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Giancarlo Fabbri giornalista freelance
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Messaggi del 20/02/2013
La locandina dello spettacolo che va in scena sabato a Ozzano nella sala Primavera
Ozzano dell’Emilia (Bologna)
Sabato 23 febbraio nella sala Primavera di via Garibaldi 36, a Ozzano Emilia (Bologna), alle 21 va in scena la commedia dialettale “L’Ustari dla Ringhira”. Uno spettacolo in due atti scritto e diretto da Gloria Pezzoli e Giorgio Giusti per la compagnia teatrale Il Temporale.
Con questa commedia in dialetto bolognese si conclude il calendario, 2012-2013, degli spettacoli teatrali nella sala Primavera. Una fortunata e applaudita rassegna di teatro comico e dialettale, a titolo “Inverno a Teatro”, promossa da Arci-Uisp e da Spi-Cgil. Ingresso 8 euro. Per info e prenotazioni posti: 051.796417; 051.799322; 339-7219810.
Come spiegano gli autori «e ti siedi sull’argine, e ascolti, il Navile racconta vicende antiche, l’Ustari dla Ringhira è una di queste. Mentre l’acqua scorre sotto i ponti riappaiono, tirate dai cavalli, barche cariche di canapa e sale, barcaioli, osti, droghieri e artigiani. L’Ustari dla Ringhira diventerà così, per una coppia dei nostri giorni il sogno, e un antico ricordo, di un tempo che purtroppo non c’è più»
La rassegna teatrale ozzanese, organizzata per l’Arci-Uisp di Ozzano da Erminia Chiusoli, avrà un’appendice il 10 marzo, alle 12.30, con “…La signora è servita” per la “Festa della Donna”. Un pranzo con ricette tradizionali con le signore servite solo da maschietti seguito da spettacoli, ballo, musica e varietà a 20 euro a persona. Prenotazioni entro l’8 marzo ai numeri: 338-5295446; 051.799322.
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San Lazzaro (Bologna)
La sezione sanlazzarese dell’Istituto “Ramazzini”, cooperativa sociale onlus, ha già aperto le prenotazioni per la “Polenta con noi” che si terrà alle 12.30 di domenica 24 febbraio nel circolo parrocchiale Anspi Zinella, di fianco alla chiesa di San Lazzaro, in via San Lazzaro 2. Pranzo, con ricavato che sarà destinato al sostegno delle attività del “Ramazzini”, a 18 euro per gli adulti, a 10 per i bambini fino ai 12 anni di età, e a 15 euro per l’asporto. Due i menù proposti. Antipasto misto, polenta con ragù di salsiccia, salsiccia e costoline, dolci caserecci, frutta, acqua, vino e caffè. In alternativa per chi preferisce la pasta, alla polenta, c’è la gramigna con salsiccia. Prenotazione obbligatoria ai numeri: 327-7390870 (Teresa); 327-0540846 (Paolo).
«Se i nostri pranzi e le nostre feste sono allegre, e apprezzate – precisa sempre il presidente della sezione sanlazzarese, Paolo Nicoli –, non dovete ringraziare me ma le nostre tante socie volontarie che si danno da fare in cucina e fra i tavoli. Che poi sono sempre le stesse che aprono il banchetto in occasione del mercato del sabato o in occasione di feste e manifestazioni dove ci sia spazio per il volontariato». Tante socie, e soci, che si danno da fare a favore del “Ramazzini” per sostenere le sue attività di ricerca sui tumori e delle malattie ambientali all’insegna del motto: “Prevenire è meglio che curare”.
