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CULTURA E GIUSTIZIA
 

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Messaggi del 01/06/2019

ADOLESCENZA

Post n°2287 pubblicato il 01 Giugno 2019 da antonioi0

Meglio l’alcool della droga”: così dicono molti padri. Attenzione: non banalizziamo! L’alcool ha tutti gli effetti negativi di una droga, soprattutto se in dosi elevate e in un’età ad altissima vulnerabilità cerebrale, qual è l’adolescenza. Anche in Italia sta crescendo vertiginosamente il consumo di alcolici nei giovani, maschi e femmine. E sta aumentando un fenomeno di grande insidiosità: la bevuta compulsiva del sabato sera. Una passione pericolosa e triste. Gli anglosassoni parlano di “binge drinking” per indicare la bevuta superiore a 5 bicchieri di vino, che può arrivare a dieci o più, e/o a bottiglie di vino o birra intere, bevute a canna, in un comportamento compulsivo e autodistruttivo insieme che si sta diffondendo con l’infettività di un’epidemia.  Il “binge drinking” è ormai diventato una diagnosi di comportamento ad alto rischio in sé e per le conseguenze sulla salute, in primis del cervello. Questo allarmante fenomeno deve farci riflettere su alcuni aspetti specifici della vulnerabilità degli adolescenti, anche per intraprendere con decisione adeguate misure preventive e curative.
Innanzitutto, è bene sapere che il cervello dell’adolescente (come quello del bambino, del resto) ha una specifica vulnerabilità ai fattori tossici esogeni, che provengono cioè dall’ambiente, e che sono veicolati nell’organismo da sbagliati stili di vita, come è il bere eccessivo. La crescita della corteccia cerebrale e il rimodellamento delle connessioni tra i miliardi di cellule nervose che abitano il nostro cervello continua dalla nascita fino all’età adulta, in cui le connessioni diventano molto più stabili, meno dinamiche e sempre meno “plastiche” con il procedere dell’età. A meno che il cervello non venga “allenato” quotidianamente da letture, hobby e attività motivanti, sport, musica e passione per la cultura e per la vita, come, per inciso, ben dimostra una grandissima donna, Rita Levi Montalcini, che a 97 anni ha un cervello allenatissimo che dà i punti alla gran parte di noi.
Ad ogni età, la qualità e il numero delle connessioni interneuronali sono essenziali per la qualità del pensiero, del comportamento e per la stessa salute mentale, perché ne costituiscono la base neurobiologica: senza cellule nervose non c’è pensiero. E quando il numero di cellule viene ridotto, e si impoveriscono le connessioni, scade anche la qualità di tutte le funzioni cerebrali, e di alcune più di altre: l’apprendimento e la memoria (che ne è la prima amica e custode) sono vulnerabilissimi a questo tipo di deterioramento. Problema della massima importanza nell’età in cui si dovrebbe riuscire ad apprendere di più.
Inoltre, e questo è particolarmente vero nell’adolescenza, le specifiche connessioni neuronali che si determinano in questa età tendono a stabilizzarsi e mantenersi negli anni successivi: questa è la ragione neurobiologica per cui comportamenti sbagliati (come il bere eccessivo o l’uso di droghe) tendono a consolidarsi. Non solo per ragioni “psicologiche”, quindi, ma per la creazione di specifici circuiti nervosi che tendono a mantenere il comportamento inadeguato o francamente patologico: perché ne costituiscono il binario silenzioso e potente su cui viaggia poi il comportamento manifesto.
Certo, l’adolescenza è periodo di sperimentazioni e trasgressioni. Ed è tipico degli adolescenti assumersi alti livelli di rischio: nella ricerca  di nuovi amici con cui condividere giochi nuovi ed eccitanti, tra cui la guida spericolata;  in sport pericolosi e/o in condizioni estreme; nell’esplorazione di comportamenti e di esperienze inedite; nella ricerca continua di emozioni, che spesso contrasta l’umore mediamente depresso che molti adolescenti hanno. In parallelo, l’adolescenza è anche il periodo della vita in cui è massima la possibilità di coltivare ed esprimere i propri talenti per arrivare alla capacità di pensiero complesso e di comportamenti strutturati e meditati tipici dell’adulto ben riuscito. Questo periodo di maturazione comportamentale corrisponde a periodi di massima attivazione della neurogenesi, del rimodellamento delle connessioni nella corteccia cerebrale, della sintesi di neurotrasmettitori e recettori, grazie anche all’impatto che le grandi variazioni ormonali puberali hanno su tutto il cervello. In particolare, matura nell’adolescenza il lobo frontale, il grande modulatore e controllore dei nostri comportamenti “socialmente appropriati”.  E’ il lobo frontale che mette le briglie all’impulsività eccessiva tipica del bambino e del giovane, che ci aiuta a raffinare il pensiero, a stabilire obiettivi e priorità, e a valutare le ricompense a breve e lungo termine di un comportamento appropriato. E’ lui l’alleato della nostra soddisfazione nel fare bene le cose: studio, lavoro, sport o hobby che sia. E’ lui il custode della nostra serenità, quando ci sentiamo in  equilibrio, tra aspirazioni e realizzazioni, tra ideale dell’Io e percezione interna di noi e della nostra verità. La crescente armonia tra il lobo frontale e il resto del cervello viene ottenuta proprio nell’adolescenza, attraverso la giusta mediazione tra bisogno di sperimentazione, di novità, di eccitazione e l’allenamento a mediare gli impulsi, a porsi obiettivi positivi, limitando la tendenza a copiare il peggio del gruppo. Se questo processo maturativo viene leso dagli elevati tassi di alcool (tipici dell’uso cronico ma anche, come è stato ben dimostrato, dalle bevute intermittenti del sabato) o da altre droghe, tutto il processo di maturazione di un Io solido e capace di esprimersi al meglio, con entusiasmo ed efficacia, viene incrinato. Tanto più a fondo quanto più è precoce l’abitudine al bere e quanto più elevato e frequente è il consumo alcolico.
Ecco perché il ruolo dei genitori, degli insegnanti, degli educatori è essenziale, proprio in questa fascia di età in cui invece oggi assistiamo ad un colpevole lassismo educativo se non ad un irritante giustificazionismo. Ecco perché non dobbiamo banalizzare le bevute del sabato sera con un autorassicurante: “E’ una mattana dell’età, passerà”. Perché potrebbe non passare affatto, portando al traino una serie di progressivi problemi comportamentali  che si radicano in alterazioni biologiche del cervello molto difficili da modificare poi. Quali problemi? Correre in macchina con l’amico alla guida che ha bevuto, con le stragi del sabato sera che conosciamo; fare sesso in modo compulsivo e non protetto (l’alcool abbassa la soglia di “autoprotezione”); far uso di altre droghe; fumare; andar male a scuola e abbandonarla, finendo ai margini del gruppo sociale, con alto rischio di aggressività fino ai comportamenti delinquenziali, in un degrado progressivo di sé e nell’assunzione di un’identità negativa sempre più rigida e determinante.
In sintesi: si può buttar via il futuro di un figlio, o di una figlia, solo perché si dorme sul fatto che beva?



