La serie (43 episodi mandati in onda cinque giorni a settimana) è incentrata su sedute psicanalitiche di 5 personaggi diversi: il terapista Paul Weston (Gabriel Byrne) analizza infatti Laura (Melissa George), una donna con problemi affettivi che si è innamorata di lui, Alex (Blair Underwood), pilota della Marina che ha ucciso 16 bambini sganciando una bomba su una scuola irachena (unico storyline “variato” rispetto alla versione originale, che parlava invece del conflitto israeliano-palestinese), Sophie (Mia Wasikowska), una teenager ginnasta olimpionica che idolatra il suo allenatore e che è sospettata di aver cercato di togliersi la vita, e una coppia sposata (Jake e Amy, Josh Charles e Embeth Davidtz) che deve decidere se abortire o meno; la quinta puntata è invece dedicata a Paul, che viene a sua volta psicanalizzato da una sua collega, Gina (Dianne Wiest).
Come abbiamo già accennato, “In Treatment” (sceneggiata e diretta da Rodrigo Garcia, che ne è anche produttore esecutivo assieme a Mark Wahlberg) è il remake della serie israeliana “BeTipul”, paese dove il programma è diventato un fenomeno sociale e televisivo, vincendo premi a destra e a manca come miglior serie drammatica, miglior regista, miglior sceneggiatura, miglior attore e attrice e ottenendo ascolti record. Osannata dai giornali locali come uno show “superlativo” (Haaretz: “la più importante serie drammatica mai fatta da Israele, prova che il minimalismo in televisione può generare la massima qualità”; Maariv: “la cosa più simile alla letteratura che si può trovare in tv”; Yedioth Ahronoth: “i più sublimi e fini dialoghi mai visti sugli schermi israeliani”), la serie ha convinto in pieno la HBO, che dopo 5 episodi “sperimentali” ha dato il via libera ad altri 40. “Sentiamo, ha spiegato la presidente di HBO, Carolyn Strauss, che ‘In Treatment’ è una serie unica su vari livelli, format, contenuto ed esecuzione. Per questo abbiamo pensato che un programma così eccellente meritasse una programmazione altrettanto originale”. Unicità confermata dal creatore della serie originale, Hagai Levi, che spiega come “non esista un’altra serie incentrata interamente sui dialoghi, in cui ci siano solo due attori, praticamente fermi dall’inizio alla fine, con poca azione. Gli attori possono usare solo il potere della parola e loro stessi, e quando giriamo facciamo spesso una unica ripresa da venti minuti, una cosa molto vicino al teatro”. Il “minimalismo” è esteso anche ai costi di produzione, che Levi stima “un quarto di quelli generalmente spesi per ogni puntata di una serie drammatica ‘regolare’. Ogni episodio è girato in un singolo giorno, il che contribuisce alla tensione. E’ come simulare una vera seduta, ogni attore ha il suo giorno e filmiamo cronologicamente, come i personaggi della serie”. In America la serie ha ottenuto critiche ed elogi in quantità: su Metacritic è valutata con 70 punti su cento, e se secondo l’Huffington Post “Byrne è eccellente e l’esperimento è interessante, lo show è nessuna delle due cose. Le puntate della serie sono praticamente tutte uguali, statiche, la sceneggiatura è amatoriale. Il concetto di fondo è molto teatrale ma poco adatto alla tv, nonostante il successo riscosso in Israele da cui abbiamo già importato il flop ‘Phenomenon’ della NBC”, il Wall Street Journal sottolinea come “dopo I Soprano e le sedute psicanalitiche di Tony, HBO ha trovato questa serie che potrebbe annoiare, ma non lo fa, mantenendo alta la vostra attenzione”. La rete, comunque, è convinta dell’investimento fatto, tanto da mettere gratuitamente online i primi 15 episodi dei 43, disponibili disponibili in streming su HBO.com, HBO On Demand, e, dopo la messa in onda, anche downloadabili da iTunes.
Inviato da: Clark_Kent80
il 03/04/2008 alle 14:45
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il 02/04/2008 alle 22:31
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il 01/04/2008 alle 21:34
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il 01/04/2008 alle 17:12
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il 15/11/2007 alle 05:39