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Il museo (parte 4)

Post n°41 pubblicato il 18 Febbraio 2010 da DolceGentiluomo

SI! Risposi immediatamente.
Era quello che avrei voluto chiederle io.
Mentre eravamo a cena pensavo a come fare per poter rimanere con lei il più a lungo possibile. Telefonare a casa per dire che non sarei rientrato quella notte, sarebbe stato inusuale, non mi ero mai assentato così all’improvviso. Certo, lei mi avrebbe chiesto come mai, ma si sarebbe accontentata di qualsiasi risposta avessi dato, anche la più strampalata, ormai eravamo quasi come fratello e sorella, due persone che avevano un solo obbiettivo: tener unita la famiglia per i figli.

Tornammo dalle parti del museo per riprendere la macchina, naturalmente c’era sul tergicristallo l’immancabile multa. Sembra come se gli ausiliari del traffico abbiamo una specie di campanellino nella testa che li avverte quando un tagliando è scaduto. D’altronde non avrei mai immaginato di lasciare lì la macchina per tutto questo tempo.
Lungo la strada continuammo a parlare del più e del meno, era una donna dai molteplici interessi. Ogni tanto sbirciavo le sua gambe, le trovavo perfette e decisamente sensuali. Lei se ne era accorta e aveva tirato un po’ più su la gonna. Aveva capito quanto mi attraessero e credo che le piacesse il mio sguardo ammirato. Penso si sentisse molto appagata e soprattutto considerata anche come femmina. Spesso noi uomini diamo per scontate alcune cose e tra queste, il far sentire la donna al centro della nostra attenzione.

Giunti nelle vicinanze dell’albergo vidi un fioraio, ormai sono aperti anche tutta la notte. Scelsi l’orchidea più bella per donarla a lei. Rimase piacevolmente sorpresa e, sollevandosi sulla punta dei piedi, mi diede un bacino sulla guancia.
In lontananza un rintocco della campana ci avvertiva che era già l’una di notte.

La stanza era piccola e confortevole. Tutto era in ordine. Mi invitò ad entrare.
Sembravamo molto più impacciati. Pur essendo stati molto intimi solo poche ore prima, adesso questa nuova scena ci vedeva imbarazzati. Presi la sua testa dolcemente tra le mani, la guardai negli occhi e le dissi: se non te la senti più non preoccuparti per me, capirò e ti lascerò sola. Una lacrima solcò la sua guancia e chinando la testa rispose: questa lacrima è per te, per la gioia che mi dai, e per la felicità mai provata prima d’ora nella mia vita. Con te mi sento donna veramente.

La tenni lungamente stretta tra le braccia, lasciando alle emozioni il tempo di fluire. Poi, ancora vestiti ci sdraiammo sul letto...

 
 
 
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