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Post n°92 pubblicato il 04 Settembre 2015 da SOUL2007
Viti Levu, Isole Figi, anno 2427 d.C.
Elios, sulle rive del fiume Sigatoka, stava ammirando la sua grande coltivazione di canne da zucchero, avuta in eredità da suo padre e questi ancora dal padre suo, fino a qualche decina di generazioni addietro. Contemplava anche il mare, presenza fiera e temibile, che negli anni passati aveva ridotto il numero delle isole da alcune centinaia a poche decine, sommergendole e divorandole in pochissimo tempo. Anche il vulcano ci aveva messo del suo, seminando ovunque morte e distruzione. Erano sopravvissute solamente le isole dotate di monti di una certa altezza, come la sua. Elios sentiva dentro di se la presenza protettiva e costante di un essere vivo e potente che, sempre di più, comunicava con lui dandogli preziosi e a volte vitali suggerimenti sulla sua vita di tutti i giorni, indicazioni sulla lavorazione dello zucchero, schemi comportamentali, nozioni di vita e approfondimenti spirituali e filosofici. Quest’essere si era manifestato in Elios fin dai primi giorni di vita e lo aveva accompagnato, da circa duecento anni, attraverso le sue vicissitudini come un amico fedele, un consigliere affidabile, compagno di giochi e di vita. Elios aveva molte donne. Non esisteva più alcun vincolo che regolamentasse le unioni dopo i sonori fallimenti del passato. Niente più riti, religioni, dogmi e incombenze, tutto era contrassegnato da un’alta forma di libertà, che era una delle conseguenze naturali dell’evoluzione raggiunta dalla razza umana dopo che la stessa, avendo toccato drammaticamente con mano il significato exoterico ed esoterico del degrado ambientale ed umano, aveva rischiato in pochi anni l’estinzione totale. Quegli anni, contrassegnati dalle centinaia di migliaia di suicidi, dal selvaggio tentativo di manipolazione climatica che aveva finito di devastare ciò che rimaneva della natura e soprattutto dall’egemonia sanguinaria di molti stati i quali, sotto l’egida della salvezza dell’umanità avevano causato i peggiori ed irreversibili danni, quegli anni dicevo venivano ora ricordati, una volta scremati della loro componente più crudele, come una delle facce estreme della Provvidenza karmica: gli estremi rimedi che venivano applicati ai mali estremi. Come nell’età della pietra l’uomo, quando vedeva le brutte pensava bene di scendere a più miti consigli. Le mogli, i moltissimi figli e la parentela tutta di Helios, si sentivano stretti in quella pur meravigliosa isola, perché la parte abitabile di essa era piuttosto esigua. Quindi negli anni si organizzarono per l’esodo via mare, su bellissime imbarcazioni adatte allo scopo. Il mare li avrebbe portati in qualche posto sicuro o li avrebbe inghiottiti tutti. E fu così che un bel giorno, col vento in poppa e col mare piatto, qualche migliaia di indigeni salpò per lidi sconosciuti sotto la guida di Elios il quale a sua volta era guidato dal suo amico invisibile. E la storia, al solito, si ripeteva. Quanti popoli nel passato avevano preso il largo per necessità, privi di una vera rotta, condotti dall’entusiasmo e dalla forza e guidati dagli dei. La differenza era solo nel fatto che Elios e i suoi avevano concordato all’unanimità di abolire ogni tecnologia che potesse rivelarsi sia pur minimamente pericolosa per loro e per la natura o poco controllabile. La scelta di navigazione, ad esempio, non prevedeva alcun uso di sofisticate tecnologie, ma preferiva, in sicurezza, le scelte e le conoscenze dei loro avi. E gli dei e il loro favore non mancavano.
Il suo amico in una notte di luna calante lo salutò:” Addio Elios e buona evoluzione” |
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