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bambini in guerra

Post n°1 pubblicato il 13 Marzo 2011 da sendMeAnAngels
Foto di sendMeAnAngels

 

                     STOP BIMBI SOLDATO

 

bambinA

 

bambini in guerra
Hanno l'età in cui i bambini occidentali abbandonano i cartoni animati per passare ai videogiochi delle guerre stellari, quelle "megagalattiche", per usare un loro ricorrente linguaggio. L'infanzia invece viene rubata ogni giorno ai bambini asiatici, africani, latinoamericani. A sette, dieci, dodici anni, la loro guerra non è un gioco, non è virtuale, è quella vera, terribile, lastricata di odio, morte, sangue, atrocità. Bambini senza ricordi, con gli sguardi vuoti, o allucinati dalle droghe. Sono i baby-soldato. Un fenomeno da anni in inarrestabile espansione. Sono trecentomila: un esercito armato di kalashnikov, Ak47 o di fucili d'assalto americani M16, leggeri da caricare e maneggiare come armi giocattolo.

Utilizzati in sessanta paesi, da eserciti regolari, guerriglia, ribelli, milizie. Impegnati in interminabili guerre etniche, religiose, regionali. Sono bambini e ragazzi al di sotto dei 18 anni, costretti spesso con la forza, talvolta con false promesse, a lasciare la vita normale per cominciare ad adoperare un fucile mitragliatore. E ci sono anche le bambine soldato. Smentendo così il luogo comune che vuole i maschietti amanti della guerra. In alcuni casi come in Salvador, Uganda, Etiopia, le ragazze costituiscono un terzo dei minori che combattono nei conflitti armati. Spesso vengono rapite per essere assegnate come "mogli" ai comandanti o avviate alla prostituzione "militare". Usate anche in combattimento come spie.

 

Baby soldati il più delle volte utilizzati come carne da cannone: mandati avanti sui campi minati, per aprire la strada all'esercito regolare. Come è accaduto ai bambini iraniani inviati, con la foto dell'ayatollah Khomeini appesa al collo, al fronte nella lunga guerra Iraq-Iran, negli anni Ottanta, a immolarsi e guadagnarsi così un posto in paradiso. Spesso costretti a commettere atrocità irripetibili. È accaduto recentemente in Sierra Leone, in una guerra per il controllo delle miniere dei diamanti. I bambini arruolati dai ribelli del Ruf, hanno amputato arti, decapitato e violentato. Addirittura, secondo l'organizzazione per la difesa dei diritti umani Human Rights Watch, hanno bruciato vivi i civili.

Per far trovare loro il coraggio a combattere i comandanti li torturano strappando così la totale sottomissione. Prima dell'azione militare, li eccitano riempiendoli di droga. Cocaina, anfetamine o polvere da sparo bruciata e mischiata col riso, succo di canna da zucchero o hashish. I loro addestramenti sono crudeli, perché crudeli devono essere le loro missioni. Sono costretti a uccidere spesso anche i propri familiari perché il loro senso di colpa sia più alto, la riprovazione del villaggio indelebile e il ritorno a casa impossibile.

 
Com'è successo in Mozambico, dove la guerriglia antigovernativa della Renamo costringeva talvolta i bambini a uccidere padre, madre, parenti, per renderli orfani, e quindi dipendenti dai capi della guerriglia medesima. L'età media dei bambini usati frequentemente dalla Renamo non superava i 16 anni. Erano bambini costretti dai comandanti al cannibalismo. Molti erano rapiti durante le razzie nei villaggi, e poi addestrati all'uso delle armi e della violenza. E ancora una volta anche in questo caso è l'Africa a detenere il primato. In Sudan, dove da quasi trent'anni il Nord musulmano combatte il Sud cristiano e animista, i bambini fanno parte del bottino di guerra delle truppe regolari del governo di Khartum. Quando i ragazzi non possono essere venduti come schiavi, vengono convertiti all'Islam, addestrati e mandati a combattere al Sud contro i villaggi di provenienza. Nella sola Sierra Leone poi, per tornare alla recente guerra, secondo Olara Otunnu, rappresentante speciale dell'Onu per i bambini nei conflitti armati, ne sono stati rapiti almeno diecimila solo l'anno scorso. Un flagello per cui spesso ci si indigna, ma ben poco si fa.

    STOP BIMBI SOLDATO


 
 
 
 
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