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IL DELIRIO DELL'UOMO

Post n°10 pubblicato il 16 Maggio 2009 da marcalia1

Per non dimenticare ciò che è stato e può tornare ad essere

 

Il 5 maggio di sessantaquattro anni fa, di primo pomeriggio, un'avanguardia di fanteria motorizzata dell'esercito americano entrava nell'enorme fortezza di pietra bianca su una collina a ridosso di un grazioso villaggio situato sulla sponda nord del Danubio, nell'Oberdonau austriaco, una manciata di chilometri a oriente di Linz. Quello che si presentò davanti agli occhi degli spauriti soldati fu però qualcosa di allucinante: spettri emaciati dal dolore che barcollavano, mucchi di cadaveri, strani uomini smagriti e rasati che piangevano, ovunque sporcizia e fetori indicibili. Di fronte a siffati fantocci in pelle e ossa, i giovani fanti americani sembravano grassi da scoppiare. E loro non potevano nemmeno immaginare qualche attimo prima cosa si celasse dentro quella costruzione dal nome sinistro e che sulle mappe militari veniva rappresenta con una croce: Mauthausen, Mauthausen. Già durante l'altra guerra, la prima fra quelle mondiali, altri uomini, cioè altri untermenschen, avevano patito fame e freddo in questi luoghi, nell'omonimo campo costruito a poca distanza dal paese sul bel fiume blu.

Ora, nell'ampia piazza dell'appello del campo, una massa ondeggiante e stordita, formata da ridicoli sottoprodotti zoologici dell'umanità, accoglieva la fine di tutte le sofferenze. I crematori erano spenti. Nessuno più sarebbe passato per il camino. Niente più gelide docce a quaranta sottozero, all'aperto, nell'inverno austriaco che ti penetrava nelle ossa e s'attecchiva all'anima; era proprio finita con la brodaglia acida di bucce di rapa. Soprattutto mai più il lavoro nella cava, la "cantera" (come la chiamavano gli spagnoli del campo), né più marce della morte verso Gusen o Ebensee, o gli altri campi satelliti di Mauthausen.

Un po' alla volta sarebbero tornati sulla terra a vivere un'esistenza dignitosa, come dire semplicemente da Uomini. Avrebbero poi raccontato ma non li avrebbero creduti, ognuno si sarebbe messo a dire, a  parlare con coloro che non sapevano, o sapevano ma hanno taciuto, e finalmente,  a forza di spalancare lo spirito alla parola, si sarebbero lavati i loro corpi dal catrame nazista per sempre.

Ma nessuno avrebbe più dimenticato. Uno di loro, Wiesenthal l'ebreo, sarebbe perfino riuscito ad acciuffare quegli altri, i Padroni del Mondo, i Figli dei Nibelunghi, e a consegnarli al senno (vendetta?) dei Giusti. Eppure tanti ancora sarebbero mancati nell'elenco degli assassini: Mengele detto "l'angelo della morte", Schönbach "il boia della Galizia", Unek l'assassino, i kapò terribili di quelle lunghe notti di tortura, gli ucraini, i guardiani SS, le ausiliarie dei campi femminili, i capicampo, il popolo tedesco tutto, probabilmente...

Nella nostra civiltà, non figlia, bensì diramazione ben più feconda di quella classica, nel secolo di processori ultraveloci e navigazioni virtuali, la purezza simmetrica che i greci immisero nei templi e nel pensiero, e l'equità che i latini sublimarono per una più felice armonia fra le genti, sono sostituite da dottrine che eleggono dei supermen e da pratiche che opprimono degli undermen.

La storia si è sempre ripetuta, i vernichtungslager pure. Ci sono dei pazzi, a pochi chilometri da noi, che non hanno mai appreso la bellezza delle filosofie né si accorgono di essere in fondo, anche loro, partecipi di un ramo spirituale dell'albero antico che muovendo dagli stoici ed Aristotele ha portato verso la felicità della civiltà occidentale. Esiste nel mondo un'umanità che pretende di scavalcare la Storia e tramite questa annullare il criterio del buono, o dell'etica, o della qualità; che vuole sommergere altri uomini non riconoscendone la cittadinanza come di genti che, al di là di ogni bene e di ogni male, al par di noi, sono ospiti fugaci di questo pianeta.

Ha scritto Yitzhak Katzenelson, poeta ebreo morto ad Auschwitz: "Milioni di teste e di mani tese verso di noi: contale!/Guarda quei volti e quelle labbra - è una preghiera o un urlo?/Vai, prova a toccarli...Non c'è niente da toccare - il vuoto!/Mi sono inventato un popolo ebraico. Me lo sono immaginato".

Io, invece, non li ho dimenticati.

 

 
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