Creato da SATANA_ANATAS il 23/12/2006

SATANA

Meglio sovrani all'inferno che servi in paradiso.

 

 

Post N° 31

Post n°31 pubblicato il 05 Gennaio 2007 da SATANA_ANATAS
 

Lemegeton o piccola chiave è il libro degli spiriti. Attribuito al re Salomone, nella prefazione si narra che il re biblico avesse invocato i demoni per poi chiuderli in un anfora che gettò nelle acque.
L'anfora venne ritrovata dai babilonesi, che convinti che contenesse oro l'aprirono, sprigionando così i demoni sulla terra che ancora oggi vagano spargendo morte e dolore.
Con le formule contenute in questo libro gli spiriti venivano evocati e costretti all'obbedienza.
Le formule del Lemegeton vanno ricopiate di propria mano su pergamena vergine.
Pochissime copie sono pervenute e sono gelosamente custodite nelle biblioteche di Parigi e Londra.
Per compiere l'evocazione degli spiriti occorrerà una precisa cerimonia avvalendosi dell'aiuto del cerchio magico e dei pentacoli, bisogna poi conoscere i sigilli dei demoni che si intende evocare, da incidere sul metallo appropriato e posti all'interno del cerchio magico.
I demoni del Lemegeton sono settantadue divisi fra diciotto re, ventisei duchi, quindici marchesi, dodici presidenti e cinque conti.

La piccola chiave si divide in:

Prima formula evocativa
Seconda formula evocativa (spiriti riluttanti)
Terza formula evocativa (spiriti riluttanti)
Comando al re dello spirito
Maledizione delle catene
Invocazione allo spirito ribelle (il rogo)
Seconda invocazione allo spirito ribelle(l'abisso)

 
 
 

Cagliostro

Post n°29 pubblicato il 05 Gennaio 2007 da SATANA_ANATAS
 

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Giuseppe Balsamo fu prestigiatore, indovino, taumaturgo, alchimista, veggente. Nacque a Palermo nell'anno 1743. All'età di 15 anni, a Caltagirone, prese l'abito dei Confratelli della Carità, ma ben presto ne uscì per dedicarsi allo studio della medicina, dell’ipnotismo e dell’alchimia. A Roma convolò a nozze con Lorenza Feliciani.

Sono numerosi i suoi viaggi sia nell'Europa che nel vicino Oriente. A Parigi, in Francia, fondò una loggia massonica di rito Egizio.
Grazie ai suoi indubbi poteri ipnotici, raggiunse, come guaritore e mago, una celebrità che lo accompagnò in tutte le capitali in cui soggiornò. Ebbe anche modo di trovarsi molto vicino ai sovrani francesi, sino a quando non venne coinvolto in uno scandalo che vedeva coinvolta la stessa Regina di Francia e che, a quanto pare, ruotava intorno ad una misteriosa collana.
Fu incarcerato nella Bastiglia; venne riconosciuto innocente ma fu bandito dalla Francia.

Riprese il suo peregrinare per le corti europee. Non cessò mai di stupire per la sua eleganza ed i suoi modi raffinati ed affascinanti, fino all'anno 1789, quando venne arrestato dalle autorità pontificie.
Accusato di eresia - circolando anche la voce che fosse dedito alla stregoneria - venne rinchiuso nella rocca di S. Leo che fu la sua ultima dimora. Vi giunse a bordo di una speciale carrozza chiusa. Tentò numerose volte di evadere arrivando persino a fingersi morto (utilizzando tecniche di auto-ipnosi).
Forse la sua magia fu soltanto un continuo alternarsi di effettivo potere, di inganni e di truffe.
Cagliostro è, sicuramente, una figura emblematica la cui vita avventurosa e tragica nell'Europa del Settencento ancora oggi incuriosisce e affascina.
Morì nell'anno 1795. Certamente ha avuto una notevole influenza sullo sviluppo della Massoneria italiana e del mondo iniziatico
.