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Mappa dal bel libro di Orfeo Facchini e Imelde Bentivogli: “Andar per Chiese e Castelli”
Bologna-Pianoro-San Lazzaro
“Il giallo di Croce sotto le due torri” è il titolo di una recensione del libro “Il malo sogno”, di Lina Danielli, pubblicata su “il Resto del Carlino” del 18 febbraio scorso dal sindaco di San Lazzaro, Marco Macciantelli, nella sua settimanale rubrica “Oltre le mura”. Una colonna dove il sindaco, con la passione dello scrivere, alterna interessanti argomenti di cronaca culturale, e di storia bolognese, che portano, o riportano, l’attenzione su personaggi di oggi e di ieri che meritano di essere conosciuti o, comunque, di non essere dimenticati.
Nel breve saggio già citato, Macciantelli ricorda che la Madonna di San Luca fu «incoronata dall’arcivescovo Paleotti, nel 1603». Vista la data l’alto prelato in questione fu monsignor Alfonso Paleotti (1531-1610) che fu l’unico arcivescovo, di Bologna, a non essere stato insignito della Sacra Porpora. Ma non fu l’unico Paleotti arcivescovo.
Monsignor Alfonso Paleotti, che assunse la guida dell’Archidiocesi bolognese il 27 luglio 1597, fu infatti il successore del cugino cardinale Gabriele Paleotti (1522-1597) che fu il primo arcivescovo di Bologna. La città di San Petronio fu insignita del titolo di Archidiocesi e di Chiesa Metropolitana con Bolla di papa Gregorio XIII del 10 dicembre 1582. E a Bologna furono soggette, Diocesi Suffraganee, Crema, Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena, Imola e Cervia.
Per inciso papa Gregorio XIII, Ugo Buoncompagni (1502-1585), più noto per la riforma del calendario, oggi in uso detto “gregoriano”, era discendente di una famiglia originaria di Pizzocalvo di San Lazzaro arricchitasi nel commercio e nel prestare denaro. E la costruzione della storica “Villa Cicogna” di San Lazzaro, su progetto del Vignola, è attribuita la figlio del papa, legittimato, Giacomo Buoncompagni.
Tornando ai Paleotti questa fu potente famiglia senatoria bolognese con origini medievali che si intrecciano con l’antico mulino, in sinistra Savena nei pressi di Rastignano, censito nel ‘700 nel “Comune (parrocchia, nda) di Jola”. Disegni secenteschi del perito Francesco Martinelli mostrano accanto al mulino alcuni edifici, tra i quali un’osteria, la Pedagna, per i ristoro e il riposo dei viandanti. Molino, così come il ponte sul Savena, ancora oggi ricordato col nome “del Paleotto” e, dietro a questo, un grande podere con colonica e altri edifici rurali, fino agli anni ’60 chiamato “Possessione delli Paleotti” oggi è il grande parco pubblico del Paleotto nel Comune di Bologna.
Una famiglia divenuta ricchissima con la produzione di coperte in panno, dette paleotte da cui presero poi nome. Una storia che risale al medioevo che ebbe il suo culmine nel XVI e XVII secolo che si concluse nel 1766 col lascito dei loro eredi, i Bentivogli-Magnani, dei possedimenti citati all’Opera Pia Ospedale degli Abbandonati.
Una storia tutta bolognese che corre il rischio di essere corrotta, e confusa, con l’attribuzione del nome “Paleotto” a un residence, frutto di una sfortunata iniziativa immobiliare, sull’altro versante del Savena a cavallo tra i comuni di San Lazzaro e Pianoro. Nome che, e non si capisce poi il perché, l’amministrazione comunale di San Lazzaro sta attribuendo all’intera località il cui nome storico è Trappolone. Il Paleotto sanlazzarese è infatti un falso storico e toponomastico; un po’ come chiamare Lizzano in Belvedere anche la vicina Vidiciatico.
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Inviato da: cassetta2
il 29/06/2023 alle 18:20
Inviato da: RavvedutiIn2
il 04/11/2019 alle 20:39
Inviato da: bettubettu
il 11/03/2019 alle 18:39
Inviato da: gesu_risortoannunz1
il 20/04/2016 alle 18:46
Inviato da: carlamieir19
il 10/04/2016 alle 20:47