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Messaggi del 24/02/2016

Il 28 febbraio fuochi rituali sulla Croara

Post n°905 pubblicato il 24 Febbraio 2016 da fabbri.giancarlo
 

Vitali 05 Libero

San Lazzaro (Bologna)

Se nella sera di domenica 28 febbraio, dopo le 20.30, vedete delle alte fiamme levarsi dal colle della Croara di San Lazzaro (Bologna) non telefonate a pompieri, carabinieri, polizia e redazioni di giornali come capitato negli anni scorsi. Sono infatti alte pire rituali, per scacciare l’inverno, alle quali da quasi vent’anni dà fuoco Libero Vitali assieme a un gruppo di amici che, come lui, sono cultori delle tradizioni locali.
Una di queste è quella dei fuochi dell’ultimo giorno di febbraio, che in quest’anno bisestile cade di 29, riproposta da Vitali (sottufficiale della polizia municipale in pensione) provocando allarmi. Le fiamme erano infatti tanto alte, e la posizione sul colle dominante sulla sottostante pianura, da essere visibili a molti chilometri di distanza.
Appassionato di storia locale Libero Vitali ha rispolverato questa tradizione, che si terrà al termine di via del Pozzo, laterale sinistra (a salire) di via Croara, come occasione per passare una serata con gli amici, e con chi arriva, fare girotondi attorno ai falò e, con le braci, farsi una grigliata con salsicce e costoline, poi crescentine, affettati e dolci, a offerta libera, da innaffiare col vino dell’ultima vendemmia. E se il vino riscalda ci saranno anche canti, barzellette e zirudelle. In caso di maltempo l’evento verrà rimandato a data da definirsi.
Quella dei falò è una tradizione nata dalla necessità di bruciare le potature di alberi, siepi, arbusti e viti, o anche cesti sfondati e sedie rotte. Sin dall’antichità tra l’Idice e il Savena a questa bisogna venne dedicata l’ultima sera di febbraio. In altre zone i fuochi venivano invece accesi nella notte dell’equinozio di primavera, il 21 marzo. E questi fuochi, detti “Lom a merz”, che sono ricollegabili ad antichi riti propiziatori celtici, erano numerosi come lo sono ancora nelle valli dello Zena e dell’Idice per la festa del Monte delle Formiche che però si celebra in settembre. Mentre quest’ultima è una tradizione legata alla religiosità popolare quella riproposta da Vitali si ricollega invece alla normale, e faticosa, vita dei campi e al succedersi delle stagioni. Una tradizione simile è quella dei roghi propiziatori delle befane, alcune enormi, tuttora in auge nelle campagne medicinesi.

 
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