 
 
 

Jack O'Lantern

Post n°28 pubblicato il 04 Gennaio 2007 da SATANA_ANATAS
 

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Un fabbro ubriacone di nome Jack ebbe la sventura di incontrare il Diavolo in un pub, alcuni dicono nella notte di Halloween. Jack aveva bevuto troppo e stava per cadere nelle mani del Diavolo, quando riuscì ad imbrogliarlo offrendo la sua anima al Diavolo in cambio di un’ultima bevuta. Il Diavolo si trasformò in una moneta da sei pence per pagare l’oste e Jack riuscì velocemente a mettersi quella moneta nel borsellino. Poiché Jack teneva lì anche una croce d’argento, il Diavolo non poteva tornare alla sua forma originaria. Jack lascio andare via il Diavolo solo a patto che questi gli promettesse di non reclamare la sua anima per i successivi 10 anni. Il diavolo accettò.
Dieci anni dopo Jack lo incontrò di nuovo mentre camminava lungo una strada di campagna. Il Diavolo era tornato per la sua anima, ma Jack , riflettendo velocemente, gli disse: “ Verrò, ma prima potresti prendermi una mela da quell’albero?”. Il Diavolo, pensando di non aver nulla da temere, balzò sulle spalle di Jack per prendere la mela. Jack tirò fuori un coltello e intagliò una croce sul tronco dell’albero. Questo lasciò il Diavolo a mezz’aria, incapace di raggiungere Jack o la sua anima. Jack gli fece promettere di non tornare mai più per reclamare la sua anima e, non vedendo via d’uscita, il Diavolo accettò.
Quando alla fine Jack morì, anni dopo, non fu ammesso in cielo, a causa della sua vita da ubriacone e truffatore. Così si recò all’entrata dello inferno, ma il Diavolo lo rimandò indietro perché aveva promesso di non prendere l ‘anima di Jack. “Ma dove posso andare? “, chiese Jack. “Torna da dove sei venuto!”, gli rispose il diavolo. Ma la strada del ritorno era buia e ventosa. Jack implorò il Diavolo di dargli almeno una luce per trovare la giusta via e il Diavolo gli gettò un carbone ardente che proveniva dalle fiamme dell’inferno. Per non farlo spegnere dal vento, Jack lo mise in una rapa che stava mangiando. Da allora Jack fu condannato a vagare nell’oscurità con la sua lanterna, fino al giorno del Giudizio.
Jack della lanterna ( Jack o’Lantern) da allora fu il simbolo delle anime dannate.
Quando il termine Jack o’Lantern apparve per la prima volta in uno scritto del 1750, si riferiva a una sentinella o ad un uomo che portava una lanterna.
La gente credeva che la notte di Halloween gli spiriti ed i fantasmi abbandonassero le tombe per ricercare il calore delle loro vecchie dimore. Gli abitanti dei paesi, timorosi di essere visitati dai fantasmi di vecchi proprietari, si mettevano in costume per spaventare questi spiriti sulla strada del ritorno. Lasciavano anche del cibo ed altri doni (treat) vicino alla porta, in modo da placare gli spiriti e non far distruggere né le case né i raccolti. Iniziarono anche a intagliare e dipingere delle facce nelle rape in cui mettevano delle candele illuminate, sperando che il simulacro di un’anima dannata potesse fare scappare i fantasmi.

 
 
 

Post N° 27

Post n°27 pubblicato il 04 Gennaio 2007 da SATANA_ANATAS
 

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Ecco la storia  di un uomo selvaggio e assetato di sangue, Dracula il Voivoda. Di come impalò e arrostì gli uomini e li fece a pezzi come cavoli. Arrostì anche i bambini e costrinse le madri a mangiarli. Molte altre cose sono scritte in questo post, anche sulla terra in cui regnò.


