Ricordate Petronio Arbitro e il suo Satyricon?
L'impietoso affresco del decadente impero romano?
Beh, noi non siamo "arbitri" .. siamo "sarchiaponi"!
Misteriosi animali che tutti dicono di conoscere ..
questoblog
"affresco della decadente Italia" vi dice quello che pensiamo ..
buona lettura!
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Già, perché Migliavacca ha colto una perfetta convergenza tra il pensiero di Fini e quello di Pier Luigi Bersani. L'unica divergenza con il leader del Pd è sulle modalità da seguire per sbarazzarsi del Grande Ingombro che nei desiderata di Bersani, dovrebbe essere hic et nunc senza tanto cincischiare con improbabili forme di governo basate su patti di salvezza nazionale come auspicato da Fini.
L'ultima acrobazia senza rete del politico che non intona più “Faccetta nera” ma in compenso può mostrare una faccetta nera abbronzata al sole delle Maldive, sancisce la fine di uno sgorbio venduto troppo presto come un mirabile disegno magari futurista e quindi, per definizione, informe. Come una pallina da flipper impazzita, il leader di Futuro e libertà è andato ancora una volta a rimorchio di Pier Ferdinando Casini: quello proponeva la «pacificazione», questo la «salvezza nazionale». Con l'aggravante che la ricerca spasmodica del «fidanzamento» non è avvenuta per nobili logiche di bipolarismo.
Anzi. La nuova formazione, come abbiamo potuto constatare in meno di 2 mesi, è rimbalzata da destra a sinistra, dal centro al centrodestra, per tornare mestamente al punto di partenza. Quale? Di certo non lo sa Fini che nel frattempo ha anche cominciato a perdere pezzi in Parlamento, figuratevi io convinto vieppiù che uno sconsiderato nichilismo si sia ormai irreparabilmente impossessato del nostro. Ciò che sembra evidente è che, da animale vissuto solo di politica, Fini è cosciente di essere alle corde. Non a caso ricorre alla parola «emergenza»: è il punto estremo di non ritorno. E in nome dell'emergenza pretende anche di giustificare il non-senso politico di una ammucchiata, quale quella che dovrebbe scaturire dal «patto di salvezza nazionale», nonostante la presenza di una maggioranza parlamentare.
È la classica, disperata via d'uscita di chi vuole evitare a ogni costo di rimettersi in discussione imporrebbe una pericolosa autocritica. L'immagine di Fini, presentato nei giorni della rottura come unico uomo in grado di abbattere la tirannia del Cavaliere, appare sempre più appannata e marginale.
Da figura ieratica, portata a spalla dai più trinariciuti avversari di Silvio Berlusconi in tutti i dibattiti televisivi, è stata già retrocessa al rango di comparsa incolore e insapore. La prova la offre l'organo di riferimento di futuristi e dipietristi, il Fatto , che tra due grandi punti interrogativi si chiede in prima pagina senza essere in grado di darsi una risposta: «La mozione di sfiducia a Bondi slitta ancora, Casini impazza ovunque. Ma che fine ha fatto Gianfranco Fini?».
La risposta ce l'ha offerta Fini stesso: è alla disperata ricerca di un approdo, di una meta da raggiungere al più presto. Il leader di Fli sa che di questo passo rischia di assistere alla fuga sempre più massiccia dei propri marinai, costretti a buttarsi a mare, in cerca di un salvatore pur di non colare a picco su una nave che fa acqua da tutte le parti.»
Articolo a firma del giornalista Giorgio Mulè.
Infatti il Fli, oltre i voli “pindarici” del suo capo che per salvare il suo lato oscuro esprime sperticati elogi alla magistratura quando essa stessa (almeno una parte di essa che emana "dictat dal sapore eminentemente politico" tramite avvisi di garanzia ad orologeria contro chiunque si permette di criticarli - anche aspramente..) non è certo un esempio di “giustizia” a 360°, sta affondando in un mare di polemiche astruse, create ad arte dal solito trio “Lescano, livoroso e sprezzante per antonomasia, autolesionista: Bo-Bri-Gra, (cheechis! traduco: gazze ladre)!