Sempre più spesso si sente parlare di problemi di adolescenti, della loro visione del mondo che li circonda come di un mondo ostile, dei loro compagni inaffidabili, degli insegnanti ingiusti e naturalmente, degli adulti che non li comprendono a sufficienza.

Molto spesso questo loro sentirsi “poco considerati” li porta ad uno scarso profitto scolastico, ad avere un atteggiamento ostile sulla realtà che vivono quotidianamente.
Si leggono sempre più spesso casi di ragazzi che si suicidano gettandosi dal terrazzo di una scuola per aver meritato un brutto voto, o per essere venuti a conoscenza della imminente bocciatura scolastica, insomma basta una causa di dispiacere a scatenare in alcuni di loro una forte forma di depressione.

Ci sono ragazzi che parlano dei loro problemi e quindi ciò li aiuta in modo positivo a non tenere tutto per loro, anche se giudicano il mondo in modo oscuro, e ci sono quelli invece che si chiudono dentro le loro angosce e le vivono da soli o, peggio ancora, con l’aiuto di stimoli esterni come droghe, alcool, tranquillanti , cose comunque spesso pericolose.

Il canale di comunicazione di questi ragazzi, che si aprono sui loro problemi, è uno strumento prezioso per rimanere in contatto con la fase che il ragazzo in questione sta attraversando.
E’ sempre più frequente lo sviluppo, nella visione adolescenziale del mondo, una prospettiva negativa della vita e del mondo che li circonda. Ciò può sembrare in contrasto con la ricchezza di mezzi di cui dispongono, con gli sforzi minimi che vengono richiesti loro sia in campo scolastico che famigliare.

Nella realtà più è facile e leggera la loro vita quotidiana più loro sembrano perdere di autostima.
Non raramente al primo problema scolastico, delusione sentimentale, e altro, si cerca di compensare questa ferita proiettando le cause all’esterno: insegnanti ingiusti, amicizie traditrici e inaffidabili, arrivando anche alla denuncia del “sistema” ritenuto completamente sbagliato.

Come tutte le idee paranoiche, queste accuse hanno sempre una base di verità.
Il problema è comunque proprio nella incapacità del giovane di affrontare l’aspetto duro e ingiusto della realtà come lui la osserva. Il rischio di questa sua posizione psicologica è quella di difendere i lati deboli della personalità in cui tutte le responsabilità sono all’esterno mentre il giovane protagonista è perseguitato e oppresso.

Questa visione non fa altro che indebolire la sua autostima e impedire la crescita vera e propria, ponendo le basi per rischi psichici più gravi. Alla fine dell’adolescenza quando il ragazzo dovrà inserirsi nel sociale avrà il serio problema della ricerca del lavoro e quindi dovrà confrontarsi con la realtà della vita.

Pur di non fare i conti con le proprie insufficienze spesso questi falsificano la realtà. Questo è un loro lato debole che l’adulto non deve mai sostenere.
Occorre quindi informare gli adolescenti del pericolo che si incorre nel distruggere le energie e perdere entusiasmo.

Si tratta, in fondo, di far comprendere al giovane il prezzo dell’impegno e la fatica per il raggiungimento degli obiettivi contro la fantasia della sconfitta e dell’emarginazione.

 

 

 
 
 

IL COLLEGIO DEI DOCENTI FORNISCE LE RUBRICHE DI COMPETENZA

Post n°2286 pubblicato il 01 Giugno 2019 da antonioi0

DÀ INDICAZIONI GENERALI DI TIPO METODOLOGICO E ORGANIZZATIVO PER L’ORGANIZZAZIONE

DI TEMPI, SPAZI, STRATEGIE E STRUMENTI DI GESTIONE DELLE CLASSI E DEL CURRICOLO,

AL FINE DI OFFRIRE AGLI ALLIEVI LE MIGLIORI OPPORTUNITÀ PER PERSEGUIRE LE PROPRIE

COMPETENZE.

 

 

 
 
 
 
 

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