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QUALCUNO ERA COMUNISTA..
Qualcuno era comunista perché si sentiva solo.
poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri.
Qualcuno era comunista perché aveva bisogno
di una spinta verso qualcosa di nuovo.
Perché sentiva la necessità di una morale diversa.
Perché forse era solo una forza, un volo,
un sogno era solo uno slancio, un desiderio
di cambiare le cose, di cambiare la vita.
Sì, qualcuno era comunista perché,
con accanto questo slancio,
ognuno era come… più di sé stesso.
Era come… due persone in una.
Da una parte la personale fatica quotidiana
e dall'altra il senso di appartenenza a
una razza che voleva spiccare il volo
per cambiare veramente la vita.
No. Forse anche allora molti avevano aperto
le ali senza essere capaci di volare…
come dei gabbiani ipotetici.
E ora? Anche ora ci si sente come in due.
Da una parte l'uomo inserito che
attraversa ossequiosamente
lo squallore della propria sopravvivenza quotidiana
e dall'altra il gabbiano senza più neanche
l'intenzione del volo perché
ormai il sogno si è rattrappito.
Due miserie in un corpo solo.
HO VISTO ANCHE DEGLI ZINGARI FELICI
...ho visto degli zingari felici...
ubriacarsi di luna,
di vendetta e di ...guerra...
...i poeti amano l'odore delle armi,
odiano la fine della giornata...
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L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare.
Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.
Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”.
11 febbraio 1917
(A.Gramsci)
Nostra patria il mondo intero,nostra legge la libertà.
Libera cultura in liberi spazi!Anarchia è vita.
Voi ridete di me perché sono diverso,
io rido di voi perché siete tutti uguali.
Oggi cerco un’ora di furibonda anarchia e,
per quell’ora darei tutti i miei sogni,
tutti i miei amori, tutta la mia vita.
Anarchico è colui che dopo una lunga,
affannosa e disperata ricerca ha trovato
sè stesso e si è posto, sdegnoso e superbo
“sui margini della società” negando
a qualsiasi il diritto di giudicarlo.
Ogni popolo, come ogni persona è quello che è,
e per questo ha un diritto ad essere se stesso.
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EL CHE
Dicono che noi
rivoluzionari siamo romantici.
Si è vero lo siamo in modo diverso,
siamo quelli disposti a dare la vita
per quello in cui crediamo.
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