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LA LAUREA CHE NON SERVE
Post n°575 pubblicato il 09 Ottobre 2012 da das.silvia
Avere una laurea, in Italia, porta ancora qualche vantaggio nell'approccio al mondo del lavoro? Sì, ma sempre meno. Al giorno d'oggi, il titolo accademico non offre più vantaggi significativi e il passaggio tra l'università e il lavoro risulta sempre più difficoltoso. Il rapporto 2012 sull'Educazione firmato dall'Ocse è chiaro: i giovani laureati italiani si misurano con una realtà diversa da quella che incontrano i laureati del resto d'Europa e si devono accontentare di un titolo accademico che fa guadagnare solo poco di più di quanto garantisca un diploma superiore. Nel dettaglio, lo studio Ocse rileva che tra i giovani laureati tra 25 e 34 anni le retribuzioni sono solo il 9% più elevate rispetto a quelle dei diplomati, mentre nei Paesi Ocse la differenza media è del 37%. La situazione è radicalmente diversa per i lavoratori con qualche anno in più. I laureati che rientrano nella fascia di età compresa tra i 55 e i 64 anni guadagnano il 96% di più rispetto ai coetanei con un diploma di istruzione secondaria superiore (quando la differenza media Ocse e’ del 69%). Se il dato puramente economico non può suscitare entusiasmi, più di qualche preoccupazione la destano anche i numeri che riguardano la transizione tra università e lavoro. Nello specifico, il tasso di occupazione fra i 25-64enni laureati è diminuito tra il 2002 e il 2010 dal 82,2% al 78,3%, mentre il tasso di occupazione degli adulti con istruzione secondaria superiore è rimasto stabile (72,3% nel 2002, 72,6% nel 2010). Una situazione non facile, quella del nostro Paese, in cui tra i giovani non possono che aumentare gli scoraggiati. In Italia, i giovani che non studiano e non lavorano rappresentano ormai il 23% dei 15-29enni, percentuale che vale il nostro Paese il quinto posto tra i paesi Ocse (la media europea è del 16%). (W E B) |
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