Creato da fabbri.giancarlo il 08/08/2012
Giancarlo Fabbri giornalista freelance

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Messaggi di Luglio 2013

Prima di partire fotografate i vostri gioielli; almeno per ricordo

Post n°315 pubblicato il 31 Luglio 2013 da fabbri.giancarlo
 

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Fra i consigli diffusi dalle forze dell’ordine a chi parte per le vacanze, ce n’è uno che vale anche come misura “preventiva” che poi aiuta a ritrovare al più presto, sempre se sarà possibile, i propri gioielli o le proprie cose più preziose. Basta fotografare, anche con una comune macchinetta, gli oggetti a cui si tiene in modo particolare. Non è necessario che siano foto da esposizione; è infatti sufficiente che l’oggetto sia riconoscibile.
Le fotografie, che ovviamente non vanno custodite assieme agli oggetti, saranno da consegnare alle forze dell’ordine in caso di furto al fine di indirizzare al meglio le loro indagini, anche verso i ricettatori, per un sollecito ritrovamento.
Per i cittadini che possiedono quadri, sculture e oggetti di elevato valore artistico è stato predisposto dal comando generale dell’Arma dei carabinieri un modulo, che può essere scaricato dal sito internet dei carabinieri, o ritirato in ogni stazione dei carabinieri, dove vanno indicate le caratteristiche dell’oggetto (autore, tecnica, dimensioni, segni particolari, eccetera) accompagnato da una fotografia.
Come consigliano i carabinieri «foto di oggetti d’arte sono fondamentali nel processo di identificazione e di recupero. In aggiunta a vedute globali degli oggetti, si raccomanda di scattarne altre che evidenzino, in primo piano, iscrizioni, segni particolari e tracce di danni e riparazioni. Si consiglia, infine, di includere nell’immagine un indicatore metrico (tipo un righello, ndr) o come confronto un oggetto di dimensioni conosciute».
Il modulo sarà poi da custodire con cura e sarebbe opportuno, se la detenzione è legittima, certificata e il valore molto considerevole, richiederne la catalogazione al comando carabinieri tutela patrimonio artistico. La catalogazione da parte dell’Arma rende più difficile il traffico clandestino delle opere d’arte. La tempestività della denuncia è essenziale perché l’opera potrebbe essere trasferita all’estero in poche ore. Fotografate i vostri gioielli! Se gli oggetti venissero rubati, e mai più ritrovati, vi rimarrà almeno la foto… ricordo.

 
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“Notte di note” sabato a Trasasso di Monzuno

Post n°314 pubblicato il 31 Luglio 2013 da fabbri.giancarlo
 

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La chiesa di San Martino di Trasasso in una vecchia incisione 

Monzuno (Bologna) 

Con il concerto “Notte di note” grande musica, con ingresso libero, sabato 3 agosto, alle 21, nella chiesa di San Martino a Trasasso di Monzuno (Bologna).
Concerto che vedrà la partecipazione di importanti artisti come il cantante Manuel Bianco, direttamente da Roma dove è impegnato nell’opera musicale “Romeo e Giulietta” di David Zard, il soprano Tiziana Quadrelli e i musicisti Massimo Zanotti al pianoforte e Placido Salamone con la chitarra, impegnati in un programma che unirà famosi brani lirici e classici di Bach, Haendel, Ravel, Puccini, a incursioni nella musica pop con improvvisazioni a sorpresa.
Le sorprese non finiscono qui perché nel corso del concerto farà la sua comparsa anche il grande musicista Fio Zanotti, compositore e arrangiatore, che si era già esibito nelle passate edizioni del concerto estivo monzunese con vari brani, tra i quali “Vivo per Lei” e il “Canto Del Sole Inesauribile”, recentemente interpretato anche da Andrea Bocelli e Placido Domingo.
L’importanza degli artisti e la qualità musicale che anche quest’anno verranno proposti in un luogo sacro e suggestivo, fanno del concerto a Trasasso uno degli eventi musicali più attesi dell’estate in Appennino. Il concerto sarà infine seguito da un rinfresco all’aperto.

