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Giancarlo Fabbri giornalista freelance
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Messaggi del 03/11/2012
A sinistra frutti del castagno, a destra quelli dell’ippocastano… difficile confonderli
A volte c’è chi prende lucciole per lanterne, e chi i frutti (tossici) degli ippocastani per castagne. E’ capitato al giornale “QN” (“Quotidiano Nazionale”) – un collage tra i fogli regionali “Il Giorno” di Milano, “il Resto del Carlino” di Bologna e “La Nazione” di Firenze – del 3 novembre. A pagina 25 un interessante articolo di Claudio Ferri, dalla redazione di Bologna, ha come titolo: “La castagna, il vero tesoro dell’autunno. Da pane dei poveri a eccellenza gastronomica”. Articolo che illustra le proprietà nutritive del frutto, castagne e marroni, e quelle dell’albero, come risorsa economica della montagna, oltre che di tutela dell’ambiente e idrogeologica dei versanti montani.
Soltanto che a illustrare l’interessante pezzo di Ferri è stata pubblicata, quasi a tutta pagina, una foto di frutti dell’ippocastano (Aesculus hippocastanus della famiglia delle Hippocastanaceae), che non è nemmeno parente del castagno (Castanea sativa della famiglia delle Fagaceae), ben disposti in una scodella di coccio. Frutto che non ha la minima possibilità di essere scambiato con quello dei boschi di montagna che lessato, arrostito, seccato, macinato per dolci o polente, o glassato, ha da millenni molti utilizzi in cucina e in pasticceria.
Che ricordi un tempo tra ragazzi si diceva che raccogliere due frutti di ippocastano, e tenerli in tasca, portasse fortuna. Di sicuro credo che nessuno si sognerebbe di raccogliere, cucinare e mangiare tale frutto perché altamente tossico. Tali frutti, infatti, contengono numerosi principi attivi in concentrazioni tali da determinare nell’uomo, con danni ancor più gravi sui bambini, la rottura dei globuli rossi. Il frutto dell’ippocastano, nome che significa appunto “castagna del cavallo”, è usato in zootecnica e veterinaria. Molecole e principi attivi estratti dai frutti dell’ippocastano sono però utilizzati in farmacologia, erboristica e cosmesi. Nella medicina tradizionale le foglie di ippocastano sono l’ingrediente per tisane e la corteccia utilizzata come astringente. Tante belle cose ma non certo come «eccellenza gastronomica».
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Una notizia di questi giorni, documentata anche da una foto a pagina otto del mensile “Buone Notizie Bologna” ora in edicola, è che alcuni deficienti (a livello cognitivo e di senso civico) nel Parco regionale dei Gessi Bolognesi hanno divelto alcune decine di metri di staccionate nella Valle dell’Idice, accanto al circolo Ca’ de’ Mandorli, e nella Valle dello Zena vicino al Centro Parco “Casa Fantini”. Un danno al bene pubblico, solo questo, che si aggira sui duemila euro.
Deficienti che si sono aggiunti ai tanti che per “divertimento” si accaniscono contro gli arredi (tavoli per picnic, cestini per i rifiuti, rastrelliere per le bici, eccetera) che il Parco ha messo a disposizione di tutti per rendere il territorio protetto sempre più fruibile e godibile.
Senza poi contare quelli che portano al territorio tutelato dal Parco dei doni inopportuni, costosi da rimuovere e, soprattutto, dannosi. Forse qualcuno ha fatto confusione scambiando la “raccolta differenziata” con la “discarica differenziata”. Infatti in via Madonna dei Boschi, il predio “Castello” alla Croara di San Lazzaro, nei giorni scorsi ignoti hanno scaricato sfalciature, ramaglie, un frigorifero, pezzi di mobili, calcinacci e immondizie varie. In un luogo, a poca distanza dall’ex Cava a Filo testimonianza dell’industria del gesso, di grande interesse dai punti di vista geologico, naturalistico, paesaggistico, archeologico e storico; non per nulla quella descritta è un’area indicata dal Piano territoriale del Parco regionale come zona “A” di protezione integrale.
E’ probabile che qualcuno abbia fatto confusione, dato che non c’è nulla di più ecologico di un parco naturale, e che, per modo di dire, abbiano scambiato il Parco regionale per una “stazione ecologica”. Ci vogliono proprio dei fenomeni a pensare di portare rifiuti fino alla Croara quando ci sono stazioni ecologiche, più vicine, e la possibilità di farseli venire a prendere a casa, oltretutto gratis, con una telefonata a Hera o all’ufficio ambiente del proprio Comune di residenza.
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Inviato da: cassetta2
il 29/06/2023 alle 18:20
Inviato da: RavvedutiIn2
il 04/11/2019 alle 20:39
Inviato da: bettubettu
il 11/03/2019 alle 18:39
Inviato da: gesu_risortoannunz1
il 20/04/2016 alle 18:46
Inviato da: carlamieir19
il 10/04/2016 alle 20:47