ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 10/04/2010

BENEDETTO XVI ALL'ANTEPRIMA DEL FILM SU PIO XII: GRANDE MAESTRO DI CARITA', SALVO' ROMA E MOLTI PERSEGUITATI

Post n°3401 pubblicato il 10 Aprile 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Benedetto XVI ha assistito ieri a Castel Gandolfo alla proiezione in anteprima della miniserie televisiva intitolata “Sotto il cielo di Roma”, che racconta il ruolo che svolse Pio XII nella salvezza di Roma e di molti perseguitati ebrei tra il 1943 e il 1944. Dell’opera, prodotta dalla Lux Vide e che verrà trasmessa su Raiuno, il Papa ha apprezzato particolarmente l’aspetto della carità di Pio XII, definito anche un “grande maestro” di fede e di speranza. Sotto il cielo di Roma del 1943, gli stivali dei soldati tedeschi marciano verso il Ghetto. E’ l’alba del 16 ottobre e per l’antico quartiere capitolino sta per consumarsi una delle pagine più nere. Oltre 1000 ebrei, 200 dei quali bambini, vengono rastrellati, rinchiusi su 18 carri bestiame e portati a nord, destinazione Auschwitz. E’ questa una delle storie di fondo che si intrecciano alla più grande storia narrata dall’ultima produzione della Lux Vide. Protagonista è la figura di Papa Pacelli, che in particolare negli anni di guerra che vanno dall’armistizio italiano dell’8 settembre ’43 alla liberazione di Roma del 4 giugno del ’44, emerge nella sua statura di Pastore che prende spiritualmente e materialmente a cuore la sorte del suo gregge e non solo. Commentando il film, visto in anteprima, Benedetto XVI ha messo in risalto queste doti mostrate dal Papa della “sua giovinezza”:
“Con il suo ricco insegnamento ha saputo parlare agli uomini del suo tempo indicando la strada della Verità e con la sua grande saggezza ha saputo orientare la Chiesa verso l’orizzonte del Terzo Millennio. Mi preme, però, sottolineare particolarmente come Pio XII sia stato il Papa, che, come padre di tutti, ha presieduto alla carità a Roma e nel mondo, soprattutto nel difficile tempo del Secondo Conflitto Mondiale”.
Nella fiction, spiccano le vicende di Davide e Miriam, due ragazzi ebrei scampati alla razzia del Ghetto. Nel suo discorso, il Papa ha sottolineato il “ruolo fondamentale” giocato in quel periodo storico dal “Venerabile Pio XII nella salvezza di Roma e di tanti perseguitati”. E soffermandosi sul valore della miniserie tv, ha osservato che, “pur nel genere divulgativo, si tratta di un lavoro che, anche alla luce degli studi più recenti” riesce a ricostruire “quelle drammatiche vicende e la figura del Pastor Angelicus”:
“Queste opere – pensate per il grande pubblico, con i mezzi più moderni, e al tempo stesso mirate ad illustrare personaggi o vicende del secolo scorso – rivestono particolare valore soprattutto per le nuove generazioni. Per chi, a scuola, ha studiato certi avvenimenti, e forse ne ha anche sentito parlare, film come questo possono essere utili e stimolanti e possono aiutare a conoscere un periodo che non è affatto lontano, ma che le vicende incalzanti della storia recente ed una cultura frammentata possono far obliare”. Papa Pacelli, uomo della carità. La fiction scolpisce con attenzione questo aspetto che caratterizzò Pio XII, come dimostra uno dei suoi tanti discorsi, citato da Benedetto XVI, nel quale – era il luglio del ’44 – ringraziando per la loro collaborazione i membri del Circolo di San Pietro, disse: “(Voi) Ci aiutate a soddisfare più largamente il Nostro desiderio di asciugare tante lagrime, di lenire tanti dolori”. “Il primato della carità, dell’amore, che è il comandamento del Signore Gesù: questo – ha concluso il Pontefice – è il principio e la chiave di lettura di tutta l’opera della Chiesa, in primis del suo Pastore universale”:
“La carità è la ragione di ogni azione, di ogni intervento. E’ la ragione globale che muove il pensiero e i gesti concreti, e sono lieto che anche da questo film emerga tale principio unificante. Mi permetto di suggerire questa chiave di lettura, alla luce dell’autentica testimonianza di quel grande maestro di fede, di speranza e di carità che è stato il Papa Pio XII”.
Intensa l’interpretazione che dà di Pio XII il 70.enne attore americano, James Cromwell, che ricorda da vicino anche fisicamente la fisionomia di Papa Pacelli. Commuove, fra le tante, la scena in cui Pio XII leva la sua preghiera a braccia aperte tra la folla del quartiere di San Lorenzo appena bombardato. O quando, davanti a un ufficiale nazista che si chiede cosa renda Roma una “città eterna”, gli ricorda la superiore presenza di Dio, lo stesso per tutti. - radiovaticana -