VLAD III DRACULA (1431-1476)
Nel 1890, durante una vacanza a Whitby, lo scrittore irlandese Bram Stoker compì alcune ricerche nella biblioteca locale e, consultando un testo del 1820 scritto da William Wilkinson, s’imbatté nella figura di uno spietato Principe del XV secolo, capace di gesta talmente crudeli che meritò il ruolo di protagonista nel romanzo che stava scrivendo: Dracula.
Vlad III Dracula, nacque nel 1431 a Sighisoara, un borgo medievale della Transilvania. Nello stesso anno, suo padre Vlad II, Principe di Valacchia, fu insignito del titolo di Cavaliere del Drago (è tuttora possibile vedere il simbolo dell’ordine nella casa natale di Dracula). Dopo l’investitura, Vlad II aggiunse il nome Dracul (dal latino Draco) a quello del casato dei Basarab al quale apparteneva. Il genitivo slavo “lea” si aggiunse al nome del figlio, che divenne Vlad III Draculea (abbreviato Dracula).
Il nome di Dracula assunse un significato ambivalente durante gli anni del suo secondo regno. Infatti, se in latino draco significa drago, in romeno drac significa diavolo, e vedremo che la condotta del Voivoda sarà più degna di quest’ultima variante filologica.
L’Ordine dei Cavalieri del Drago fu fondato nel 1418 dall’Imperatore Sigismondo con lo scopo di difendere la popolazione cristiana dalle eresie e, in particolare, per fermare l’avanzata dei Turchi. A farvi parte erano principi che avevano dato prova di grande valore, soprattutto nella difesa dei confini dei loro territori e dalla minaccia islamica.
L’emblema dell’Ordine era un ciondolo raffigurante un drago morto, a simboleggiare la vittoria della cristianità sul demone dell’eresia, che i cavalieri portavano appeso al collo. La divisa prevedeva un mantello rosso sopra l’armatura e una piccola cappa verde sopra questo, a significare le viscere insanguinate del Drago che fuoriuscivano dalla pelle trafitta dalle armi cristiane.
Vlad II, abilissimo sul campo di battaglia, era riuscito a conservare la libertà e l’indipendenza religiosa all’interno del principato di Valacchia, grazie ad una politica di voltafaccia e doppi giochi, diventando alternativamente vassallo sia dei Turchi che dell’Impero. Questa indole la trasmise anche al primogenito Mircea che lo accompagnava nelle numerose campagne e battaglie, poiché destinato a succedergli al trono. Vlad II dedicò poco tempo ai figli cadetti: Vlad III, insieme al fratello minore Radu, trascorse la sua infanzia a Sighisoara e Tirgoviste (nuova capitale della Valacchia), vicino alla madre e alle ancelle di corte. Fu affidato ai monaci bizantini perché ricevesse una formazione cristiana ortodossa, ma suo padre invitò anche preti cattolici ad educarlo per compiacere l’imperatore Sigismondo. Ciò contribuì ad allargare i suoi orizzonti predisponendolo a saper trattare con popolazioni diverse.
Il trono di Vlad II era sempre vacillante, principi ambiziosi e senza scrupoli tessevano continuamente intrighi ai suoi danni, e i confini erano costantemente insidiati dai Turchi guidati dal sultano Murad.
Vlad II nel 1437 si trovava in una situazione d’inferiorità, era morto l’imperatore Sigismondo che finora lo aveva protetto, ed era pressato dagli Hunyadi e dagli Asburgo. Il Voivoda cominciò quindi a considerare l’appoggio militare di Murad conveniente. Tradì l’ordine del Drago e guidò i Turchi nella loro avanzata oltre il Danubio. Le popolazioni della Valacchia e della Transilvania preferirono arrendersi davanti al loro sovrano traditore piuttosto che finire prigionieri degli Ottomani, e gli offrirono tesori e terre. Il Sultano, accortosi della doppiezza del Principe, lo invitò ad Adrianopoli a trattare e, consapevole dell’inclemenza dei Turchi, Dracul portò con sé i due figli Vlad e Radu per offrirli come ostaggi, allo scopo di aver salva la vita.
Durante la prigionia Vlad ebbe modo di conoscere le tecniche che i Turchi usavano per infliggere supplizi ai prigionieri e ai condannati. In particolare, rimase molto impressionato dall’impalamento e, durante il suo secondo regno, lo inflisse ad un numero talmente alto di condannati che si guadagnò il soprannome di Tepes (in romeno significa Impalatore). Il fratello Radu, detto “il Bello” per i lineamenti apollinei e i modi garbati, entrò nelle grazie del figlio del sultano Maometto II.

