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Concerto d’organo nel giorno dell’Angelo

Post n°221 pubblicato il 26 Marzo 2013 da fabbri.giancarlo
 

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Castenaso (Bologna)

Come da tradizione l’annuale rassegna musicale “Organi antichi, un patrimonio da ascoltare”, giunta alla venticinquesima edizione prende il via il lunedì di Pasqua, a Castenaso (Bologna), nella storica chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista in via Tosarelli 71/2. Alle 20.45 di lunedì 1 aprile si eleveranno nella navata le prime note del concerto con esecutori l’organista Marcello Rossi, il trombettista Paolo Bacchin e il soprano Piera Pelanda in un programma di composizioni di Georg Muffat, Johann Rosenmuller, Johann Sebastian Bach, Johann Adm Reincken e di Georg Friedrich Handel. L’ingresso è libero.
L’evento è organizzato assieme all’associazione culturale “Organi antichi, un patrimonio da ascoltare”, con direttore artistico Andrea Macinanti, per il valore dello strumento della chiesa castenasese. In San Giovanni Battista è infatti conservato un organo costruito da Giuseppe Guermandi, nel 1845, e modificato da Abele Marenzi nel 1909. Lo strumento collocato nel presbiterio in cantoria, dove mostra una facciata con 23 canne disposte a cuspide con ali, fu gravemente danneggiato durante la seconda guerra mondiale e infine restaurato nel 1992, da Francesco Paccagnella utilizzando il materiale superstite.
Il Comune di Castenaso aderisce quasi dall’inizio alla rassegna che diffonde la conoscenza degli organi antichi, e della musica d’organo, in chiese del territorio bolognese le quali, per l’occasione, diventano infine ottime sale da concerto; a volte le uniche della loro zona. Sul sito dell’associazione Macinanti esprime soddisfazione per 25 stagioni «dove abbiamo proposto quasi seicento concerti per far conoscere l’organo a un pubblico sempre più ampio». Ma anche amarezza. «Sarebbe lecito – scrive Macinanti – immaginare che in tanti anni il fenomeno “Organi antichi” fosse stato notato e sostenuto da chi ha le redini economiche che alimentano la cultura bolognese. Ma così non poteva essere a Bologna, il cui declino culturale discende anche dalle velenose gelosie che compromettono il lavoro di chi, per sua sfortuna, non appartiene a determinate caste sociali, economiche e politiche».

 
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