 
 
 

LA DOMENICA DELLA DIVINA MISERICORDIA

Post n°3400 pubblicato il 10 Aprile 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

La prima domenica dopo Pasqua, una volta chiamata domenica in albis, si chiama oggi “domenica della Divina Misericordia” per volere di Giovanni Paolo II. Alla base di questa scelta vi è la vicenda straordinaria di una suora polacca, sr. Faustina Kowalska, morta a trentatre anni nel 1938, protagonista di un’esperienza mistica raccolta nelle pagine di un diario. Il vangelo della prima domenica dopo Pasqua descrive l’incontro l’incontro tra Gesù e Tommaso, otto giorni dopo la risurrezione. Tommaso non era stato presente la sera del giorno di Pasqua, quando Gesù era apparso per la prima volta ai discepoli riuniti insieme nel cenacolo; per questo non aveva creduto che il Signore fosse risorto. Ora è di nuovo sera. E’ la sera della prima settimana della resurrezione, il lungo giorno di Pasqua che si prolunga anche per noi nella liturgia della Chiesa, attraverso le letture che ripropongono in questi giorni i primi incontri di Gesù risorto coi suoi discepoli. E’ sera e Tommaso non crede. La luce di Pasqua non è bastata a fugare le tenebre del dubbio e delle sue paure. Gesù gli appare e gli chiede di mettere la sua mano nella ferita del costato, lì dove il colpo di lancia ha bucato il suo Cuore. “Non essere incredulo, ma credente”- aggiunge. E’ proprio in quel tocco che Tommaso si convince della verità; acquista la fede, si abbandona a Gesù. “Mio Signore e mio Dio!”- esclama. Accoglie l’invito di Gesù a credere. Credere, “cor- dare” dal latino: dare il cuore. Tommaso dà il suo cuore a Dio quando incontra il Cuore di Gesù: un cuore che si è lasciato trafiggere per amore e che chiede di essere toccato da chi ancora non si fida completamente di lui. La prima domenica dopo Pasqua, una volta chiamata domenica in albis, si chiama oggi “domenica della Divina Misericordia” per volere di Giovanni Paolo II. Alla base di questa scelta vi è la vicenda straordinaria di una suora polacca, sr. Faustina Kowalska, morta a trentatre anni nel 1938, protagonista di un’esperienza mistica raccolta nelle pagine di un diario. A suor Faustina, oggi santa, è apparso Gesù in sembianze che ricordano le descrizioni contenute nella liturgia di domenica prossima: con indosso un abito lungo fino ai piedi e una cintura dorata- simile al Figlio d’Uomo nel passo dell’Apocalisse citato nella seconda lettura; all’altezza del petto, poi, ben visibile sull’abito, la ferita del Cuore come dovette apparire a san Tommaso. Secondo la visione di suor Faustina dalla ferita uscivano due raggi, uno di colore pallido e l’altro rosso. Questi raggi significano l’Acqua e il Sangue sgorgati dal suo costato al colpo di lancia ricevuto sulla Croce, e simboleggiano la virtù purificatrice del Battesimo e della Confessione e la virtù rigeneratrice dell’Eucaristia. Il 22 febbraio 1931 fu proprio Gesù a chiedere alla santa di far dipingere e diffondere un’immagine che lo ritraesse in queste sembianze. Egli stesso spiegò così il significato di questa devozione: «Figlia mia, dì che io sono l’Amore e la Misericordia in persona. La piaga del mio Cuore è la sorgente della Misericordia illimitata. […]Figlia mia, dì all’umanità sofferente che si stringa alla Misericordia del mio Cuore, e io la colmerò di pace. […] Le anime periscono, nonostante la Mia dolorosa Passione.” Le parole di Gesù a suor Faustina sembrano riproporre il gesto evangelico nei confronti di san Tommaso: l’invito a guardare il suo Cuore, a entrarvi, quando anche la sua Passione non ci avesse convinto del Suo Amore, come accadde al discepolo all’indomani della Risurrezione; come accade ancora per molte anime, secondo le rivelazioni di Gesù alla santa polacca. La fiducia in Gesù è la condizione senza la quale il suo sacrificio va perduto. Il dono della sua morte e risurrezione può arrivare a noi soltanto se lo accogliamo ; se abbiamo fiducia nel suo Amore anche quando può essere difficile credere. Per questo ai piedi dell’immagine diffusa da santa Faustina campeggia questa scritta: “Gesù confido in te!”- “Jesu uam tobje” in polacco. Senza fiducia nell’Amore misericordioso di Dio la luce della Pasqua può andare perduta allo scendere delle tenebre, nella sera del dubbio e delle prove. Gesù è nostro Maestro anche in questo: egli per primo si è fidato ciecamente dell’Amore del Padre e proprio grazie a questa fiducia ha potuto portare avanti la sua opera di salvezza. La fiducia che Gesù ci chiede di avere in Lui è la stessa che Egli ha riposto in Dio nel momento del deserto e dell’attacco del male, aprendoci una strada e mostrandoci come fare anche quando ci sentiamo soli e perduti. All’inizio di questa Quaresima ho sentito dedicare dal Papa alcune bellissime parole sulla fiducia di Gesù nell’Amore del Padre che vorrei riportare: "Questa assoluta certezza ha sostenuto Gesù durante i quaranta giorni trascorsi nel deserto della Giudea, dopo il battesimo ricevuto da Giovanni nel Giordano. Quel lungo tempo di silenzio e di digiuno fu per Lui un abbandonarsi completamente al Padre e al suo disegno d’amore; fu esso stesso un “battesimo”, cioè un’“immersione” nella sua volontà, e in questo senso un anticipo della Passione e della Croce. Inoltrarsi nel deserto e rimanervi a lungo, da solo, significava esporsi volontariamente agli assalti del nemico, il tentatore che ha fatto cadere Adamo e per la cui invidia la morte è entrata nel mondo (cfr Sap 2,24); significava ingaggiare con lui la battaglia in campo aperto, sfidarlo senza altre armi che la fiducia sconfinata nell’amore onnipotente del Padre. Mi basta il tuo amore, mi cibo della tua volontà (cfr Gv 4,34): questa convinzione abitava la mente e il cuore di Gesù durante quella sua “quaresima”. […] Tutto questo il Signore Gesù lo ha fatto per noi. Lo ha fatto per salvarci, e al tempo stesso per mostrarci la via per seguirlo. La salvezza, infatti, è dono, è grazia di Dio, ma per avere effetto nella mia esistenza richiede il mio assenso, un’accoglienza dimostrata nei fatti, cioè nella volontà di vivere come Gesù, di camminare dietro a Lui." Risorgere con Gesù, camminare in una vita nuova con Lui è sempre, prima di tutto, confidare in Lui. All’indomani della Pasqua, di ogni Pasqua e di ogni esperienza anche piccola di risurrezione in Gesù, è la fiducia che ci sostiene e – come bambini appena nati- ci permette di crescere e andare avanti nel cammino; anche quando scende la sera sul giorno della risurrezione e le tenebre ci avvolgono, come accadde a san Tommaso. Il Suo Cuore aperto per noi ci aspetta allora per offrirci rifugio e scaldarci con la sua Misericordia. - don Gianni Ghiglione - donboscoland -

