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Messaggi di Dicembre 2022

 

Il Buco dell'Ozono

Post n°200 pubblicato il 03 Dicembre 2022 da robertocass
 
Foto di robertocass

 

 

 

 

Il buco dell’ozono non è da considerarsi un buco vero e proprio, ma piuttosto una regione di ozono eccezionalmente impoverita nella stratosfera sopra l'Antartico.

Lo strato di ozono è fondamentale per la protezione della terra dai raggi ultravioletti, tutela letteralmente la vita sulla terra.

Nonostante sia una condizione abbastanza grave, il buco è rimarginabile e si è in parte rimarginato grazie alle misure prese nel corso degli anni.

Lo strato di ozono si trova nella stratosfera tra 15 km e 30 km sopra la terra e protegge noi e altri esseri viventi dai dannosi raggi ultravioletti del sole.

L'esaurimento dello strato di ozono potrebbe avere gravi effetti sulla salute umana e sull'ambiente poiché incrementa la quantità di UVB che raggiunge la superficie terrestre.

Il Sole mette due tipi di radiazioni ultravioletti che colpiscono la nostra pelle: gli UVA, responsabili dell'invecchiamento cutaneo e gli UVB, responsabili delle scottature e del cancro della pelle.

Le radiazioni UVB influenzano i processi fisiologici e di sviluppo delle piante.

Nonostante i meccanismi per ridurre o riparare questi effetti, la crescita delle piante può essere direttamente influenzata dalle radiazioni UVB.

I cambiamenti indiretti causati dagli UVB (come i cambiamenti nella forma della pianta, il modo in cui i nutrienti si distribuiscono al suo interno, i tempi delle fasi di sviluppo e il metabolismo secondario) sono comunque non trascurabili.

Questi cambiamenti possono avere importanti implicazioni per l'equilibrio delle piante e quindi per tutti gli erbivori, uomini compresi.

Questa situazione influisce anche sull’ecosistema marino perchè mette in pericolo il fitoplancton.

Gli scienziati hanno dimostrato una riduzione diretta della produzione di fitoplancton a causa dell'aumento degli UVB correlato all'esaurimento dell'ozono.

È stato scoperto che le radiazioni UVB causano danni alle prime fasi di sviluppo di pesci, gamberetti, granchi, anfibi e altri animali marini.

Gli effetti più gravi sono la ridotta capacità riproduttiva e lo sviluppo larvale alterato.

Piccoli aumenti dell'esposizione ai raggi UVB potrebbero comportare riduzioni della popolazione di piccoli organismi marini con implicazioni per l'intera catena alimentare marina.

Nel 1987, per affrontare la distruzione dello strato di ozono, la comunità internazionale ha stabilito il Protocollo di Montreal per eliminare alcune delle sostanze più dannose per l'ozono, uno se non il nostro più grande successo ambientale.

Il consumo globale di sostanze dannose per l'ozono è stato ridotto in maniera sostanziale da quando i paesi hanno iniziato ad agire ai sensi del Protocollo di Montreal.

La concentrazione atmosferica dei tipi più aggressivi di sostanze dannose per l'ozono è diminuita e ha portato a un miglioramento della situazione.

Tuttavia, lo strato di ozono non avrebbe potuto riprendersi completamente prima della seconda metà di questo secolo.

Questo perché una volta rilasciate, le sostanze dannose per l'ozono rimangono nell'atmosfera per molti anni e continuano a causare danni.

Purtroppo negli ultimi anni i progressi che sono stati fatti stanno rischiando di diventare inutili, e questo a causa dell’aumento delle emissioni dei paesi emergenti, soprattutto India e Cina, che non hanno aderito al protocollo.

Nel 2021 il buco dell’ozono ha raggiunto una situazione critica che non si vedeva dal 1979.

Il 27 ottobre 2021 si è stabilito che il buco dell'ozono ha raggiunto la sua area massima di 24,8 milioni di chilometri quadrati, circa la dimensione del Nord America.

Serve ora una massiccia azione di controllo che riguardi però tutti i governi della Terra.

Un controllo comune che elimini definitivamente l'utilizzo delle sostanze dannose.

Il nostro pianeta deve essere protetto da tutto e da tutti o il futuro della vita potrebbe venire compromesso.

Dobbiamo difendere la vita sulla Terra per le prossime generazioni.

 

da Internet

 
 
 

Perveverance, un anno su Marte

Post n°198 pubblicato il 02 Dicembre 2022 da robertocass
 
Foto di robertocass

 

 

 

 

Il rover Perseverance è partito il 30 luglio 2020 ed è arrivato sulla superficie di Marte il 18 febbraio 2021

A febbraio pertanto ha festeggiato il suo primo anno sul pianeta rosso.

Per tutti questi mesi il più sofisticato dei rover della NASA ha esplorato la zona del Cratere Jezero raccogliendo dati e studiando campioni di roccia con il compito, già affidato all'altro rover Curiosity, di cercare tratte di vita.

Questo viene fatto uitlizzando varie medotologie, dallo studio di molecole che potrebbero essere di origine organica, fino alla ricerca di eventuali fossili batterici.

Ma si sta utilizzando anche un altro metodo: invece di cercare resti fossili di interi organismi o loro frammenti, si cercano tane, piste, impronte e perforazioni chiamati icnofossili lasciati da eventuali organismi marziani.

Ciò significa mettersi alla ricerca non di scheletri fossilizzati, ma di impronte lasciate dagli organismi che si sono fossilizzati.

Tra l'altro, la morfologia degli icnofossili riflette il comportamento biologico dell'organismo che le ha prodotte, permettendo di rilevare la vita indipendentemente dalla biochimica di eventuali organismi extraterrestri.

I ricercatori hanno anche sviluppato un modello matematico relativo al cratere Jezero dove al momento si trova Perseverance, e che un tempo era occupato da acqua e quindi potenzialmente favorevole alla vita e adatto per questo tipo di ricerca.

Per fare questo si è fornito al rover il massimo della tecnologia oggi possibile: con il Mastcam-Z, gli occhi del rover che gli consentono di studiare le rocce a distanza, così come Sherloc e Pixl, due dispositivi che eseguono la spettroscopia a raggi X e ultravioletti.

Il rover ha trovato una combinazione di minerali ricchi di ferro, come l'olivina e il pirosseno, che di solito si trovano nelle rocce vulcaniche, oltre a versioni dei minerali che erano state alterate dall'acqua e dalla salamoia, come l'ematite.

La chimica di questi minerali racconta una storia di lava che scorre che ha incontrato l'acqua più volte.

Un altro importante momento della missione è stato l'elicottero Ingenuity, che oltre a sperimentare un veicolo volante su un altro pianeta è riuscito a studiare il terreno da un nuovo punto di vista.

I dati raccolti hanno fornito maggiori informazioni su come si muove la polvere sulla superficie marziana e sui venti che raggiungono e superano velocità di 300 km/h.

Il prossimo grande evento avverrà quando riusciremo a riportare i campioni di roccia raccolti sulla Terra.

Solo allora avremo certezza di quello che ora possiamo solo studiare a distanza.

 

da Internet

 
 
 
 
 

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