il dolce nome di Santa Maria della Croce. Molti altri fatti straordinari seguiranno questo primo miracolo e richiameranno devoti da ogni parte. -[Innamorati di Maria]

Santa Maria della Croce, ascolta la nostra preghiera.
Tu, che fosti vicina a Caterina degli Uberti nell’ora della prova e della morte;
Tu, che fosti vicina a Gesù sul Calvario e ci fosti donata come Madre;
Tu, che sei tanto vicina al Signore nella gloria del Cielo: veglia sulla nostra vita e su quanti ci sono cari.
Cammina con noi per aiutarci e consolarci.
O Regina e Madre di tutti, o clemente, o pia, o dolce Vergine Maria. - [Innamorati di Maria]

 
 
 

SABATO SANTO: GIORNO DI SILENZIO E DI CONVERSIONE

Post n°3363 pubblicato il 03 Aprile 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

"Ognuno di noi può unirsi al silenzio della Chiesa. Nel considerare che siamo responsabili di questa morte, ci sforzeremo affinché tacciano le nostre passioni, le nostre ribellioni, tutto ciò che ci allontana da Dio..."

Oggi nella Chiesa è un giorno di silenzio: Cristo giace nel sepolcro e la Chiesa medita, ammirata, ciò che Nostro Signore ha fatto per noi. Taci, per imparare dal Maestro, contemplando il suo corpo disfatto. Ognuno di noi può unirsi al silenzio della Chiesa. Nel considerare che siamo responsabili di questa morte, ci sforzeremo affinché tacciano le nostre passioni, le nostre ribellioni, tutto ciò che ci allontana da Dio. Ma senza stare passivi: è una grazia che Dio ci concede quando gliela chiediamo davanti al Corpo morto di suo Figlio, quando ci impegniamo a togliere tutto ciò che ci allontana da Lui. Il Sabato Santo non è una giornata triste. Il Signore ha sconfitto il demonio e il peccato e tra poche ore vincerà anche la morte con la sua gloriosa Risurrezione. Ci ha riconciliato con il Padre celeste: ora siamo figli di Dio! È necessario fare propositi di gratitudine, avere la certezza che supereremo tutti gli ostacoli, di qualsiasi tipo siano, se ci manterremo ben uniti a Gesù con l’orazione e con i sacramenti. Il mondo ha fame di Dio, anche se certe volte non lo sa. Le persone desiderano ascoltare questa realtà gioiosa – l’incontro con il Signore -, e questo è il compito di noi cristiani. Dobbiamo avere il coraggio di due uomini – Nicodemo e Giuseppe d’Arimatea -, che durante la vita di Gesù mostrarono rispetti umani, ma al momento decisivo osarono chiedere a Pilato il corpo morto di Gesù per dargli sepoltura. Oppure quello delle sante donne che, quando Cristo è ormai un cadavere, comprano aromi e vanno a imbalsamarlo, senza paura dei soldati che custodivano il sepolcro. Nell’ora della sbandata generale, quando tutti si sono sentiti in diritto di insultare, deridere e beffarsi di Gesù, essi vanno a dire: dateci quel Corpo, che ci appartiene. Con quale cura lo avranno fatto discendere dalla Croce e avranno osservato le sue Piaghe! Chiediamo perdono e diciamo, con parole di san Josemaría Escrivá: Andrò con loro ai piedi della Croce, mi stringerò al Corpo freddo, cadavere di Cristo, con il fuoco del mio amore..., lo schioderò con le mie riparazioni e le mie mortificazioni..., lo avvolgerò nel lenzuolo nuovo della mia vita limpida e lo seppellirò nel mio petto di roccia viva, da dove nessuno me lo potrà togliere, e lì, Signore, riposa! Si capisce bene perché hanno posato il corpo morto del Figlio nelle braccia della Madre, prima di dargli sepoltura. Maria era l’unica creatura capace di dirgli che capisce perfettamente il suo Amore per gli uomini, perché non è stata Lei la causa di quei dolori. La Vergine Purissima parla per noi; ma parla per farci reagire, perché proviamo il suo dolore, divenuto una sola cosa con il dolore di Cristo. Ricaviamone propositi di conversione e di apostolato, di una maggiore identificazione con Cristo, completamente a servizio delle anime. Chiediamo al Signore di trasmetterci l’efficacia salvifica della sua Passione e della sua Morte. Consideriamo il panorama che si presenta ai nostri occhi. La gente che ci sta intorno si aspetta che noi cristiani facciamo scoprire loro le meraviglie dell’incontro con Dio. È necessario che questa Settimana Santa – e poi tutti i giorni – sia per noi un salto di qualità, un modo di dire al Signore di entrare completamente nella nostra vita. Dobbiamo comunicare a molte persone la Vita nuova che Cristo ci ha ottenuto con la Redenzione. Incidiamo bene nella nostra memoria le scene della Passione e Morte di nostro Signore. Conserviamole nel cuore. E nell’ora della prova, della sofferenza, della difficoltà, pensiamo che Gesù ha trionfato definitivamente: aspetta solo che lo seguiamo, che lo amiamo, che ci identifichiamo con Lui, passando, come Lui, attraverso il sacrificio. Ricorriamo a Santa Maria: Vergine della Solitudine, Madre di Dio e Madre nostra, aiutaci a comprendere – scrive san Josemaría Escrivá – che dobbiamo fare diventare vita nostra la vita e la morte di Cristo. Morire con la mortificazione e la penitenza, affinché Cristo viva in noi grazie all’Amore. Seguire poi i passi di Cristo, col desiderio di corredimere tutte le anime. Dare la vita per gli altri. Solo così si vive la vita di Gesù Cristo e diventiamo una sola cosa con Lui. -mons. Javier Echevarría - [Innamorati di Maria]

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 26
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Marzo 2010 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30 31        
 
 
 

ARTICOLI DI FEDE MOLTO BELLI

 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963