Creato da fabbri.giancarlo il 08/08/2012
Giancarlo Fabbri giornalista freelance

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Messaggi del 27/03/2014

Al museo la mostra “Ricercaro appenninico” dedicata a Fantini

Post n°574 pubblicato il 27 Marzo 2014 da fabbri.giancarlo
 

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Pianoro (Bologna)

Alle 16 di sabato nel Museo di Arti e Mestieri “Pietro Lazzarini” di Pianoro (Bologna), in via del Gualando 2, ci sarà l’inaugurazione della mostra itinerante, promossa dal Distretto culturale di San Lazzaro, dedicata alla figura di Luigi Fantini a titolo “Ricercaro appenninico”.
Nella sala eventi, al primo piano del museo pianorese, sarà riallestita la mostra già esposta dall’1 al 23 marzo scorsi nella Sala di Città del municipio di San Lazzaro. In esposizione, fino al 27 aprile, quaranta pannelli illustrativi, sei vetrine con reperti autentici e due punti in cui verranno proiettati video documentari sulla vita del Fantini. La mostra sarà visitabile a ingresso libero il sabato e la domenica dalle 15 alle 18; sono possibili anche visite guidate su appuntamento, per gruppi e scolaresche, telefonando ai numeri: 338-7738701; 051.6529105. Per info: info@museodiartiemestieri.it; www. museodiartiemestieri.it.
Dopo il saluto del sindaco di Pianoro Gabriele Minghetti, di Roberta Ballotta assessore alla cultura a San Lazzaro coordinatore del Distretto culturale, di Benedetta Rossi assessore alla cultura di Pianoro, ci saranno le relazioni di Gabriele Nenzioni, direttore del Museo della Preistoria “Luigi Donini” e coordinatore del progetto “Ricercaro Appenninico, di Claudio Busi del Gruppo Speleologico Bolognese – Unione Speleologica Bolognese e di Adriano Simoncini storico di cultura locale, scrittore e direttore scientifico del museo “Lazzarini”. Relazioni seguite dalla breve proiezione di un docufilm sulla vita di Luigi Fantini realizzato da Claudio Busi e Giuseppe Rivalta con la voce dello showman petroniano Giorgio Comaschi. Infine un brindisi col vino Spumante Rosè For You prodotto dal Podere Riosto con uve ricavate da innesti ottenuti dall’antica vite centenaria scoperta nel territorio pianorese da Luigi Fantini nel 1961 e riscoperta trent’anni dopo dal giovane pianorese Stefano Galli, un volontario della Lipu, a ritrovarla in uno stato disastroso e a prendersene cura.
La mostra sul singolare personaggio – pioneristico esploratore del nostro territorio: speleologo, paletnologo, ricercatore autodidatta nelle discipline naturalistiche, storiche e preistoriche dell’Appennino bolognese; denigrato dalla scienza ufficiale, definito “al matt di sass”, infine rivalutato – sarà poi trasferita a Villa Torre a Settefonti sui colli di Ozzano (3 maggio-1 giugno), Loiano (12 luglio-3 agosto), Monghidoro (9 agosto-7 settembre), Monterenzio (13 settembre-12 ottobre), e Ozzano capoluogo (18 ottobre-16 novembre). Un giusto e doveroso riconoscimento a Luigi Fantini (1895-1978) una persona che amava la terra dove viveva, sopra e sotto, i monti, le valli e i torrenti, la sua natura e la sua storia concludendo le sue missive con un: «Piacerebbe firmarmi: Luigi Fantini. Ricercaro Appenninico».

 
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Oltre duemila persone col Fai alla scoperta di Claterna

Post n°573 pubblicato il 27 Marzo 2014 da fabbri.giancarlo
 

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Ozzano (Bologna)

Se solo dieci anni fa qualcuno avesse scritto, o detto, che in due giorni oltre duemila persone sarebbero venute a Ozzano, alla scoperta di una città scomparsa verso il VII secolo d.C., non ci avrebbe creduto nessuno. E’ vero che è avvenuto grazie alla ventiduesima edizione delle Giornate del Fondo per l’ambiente italiano (Fai), lo scorso 22 e 23 marzo, con visite guidate, anche in inglese, agli scavi della romana città di Claterna e alla mostra “Museo della città romana di Claterna”.
Soltanto che dieci anni fa non esisteva la mostra-museo e in località Maggio, a fianco della via Emilia, c’erano soltanto campi coltivati, e tantomeno erano in corso scavi archeologici dopo quelli avvenuti nel 1890 da Edoardo Brizio, poi nel Novecento negli anni ’30, ’60, ’80 e ’90 con tutti i reperti, anche statuette e mosaici, consegnati al Museo Civico Archeologico di Bologna. Ozzano infatti non disponeva di nulla anche se gli scavi precedenti avevano riportato alla luce buona parte della città con varie domus, il foro e le terme; non la necropoli.
Per dare a Cesare ciò che è di Cesare di Claterna se se tornò a parlare nel 2001 con una conferenza del professor Jacopo Ortalli organizzata dal Comune. Poi nel 2004 nell’ambito del progetto europeo Virom (Vichinghi e Romani) che vedeva coinvolte anche la città gemellata svedese, Staffanstorp, e la polacca Wolin sul Mar Baltico. Ci sono poi state iniziative culturali e didattiche, che hanno coinvolto le scuole ozzanesi, con archeologi volontari del gruppo “Città di Claterna”, nato nel 1987, che scalpitavano in attesa di nuove campagne di scavo con, però, la dovuta autorizzazione e la guida della Soprintendenza.
E fu appunto grazie all’entusiasmo del gruppo archeologico composto da volontari (con tra loro lo scultore Eros Mariani), e di un dirigente tecnico dell’Ima che ne faceva parte, Moreno Fiorini, che venne coinvolta la famiglia Vacchi (che ha fatto dell’Ima una multinazionale globale del packaging) e il Comune. Nel 2005, infatti, si giunse alla nascita dell’associazione culturale onlus “Civitas Claterna”, presieduta da Daniele Vacchi (con soci fondatori il Comune di Ozzano con sindaco Loretta Masotti, il gruppo archeologico volontario presieduto dall’archeologo Claudio Negrelli, e la famiglia Vacchi) che ha ripreso gli scavi, sotto la direzione della Soprintendenza, ponendo anche le basi alla mostra permanente “Museo della città romana di Claterna” inaugurato nel dicembre 2006 nel “Palazzo della Cultura”. Da allora sono state avviate varie iniziative, la copertura dei pavimenti della domus a sud della via Emilia, e infine la ricostruzione didattica e dimostrativa della “Casa del fabbro” inaugurata con le giornate Fai.

 
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