Creato da fabbri.giancarlo il 08/08/2012
Giancarlo Fabbri giornalista freelance

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Messaggi del 16/08/2013

Anche Giorgio Mazzanti, l’ex cantoniere, è uno dell'Auser

Post n°332 pubblicato il 16 Agosto 2013 da fabbri.giancarlo
 

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Pianoro (Bologna) 

Troppo spesso non ci accorgiamo che accanto a noi ci sono persone da ammirare per ciò che sanno fare, per quello che già hanno fatto a nostro favore; e senza cercare un tornaconto economico.
Una di queste è Giorgio Mazzanti che dal 1958 al 2000 fu dipendente comunale risolvendo tanti problemi della collettività locale; a volte anche di notte in casi di emergenza. La buca nell’asfalto in strada, una rottura dell’acquedotto, un guasto nell’impianto elettrico o una perdita da una tubatura in un edificio comunale, o in una scuola, eccetera.
Giorgio Mazzanti, socio Auser da molti anni, nato a Loiano nel 1941, è infatti un uomo del “fare”; tanto ha fatto da dipendente e tanto fa ancora come volontario senza desideri di “apparire”. Come dipendente comunale tuttofare; alla bisogna muratore, fontaniere, elettricista, giardiniere, e a volte anche becchino, ha messo in campo le tante sue innegabili capacità manuali e intellettuali. Originario da una famiglia contadina aveva imparato ad arrangiarsi un po’ in tutto.
Sin da ragazzo ha la passione dei motori salvando dalla demolizione una “Balilla” poi, in seguito, trattori, attrezzature agricole o da lavoro. A vedere i suoi ultimi gioielli, due cingolati Fiat: un 55 L del 1950 e un 70 C del 1965 si penserebbe, tanto sono luccicanti, e funzionanti, siano appena usciti dalla fabbrica e non recuperati da un demolitore. La grande passione per la meccanica gli ha fatto superare le difficoltà tecniche smontando, pulendo, adattando, sostituendo, modificando, riverniciando e rimontando quelle che erano carcasse rugginose.
Prima di associarsi all’Auser Mazzanti è stato volontario attivo della Pubblica Assistenza di Pianoro con incarichi meno visibili di quelli in ambulanza di autista, infermiere o barelliere, ma altrettanto utili a dare un contributo all’associazione. Anche in Pubblica è stato prezioso per la sua capacità manuale e intellettuale di risolvere tanti problemi.
Ora come volontario Auser mette ancora in campo ogni giorno queste sue capacità curando la manutenzione del fondo Docciola di Musiano, a Pian di Macina, all’incrocio tra le vie Nenni (Fondovalle Savena) e del Sasso oggi più noto come Pianorello. Si tratta di un’area di cento mila metri quadri, di proprietà del Comune di Pianoro, comprendente un campo da calcio, uno da softball (baseball femminile), poi un laghetto per la pesca sportiva, spogliatoi, servizi, cucina e sala, con gestione a cura della Polisportiva Pianorese. Sulla vasta area c’è anche un ristorante, che ha una sua propria gestione, e l’ex casa colonica ristrutturata dove ha la residenza lo stesso Mazzanti.
In pratica da volontario Auser continua a impegnarsi per la comunità locale mettendo a frutto tutte le sue esperienze. Quando ci sono dei lavori da fare, migliorie o riparazioni, chiede i materiali al Comune e lui ci mette tutta la mano d’opera che serve, e a volte qualcosa in più. Una persona ammirevole apprezzata dai tanti che lo conoscono; e un esempio di cosa vuol dire impegnarsi nel volontariato a favore di tutti.

Giancarlo Fabbri

 
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Eliana Nerozzi l’ostetrica, una di noi

Post n°331 pubblicato il 16 Agosto 2013 da fabbri.giancarlo
 

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Pianoro (Bologna) 

Come riferisce il titolo Eliana Nerozzi l’ostetrica, è una di noi. Una volontaria dell’Auser che nel maggio scorso si è ritirata dal servizio attivo, per motivi di età, alla bella età di novantuno anni.
Già “levatrice” di condotta a Pianoro, con oltre 3.500 bambini aiutati a nascere nelle loro case, poi nel poliambulatorio di San Lazzaro, sempre come ostetrica ma al consultorio medico ginecologico, e in laboratorio per l’esame citologico dei pap-test, poi finalmente in pensione. Ma dato che si annoiava, come succede a tanti pensionati che si erano dedicati al loro lavoro, da anni tutte le mattine dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 11, lavorava a Rastignano come volontaria dell’Auser nell’ambulatorio del centro civico della popolosa frazione, l’ex scuola elementare, in via Andrea Costa 66. Qui si occupava di supporto infermieristico agli anziani per misurazione della pressione e della glicemia, delle iniezioni intramuscolari, di piccole medicazioni e di sostegno psicologico con lunghe chiacchierate.
Non si sa proprio il perché ma tutti la chiamano Liliana e come tale, a Rastignano e nell’intero pianorese, è conosciuta e apprezzata da tante persone, soprattutto dalle donne. In particolare dalle tante signore dell’associazione di volontariato “Le Galline di Rastignano” delle quali è sempre stata il punto di riferimento: è anzi la “gallina” più “gallina” di tutte loro. Con l’appellativo di “galline” dato a loro per il “pollaio” che fanno quando sono insieme col loro chiacchiericcio. Signore che si incontrano periodicamente per stare insieme, giocare a carte e alle feste, realizzare oggetti, torte, biscotti e pasta fresca da vendere per poi dare il ricavato alle associazioni contro i tumori.
In tutto questo non ci sarebbe nulla di strano, o diventare notizia per i giornali, se non per il fatto che Eliana Nerozzi, vedova Zecchi, è nata il 7 febbraio del 1922. Ossia che l’anno prossimo compirà, in allegria anche se con qualche leggero acciacco di gioventù, per modo di dire, la bellezza di 92 anni. E le è dispiaciuto andare “a riposo” «per poi – dice – annoiarmi davanti alla televisione e invecchiare davvero».
Di lei hanno scritto alcuni periodici locali e i quotidiani bolognesi “il Resto del Carlino” e “L’Informazione”, Più recentemente, nel 2012, ne ha scritto anche il nostro socio, e giornalista, Giancarlo Fabbri nel numero 42 del semestrale di studi storici “Savena Setta Sambro”.
Eliana, lei stessa figlia dell’ostetrica di condotta di Rastignano Maria Fabbri, nipote delle zie ostetriche Anna e Flora, con una sorella più giovane, Alda, anche lei ostetrica come la cugina Flora (Lola) Tarozzi, appartiene a una stirpe di levatrici; come si diceva una volta. Al tempo che i bambini li portava a casa la cicogna, o nascevano sotto i cavoli, oppure arrivava l’ostetrica per aiutare le puerpera a partorire. Anche a chilometri di distanza a piedi, in bicicletta, con un calessino tirato dai cavalli del neo padre o del nonno del nascituro o, infine, con auto per strade bianche. Andava di giorno e di notte, col sole e con la pioggia o col ghiaccio e la neve. Oggi, invece, i bambini nascono, più sicuri dai punti di vista igienico e sanitario in ospedale; come dire… in fabbrica.

 
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