Creato da fabbri.giancarlo il 08/08/2012
Giancarlo Fabbri giornalista freelance

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Messaggi del 29/07/2013

Alla fine la demolizione della seconda casa Andreatta

Post n°313 pubblicato il 29 Luglio 2013 da fabbri.giancarlo
 

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L’ultima fetta da abbattere dell’ex Casa Andreatta, a destra lo spara acqua 

San Lazzaro (Bologna) 

In questi giorni – a quattro anni dalla demolizione della prima delle due discusse e criticate “Case Andreatta”, alla Mura San Carlo di San Lazzaro – si sta completando la demolizione anche della seconda stecca corrispondente al civico 56 di via Galletta. Demolizione, che ha ridotto il palazzone di cemento in ghiaia, prima sospesa, per la polvere che raggiungeva la scuola “Fantini”, poi ripresa dopo pochi giorni alla fine dell’anno scolastico anche per l’adozione di cannoni spara acqua (un po’ simili a quelli sparaneve) per abbattere al suolo le polveri.
Come scrissi due mesi fa su “San Lazzaro in Piazza” in questi quattro anni sull’area del primo grande prefabbricato, da 63 alloggi popolari, sono sorti due edifici per un totale di una settantina di appartamenti, sempre di proprietà comunale, e una sala condominiale polivalente. Con i vecchi residenti del civico 56 qui trasferiti che non rimpiangono gli alloggi di prima, realizzati negli anni ’80 per superare l’emergenza abitativa, dato che abitano sempre in case cosiddette “popolari”, di edilizia Erp, ma in appartamenti senz’altro molto più confortevoli.
Anche nell’area di sedime dell’ormai ex civico 56 sorgeranno altri due edifici, simili ai primi due, per un totale di 56 alloggi di edilizia libera destinata quindi al libero mercato. Per convenzione col Comune altri 26 alloggi, vincolati per dieci anni all’affitto a canone concertato, saranno infine realizzati in via Bugamelli alla Cicogna residenziale.
Col “Carlino” che in un articolo dello scorso 23 luglio ha fatto un po’ di confusione mescolando le due situazioni, come voler unire l’olio all’acqua. Il quotidiano ha scritto che «le famiglie che abitavano le vecchie case Andreatta, ‘trasferite’ temporaneamente in appartamenti alla Cicogna e in via D’Acquisto, potranno quindi rientrare in tempi relativamente stretti nelle nuove e più confortevoli case». Solo che questo è già avvenuto per poter demolire il civico 68 e, infine, trasferire i residenti del civico 56 nelle due nuove torri di sette piani.
Infatti l’area dell’ex Andreatta del civico 56, con il relativo edificio,  era già stata ceduta, dal Comune, all’associazione d’impresa che aveva vinto il bando di assegnazione dei lavori. Ati che vi costruirà appartamenti destinati alla vendita e non agli inquilini comunali come invece fu per le due prime torri sul terreno dell’ex civico 68.

 
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Tornerà il tetto sulla “Casa del Fabbro” del II secolo a.C.

Post n°312 pubblicato il 29 Luglio 2013 da fabbri.giancarlo
 

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Ozzano (Bologna) 

Grazie al contributo della Crif Spa di Bologna, e al sostegno di Ima Spa, Cuticonsai e altri sponsor, a Ozzano (Bologna) si sta lavorando per ridare un tetto all’officina di un fabbro risalente al II secolo a.C. e all’adiacente residenza, domus, di epoca successiva. Edificio della romana città di Claterna – fondata nel II secolo a.C., poi abbandonata attorno al V-VI secolo d.C. e infine scomparsa sotto i campi a Maggio di Ozzano – che sta risorgendo dalle fondamenta.
Infatti dopo averne riportato alla luce alcuni settori con gli scavi, degli anni scorsi, studenti dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, sotto la guida scientifica di Paola Desantis della Soprintendenza, di Claudio Negrelli dell’associazione culturale onlus Civitas Claterna, presieduta da Daniele Vacchi, dell’archeologo Maurizio Molinari, e di Antonella Pomicetti restauratrice della Soprintendenza, stanno ricostruendo parti delle opere murarie come studio di archeologia sperimentale.
Opere illustrate dal soprintendente Filippo Maria Gambari, con soddisfazione del sindaco Loretta Masotti, che saranno sovrastate da una intelaiatura metallica, a ricordare la volumetria dell’edificio, e da un tetto con anche funzioni protettive su progetto dell’architetto Federico Scagliarini. Nella domus sarà infatti ricostruito anche un pavimento in cocciopesto decorato da inserti (opus signinum).
«Le ricostruzioni – come ha spiegato l’archeologo Maurizio Molinari – sono realizzate con la tecnica antica usando, per quanto possibile, materiali di epoca romana come i caratteristici mattoni sesquipedali, manubriati o meno, recuperati a Claterna o in altri siti del territorio bolognese». Riproduzioni parziali di parti murarie, pavimenti e tetto che saranno impiegati a fini di musealizzazione per scopi didattici, e informativi, e per poter illustrare ai visitatori, e alle scolaresche guidate da Roberta Michelini responsabile della parte didattica, i vari sistemi costruttivi utilizzati nell’edilizia romana nel corso dei secoli.
Claterna, a suo tempo la principale realtà municipale tra Bologna e Imola, era scomparsa fino agli scavi ottocenteschi, seguiti da altri a metà del secolo scorso, che ne riportarono alla luce muri, colonne, mosaici, e vari reperti ora al Civico Archeologico di Bologna.
La voglia di riportare alla luce la città, e di fare nuove scoperte, da parte dei volontari del gruppo archeologico Città di Claterna ha poi coinvolto la famiglia Vacchi (Ima Spa), il Comune di Ozzano e la Soprintendenza per i beni archeologici. Da qui è nata l’associazione Civitas Claterna, nel 2005, avviando nuove campagne di scavo e anche preziose opportunità di valorizzazione del territorio ozzanese. Per ulteriori informazioni: 347-7597112; http://www.civitasclaterna.org.

 
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