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UN MONDO PIENO DI CONTRADDIZIONI. Ovvero: gli italiani e lo sfacelo culturale.

Post n°23 pubblicato il 09 Luglio 2009 da marcalia1
 

  Penso spesso ad una vita a binario unico, scevra dai contrasti, dai dubbi, dalle ambiguità. Penso spesso a come sarebbe meraviglioso poter concepire un modo di vivere in cui i detti e i contraddetti restassero solo un mero esercizio di dialettica. Sia chiaro, però, che non sono uno di quelli che mai cambiano opinione sulle cose dell'esistenza; tutt'altro. Guai a restare eternamente arroccati sopra posizioni ferme ed inopinabili, siano lontani da me ogni fondamentalismo, ogni dottrina spinta ad una inestirpabile radicalità. Non sono un ottuso dittatore ideologico, mi pare.

  Certo, mi si potrà obiettare anche che le banderuole prendono direzione secondo il capriccio dei venti; che i vari Pulcinella di questo paese della cuccagna il quale è l'Italia hanno fatto sempre una pessima fine; che non aver le idee chiare porta inesorabilmente alla caduta di tutte le libertà più intime dell'essere umano. Orbene, è anche vero tutto questo se si accetta il fatto che viviamo in un mondo fatto di transitorietà, dove il bene ed il male sono discernimenti morali che non fanno parte della nostra natura di uomini. Dico: è talmente sacrosanta la nostra incapacità di fermarci un momento davanti allo specchio e riflettere sopra un paio di cose, che le chiacchiere per farlo (come sostiene un adagio popolare) se le porta il vento. E vorrei spiegarmi.

  Leggo ed osservo quasi giornalmente, attraverso i canali dell'informazione, di numerose e giuste proteste contro il cosiddetto inquinamento elettromagnetico, ovvero di comprensibili manifestazioni di sdegno da parte di semplici cittadini verso la grande proliferazione di antenne ed antennucole di telefonia mobile. Su questo nulla da ridire, se non fosse il fatto che poi ci si tuffi con accanimento ad acquistare cellulari sempre più ipertecnologici a ciascun membro familiare, poppanti compresi. Beh, si sa, chiamare la mamma per dire di buttare la pasta cinque minuti dall'arrivo del proprio figliolo è un'azione irrinunciabile anche per gli asceti della comunicazione.

  Altre perle di (in)coerenza ce ne sono comunque, eccome. Mi fanno molto pensare, per esempio, quelli che dopo aver fumato per una vita intera migliaia e migliaia di sigarette se la prendono con le multinazionali del tabacco perché si ritrovano con i polmoni secchi come pietre. Che senso ha (e lo dico da accanito tabagista)? A questo punto sarebbe come fare causa alle società simili alla Beretta, che producono armi, perché i loro fucili sparano (ed il guaio vero è che uccidono anche, purtroppo). Proseguendo in questa maniera, dunque, i giochi sono fatti. Che dire, ancora, di quelli che si lamentano del traffico ma poi prendono orgogliosi il proprio fiammante SUV tedesco da quarantamila euro minimo per andare a fare spesa fin quasi dentro al negozio il quale, spessissimo, è raggiungibile facilmente a piedi? Sono questi fanatici dell'ostentazione i veri inquinatori delle strade, dico io. Simili ad androidi inebetiti percorrono dieci metri e poi si fermano di nuovo, procedono a scatti nella grande baraonda di clacson ed imprecazioni, si fanno ammirare nel proprio nichilismo esistenziale, splendenti di idiozia come la vernice micalizzata della loro mastodontica autovettura, a perdere tempo in mezzo ad una strada puzzolente di scarichi senza saperne il motivo. Complimenti, davvero.

  Conosco poi parecchi bacchettoni, religiosi fino all'integralismo, per carità, che predicano benissimo eppure, ahinoi, razzolano vergognosamente male. Frequentano, le Signorie Loro, catechismi ed omelie, messe ed interminabili sermoni, presenziano ad ogni funzione liturgica che si possa immaginare, conoscono a menadito parabole evangeliche e passi biblici con esegetica acribia. Soprattutto, amano il prossimo come Himmler amava gli ebrei. I baciapile di cui parlo pensano che gl'immigrati siano il vero male della morigerata società italiana; che ogni confessione diversa da quella cattolica sia pura menzogna da contrastare assolutamente; che non sia molto importante dimostrare l'amore verso gli altri donandosi completamente, quanto starsene rinchiusi ore ed ore a macerarsi nelle preghiere e, magari, storcere il naso quando una zingarella tende la mano per elemosinare: alla faccia della fratellanza e di quelli che sostengono "siamo in fondo tutti figli di Dio"!

