Creato da andry5221 il 28/07/2007

Scollinando

Paesaggi emozioni ricordi e esperienze di gente delle Langhe.

 

 

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Vigin e il bue Miclot

Post n°10 pubblicato il 17 Ottobre 2008 da andry5221
 

Eccomi con una storia di molti anni fa (neanche tanti...) sull' amicizia fra uomo e animale, legata anche alla fatica di sopravvivere in un mondo dove la vita era durissima per tutti.

Il periodo dell' anno e' quello di Dicembre in concomitanza della Fiera del Bue Grasso di Carru'.

Per altre storie potete visitare www.viniromana.it

Quel mattino Vigin  si alzò alle tre del mattino,accese il lume,si vestì e andò in cucina. Mise un po’ d’acqua nel catino e si lavò la faccia. Quella notte non aveva chiuso occhio e neanche Jetina sua moglie. Era il giorno della fiera del “Bue Grasso” a Carrù  e  quell’ anno era giunta l’ ora di vendere il vecchio bue “Miclot”.

Uscì,andò nella stalla,prese la coperta da bue,lo coprì,lo slegò dalla catena e insieme uscirono dalla stalla. La strada era lunga,il bue era lento nel camminare e avrebbero impiegato almeno tre ore per arrivare a Carrù.

Il buio era fitto e lungo la strada si scorgevano ombre di altre persone che si recavano alla fiera con i loro animali.

Vigin aveva comprato il bue dieci anni prima da Miclot e per questo gli aveva dato questo nome.

Miclot gli aveva raccomandato di non avvicinarsi mai al bue con un bastone o un rametto,perché era spaventato a morte da queste cose,(forse era stato picchiato dai precedenti proprietari…..) ma che avrebbe ubbidito anche se non si aveva nulla in mano.

Infatti,a differenza degli altri buoi che temevano solo il bastone, questo sembrava capire le parole.

Vigin e Miclot ararono insieme campi e vigneti per intere stagioni e non ci fu mai bisogno di nessuno a guidare il bue.

Vigin diceva: “Miclot.. sotto! E il bue scendeva nel solco. Miclot…sopra! E il bue saliva sopra.  Quando Vigin si fermava un momento all’ ombra per una fumata di “trinciato”(tabacco preferito dagli uomini di Langa) il bue si riposava con lui e annusava  anche lui il fumo del tabacco.

L’ inverno in cui Vigin e suoi fratelli avevano fatto lo scasso per piantare il vigneto dell”Utin Grand” il bue Miclot era stato un grande aiuto.

Con l’ aratro tracciavano un solco,poi un altro all’ interno di questo e poi con le pale svuotavano lo scavo e ancora così per altri due solchi.

Impiegarono tutto l’ inverno,ma fecero un bel lavoro.

Nelle giornate fredde il bue sudato non poteva stare fermo,si sarebbe ammalato. Allora nel tempo che si impiegava a svuotare lo scavo il bue doveva tornare alla stalla.

Miclot non ebbe mai bisogno di farsi accompagnare. Vigin lo slegava dall’ aratro e gli diceva: “Miclot…a casa”  e il bue tornava da solo.A casa la vecchia madre apriva la  porta della stalla e lui entrava tranquillo.

Quando il solco era pronto Vigin e i suoi fratelli facevano un fischio alla madre seduta vicino alla finestra a fare lo “scapin”(parte sottopiede delle calze che veniva sostituita sovente per il logorio dentro gli zoccoli di legno). Lei apriva la porta della stalla e Miclot partiva e si avviava verso

l’ aratro senza mai dimenticare a che punto del campo l’ aveva lasciato.

Dieci anni erano tanti e ora Miclot non ce la faceva proprio più. Era vecchio e stanco e tenerlo ancora non era più possibile. Per questo Vigin camminava  sulla strada per Carrù con un bue al seguito.

Arrivarono alla fiera verso le cinque del mattino e Vigin legò “Miclot” alle sbarre con gli altri buoi, gli battè una pacca sul collo e andò all’osteria a mangiare un piatto di bollito e bere un bicchiere di dolcetto.

Lì incontrò molti amici che come lui erano venuti, chi a comprare e chi a vendere i buoi.

Quando si aprirono le contrattazioni “Miclot” fu venduto fra i primi perché pur essendo vecchio era ben tenuto,con il pelo lucido e curato e si vedeva che non aveva fatto la fame,la sua carne avrebbe dato ancora del buon bollito.

Più tardi,dopo le premiazioni,i buoi vennero condotti alla stazione per essere caricati sui carri bestiame.

Vigin si avviò anche lui con il suo Miclot e quando arrivarono alla stazione e vide i    “tucau”(conduttori di buoi) con dei grossi bastoni nodosi in mano si ricordò della paura del suo bue.

Chiese allora di condurlo personalmente sul vagone. Salì per primo e Miclot salì la rampa dietro di lui fra lo stupore generale. Vigin legò la corda alla sbarra,gli battè una pacca sul collo e si allontanò col capo chino. Miclot si girò,emise un leggero muggito,forse un saluto e si rassegnò al suo destino.

Vigin non si fermò a parlare con nessuno quel giorno e qualcuno disse di aver visto una lacrima sul suo viso segnato dalla fatica e bruciato dal sole delle Langhe .

Vigin ebbe ancora molti buoi,ma nessuno come Miclot.

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Commenti al Post:
perdiamocidiv
perdiamocidiv il 17/10/08 alle 23:27 via WEB
Mi commuove leggere questa storia...gli animali sono il nostro tramite con la natura...e sento sempre meno la voglia di mangiare carne, anche se non posso eliminarla del tutto...(più che altro perchè non posso sopperire con legumi e cereali integrali per creare le stesse proteine che sono i mattoncini per la muscolatura)....Tenero Vigin e tenerissimo Miclot...
 
 
andry5221
andry5221 il 18/10/08 alle 08:57 via WEB
Quesa storia da' l' esatto rapporto che c' era fra uomo e animale in una societa' dove la sopravvivenza era legata ad una stretta collaborazione fra di loro e dove uno era disposto a sacrificarsi per il bene dell' altro.
 
   
perdiamocidiv
perdiamocidiv il 28/01/09 alle 02:34 via WEB
eh si! sembra così tanto lontano da noi questa società di allora,ma credo che in fondo siamo gli stessi, solo che abbiamo troppe tentazioni e troppe distrazioni...vedi solo che assurdità iniziare delle guerre gli uni contro gli altri e poi magari arriva la natura che si ribella....e zac!....perchè non allearsi per far si che la natura non sia così bistrattata e si possa convivere in Santa Pace? perchè alcuni esseri umani sono profondamente ignoranti!...p.s.=sull'anello forte che dicevi nel mio blog tu ne avresti da raccontare eh! notte Tina
 
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