IL PRIMO REGNO (1448)
Nel 1447, nella fortezza dell’Anatolia dov’erano segregati i due valacchi, giunse la notizia dell’uccisione di Vlad Dracul e di Mircea da parte di alcuni uomini armati, mentre valicavano un passo nelle alpi transilvane. Dracula decise di fuggire e giunse in Valacchia per rivendicare i suoi diritti di successione al trono paterno. Radu non lo seguì perché profondamente legato a Maometto II. Intanto gli Hunyadi avevano messo sul trono valacco un principe della famiglia dei Danesti, Vladislao II.
Vlad III non si perse d’animo. Aspettò che Vladislao partisse per una crociata oltre Danubio con Janos Hunyadi e, con un colpo di mano, si riprese il trono nel 1448. Il suo regno ebbe vita breve perché Vladislao e Hunyadi tornarono dopo pochi mesi dalla crociata e lo detronizzarono. Vlad si trovò costretto a chiedere ospitalità in Moldavia presso lo zio Bogdan, che allora era sovrano, e il cugino Stefano.
Tre anni dopo il trono di Moldavia fu usurpato da un avventuriero di nome Petru Aron. Stefano e Vlad fuggirono, e quest’ultimo decise di affidarsi alla protezione degli Hunyadi. Janos, infatti, pensava di liberarsi dei Danesti e Dracula era il successore più indicato al trono di Valacchia.
Janos Hunyadi istruì Vlad nell’arte della guerra facendolo partecipare a crociate e campagne militari contro i principi rivali (in particolare gli Asburgo), e, mentre le sue doti di guerriero si affinavano, Dracula preparava il suo ritorno come Voivoda di Valacchia.

IL SECONDO REGNO (1456-1462)
Nel 1456, dopo una lunga e paziente attesa, Dracula si rimpossessava del trono di Valacchia, grazie ad un rescritto imperiale. Provvide subito all’eliminazione dell’usurpatore Vladislao Danesti e ad una rappresaglia contro tutti coloro che lo avevano appoggiato. In un secondo tempo attuò la sua vendetta contro i Boiardi, responsabili dell’uccisione del padre e del fratello, e li costrinse a lavorare come schiavi per la costruzione del suo nuovo castello sul fiume Arges.
Il suo regno durò fino al 1462, ed è in questo periodo che cominciarono a fiorire le narrazioni delle crudeltà commesse dal Voivoda, narrazioni che sono giunte fino ai giorni nostri grazie alla trascrizione di ballate e aneddoti riferiti dai pochi fortunati che riuscivano a fuggire dalle città da lui prese di mira.
La posizione del Voivoda era però assai difficile sia per l’ostilità dei nobili e dei mercanti Sassoni, legati alla famiglia rivale dei Danesti, sia per la continua pressione dei Turchi (che dopo la conquista di Costantinopoli erano ancor più determinati ad avanzare in Europa), per fronteggiare i quali Dracula si legò strettamente col Re d’Ungheria Mattia Corvino.
Contro i nemici interni procedette in modo spietato, impalandoli in gran numero. Contemporaneamente cercò di guadagnarsi il consenso popolare avviando una politica protezionistica a favore dell’artigianato e del commercio, e favorendo l’ascesa sociale di coloro che si guadagnavano la sua fiducia col valore militare e l’operosità. L’esercito fu potenziato al massimo. Vlad curò personalmente la preparazione dei soldati e tenne testa agli Ottomani con numerose vittorie, che diffusero la sua fama anche fra le schiere nemiche e alimentarono l’ira del nuovo sultano Maometto II. Il cronista turco Ibn Kemal descrisse lo spettacolo agghiacciante che si presentò nel giugno 1462 agli occhi di Maometto II, il quale a Tirgoviste si trovò di fronte una foresta di pali sui quali erano infilzati i soldati di un suo distaccamento.
Nonostante i successi militari gli avversari politici continuavano a tramare contro di lui, e nel novembre 1462 fecero pervenire a Mattia Corvino tre lettere a lui attribuite da cui risultava la sua intenzione di venire a patti coi Turchi. Mattia Corvino le credette autentiche e fece arrestare il Voivoda confinandolo nel castello di Visegard, dove rimase fino al 1466.
Uno degli scritti incriminati di Vlad III, insieme a una lettera di accompagnamento di Mattia Corvino, fu recapitato a Pio II. Il Papa lo riportò nei suoi Commentarii, contribuendo a distorcere l’immagine del Principe anche in Occidente.

