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27/10/2011 - Cani e gatti finiscono nel redditometro
L'Anmvi: "Siamo al surrealismo fiscale" Letture consigliate : - Anagrafe felina online sul sito del Ministero della Salute - Per i "pet" arriva la nuova tessera sanitaria con copertura assicurativa - L'emergenza caldo è anche per i cani:ecco le regole salva- salute Il presidente dell'Associazione dei veterinari: «Il Governo italiano continua a lucrare sugli animali da compagnia» roma Avere un cane o un gatto sarebbe un segno di ricchezza. O, meglio, le spese veterinarie sarebbero comprese tra gli indicatori di ricchezza che l'Agenzia delle Entrate ha individuato nel nuovo redditometro sperimentale. Dura la reazione dell'Associazione nazionale medici veterinari (Anmvi): «Siamo al surrealismo fiscale - dichiara Marco Melosi, presidente dell'Associazione -. è l'ennesima allucinazione del Fisco nazionale, un quadro visionario, degno della ribellione descritta nella Fattoria di George Orwell». Lo dichiara Marco Melosi, presidente dell'Associazione nazionale medici veterinari (Anmvi), dopo la presentazione all'Agenzia delle Entrate del nuovo redditometro sperimentale che include fra le sette categorie del redditometro anche le spese veterinarie. «Per la tutela animale l'Italia - ricorda Melosi - vanta una legislazione che offre a questi "esseri senzienti" le più alte garanzie di tutela penale. Si mobilitano ministri e parlamentari, si sprecano le affermazioni di principio, si scomoda persino il Patrono d'Italia. Ma è una ipocrisia. Il Governo italiano continua a lucrare sugli animali da compagnia, a considerare il cavallo un indicatore nel reddito, a ridurre le detrazioni sulle spese veterinarie per cani e gatti, ad aumentare le tasse portando l'Iva ai massimi livelli storici (21%) sul loro cibo e sulle cure mediche degli animali da compagnia, inclusi furetti, conigli e criceti che sempre più numerosi popolano le case degli italiani. Per via XX Settembre, gli animali sono davvero 'un Tesorò. Ma evidentemente, per lo Stato italiano la capacità senziente degli animali è stata interpretata come capacità tributaria e di patire la peggiore vessazione fiscale di tutta Europa». Sulla carta, ricorda l'Anmvi, gli animali sono esseri senzienti tutelati da: Trattato di Lisbona dell'Unione europea; Convenzione europea di Strasburgo; Legge 281/1991 (Lo Stato tutela gli animali di affezione al fine di tutelare la salute pubblica e l'ambiente); Legge 189/2004 (divieto di combattimenti e di utilizzo per pellicce); Codice penale (reato di maltrattamento, di uccisione, di abbandono); Legge 201/2010 (reato di traffico di animali); Codice della strada (obbligo di soccorso animali); leggi regionali; ordinanze ministeriali e comunali. Ma - sottolineano i veterinari - nel nostro Paese, sopportano: l'aliquota Iva più alta sulla loro salute (dal 20 al 21%); l'aliquota Iva più alta sui loro alimenti (dal 20 al 21%); la riduzione delle detrazioni fiscali delle cure veterinarie; l'inserimento nel redditometro dei cavalli; l'inserimento del redditometro della spesa veterinaria per le loro cure; imposte sugli obblighi amministrativi (anagrafe e passaporto); imposte sulle vaccinazioni essenziali e obbligatorie; imposte sulla prevenzione delle malattie trasmissibili all'uomo (es. leishmaniosi); imposte sulla sterilizzazione per contrastare il randagismo. Questo mentre in Europa il Parlamento wuropeo incoraggia le misure veterinarie per combattere il randagismo; il Trattato di Lisbona considera gli animali esseri senzienti e la Commissione europea legifera in favore della sanità animale e finanzia il benessere animale.
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