N. B. Ecco il Decreto della Penitenzieria Apostolica (29 giugno 2002) riguardo alle Indulgenze ad atti di culto in onore della Divina Misericordia:"...Il Sommo Pontefice pertanto, animato da ardente desiderio di favorire al massimo nel popolo cristiano questi sensi di pietà verso la Divina Misericordia, a motivo dei ricchissimi frutti spirituali che da ciò si possono sperare, nell'Udienza concessa il giorno 13 giugno 2002 ai sottoscritti Responsabili della Penitenzieria Apostolica, Si è degnato di largire Indulgenze nei termini che seguono: Si concede l'Indulgenza plenaria alle consuete condizioni (Confessione sacramentale, Comunione eucaristica e preghiera secondo l'intenzione del Sommo Pontefice) al fedele che nella Domenica seconda di Pasqua, ovvero della "Divina Misericordia", in qualunque chiesa o oratorio, con l'animo totalmente distaccato dall'affetto verso qualunque peccato, anche veniale, partecipi a pratiche di pietà svolte in onore della Divina Misericordia, o almeno reciti, alla presenza del SS.mo Sacramento dell'Eucaristia, pubblicamente esposto o custodito nel tabernacolo, il Padre Nostro e il Credo, con l'aggiunta di una pia invocazione al Signore Gesù Misericordioso (p.e. "Gesù Misericordioso, confido in Te"). Si concede l'Indulgenza parziale al fedele che, almeno con cuore contrito, elevi al Signore Gesù Misericordioso una delle pie invocazioni legittimamente approvate..."