Giancarlo Fabbri

 
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Alla fine la demolizione della seconda casa Andreatta

Post n°313 pubblicato il 29 Luglio 2013 da fabbri.giancarlo
 

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L’ultima fetta da abbattere dell’ex Casa Andreatta, a destra lo spara acqua 

San Lazzaro (Bologna) 

In questi giorni – a quattro anni dalla demolizione della prima delle due discusse e criticate “Case Andreatta”, alla Mura San Carlo di San Lazzaro – si sta completando la demolizione anche della seconda stecca corrispondente al civico 56 di via Galletta. Demolizione, che ha ridotto il palazzone di cemento in ghiaia, prima sospesa, per la polvere che raggiungeva la scuola “Fantini”, poi ripresa dopo pochi giorni alla fine dell’anno scolastico anche per l’adozione di cannoni spara acqua (un po’ simili a quelli sparaneve) per abbattere al suolo le polveri.
Come scrissi due mesi fa su “San Lazzaro in Piazza” in questi quattro anni sull’area del primo grande prefabbricato, da 63 alloggi popolari, sono sorti due edifici per un totale di una settantina di appartamenti, sempre di proprietà comunale, e una sala condominiale polivalente. Con i vecchi residenti del civico 56 qui trasferiti che non rimpiangono gli alloggi di prima, realizzati negli anni ’80 per superare l’emergenza abitativa, dato che abitano sempre in case cosiddette “popolari”, di edilizia Erp, ma in appartamenti senz’altro molto più confortevoli.
Anche nell’area di sedime dell’ormai ex civico 56 sorgeranno altri due edifici, simili ai primi due, per un totale di 56 alloggi di edilizia libera destinata quindi al libero mercato. Per convenzione col Comune altri 26 alloggi, vincolati per dieci anni all’affitto a canone concertato, saranno infine realizzati in via Bugamelli alla Cicogna residenziale.
Col “Carlino” che in un articolo dello scorso 23 luglio ha fatto un po’ di confusione mescolando le due situazioni, come voler unire l’olio all’acqua. Il quotidiano ha scritto che «le famiglie che abitavano le vecchie case Andreatta, ‘trasferite’ temporaneamente in appartamenti alla Cicogna e in via D’Acquisto, potranno quindi rientrare in tempi relativamente stretti nelle nuove e più confortevoli case». Solo che questo è già avvenuto per poter demolire il civico 68 e, infine, trasferire i residenti del civico 56 nelle due nuove torri di sette piani.
Infatti l’area dell’ex Andreatta del civico 56, con il relativo edificio,  era già stata ceduta, dal Comune, all’associazione d’impresa che aveva vinto il bando di assegnazione dei lavori. Ati che vi costruirà appartamenti destinati alla vendita e non agli inquilini comunali come invece fu per le due prime torri sul terreno dell’ex civico 68.

 
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Tornerà il tetto sulla “Casa del Fabbro” del II secolo a.C.

Post n°312 pubblicato il 29 Luglio 2013 da fabbri.giancarlo
 

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Ozzano (Bologna) 

