Viviamo in maniera rapida e distratta, in un vortice che spesso ci impedisce di osservare, gustare, assaporare, sentire davvero. Non penso che godere della vita voglia dire soltanto questo. Amo il mondo enogastronomico, mi ha sempre rapita ed affascinata ed ora mi sto domandando se, a piccoli passi, sia possibile addentrarsi in esso scoprendone nuovi misteri e magie. La storia del cibo, la letteratura, le tradizioni ed il mito. Per questo motivo è nato questo spazio: per raccogliere i miei pensieri, le mie letture, per trastullarmi con aromi e profumi in modo lento, per condividere con altri le mie curiosità giocando ad inebriarsi senza prendersi troppo sul serio.
Narciso parole di burro
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Ho acquistato un libro edito da TerreDiMezzo dal fantastico titolo di: “Cen’è per tutti – il primo libro di ricette per sassanta (60) ospiti e più”, realizzato a favore di "Cena dell'Amicizia", l'associazione milanese che da quarant’anni ospita, reinserisce ed invita a cena gravi emarginati e persone senza dimora. Si legge come un romanzo, con quelle ricette spropositate dai titoli talvolta esilaranti quali “Gnocco collettivo alla romana”, “Chili con carne e senza patria”, “Insalata ricchi e poveri”, “Tiralisù tutti e 60”. Ecco, a mio parere, tra le tante sensazioni che può trasmettere il cibo, quelle della convivialità, dell’accoglienza e della condivisione sono di gran lunga le più forti; sedersi a tavola insieme, infatti, unisce i commensali, li rende uguali, favorisce il dialogo e l’allegria. Mi sembra un buon punto di partenza, per un blog che ambisce a parlare di cibo, vino e sensi, ricordare che, nella giusta ricerca del nostro piacere, non dobbiamo scordarci di chi ha meno di noi. Anche mantecare risotti titanici, servire spaghettate laocoontiche, apparecchiare tavolate a perdita d'occhio può essere davvero seducente. |
"Benché nasciamo con una scatola di cerini dentro di noi, non possiamo accenderli da soli, abbiamo bisogno, come nell'esperimento, di ossigeno e dell'aiuto di una candela. Solo che in questo caso l'ossigeno deve provenire per esempio dal fiato della persona amata; la candela può essere un tipo qualsiasi di cibo, di musica, di amore, di parola o di suono che faccia scattare il detonatore e accendere in tal modo uno dei fiammiferi. Si produrrà dentro di noi un piacevole calore che con il passare del tempo si andrà affievolendo, lentamente, finché non sopraggiungerà una nuova esplosione a ravvivarlo. Ogni individuo deve scoprire quali sono i detonatori che lo fanno vivere, poiché è la combustione che si produce quando uno di essi si accende a nutrire di energia l'anima. Questa combustione è il nostro nutrimento. Se non scopriamo in tempo quali sono i nostri detonatori, la scatola di cerini s'inumidisce e non potremo mai più accendere un solo fiammifero". Da "Como agua para chocolate" - Laura Esquivel
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Inviato da: nichy1955
il 01/11/2009 alle 18:52
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il 19/02/2009 alle 10:35
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il 18/02/2009 alle 16:39
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il 11/12/2008 alle 12:56
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