 
 
 

CUCCHI E IL NARCOTRAFFICANTE: DUE PESI E DUE MISURE

Post n°3399 pubblicato il 10 Aprile 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Le cronache di queste ultime ore raccontano due vicende analo­ghe per ambienta­zione, il carcere e l’o­spedale, ma total­mente in contrasto tra loro per protagonisti, sviluppi ed e­piloghi. Un contrasto dal sapore ama­ro, che non si può fare finta d’ignora­re. Parliamo delle storie di Stefano Cucchi, tristemente nota, e di quella, venuta alla luce ieri, del boss della ’n­drangheta Roberto Pannunzi. Il primo era un ragazzo romano di 31 anni, il cui profilo esile si curvava sotto il peso di mille problemi. L’altro è «la più alta espressione del narcotraffico» mon­diale, definizione coniata dagli inve­stigatori che ogni giorno danno la cac­cia a questo genere di 'galantuomini'. Cucchi è stato fermato dai carabinieri in un parco romano perché sospettato di spacciare stupefacenti: aveva con sé 20 grammi di hashish, 2 grammi di co­caina, uno spinello, 2 pasticche di ec­stasy. Pannunzi, 64 anni, è stato arre­stato per la prima volta nel 1994 a Me­dellin (quando cercò di corrompere con un milione di dollari i poliziotti che lo stavano ammanettando), poi scarcerato per decorrenza dei termini di custodia cautelare, ed è finito di nuovo dentro nel 2004: nel suo perio­do di massima attività, faceva arrivare dalla Colombia in Europa due tonnel­late di cocaina al mese. Giudicato con rito direttissimo, Cucchi è stato trasfe­rito a Regina Coeli e, il giorno succes­sivo, ricoverato nel «presidio protetto» dell’ospedale 'Sandro Pertini' di Ro­ma con fratture, ematomi ed ecchi­mosi in tutto il corpo. Condannato per associazione per delinquere di tipo mafioso e traffico internazionale di droga, Pannunzi era in regime di «sor­veglianza speciale», ma da quasi un anno aveva ottenuto gli arresti ospe­dalieri per motivi di salute, in una ca­sa di cura privata nei dintorni della Capitale. Dopo cinque giorni al Perti­ni, Cucchi è morto nel «reparto pro­tetto» perché, sostengono i periti della procura, non ha ricevuto le cure di cui aveva urgente bisogno. Pochi giorni fa Pannunzi è scappato dalla clinica e a­desso è di nuovo latitante. Fin qui il contrasto di cui si diceva. Amaro, ap­punto. E provocatore. Sono tanti, in­fatti, gli interrogativi che ne scaturi­scono e poche le risposte plausibili. Qualcuno, autorevolmente, chiede di cambiare le leggi, inserendo automa­tismi che limitino la discrezionalità dei giudici di sorveglianza per scon­giurare evasioni come quella del boss. Ma, anche così, resterebbe scoperto l’altro e più doloroso versante: quello dell’assurda fine di Stefano. Perciò, per una volta, non sembra questione di norme scritte. Quelle ci sono già, inclusi i codici deontologici delle pro­fessioni coinvolte. È banale allora os­servare che, in entrambe le circostan­ze, sarebbe bastato coniugare il diritto alla salute di ciascuno con lo scrupolo e il buon senso? Forse, ma è una bana­lità da tenere nel giusto conto, se si tiene al rapporto di fiducia (già per molti aspetti incrinato) che dovrebbe legare il popolo allo Stato! Detto con cruda franchezza: non si può correre il rischio d’ingenerare nei comuni citta­dini, persone semplici come i genitori e la sorella di Stefano Cucchi, il terribi­le dubbio che sia soltanto una que­stione di quantità. Di soldi e di droga. Ovvero che chi (forse) ha venduto qualche grammo di hashish, perché a sua volta ne era dipendente, può esse­re lasciato agonizzare e morire in un letto d’ospedale pubblico, mentre chi fa commercio internazionale di eroina e cocaina, coprendosi di sporca ric­chezza e seminando morte e schia­vitù, può disporre degli agi di una cli­nica privata, facendola perfino franca. Non è sempre così. Ma, in questi due casi, così è andata. Per le presunte 'di­sattenzioni' di alcuni medici e proba­bilmente, per quanto riguarda la fuga di Pannunzi, a causa del giudizio erra­to di più di un magistrato. - Danilo Paolini -  Avvenire - miradouro -

 
 
 