  Ecco, allora, le contraddizioni di un mondo che non sto capendo più. Leggo il giornale e noto che il popolo italiano è sempre più povero. Ora, al di là di demagogiche propagande politiche, non credo per niente che l'Italia sia messa male. L'inveterata italica abitudine di far passare un'esistenza normale come una punizione voluta da chissà quali Fati malevolenti è roba degli annali della storiografia letteraria nazionale. Siamo stati sempre così: queruli, un po' ipocriti, ingegnosi nelle difficoltà. Ce la siamo sempre cavata per il rotto della cuffia. E' per questa ragione che una buona fetta di italiani proprio male non si trova; anche perché non si spiegherebbero le seconde e le terze case al mare od in montagna, i SUV di cui sopra, le costose vacanze in giro per il mondo, gli abiti di marca esclusiva, le potenti automobili straniere che compassionevoli genitori, quelli dei cellulari summenzionati, comprano ai loro figli neopatentati, macchine con sigle strane del tipo 1.9 TDI GTI, con ABS, ASR e ESP, che sfrecciano a duecento all'ora il sabato sera (tanto sono ragazzate...), e questi figli che un bel giorno così, per noia o per cupidigia, ammazzano i genitori in una tale maniera da far sembrare Stephen King, in confronto, uno scrittore di quei libri spauracchi per bambini.

  Mi rendo conto di essere un ingenuo alla ricerca di un solido fondamento, di uno che cerca di capire finalmente come gira veramente questo mondo. Felici sposini ventenni che si giurano amore eterno e un anno dopo hanno già voltato le spalle alla loro "infinita" voglia di sentimento; alti prelati che dicono di chiudere i confini ai fedeli islamici, "per non fare dell'Italia un Paese mussulmano"; potenti della Terra che promettono di ridurre le armi nel mondo e poi litigano sul progetto dello Scudo Spaziale; la radio del Vaticano, voce della fratellanza per tutti i cristiani, garante del criterio della pietà tra gli uomini, del rispetto universale, la quale con protervia arriva ad affermare che le sue potentissime antenne sicuramente non sono responsabili delle decine di casi tumorali denunciati (sì, ma chi ve lo dice?); anni di studio ad ammirare gli eroi che con il loro coraggio hanno lottato contro ogni forma di repressione, libri e libri sui quali apprendere la bellezza della parola libera, ed ora uomini di una nazione marginale nello scacchiere internazionale, che fanno politica tanto per non fare qualcos'altro, i quali credono di essere i migliori del mondo, si arrogano il potere di censurare programmi televisivi, di zittire la voce di chi non la pensa come loro, mascherandosi dietro assurde pretese di rigore morale, ma ignorano che si tratta di satira e la satira, fin da Marziale, ha colpito chi era da colpire, indistintamente.

Mi accorgo così di essere allora l'unica certezza in un mondo architettato sopra le contraddizioni delle parole. Vivo con la paura addosso di non saper più fare scelte, davanti ad un bivio in cui una strada è la negazione dell'altra. Vado avanti, in una tal maniera di chi già conosce l'esito, al di là del varco che alcuni chiamano esistenza. Mi spingo oltre, ancora più in là delle ideologie che fanno grandi le menti ma asserviscono gli uomini al proprio potere affabulatorio. Le contraddizioni che gli ideali partoriscono e poi mantengono sopra ogni inimmaginabile certezza, dànno la ragione di Essere alla loro natura contrastante. Sono un uomo, un uomo che si nutre di passioni, di volontà tutte protese al bene, all'esattezza, al conseguimento di un mondo il più perfetto possibile: e questo continuo divenire fa sì che tutte le menzogne si squarcino fra esse, si dilanino tutte le illusioni di cui la parola si nutre. Sono un uomo che avanza e si sostiene per la sua strada, senza mai voltarsi come a cercare un'alternativa, una scappatoia dalla parola data. Sono un uomo che, preso nel vortice delle contraddizioni, innalza sulle sue braccia tese, al di sopra del caos che gli uomini di malafede perseguono ad alimentare, una parola sincera. Questa parola si piega e si torce nella falsità, ma non cede. Sostengo la parola che altri uomini vorrebbero strangolare. Per portarla a salvamento.



 

 
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