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« MATRIMONIO vs PATRIMONIO...UN MITO NEGATIVO DEL XX ... »

LA VERGINE GITANA. Il vento come amante virile nella tradizione e nella poesia di F.G. Lorca.

Post n°37 pubblicato il 04 Agosto 2009 da marcalia1
 

          Gli etnologi e in genere tutti gli studiosi di folclore sono concordi nell'affermare che i racconti popolari, così come le fiabe di magia, abbiano una funzione sociale. La tradizione  è infatti nel suo significato più profondo un immenso serbatoio di immagini e di simboli attinenti ad un mondo arcaico e primitivo, di cui il racconto fiabesco ne conserva ancora una fievole eco. A detta di Mircéa Eliade, la letteratura orale si confonde sin dalle origini con la religione perché ne propaga i miti che, nelle società arcaiche, raccontano realmente la storia del mondo e degli eroi.[1] La letteratura orale «raccoglie tradizioni e credenze, assicura, modificandoli profondamente, il ricordo di fatti salienti e il culto degli eroi o degli dèi, fissa il vero e crea il meraviglioso. È il prodotto di innumerevoli coscienze che si interrogano e vogliono spiegare il mondo».[2] L'universo delle fiabe e delle narrazioni magiche popolari non sarebbe quindi solo la semplice iridescenza di pure e semplice fantasie, ma la inevitabile, necessaria denaturazione per opera del tempo di antichissimi miti e rituali che caratterizzavano gli aspetti magico-religiosi dei popoli ai primi stadi della civiltà umana. Analogamente al mito greco di Danae, scoviamo per esempio nella fiaba russa di Ivan Veter (Ivan il Vento) il residuo evanescente dell'antica credenza del potere autofecondante della donna, dove una principessa, rinchiusa in un'alta torre, passando accanto ad una fessura tra i mattoni, s'impregna della forza di un elemento straordinario, il vento, e resta incinta.[3] La fiaba sembra voler dimostrare, mascherata sotto l'aspetto magico della rappresentazione, una sorta di fissità ideologica nel ritenere il maschio, o più elegantemente il principio virile generatore, un aspetto del tutto privo di valore all'interno delle credenze popolari antiche, di cui la fiaba s'incarica di raffigurarne l'aspetto mitico sovrannaturale: non è un uomo infatti a trascendere la verginità della principessa reclusa, ma come in tutti i prodigi delle madri immacolate e dei figli divini il compito spetta ad un criterio esterno che per logica narrativa è del tutto inatteso, ad una specie di intervento miracoloso che s'insinua nella storia attribuendole una valenza fantastica.

          Il principio fecondatore meteorologico, ancora il vento in questo caso, è anche il mitema spesso ricorrente della poesia moderna. Il poeta e drammaturgo spagnolo Federico García Lorca struttura ad esempio il suo romance «Preciosa y el aire» intorno al mito antropomorfo del vento che vuole violentare una suadente vergine gitana. L'atmosfera mitica di questa irresistibile possessione si rivela con una serie di metafore che sono reminiscenze inconsce di un passato in cui si pensava che l'amante non fosse il maschio della specie, bensì la magia fecondante di cosmici potenze antiche come il tempo. Si noti la passione erotica con cui l'aria di tempesta, assimilata ad una lasciva potenza virile sotto le spoglie di un San Cristobalón desnudo, tenta di possedere la giovane andalusa in questi versi che reputo significativi:

 

Su luna de pergamino

Preciosa tocando viene.

Al verla se ha levantado

el viento, que nunca duerme.

San Cristobalón desnudo,

lleno de lenguas celestes,

mira a la niña tocando

una dulce gaita ausente.

-

Niña, deja que levante

tu vestido para verte.

 

Qui sopra la tensione metaforica si dipana in serie metamorfiche che rivelano il tentativo di possessione del vento (visto come amante, come satiro) sul giovane corpo della fanciulla. E poi, all'improvviso:

 

Abre en mis dedos antiguos

la rosa azul de tu vientre.

 

          Preciosa, piena di spavento nel vedersi assediata da un amante così pericoloso che proprio lei, senza volerlo, ha evocato con il battito ossessivo del suo tamburello, inizia a fuggire mentre la bufera lussuriosa la insegue per deflorarla.

 

Preciosa tira el pandero

y corre sin detenerse.

El viento-hombrón la persigue

con una espada caliente.

 

          Le metafore su indicate a base di luce cosmica del fulmine accentuano il profilo mascolino e aggressivo della figura mitica: lingue celesti, calda spada, satiro di stelle basse. L'amante cosmico così antico come il tempo (dedos antiguos) completa la sua figura smisurata, si è notato, attraverso denominazioni con suffisso accrescitivo (San Cristobalón, viento hombrón).