DALLA "TRECCANI": RIFLESSIONI ENCICLOPEDICHE SULLA PRESUNTA CADUTA DI STILE DEL PREDICATORE DEL PAPA

Post n°3398 pubblicato il 10 Aprile 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Sinceramente perplessa dalle affermazioni di alcuni esponenti del mondo ebraico, che dell'omelia di Cantalamessa hanno saputo fare un caso "Ratisbona2" (ossia: parole dell'amico ebreo del frate= parole del predicatore=offesa=parallelo fra shoah e antisemitismo= richiesta di scuse), ho deciso di aprire uno dei volumoni non dell'enciclopedia "Quattrogatti" del Papa -che poteva essere tacciata di parzialità- ma della nota (e non di parte) "Treccani". Il risultato della ricerca è significativo....non salta fuori la shoah (tanto tirata in ballo!), non salta fuori l'aspetto religioso (che infatti non è prerogativa dell'antisemitismo, nato in tempi moderni, per questioni anche economiche), ma allora, cosa viene fuori? Scopriamolo insieme! Sotto la voce "antisemitismo", si legge: "l'avversione e la lotta contro gli Ebrei. Il termine è relativamente recente (1880 circa, in Germania) e vuole dare un carattere scientifico e ideologico, non religioso, all'avversione contro gli Ebrei, non contro tutti i semiti. In tal senso l'antisemitismo è un fenomeno moderno, e si differenzia da quella generale ostilità verso gli Ebrei che si ritrova nel mondo antico e nel Medioevo". Lasciamo per un attimo il dizionario enciclopedico e ritorniamo alle parole di Cantalamessa, pronunciate nel corso dell'omelia del Venerdì Santo....parole -ricordiamolo ancora una volta- tratte dalla lettera di un suo amico ebreo :"Ho seguito con dolore e l'assalto concentrico contro la Chiesa, il Papa e tutti i fedeli di tutto il mondo. L'uso dello stereotipo, il passaggio della responsabilità personale verso la comunità mi ricordano i vergognosi aspetti più di antisemitismo". Rileggiamo ora, queste parole, alla luce della definizione reperita sull'enciclopedia (visto che altrimenti, le cose si tacciano di "caduta di stile", parafrasando il Rabbino di Segni):
1) avversione e lotta contro la Chiesa Cattolica, il suo PAPA, i suoi fedeli= avversione contro una specifica parte della cristianità, non contro tutti i cristiani. Il parallelo con la definizione enciclopedica di "avversione parziale contro gli Ebrei, non contro tutti i semiti", mi pare non sia, dunque, così tanto sbagliato;
2) carattere ideologico e non religioso della lotta che si sta portando avanti, in forma "concentrica": è un assalto vero e proprio che arriva da lobby economiche, politiche, massoniche e di vario "orientamento sessuale" (possiamo poi anche dire chiaramente: dalle lobby omosessuali e progressiste, anche -ma non solo- interne alla Chiesa).
Parimenti, l'antisemitismo inteso in senso moderno è nato per questioni di varia natura, fra le quali, la Treccani cita: "ascesa del capitalismo finanziario e bancario e suo carattere internazionale che ben sembrava adattarsi agli Ebrei considerati come senza Patria e sviluppo del movimento nazionale, sorgere della concezione nazista". Facciamo il parallelo con quello che si sta verificando ai danni della Chiesa Cattolica: la comunità cattolica (e nello specifico il Santo Padre), in questo momento non viene attaccata né per eccesso di zelo, né per amore di verità. L'assalto mediatico (che proviene da fonti tutt'altro che realmente cattoliche, tant'è che di tutto il restante cattolicesimo, non si prende briga di parlare!) è infatti una campagna "ad personam", contro un Papa tedesco, contro un Papa conservatore, contro un Papa che, come è stato detto in questi giorni, si fa portavoce di valori che la società attuale non condivide (vita, famiglia, purezza, impegno