IL TERZO REGNO (1476)
La necessità di una nuova crociata contro i Turchi, promossa da papa Sisto IV e condivisa da Mattia Corvino, fece in modo che Dracula potesse essere liberato per riprendere la sua lotta contro i Turchi. Dracula ottiene il perdono, e riconosciuto nuovamente Principe di Valacchia nel 1475, ma riuscì a salire sul trono solo per un breve periodo nel 1476. Infatti, sul finire dell'anno, il Principe Vlad rimase ucciso sul campo di battaglia.
Le sue spoglie furono seppellite nel monastero di Snagov, i cui monaci avevano goduto della generosità del Principe durante il secondo regno. Nel 1931 una spedizione guidata da Florescu e Rossetti rivelò che sotto la pietra tombale c’erano solo ossa animali e manufatti daci…



 
 
 

Fantasmi

Post n°26 pubblicato il 03 Gennaio 2007 da SATANA_ANATAS
 

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Edimburgo è considerata forse la città più infestata di fantasmi in assoluto.
Nel suo castello infatti pare vi si aggirinino i fantasmi dei soldati francesi morti nel XVIII secolo.
E quindi, proprio in questa città si sono tenuti alcuni interessanti esperimenti per verificare esistenza o meno dei fenomeni chiamati fantasmi.
Uno dei luoghi riconosciuti come maggiormente colpiti da questo tipo di manifestazioni sono le cripte di South Bridge.
Secondo la tradizione in queste cripte vi risiedono ben otto fantasmi fra cui uno di un uomo ed uno di un bambino.
Le cripte sono un luogo turistico aperto alle visite guidate ed una testimonianza di tali manifestazioni viene proprio da una di  queste guide. 
La guida sostiene di aver sentito, durante una normale visita nella quale indossava un mantello e teneva fra le mani una candela, le mani spostarsi come qualcuno strattonasse la candela. Tale episodio si è ripetuto per ben due volte nel corso della stessa visita.
Il 15 aprile del 2001 è stato condotto quindi un esperimento: in tutte e dieci le stanze della cripta sono stati messi 10 volontari con della strumentazione elettronica sia di monitoraggio per loro sia per monitorare la stanza.
Non tutte le stanze della cripta hanno la reputazione di essere infestate ma ne i volontari ne i ricercatori sapevano quali esse fossero.
Il risultato dal punto di vista dei volontari è stato che per il 40% di loro si sono verificati fatti inspiegabili fenomeni riconducibili al paranormale: fantasmi.
Per la strumentazione è stato verificato che nei casi di contatti con entità vi era una variazione del campo magnetico.
Sono stati condotti degli esperimenti per verificare l'influenza dei campi magnetici sul cervello umano. Questi studi hanno portato gli scienziati ad affermare che l'esposizione del cervello umano ai campi magnetici distorce le percezioni sensoriali.
Questa distorsione fa si che i soggetti testati provassero sensazioni come se delle mani li toccassero, sentivano dei respiri alle loro spalle.
Questi erano i sintomi sperimentati dai volontari nelle cripte di Edimburgo.
Ma sono i campi magnetici a cambiare o sono queste entità che li influenzano?

 
 
 
 

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