Savenidice

In biblioteca la vita artistica di Cesarino Chili

Castenaso (Bologna)

Lo scorso 21 marzo l’assessore alla cultura di Castenaso, Giorgio Tonelli, ha inaugurato nella Biblioteca comunale “Casa Bondi”, in via XXI Ottobre 7, una mostra antologica per ricordare l’artista Cesarino Chili che per l’occasione è stata commentata da Fabio Chiodini artista e docente di storia dell’arte. La mostra sarà visitabile dal pubblico fino al 20 aprile 2013, con ingresso libero, nei consueti orari di apertura della biblioteca: lunedì, martedì, mercoledì e venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 19; giovedì dalle 14 alle 19; sabato dalle 9 alle 13. Per informazioni visitare il sito comunale: http://www.comune.castenaso.bo.it.
All’inaugurazione della mostra è stato presentato il concorso pittorico, indetto in memoria di Chili, con l’esposizione delle opere nella sala consiliare del municipio alla “Festa dell’uva” nel prossimo settembre. L’iniziativa artistica, patrocinata da Comune, Regione e Provincia, è stata organizzata dal Gruppo di pittura di Marano, in collaborazione con  la famiglia Chili  e la Proloco Castenaso. Gruppo di pittura, attivo da oltre 15 anni, che fu promosso e condotto da Cesarino Chili, fino al 2007, e ora diretto da Fabio Pellizotti con incontri settimanali, il martedì sera, nella saletta di piazza Mandini a Marano di Castenaso.
Cesarino Chili, un personaggio a Marano dove viveva con la moglie Fidenza e il nipote Riccardo, è scomparso lo scorso 30 ottobre. Tanti lo conoscevano come capomastro edile poi lo hanno visto maestro, artista del pennello quando tenne la prima esposizione a Castenaso. Furono infatti molti i ragazzi che dopo gli chiesero di insegnare loro a dipingere e così, nel 1989, nella saletta comunale di Marano nacque una scuola di pittura, «un po’ alla don Milani – riferiva Fabio Pellizotti – dove si condividevano i colori e la matita. Un personaggio, nato il 9 luglio del 1927, che fu dunque al fianco dei suoi giovani allievi artisti, come volontario, fino quasi alla fine dei suoi 85 anni».  

Giancarlo Fabbri