sociale concreto a favore dell'uomo nel suo complesso). E nel suo essere rappresentante di questi valori non negoziabili, che sono la vera base del cattolicesimo, è ovvio che diventi il capro espiatorio di tutto quel mondo secolarizzato che ha fatto propria un'ideologia differente. Combattere Papa Ratzinger è allora sinonimo di combattere ideologicamente l'idea, i valori, la Chiesa che egli sostiene (nella sua parte ancora esistente e viva), promuove e vuole ricostruire (nella sua parte distrutta). Insomma, chi si accanisce contro il Papa lo fa per accanirsi contro un qualcosa che è "senza Patria" (come venivano considerati gli Ebrei, per le questioni "capitalistiche" di cui parla la Treccani).
Perché i valori che il Papa difende sono tali non solo per la religione cattolica, ma hanno una valenza "internazionale", sono finalizzati al progresso (vero!) dell'uomo e della società. E per questo motivo sono considerati "scomodi". Dunque, la lotta contro il Papa è ideologica, ossia fondata su un "complesso sistemico di concetti, principi, ideali, che costituisce il fondamento teorico di un movimento culturale, politico...".  Tale è la definizione di "ideologia" che reperiamo sempre sulla Treccani;
3) modernità dell'ideologia dell' attacco alla Chiesa, come moderno è il concetto di antisemitismo fin qui esposto: le lotte che nel passato sono state portate avanti verso la Chiesa potevano essere considerate di varia "natura", quanto alle cause, ma è indubbio che abbiano avuto a che fare con il potere temporale del Papa, con il sapere scientifico (che si riteneva "ostacolato" dalla religione) e via dicendo... Oggi si combatte in base ad un'ideologia nuova: quella dei valori "etici" (o meglio....finto-etici). Non è più questione di potere temporale (il discorso dei risarcimenti per i casi di pedofilia è più economico che di tipo poteriale, e rimane il fatto che a risarcire dovrebbero essere i diretti responsabili, non la Chiesa!), non è più solo questione di "sapere scientifico". Il discorso della scienza "bloccata" dal pensiero cattolico è solo la punta dell'iceberg e nasconde ben altro, ossia la concezione morale ed etica della vita nel suo insieme, delle relazioni interpersonali, dei rapporti economici fra Stati e rispetto ai singoli individui. Insomma, una visione globale dell'essere umano nelle sue dinamiche interpersonali e intersociali. Un "frutto misto" che non ha niente dell'anticlericalismo, anticattolicesimo e "antipapalesimo" di un tempo. Ora, alla luce di questa "analisi enciclopedica", le conclusioni le può trarre ognuno di noi, ma di certo è stata una rilettura forse eccessivamente "oltranzista" quella di alcuni settori dell'ebraismo, che hanno subito tirato in ballo la shoah e la pedofilia.
Le parole di Cantalamessa, che ha citato una lettera molto bella e carica di solidarietà alla Chiesa Cattolica, si riferivano all'antisemitismo come sopra spiegato, e non alla shoah (che è una parte della storia del fenomeno razzista contro gli Ebrei, ma non la sua totalità!) , né volevano tirare in ballo la giusta e doverosa critica ai preti pedofili che si sono macchiati di questo orrendo crimine. Non accostiamo cose che non si possono mescolare. La campagna offensiva attuata dai media mira al "cattolicesimo vero", rappresentato dal Papa, da un Pontefice che ha sempre agito con rigore contro la piaga della pedofilia; non è rivolta ai pedofili, anzi, li "strumentalizza" -al pari delle vittime- per arrivare a colpire il bersaglio numero uno, il nemico acerrimo e "rappresentativo" della nuova ideologia "finto-etica" della nuova "finta-libertà" di pensare, agire, anche uccidere. - Maria Rattà - chiamatiallasperanza -  miradouro -