 

¡Preciosa, corre, Preciosa,

que te coge el viento verde!

¡Preciosa, corre, Preciosa!

¡Míralo por dónde viene!

Sátiro de estrellas bajas

con sus lenguas relucientes.[4]

 

          Come nella poesia di Lorca in cui la «espada caliente» del vento, in mitiche sembianze antropomorfe, appalesa la simbologia del potere fecondante maschile, troviamo il medesimo motivo ricorrente nel folclore letterario internazionale, che nella fattispecie della fiaba è proprio quello del caso della spada fra gli sposi (di solito la principessa e l'eroe) nella prima notte di nozze. Al di là di una mera riduzione della spada a simbolo fallico, per gli studiosi l'origine di questo canone «scenico» nel corpo della narrazione fiabesca sarebbe il residuo evidente di un'effigie a carattere totemico che veniva un tempo collocata tra gli sposi: lo spirito di un antenato provvedeva al concepimento, mentre lo sposo, durante la prima notte di nozze, si asteneva dall'aver rapporti sessuali con la moglie. È possibile dunque che questa astinenza debba essere fatta risalire all'idea che durante la prima notte di nozze la donna venisse fecondata dall'antenato totemico, superstizione, questa, che ravvisa notevoli affinità con le credenze sul concepimento da parte della nazione Arunta dell'Australia centrale, ed appartiene indubbiamente al mito norreno del dio degli Asi generato dalle nove vergini all'alba dei tempi, Heimdallr, che, disceso sulla terra sotto il falso nome di Rígr, viene fatto coricare a letto tra i due sposi Fadir e Módrir per mettere al mondo Jarl, il progenitore della stirpe dei nobili e dei guerrieri.[5] Ad ogni modo, pare molto probabile che da questa credenza totemica trovi origine il triste ricordo dello ius primae noctis, o droit du Seigneur, che come si sa era il potere da parte del feudatario di arrogarsi il diritto di deflorare le spose nella notte appena dopo il matrimonio.


[1] Cfr. Mircéa Eliade, La nostalgia delle origini. Storia e significato della religione, Brescia, Morcelliana, 1980.

[2] Roland Bourneuf e Réal Ouellet, L'universo del romanzo, Torino, Einaudi, 2000, pp. 13-14.

[3] I Binhaya dell'India pretendevano di discendere dal vento, e secondo gli abitanti di Lampong le donne della vicina isola di Engano (Indonesia) concepivano i figli solamente attraverso di esso. Un relitto evidente di questa antica superstizione è ancora in voga presso le tribù aborigene australiane degli Arunta, dove le donne si riparano dai vortici d'aria sabbiosi (frequenti in determinati periodi dell'anno) per timore di essere ingravidate. Il vento, rapido e leggero, è stato sempre considerato dagli antichi come un elemento capace di fecondare le donne. Il mondo greco-romano ha professato questa credenza col mito di Era resa pregna dal vento e che partorì Efesto. Si possono comparare ad Era anche la dolce vergine Ilmatar ("primogenita delle vergini dell'aria, l'antica madre della stirpe umana") la quale diede alla luce l'eroe finnico Väinämöinen dopo essere stata accarezzata dal vento dell'Est; o Wenohah, che, fecondata dallo stesso vento, fece nascere Michabo, l'eroe algonchino degli Onondaga mitizzato e annoverato fra gli dèi sotto il nome di Hiawatha. Si ricordi inoltre che alcune delle narrazioni classiche riguardanti le fecondazioni meteorologiche da parte del vento erano un riferimento a Zefiro o Favonio, il vento primaverile che dai Romani veniva considerato figlio di Eos e di Astreo, il quale assumeva nel mito il ruolo del procreatore virile. Si veda in proposito Pierre Saintyves, Las madres vírgenes y los embarazos milagrosos, cit., p. 74 e segg.

[4] [Arriva Preciosa suonando la sua luna di pergamena [il tamburello, NdT]. Al vederla si è alzato il vento, che non dorme mai. San Cristobalón nudo, pieno di lingue celesti, osserva la fanciulla suonando una dolce cornamusa assente. / Bambina, lascia che io sollevi la tua veste per guardarti. / Apri nelle mie antiche dita la rosa azzurra del tuo ventre. / Preciosa butta il tamburello e corre senza fermarsi. / Il vento-maschione la segue con una calda spada... / Corri Preciosa, che ti prende il vento voglioso! Corri, Preciosa, corri! / Guarda da dove viene! / Satiro di stelle basse con le loro lingue rilucenti], Romancero gitano 2,17-43. La traduzione è mia. I gitani andalusi affermano di avere una paura quasi morbosa del vento, che essi ritengono essere lo starnuto del diavolo; nei dintorni di Soria il timore per la tormenta deriva originariamente dalla credenza che un forte vento possa ingravidare le donne. Per l'approccio critico alla funzione mitica del vento nell'opera di Lorca si veda, in proposito, Gustavo Correa, La poesía mítica de Federico García Lorca, Madrid, Editorial Gredos, 1970, p. 45 e segg. 

