Creato da fabbri.giancarlo il 08/08/2012
Giancarlo Fabbri giornalista freelance

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Messaggi del 01/07/2014

A Castiglione un museo … da vedere

Post n°635 pubblicato il 01 Luglio 2014 da fabbri.giancarlo
 

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La sala dedicata alla seconda guerra mondiale del Centro di Cultura “Paolo Guidotti” 

Castiglione dei Pepoli (Bologna) 

Se passate nei pressi di Castiglione dei Pepoli cogliete l’occasione per fare una sosta nella bella cittadina montana visitandone il piccolo museo allestito nelle ex scuole elementari del capoluogo in via Aldo Moro 32. Nello storico edificio che già ospita la Biblioteca comunale, e salette dedicata alla socializzazione dei giovani, lo scorso 5 aprile è stato inaugurato uno spazio espositivo intitolandolo alla memoria di Paolo Guidotti. Personaggio di grande cultura che fu uno dei più appassionati studiosi di storia dell’Appennino bolognese dedicando al territorio castiglionese alcuni dei suoi libri.
Come spiega Michelangelo Abatantuono nell’ultimo “Savena Setta Sambro” – in vendita nelle edicole dei comuni di: Castiglione, Grizzana, Loiano, Monghidoro, Monzuno, Pianoro, San Benedetto V. di Sambro e Sasso Marconi – il Centro di Cultura “Paolo Guidotti”, al primo piano dello stabile, va a completare la Sala della Terra già centro visita del Parco dei Laghi di Suviana e Brasimone.
Sala che già da alcuni anni espone fossili e minerali relativi alla natura geologica dell’Appennino bolognese provenienti dalla collezione di oltre duemila reperti donata da Ultimo Bazzani che li ha raccolti in trent’anni di ricerche. Reperti che sono stati studiati e classificati alla Università di Bologna da un gruppo coordinato dal professor Gian Battista vai direttore del Museo Geologico “Cappellini” di Bologna.
Salendo al piano superiore ci sono le origini della frequentazione umana di questi aspri monti nella stanza sull’Archeologia del territorio per passare a quella delle Lavorazioni tradizionali della montagna. Qui attrezzi di antichi mestieri come quelli della lavorazione della pietra da costruzione e da selciati, quelli del ferro battuto e quelli della coltivazione, essiccamento e trattamento delle castagne. Senza poi dimenticare quelli per la lavorazione del legno che qui era un’industria importante specializzatosi nella produzione di bigonci.
Una sala è stata dedicata alla seconda guerra mondiale, anche qui ci fu il lungo stazionamento della Linea Gotica con Castiglione dei Pepoli che fu liberata nel settembre del 1944 dalla VI Armata Sudafricana. La raccolta è nata grazie alle donazioni di appassionati che in alcuni decenni hanno rinvenuto reperti interessanti in aree di combattimento o di accampamento delle truppe alleate o dell’esercito tedesco. Non manca poi, in occasione dell’80° anniversario dell’inaugurazione, il ricordo della realizzazione della ferrovia “Direttissima” Bologna-Prato-Firenze con nella frazione Ca’ di Landino cantieri e stazione sotterranei e una borgata come campo base.
Il museo, allestito con il coordinamento scientifico di Abatantuono, è stato visitato da redattori e collaboratori della rivista che lo hanno apprezzato invitando gli appassionati di storia a visitarlo. Da vedere.

 
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Domani 2 luglio le esequie di don Luciano Prati

Post n°634 pubblicato il 01 Luglio 2014 da fabbri.giancarlo
 

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Il 9 gennaio del 2004 don Luciano Prati riceve dai parrocchiani un’opera di Dino Milani 

San Lazzaro (Bologna) 

Alle 10 di domani, 2 luglio 2014, l’arcivescovo di Bologna cardinale Carlo Caffarra sarà alla Ponticella di San Lazzaro ma, purtroppo, non per un lieto evento. Infatti la parrocchia di Sant’Agostino da sabato scorso è in lutto per il ritorno al Padre del suo primo e storico pastore di anime: don Luciano Prati. Un prete d’altri tempi sempre presente, di giorno e a volte di notte per dar l’olio a qualche morente, che per ben 47 anni non era mai “andato in ferie”. Infatti negli ultimi anni se fu assente dalla Ponticella fu per i suoi vari ricoveri in ospedale.
Ne ricordo l’affetto dei suoi parrocchiani che ogni anno gli facevano festa nei primi giorni di gennaio. Don Luciano Prati era infatti nato a Monterenzio il 9 gennaio del 1929 e agli 85 anni di età affiancava, quest’anno i 60 di sacerdozio e i 47 come parroco dell’allora neonata parrocchia Di Sant’Agostino della Ponticella. Già prima di approdare tra i gessi e il Savena don Luciano Prati è stato cappellano a San Paolo di Ravone a Bologna, a Medicina e a Vergato. Cinque anni che gli diedero modo di conoscere le realtà della città, della pianura e della montagna. Nel 1958 il sacerdote fu poi nominato parroco di Gallo Ferrarese che lasciò dopo 8 anni per reggere la comunità di Ponticella allora ancora non assurta al rango di parrocchia.
Fu infatti nel 1967, il 28 agosto, che il cardinale Giacomo Lercaro, allora arcivescovo di Bologna, elevò a parrocchiale la chiesa della frazione sanlazzarese. Con tale atto costitutivo venne così a cessare la dipendenza della località fino allora soggetta alle parrocchie di San Ruffillo (l’antico borgo dei gessaroli) e di Santa Cecilia della Croara. Don Luciano giunse nella frazione nel 1966 quando la parrocchia non esisteva ma però c’era già la chiesa, costruita nel 1959, a servizio del collegio retto dalle suore Ancelle Adoratrici (l’odierno centro civico). Collegio poi ceduto al Comune di San Lazzaro, che lo adattò a scuola, mentre la chiesa fu infine elevata al nuovo rango di parrocchiale.
Nel 2000 il sacerdote fu nominato “canonico di San Petronio” dal cardinale Giacomo Biffi; principe della chiesa che poi divenne suo parrocchiano come lo fu il cardinale Giacomo Lercaro nella vicina Villa San Giacomo. Due arcivescovi che hanno lasciato un’impronta profonda nell’archidiocesi bolognese; come don Prati nella parrocchia di Ponticella retta dall’anno scorso dal giovane don Marco Martoni.

 
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