 
 
 

VITTORIO MESSORI: CHIARIMENTO SU EMILE ZOLA E LOURDES

Post n°3397 pubblicato il 10 Aprile 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Pubblichiamo quanto apparirà, a firma di Messori, sul numero di maggio del mensile "Il Timone", a proposito di un articolo sul Corriere della Sera riportato anhe da questo sito.

Parlare di Lourdes provoca ancora oggi passioni contrastanti, che vanno dall’amore all’avversione. Lo ho constatato anche di recente, scrivendo un articolo per il Corriere della Sera dove parlavo dei falsi più evidenti creati attorno alla verità dell’apparizione.
Mi sono visto aggredito, spesso con autentico odio, su siti Internet, soprattutto per i cenni dedicati a Emile Zola. Ho dunque inviato al direttore del quotidiano una precisazione. Di comune accordo abbiamo poi deciso di non pubblicarla sul Corriere, anche per non dare a quegli aggressori la soddisfazione di essere presi sul serio sulle colonne del più diffuso giornale italiano. Sento doveroso, però, metterne al corrente i lettori dei Il Timone perché, se trovassero traccia sulla Rete di quelle polemiche, sappiano come stanno le cose, anche perché di questo poco onorevole aneddoto sullo scrittore francese (ma di padre veneziano) abbiamo parlato anche in una puntata di recente di questo Vivaio. Ecco, dunque, la mia lettera a Ferruccio de Bortoli: Tutti hanno diritto alla giustizia, soprattutto coloro che non possono più difendersi : i morti. Qualcuno ha pensato che io pure abbia peccato di ingiustizia nei rapidi tratti dedicati sul Corriere del 23 febbraio a Emile Zola. Questo maestro del naturalismo ateo, osservò il pellegrinaggio nazionale francese del 1892 a Lourdes e ne trasse un romanzo che, a quanto dichiarò, doveva essere di “storia, di cronaca, di verità“. Un reportage, dunque, travestito da romanzo, una inchiesta sotto forma letteraria. In realtà, lo scrittore ebbe la ventura di assistere a due guarigioni clamorose, riconosciute poi come miracoli, le constatò nella sede stessa del Bureau medico del santuario ma ne scrisse, poi, come se si fosse trattato di momentanei miglioramenti dovuti a cause psichiche e seguiti da fatali ricadute. Una delle miracolate, Marie Lebranchu (che Zola chiama “La Grivotte“) non si rassegnò al falso e protestò pubblicamente, ricordando come la sua guarigione fosse stata totale e durevole, tanto che tre anni dopo lo scrittore andò a trovarla e le promise di pagarla bene se si fosse tolta di torno, andando in Belgio, da dove veniva il marito. Ora: sul web e su giornali, alcuni affermano polemicamente che avrei dato credito a una vecchia, infondata calunnia da apologetica cattolica, per giunta su una testata “laica e colta“ come il Corriere. Doveroso, dunque, dire come stanno le cose. Ho qui, sul tavolo L’Oeuvre de Lourdes (Paris, 1908) di Gustave Boissarie. Non un dottorucolo di provincia ma un professionista stimato, uscito dalla Università di Parigi, attivo in una clinica della Capitale, che –buon cattolico- accettò a 50 anni di dirigere l’Ufficio medico di Lourdes. Fu lui ad accogliere Zola con piena disponibilità e ne fu mal ripagato, ridotto nel romanzo a poco più che una macchietta. Ebbene, in questo rigoroso saggio di 400 pagine, Boissarie ricorda (pp. 315 ss.) le sue visite alla Lebranchu guarita, che gli disse, testualmente: << Ho visto Zola tre anni dopo la mia guarigione. Venne da noi per chiederci di andare in Belgio. Ci assicurò che, se andavamo all’estero, non ci sarebbe mancato niente>>. Il dr. Boissarie organizzò affollati incontri pubblici a Parigi, dove la Lebranchu dava la sua testimonianza di “miracolata“ e denunciava il tentativo di toglierla di mezzo, ma Zola, pur invitato, non volle mai partecipare a quei dibattiti. Lo stesso dr. Boissarie lo andò a trovare a casa, ma non riuscì a farlo uscire allo scoperto. La stampa, anche non cattolica, fece clamore sulla proposta alla “Grivotte“ di espatriare ma lo scrittore, pur attentissimo alla sua immagine sui giornali, non volle mai replicare, ripetendo solo che dei suoi personaggi faceva quel che voleva. Smentendo così, però, la definizione di roman-vérité che aveva dato al suo libro, vera opera di propaganda antireligiosa. Il volume del medico di Lourdes divenne poi un best seller ma nessuno tra gli amici, i familiari, i critici di Zola, morto da poco, smentì quell’episodio. Un’assenza di repliche che seguì un altro best seller, pubblicato nel 1958 (Cent ans de miracles a Lourdes) da Michel Agnellet: non un cronista corrivo, ma un saggista noto, responsabile di una delle maggiori agenzie di stampa. La visita alla Lebranchu, qui, era ampliata con ancor maggiori particolari, frutto di inchiesta negli archivi, ma le ristampe si susseguirono senza che giungesse alcuna precisazione da qualche studioso. René Laurentin, il maggior storico di Lourdes, docente in varie università, anche americane, disse di essere certo del tentativo di Zola presso la donna. Nel grande silenzio “laico“, spicca solo, che io sappia, la voce di un devoto di Zola, Henri Guillemin (Zola, légende ou vérité?, Julliard, 1960) che, preso dal dubbio che non si tratti di un ragot, un pettegolezzo, fa un ipotesi. E lo fa in una nota frettolosa: lo scrittore sarebbe andato sì dalla “miracolata“, ma sarebbe stato frainteso: in realtà, nel suo buon cuore, voleva portare un aiuto economico a questa commessa di grande magazzino che, da moribonda, era divenuta madre di famiglia. Ma in realtà lavorava anche il marito, operaio specializzato, e non si vede il perché di un’elemosina, per giunta dopo tre anni. C’è poi il Lourdes pubblicato nel1999, in inglese (edizioni Allen Lane-Penguin) da Ruth Harris, docente di storia a Oxford, ebrea e agnostica, specialista di letteratura francese dell’Ottocento. A pag. 423, l’insospettabile Harris giudica “storico“ l’episodio della visita di Zola. In ogni caso, vista la folla di testimonianze da una parte (il dossier della stampa francese dell’epoca sul “ caso Lebranchu “ è rilevante) e il silenzio ormai secolare, infastidito, dall’altra parte, è del tutto ingiustificata l’accusa di rilanciare argomenti apologetici inattendibili. E, dunque, di avere peccato contro la giustizia nei riguardi del celebre scrittore. - Vittorio Messori - miradouro -

 
 
 

IDENTITA' DI GENERE: L'EUROPA SBANDA

Post n°3396 pubblicato il 10 Aprile 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

l’Europa sbanda: adozioni, unioni omosessuali, procreazione assistita, propaganda nelle scuole. di Pier Luigi Fornari