[5] Cfr. Tersilla Gatto Chanu, Miti e leggende della creazione e delle origini, Roma, Newton&Compton, 1999, pp. 145-146; Gianna Chiesa Isnardi, I miti nordici, cit., pp. 66-68, e p. 223. Fadir e Módrir non sono che nomi generici per Padre e Madre e Rídr significa semplicemente "Re". Il mito di Heimdallr serve a spiegare l'origine delle diverse classi sociali nella tradizione norrena.

 

 
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Commenti al Post:
patrizia17
patrizia17 il 04/08/09 alle 12:11 via WEB
...se devo dirla tutta, in questi tuoi blog le commentatrici toccano in lungo e largo "il sacro e il profano"!!! felice giornata marcolino..
(Rispondi)
 
marcalia1
marcalia1 il 04/08/09 alle 12:14 via WEB
Infatti, chiedo cortesemente a tutti di non esternare pubblicamente sul mio blog i propri rancori verso gli altri membri della community, ma di attnersi specificamente al contenuto dei post. Grazie. Buona giornata anche a te.
(Rispondi)
 
 
artistictrend
artistictrend il 04/08/09 alle 13:00 via WEB
bellissimo questo post su preciosa e il mito del vento..più avanti ho letto del diritto del feudatario che pretendeva la prima notte delle giovani spose...be questa credenza era diffusa anche qui nel salento...era costume che ogni giovane sposa dovvesse passare la prima notte con il conte del paese..(la sua scusa era per verificare che la giovane fosse vergine).io invece penso che voleva avere per primo il piacere di possederla,dopo di che lei non avrebbe avuto nessun altro se non il suo sposo..e poi ho noteto un altra similitudine con "la rosa nel ventre di preciosa"mi ricorda il simbolo della donna madre letto nel tuo libro
(Rispondi)
 
 
 
marcalia1
marcalia1 il 05/08/09 alle 18:31 via WEB
Grazie. Effettivamente la consuetudine dello jus primae noctis era diffusa ovunque. Molto toccante fu a Roccascalegna (Ch) la storia del barone Corvo de Corvis (rimando ai siti dedicati per l'approfondimento). Per quanto riguarda la rosa, poi, è il fiore per eccellenza della passione erotica (nella romanità era il simbolo floreale di Venere). Per questa ragione, più che alla Madonna (a cui si addice il casto giglio) la rosa dovrebbe essere dedicata alla Maddalena, che è la fecondità erotica per eccellenza. Invece, anche le Litanie Lauretane, definiscono la Madonna come Mystica Rosa: un controsenso.
(Rispondi)
patrizia17
patrizia17 il 04/08/09 alle 13:25 via WEB
..nel mio piccolo posso dire che anche nella Vergine del botticelli è contemplato il vento fecondatore..Il soggetto iconografico è l’allegoria della Nascita di Venere, tradizionalmente rappresentata come emergente dalla spuma del mare. Nella versione botticelliana Venere acquista anche altri significati, che vanno ben oltre il mito e la tipizzazione della Dea. Qui Venere rappresenta non solo l’unione delle due nature, celeste e terrestre, della deità, ma anche l’ideale rinascita delle umane lettere, rinascita celebrata dagli umanisti, artisti e intellettuali del XV secolo, in quanto risveglio del mito, in accordo armonico con il Neoplatonismo, corrente filosofica volta al recupero e alla rilettura cristianizzata e gnostica della classicità. Venere nascente dalla spuma, sostenuta dalla conchiglia e sospinta dal vento fecondatore di Zefiro, approda a riva dove l’attende la ninfa Ora, nell’atto di porgerle il mantello. Lo sapevi? baciotto cicciotto...
(Rispondi)
 
marcalia1
marcalia1 il 04/08/09 alle 13:52 via WEB
Grazie per il tuo commento. E' davvero notevole. Mi piacebbe approffondire la qaestio proprio nell'ambito pittorico, se non fossi sicuro che le tue fonti nozionistiche siano Wikipedia o altri siti dedicati. Baciotti cicciotti a te.
(Rispondi)
rilicenz
rilicenz il 04/08/09 alle 13:43 via WEB
Grazie del post che è forse il più bello anche per aver citato Lorca, veramente appassionante. Non dimentichiamo poi che lo ius primae noctis è stato anche ispiratore di molti romanzi come I promessi sposi. Al prossimo post Buon pomeriggio Rita
(Rispondi)
 
