Angelo Ribelle
La Via Che Conduce All'Inferno E' Lastricata Di Buone Intenzioni? Piacere, Io Sono Il Pavimentatore...
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Sembra bollire il mare nero in questa notte scura, senza stelle, senza luna. L'estate si sta dileguando, lasciando il posto libero ad uno stato di caos in attesa che il generale inverno venga a prendere le consegne.
E' sempre così in questa fase: la lotta di potere per occupare l'aria delle notti sospese tra tramonti arancio e albe rosa si combatte tra le ultime correnti calde africane e le prime che scendono dal grande Est, caricate di gelo dalla corsa a perdifiato sulle steppe.
E il mare sta lì.
Percepisci chiara la sua inquietudine a pochi metri da te, mentre annusi l'aria in piedi sull'ultima lingua di banchina che si allunga verso l'infinito.
Alle spalle il piccolo faro di Castiglione cerca di penetrare la notte densa, in cui gli unici contrasti di bianco sono figli della spuma che, abbondante, si manifesta con le sue mille bollicine che in un attimo scompaiono per poi ricrearsi.
E' il soffio rabbioso dell'infinito questo, sembra quasi la copiosa saliva ai lati delle fauci di un cane idrofobo, bramoso di esplodere ed azzannare da un momento all'altro.
C'è rabbia. La rabbia del mare, la tua. Quella di chi sente in balia degli eventi, da sempre sotto un cielo che se è limpido ti colora di blu mentre se è grigio ti tinge di un'aria malinconica e triste.
E ogni volta il cielo che ti colora ha un nome diverso, occhi diversi, un tono di voce che diverrà inconfondibile, una pelle liscia a profumata come nient'altro prima. Ogni volta.
Attrae l'attenzione coi modi gentili, ti seduce con l'aria dell'amante consumata, annienta le tue difese con sorrisi disarmanti, ti fidi, ci cadi, sei suo.
E tu prendi i suoi colori, gli odori, i sapori: il grano del biondo, il vetro degli occhi di ghiaccio, il caramello della pelle bronzata dal sole, il rosso del sangue pompato con forza, il blu della follia prima di mollare gli ormeggi e salpare verso l'istinto.
Ti lasci andare ad un tango mai provato, certo di poter condurre una danza che ti fa sentire come un pittore fortunato che impara a mettere su tela il ritratto fedele della vita, che impara a dipingere la paura, il coraggio, l'amore.
Poi però cambia il vento, passa la stagione, si placa lo scirocco ed arriva il maestrale, così è inevitabile rimanere sconcertato, spiazzato, impreparato.
Non si è mai pronti per un cambio repentino, è sempre difficile abbandonare qualcosa che ha occupato uno spazio dentro di te.
Conduciamo esistenze placide, incolori, lineari e poi di colpo, in una giornata assolutamente uguale alle altre, mentre le nostre solite consuetudini ci fanno compagnia tutto cambia.
Come quando un colpo di vento apre le finestre della sala da pranzo e non capisci perchè, come un fulmine a ciel sereno, come un sogno che continua per trenta secondi dopo che ti sei svegliato prima di sparire per sempre.
I desideri si vestono di lei, le sue canzoni preferite diventano le nostre, siamo capaci di calcarne i lineamenti ad occhi chiusi, con delle semplici tempere a sogni.
Poi, senza preavviso, la muta, repentina e violenta come il cambio di pelle dei serpenti. Tratti del viso tesi stirano sorrisi che iniziano a latitare, mentre le parole si fanno rarefatte, come aria di alta quota, come aria di miniera nel centro della terra.
Istintivo avere paura, sciocco pretendere di cambiare il corso delle cose, naturale sentire il peso della gravità che schiaccia le spalle e ricorda che sei sullo stesso pianeta di tutte le altre delusioni, dei piccoli sogni, delle speranze che vanno e che vengono.
Non esistono strategie vincenti quando si hanno le carte sbagliate in mano. A volte la Donna di Cuori, vale molto più del tuo asso.
Godi, vivi, incazzati e mentre ancora stai vincendo comprati un plaid: ti sarà utile per surrogare il suo abbraccio nelle prime, fredde, sere di inizio autunno.
Buona fortuna.
A Volte Dovremmo Avere La Capacità Di Stare Zitti, Altre Invece Di Parlare. E' Delle Persone Intelligenti La Capacità Di Discernere Tra Questi Momenti.
Perchè ti rendi conto della fortuna che hai soltanto quando questa ti abbandona.
Succede con le carte, quando corri in moto col vento che ti preme sul petto, quando improvvisamente i tuoi colpi magici diventano soltanto insolite stravaganze.
Culo per terra ed occhi al cielo: sta a te scegliere a quale delle due percezioni dare la priorità.
Uno scrittore che diventa geloso delle sue stesse parole non merita un foglio bianco da scrivere.
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INFERNO, CANTO V, VV. 127-138
Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lanciallotto, come amor lo strinse:
soli eravamo e sanza alcun sospetto.
Per più fïate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.
Quando leggemmo il disiato riso
esser baciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi baciò tutto tremante.
Galeotto fu il libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante.
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