Creato da fabbri.giancarlo il 08/08/2012
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Neil e Lance Armstrong due “eroi” antitetici

Post n°19 pubblicato il 26 Agosto 2012 da fabbri.giancarlo
Foto di fabbri.giancarlo

Strana la vita e le circostanze che hanno portato in questi giorni alle cronache due “eroi” americani con lo stesso cognome: Armstrong.
«Un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’umanità» è la frase, entrata nella storia, pronunciata dall’astronauta della Nasa Neil Armstrong il 20 luglio 1969 al momento di toccare il suolo lunare, scendendo dal Lem,  seguito da Buzz Aldrin mentre Michael Collins attendeva in orbita a bordo dell’Apollo 11. Nato in Ohio (Usa) il 5 agosto 1930 Neil è morto lo scorso 25 agosto 2012 a 82 anni di età lontano dai riflettori come aveva scelto di vivere decenni fa. Unica eccezione la partecipazione alla Casa Bianca, con i compagni di allora Buzz Aldrin e Michael Collins, per il festeggiamento del quarantesimo anniversario dello sbarco sulla Luna su invito del presidente Obama.
Pilota della Marina nella guerra di Corea fu colpito ma riuscì a tornare in territorio amico e salvarsi gettandosi col paracadute. Dopo la guerra si laureò in ingegneria aeronautica poi divenne collaudatore nella Edwards Air Force Base dove si provavano i velivoli più innovativi, veloci e pericolosi e dove fu coinvolto in vari incidenti. Per la sua professionalità, e affidabilità, fu selezionato dalla Nasa e anche come astronauta ebbe poi le sue disavventure. Un uomo che sarà ricordato dai libri di storia per i suoi valori positivi, il suo nome è legato alla conquista della Luna, una delle più belle avventure dell’umanità.
Di tutt’altro genere il ciclista professionista texano Lance Armstrong, campione mondiale su strada nel 1993, di ben sette Tour de France consecutivi e di tante altre gare in linea e a tappe; partecipò a un solo Giro d’Italia, nel 2009 classificandosi nono. Nato a Dallas nel 1971 è in oggi nell’occhio del ciclone perché l’Usada, l’agenzia antidoping americana, è ormai convinta che il ciclista abbia barato per vincere le corse. Infatti sul suo capo pende la richiesta della radiazione con la perdita di tutte le vittorie e di tutti i titoli conquistati dal 1998 in poi.
Diventato professionista nel 1992 pochi anni dopo, nel 1996, gli viene diagnosticato un tumore ai testicoli; malattia da cui sarebbe uscito nel 1998. L’aver sconfitto il cancro e il diventare imbattibile, soprattutto nella corsa a tappe più famosa al mondo, lo rende un eroe positivo. Ma ora su di lui pende l’accusa di doping comprovata, secondo l’Usada, da campioni di sangue prelevati al ciclista nel 2009 e 2010 compatibili con manipolazioni del sangue, ossia l’uso dell’Epo o di autotrasfusioni. Con Lance Armstrong che per ora, pur dichiarandosi innocente, dopo aver visto respinti i suoi ricorsi ha deciso di non difendersi più dall’accusa che per uno sportivo è infamante. Forse gli lasceranno le vittorie ma gli hanno tolto l’onore.

 
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