marcalia1
marcalia1 il 04/08/09 alle 14:35 via WEB
Lo ius primae noctis, o droit du Seigneur, è una consuetudine dibattuta ancora oggi. Alcuni studiosi pensano che fosse solo una tassa che il vassallo dovesse pagare al suo signore affinché potesse sposarsi.
(Rispondi)
TaciMaParlami
TaciMaParlami il 05/08/09 alle 21:14 via WEB
eccomi...e grazie!:-)
raggiungimi, ho qualcosa per te.
Ah, finalmente abito nella nuova casa. Trasloco finito. Nei prossimi giorni avrò più tempo per leggerti ancora...
(Rispondi)
 
marcalia1
marcalia1 il 05/08/09 alle 21:46 via WEB
Sono contento che tu abbia preso finalmente dimora della tua nuova casa. Ti ho raggiunto ed ho raccolto. Grazie.
(Rispondi)
mary.donna2
mary.donna2 il 06/08/09 alle 18:28 via WEB
bellissimo post...effettivamente c'e' molto di sacro e profano...questa vergine gitana non dalla nascita ke viene rapita nell'adolescenza ke diventa lei stessa modello di moderazione morale e risveglio della sessualita'... di quel "vento" inteso il simbolo maschile... Ti ringrazio del commento ...e della visita ke educatamente ricambio... augurandoti un sereno proseguo di serata... LEA.
(Rispondi)
rilicenz
rilicenz il 07/08/09 alle 16:43 via WEB
Vedo che questo post ha suscitato interesse. Stai bene?? Buon pomeriggio Rita
(Rispondi)
 
marcalia1
marcalia1 il 07/08/09 alle 17:09 via WEB
Not too bad, come dicono gli inglesi. E' vero, è un bel post questo. Tra l'altro, Lorca fu anche tema monografico di un mio esame in letteratura spagnola all'università di Pescara. Mi piace molto come autore, perché ricorre sempre al mito, al simbolismo, ai non-detti. Sono in procinto per partire: direzione L'Aquila. Torno domattina. Buona serata, Marco
(Rispondi)
 
 
artistictrend
artistictrend il 07/08/09 alle 20:19 via WEB
buona serata e buon divertimento....avete ragione questo post mi ha affascinata,non ho letto lorca ma mi piace questo simbolismo sul vento"maschio" che possiede la giovane fanciulla,(anche se le mie convinzioni femministe) cozzano un po con l'idea che la donna debba essere sempre sottomessa alla volontà dell'uomo....comunque questo è un altro discorso...
(Rispondi)
 
 
 
marcalia1
marcalia1 il 08/08/09 alle 14:30 via WEB
Beh cara Art, tutta la cultura occidentale è pervasa dall'idea del corpo femminile sottomesso. Lorca, come ogni grande persona di buon senso, era per la perequazione sessuale. In ogni caso, il romance da me citato nel post, sottolineava l'aspetto mitico del vento satiro e fecondatore: superstizione antichissima, di origine addirittura primitiva, quando gli esseri umani non sapevano speigarsi il perché delle nascite e l'attribuivano ad agenti esterni come il sole, la luna, l'acqua, le pietre ed appunto il vento. Saluti.
(Rispondi) (Vedi gli altri 2 commenti )
 
 
 
artistictrend
artistictrend il 10/08/09 alle 10:21 via WEB
si infatti questo lato simbolista del racconto mi piace! è quello che nei secoli leggiamo ovunque che mi lascia perplessa,..voglio dire,in tutte le culture,religioni,e storie passate,la donna è sempre stata messa al di sotto dell'uomo,la storia ci insegna che in america la donna ha preso il diritto del voto solo dopo gli anni 60...insomma è come se nei secoli l'uomo avesse sempre avuto paura del "potere" magico della donna,e l'abbia sottomessa per non farla primeggiare su di lui...e anche il tuo libro parla di questo.."vedi la maddalena..contro simon pietro...buona giornata saluti...
(Rispondi)
 
 
 
marcalia1
marcalia1 il 10/08/09 alle 14:34 via WEB
You're right. For many centuries women were subordinate to men, in our western culture. Surely, You can put the blame on the Church, which considers the female principle very dangerous for its sexual attractiveness towards the opposite criterium. It was the fear of sex, preached by the ancient theologists, to determine both witchcraft and persecutions. According to them, women are teaser in provoking male sins. We suffer from a sexist ideology.
(Rispondi)
rilicenz
rilicenz il 10/08/09 alle 16:01 via WEB
Come mai l'idea del post su Hitler? Anche questo non scherza come fascino. Ricordo che c'erano degli studi esoterici sovvenzionati da questo pazzo criminale, oltre ai vari esperimenti da film horror, come immergere cavie (ebree ovviamente) nel ghiaccio per verificare i tempi di congelamento, operazioni chirurgiche su soggetti sani.... Buon pomeriggio Rita
(Rispondi)
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