Testimonianza di Akiva Orr (ebreo )
Colloquio tra Paolo Barnard e Akiva Orr (ebreo ).
Akiva Orr è vecchio a sufficienza per potersi fregiare del titolo di partigiano d'Israele, ma lucido abbastanza per ricordare tutto con una precisione impressionante.
Ebreo, sfuggito all'Olocausto nazista grazie all'intuito di sua madre che dopo le prime voci sulle intenzioni di Hitler decise di fuggire dalla Germania con solo gli abiti che indossava e il figlio in braccio, combattè neppure ventenne nelle fila dell'esercito ebraico nella guerra del 1948, da cui nacque lo Stato Israeliano.
Oggi vive in una casa di un quartiere residenziale di Tel Aviv nella quale ci si trova a dover scavalcare pile e pile di libri, di documenti, lettere, foto e altro materiale d'archivio, talmente accatastati in ogni dove dal pavimento al soffitto che io non sono riuscito neppure a capire dove fosse la sua camera da letto e dove il bagno. Completamente pelato, corpulento, occhi che ricordano il John Wayne degli ultimi film, Akiva mi offre un tè sulla veranda, mentre alcuni dei suoi cinque gatti gli leccano i piedi nudi: «Mi curano l'artrite» dice, ma poi confessa che solo dosi massicce di antidolorifici gli permettono di sopravvivere.
Ora che siamo faccia a faccia mi torna in mente una battuta che fece al telefono quando lo contattai dall'Italia per chiedergli un'intervista: «Vuole capire perché ci odiano? È talmente semplice!» aveva esclamato. Gliela ricordo e lui non esita a giustificare quell'affermazione con parole pienamente coerenti a essa: «Mi chiedo di che cosa ci meravigliamo! C'è un popolo arabo che dopo 1400 anni di convivenza con altre minoranze religiose, fra cui anche gli ebrei, si vede arrivare dall'Europa altri ebrei, i sionisti, che con l'aiuto della maggiori potenze del mondo si prendono quasi tutta la loro terra scacciandoli. Poi ne occupano altre larghe fette dove per decenni li sottoporranno a ogni sorta di barbaro misfatto. E dopo averli così trattati neppure li riconoscono come entità politica.
Ricordo come fosse oggi il giorno in cui Golda Meir [premier israeliano 1969-1974, nda] disse che non esisteva il popolo palestinese, che sì, magari c’ erano degli arabi sparsi qua e là, ma non erano un popolo.
La maggioranza dei sionisti le credettero, ma alcuni di noi sapevano che erano sciocchezze di una donna che dalla sua residenza di Milwaukee in America era piombata qua senza neppure sapere che per decenni i palestinesi avevano lottato per la propria indipendenza contro i turchi prima, e contro gli inglesi poi. E che quando lei era arrivata in Palestina, gli arabi erano già stati scandalosamente feriti dai britannici che dopo avergli promesso un'ampia sovranità in cambio dell'aiuto per sconfiggere l'impero ottomano li avevano traditi consegnando la loro terra a noi, cosa che fra l'altro è una delle ragioni per cui Lawrence d'Arabia lasciò l'esercito di sua Maestà disgustato.
Da lì sono cominciati i guai, ma cosa vi aspettate? Chi avrebbe reagito differentemente?”.
APRIAMO GLI OCCHI...
Inviato da: ossurerotte
il 20/01/2013 alle 23:14
Inviato da: rocknet2.0
il 17/09/2012 alle 18:38
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il 29/08/2012 alle 09:01
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il 08/05/2012 alle 22:22
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il 23/02/2012 alle 15:39