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Il disastro delle cinque terre

Post n°28 pubblicato il 29 Ottobre 2011 da Terry.1949

 Alluvione a Spezia: pioggia e cemento

Cinque Terre: fango e manette. L’outlet di Brugnato

casaleggi

Due articoli che ho scritto per l’edizione di carta di oggi

e in coda la sottoscrizione per Monterosso di Repubblica Sky

Cinque Terre, manette e morte un sogno annegato nel fango
Se l´alluvione giudiziaria di un anno fa, con le manette ai vertici dell´Ente Parco, aveva rotto l´incantesimo, la devastazione provocata dal nubifragio ha definitivamente strappato il sipario. Finisce nel fango, quello morale e quello reale, il sogno delle Cinque Terre come paradiso della sostenibilità: turismo di masse intelligenti e cura maniacale del terreno, delle fasce, dei rivi, dei muri a secco.
«Era diventata una fabbrica di turismo, ma devo dire che anche io sono rimasto sorpreso dal disastro», riflette il professor Alfonso Bellini, uno dei più noti geologi italiani, membro della commissione regionale per la valutazione dell´impatto ambientale, attualmente consulente della procura di Genova per l´inchiesta sull´alluvione di Sestri Ponente del 2010. «Io non sono in grado di dire se la cementificazione sia la causa principale di questa devastazione – spiega Bellini- di certo dalla nascita del Parco è prevalsa la scelta di attrarre sempre più turisti e quindi rendere il territorio sempre più capiente, disinteressandosi della conservazione in cambio della rendita. E´ un modello di gestione che ha abbandonato le cure al territorio, perché non danno un ritorno economico immediato. Concordo con lo scrittore Maurizio Maggiani quando ricorda che la maggior parte degli abitanti delle Cinque Terre ha lasciato la terra per affittare le camere». Claudio Frigerio è uno degli ambientalisti che per primi, quando ancora il “Faraone” dominava, aveva criticato il Parco di Franco Bonanini, il presidente finito in manette per gli abusi, i falsi e le licenze concesse agli amici.
«Qui alle Cinque Terre la speculazione si è solo affacciata e non ha fatto breccia, ma solo perché è arrivata la magistratura a fermarla…SEGUE QUI

Polemiche sull´outlet a due passi dal Magra scontro tra ambientalisti e costruttori
«Cosa sarebbe successo con decine di auto nel piazzale e centinaia di persone dirette verso i negozi?» Stefano Sarti, presidente ligure di Legambiente, riaccende la polemica sul progetto di outlet di Brugnato, la cui realizzazione doveva prendere il via a metà novembre con la posa della prima pietra. Un´iniziativa contestata dagli ambientalisti perché la piattaforma di cemento destinata ad ospitare le gallerie commerciali e i servizi connessi sorgerà a poche decine di metri dal Magra, dall´altro lato del casello autostradale.
A capo della società “San Mauro” che ha portato avanti il progetto “ShopInn Brugnato Cinque Terre”, c´è SEGUE QUI

La sottoscrizione per la scuola di Monterosso QUI

La foto è di Nicola Busco, che ringrazio

Commento

è il momento di ricordare al governo nazionale la carenza di finanziamenti per la tutela idrogeologica e per arrestare i dissesti in atto oltre a chiedere maggiori impegni a regione, provincia e comuni.
 è il momento di capire che la realiz-zazione di nuovi centri commerciali non garantiranno il lavoro; aggrediranno un territorio fragile come il nostro e contri-buiranno al collasso della viabilità.

 è il momento di interpretare i muta-menti climatici e neppure di comprenderne le manifestazioni più evidenti.

 è il momento di capire la reale neces-sità ed efficacia nelle nuove viabilità: via-dotti, svincoli, gallerie, … muteranno – in negativo – ampie porzioni di territorio.

A Pontremoli i ponti della parte vecchia hanno retto quelli nuovi no. Così il centro storico, nemmeno una goccia dentro casa, nella parte nuova quella industriale, costruita nella piana tra i due fiumi, tutto sott’acqua. Ci sarà pure una ragione: forse nel passato non si voleva forzare la natura, ci si adeguava. E poi si conosceva bene il territorio, lo si curava, si pulivano i boschi a monte e le rive dei corsi d’acqua. Adesso, specie ai giovani, ma direi che è il modello della società in generale, l’unica occupazione possibile sembra quella nelle catene di negozi e nei centri commerciali, finchè le leggi della natura, la crisi economica, le tasche vuote dei disoccupati e dei licenziandi a gogò lo permetteranno. Altre soluzioni sarebbero possibili, se solo gli amministratori, Galante compreso, le ascoltassero …

 
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