Grazie al contributo della Crif Spa di Bologna, e al sostegno di Ima Spa, Cuticonsai e altri sponsor, a Ozzano (Bologna) si sta lavorando per ridare un tetto all’officina di un fabbro risalente al II secolo a.C. e all’adiacente residenza, domus, di epoca successiva. Edificio della romana città di Claterna – fondata nel II secolo a.C., poi abbandonata attorno al V-VI secolo d.C. e infine scomparsa sotto i campi a Maggio di Ozzano – che sta risorgendo dalle fondamenta.
Infatti dopo averne riportato alla luce alcuni settori con gli scavi, degli anni scorsi, studenti dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, sotto la guida scientifica di Paola Desantis della Soprintendenza, di Claudio Negrelli dell’associazione culturale onlus Civitas Claterna, presieduta da Daniele Vacchi, dell’archeologo Maurizio Molinari, e di Antonella Pomicetti restauratrice della Soprintendenza, stanno ricostruendo parti delle opere murarie come studio di archeologia sperimentale.
Opere illustrate dal soprintendente Filippo Maria Gambari, con soddisfazione del sindaco Loretta Masotti, che saranno sovrastate da una intelaiatura metallica, a ricordare la volumetria dell’edificio, e da un tetto con anche funzioni protettive su progetto dell’architetto Federico Scagliarini. Nella domus sarà infatti ricostruito anche un pavimento in cocciopesto decorato da inserti (opus signinum).
«Le ricostruzioni – come ha spiegato l’archeologo Maurizio Molinari – sono realizzate con la tecnica antica usando, per quanto possibile, materiali di epoca romana come i caratteristici mattoni sesquipedali, manubriati o meno, recuperati a Claterna o in altri siti del territorio bolognese». Riproduzioni parziali di parti murarie, pavimenti e tetto che saranno impiegati a fini di musealizzazione per scopi didattici, e informativi, e per poter illustrare ai visitatori, e alle scolaresche guidate da Roberta Michelini responsabile della parte didattica, i vari sistemi costruttivi utilizzati nell’edilizia romana nel corso dei secoli.
Claterna, a suo tempo la principale realtà municipale tra Bologna e Imola, era scomparsa fino agli scavi ottocenteschi, seguiti da altri a metà del secolo scorso, che ne riportarono alla luce muri, colonne, mosaici, e vari reperti ora al Civico Archeologico di Bologna.
La voglia di riportare alla luce la città, e di fare nuove scoperte, da parte dei volontari del gruppo archeologico Città di Claterna ha poi coinvolto la famiglia Vacchi (Ima Spa), il Comune di Ozzano e la Soprintendenza per i beni archeologici. Da qui è nata l’associazione Civitas Claterna, nel 2005, avviando nuove campagne di scavo e anche preziose opportunità di valorizzazione del territorio ozzanese. Per ulteriori informazioni: 347-7597112; http://www.civitasclaterna.org.

 
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Oltre vent’anni per spostare un oleodotto militare

Post n°311 pubblicato il 25 Luglio 2013 da fabbri.giancarlo
 

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Castenaso-Bologna

Da qualche settimana sulla via Bargello-Crocione, chiusa al traffico a cavallo tra i comuni di Bologna e Castenaso, sono in corso i lavori per realizzare la rotondona che unirà, alle vie citate, il secondo lotto (via dell’Industria-via Bargello) e il quarto lotto (via Bargello-Trasversale di Pianura della tanto attesa Lungosavena. Altri spezzoni di quell’asse stradale, pensato quarant’anni fa, che doveva unire l’alta Valle del Savena alla Trasversale di Pianura ma lungi da essere completata.
Ebbene dopo tanti anni il quarto lotto non può essere completato perché nel tratto dal Bargello al Frullo esiste un oleodotto militare da spostare di cui però si conosceva l’esistenza. Si dice che non c’è fretta perché non potrebbe essere aperto al traffico senza la rotatoria di via Bargello. Il che non è vero perché potevano essere realizzati due raccordi, entrata e uscita, coincidenti con la mezza rotatoria nord.
All’inizio di questo mese l’assessore provinciale alla viabilità Maria Chiusoli, rispondendo al consigliere Udc Mauro Sorbi, riferiva che i lavori del quarto lotto «sono tuttora in stallo causa lo spostamento di un oleodotto militare, per il quale la Provincia si sta adoperando da tempo, e si è in attesa della risposta necessaria. I referenti militari di Padova, Milano e Roma a fine 2012 hanno dato il primo assenso e spedito la convenzione che abbiamo subito sottoscritto».
Per farla breve la burocrazia ha richiesto un’integrazione del materiale e si è ancora in attesa dell’ok definitivo da parte delle autorità militari e del Ministero; con la Chiusoli che spera arrivi in settembre così da poter completare il quarto lotto entro l’anno. Mentre le previsioni sono per il completamento del secondo lotto e della rotatoria Bargello entro il mese di ottobre 2013. Con l’uomo della strada che critica i ritardi nella realizzazione di questa arteria considerando che il primo lotto fu realizzato, con stralcio dal progetto complessivo, nei primi anni ’90.
Il secondo lotto bis è stato dirottato più a nord (da Villanova alla Stellina) dopo aver scoperto, al via dei lavori, l’esistenza di acquedotti e gasdotti da spostare non previsti dai preventivi di spesa. Per completare il sogno della Lungosavena mancano poi il terzo lotto (CentroNova-via dell’Industria) e il Nodo di Rastignano del tutto privi di finanziamenti che non si sa dove trovare per una misera cifra totale che va da un minimo di 70 a un massimo di 100 milioni di euro. La burocrazia militare sarà molto lenta, ma c’è anche chi ha dormito.

 
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