Un primato mondiale nel campo del diritto sarebbe stato conse­guito, secondo il segretario ge­nerale del Consiglio d’Europa (Coe), Thorbjørn Jagland, da una raccomanda­zione approvata una settimana fa dal co­mitato dei ministri di Strasburgo. Quel documento introduce la 'novità' giuri­dica dell’identità di genere per sollecita­re misure volte a combattere discrimi­nazioni fondate su di esso e sull’orienta­mento sessuale. Nel Trattato di Lisbona della Unione europea (che raccoglie 27 Stati contro i 47 del Coe), firmato il 3 di­cembre del 2007, ed in vigore del primo gennaio 2009, il contrasto delle discri­minazioni non è mai infatti riferito alla «i­dentità genere», ma solo al «sesso» e all’«orientamento sessuale». La nuova denominazione ( gender in inglese) è l’ul­tima invenzione del movimento Lgbt (Le­sbiche, gay, bisessuali, transessuali) che esprime l’ideologia secondo cui il sesso è oggetto di assoluta autodeterminazio­ne, indipendentemente dalla differenza sessuale radicata nella biologia e nella ci­viltà.
La raccomandazione è stata varata il 31 marzo dai rappresentanti di­plomatici dei responsa­bili degli Esteri dei 47 sta­ti membri, ma a loro co­munque il Coe conferi­sce lo stesso potere deci­sionale dei ministri. Si tratta di un testo che smussa alcuni angoli della risoluzione sullo stesso argomento del ca­pogruppo socialista nel­l’assemblea parlamenta­re del Coe, lo svizzero An­dreas Gross, che sarà vo­tata nell’emiciclo del Pa­lazzo d’Europa nella sessione che si terrà dal 26 al 30 aprile. Nel caso del cosiddetto hate speech cioè «discorsi di incitamento all’odio», la rac­comandazione chiede misure appro­priate di contrasto, ma sottolinea che co­munque dovrà essere rispettato «il dirit­to fondamentale alla libertà di espres­sione ». Nel sollecitare la informazione pro Lgbt nei programmi scolastici e nei «materiali pedagogici», si riconosce che queste misure dovranno tener conto dei diritti dei genitori nell’educazione dei lo­ro figli. Tuttavia oltre a ribadire il fonda­mentale principio giuridico della dignità e del rispetto dovuto a qualsiasi perso­na, qualunque siano le sue scelte (prin­cipio, però, che può essere rispettato con gli strumenti di diritto già esistenti), il do­cumento appare attivare numerosi slip­pery slope (piani inclinati) che non pro­mettono nulla di buono per il vecchio Continente. Sempre a riguardo dei co­siddetti «reati» di incitamento all’odio, ad esempio, si sostiene che gli Sta­ti membri dovranno assicurarsi che le vittime e i testimoni «siano incoraggiati a denunciarli», per cui le istituzioni pubbliche do­vranno prendere tutte le misure necessarie per sorvegliare sul fat­to che le strutture repressive, ivi compreso il sistema giudiziario, dispongano di conoscenze e competenze a­deguate. Inoltre le asserzioni che secondo il movi­mento omoses­suale incitano al­la discriminazio­ne, non possono essere giustifica­te né con «valori tradizionali» né con quelli «reli­giosi ». A proposito di 'piani inclinati', il testo passa dal­la richiesta del ri­conoscimento giuridico inte­grale del cambiamento di sesso al diritto di sposare una persona di sesso opposto alla identità che ci si è voluti pro­curare. Dalla adozione dei single si slitta a quella degli omosessuali, in nome del principio di non discriminazione. Per a­prire la strada, forse, come avviene nel documento di Gross, alla possibilità del partner gay di partecipare a tale adozio­ne. In nome del «superiore interesse» del bambino si arriva poi a sollecitare il do­vere di prendere in considerazione le coppie omosessuali in materia di re­sponsabilità parentali. Stessa logica per la procreazione medicalmente assistita. Per raggiungere gli obiettivi perseguiti si sollecitano anche, quando ritenuto «ap­propriato », sanzioni e obblighi di risarci­menti. Alle istituzioni pubbliche si chie­de anche una sorta di arbitrato a favore del movimento gay nel confronto con or­ganizzazioni di vario tipo (anche comu­nità religiose) ed «azioni positive» a fa­vore del movimento Lgbt. -di Pier Luigi Fornari  - Isegnideitempi -

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 26
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Aprile 2010 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
      1 2 3 4
5 6 7 8 9 10 11
12 13 14 15 16 17 18
19 20 21 22 23 24 25
26 27 28 29 30    
 
 
 

ARTICOLI DI FEDE MOLTO BELLI

 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963