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Un blog creato da siddhal il 14/09/2006

DenseSoul

Cercando la parte di sogno che mi spetta di diritto...

 
 
 

KENSHI DAITO

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Post N° 80

Post n°80 pubblicato il 08 Luglio 2007 da siddhal

Dormire è fuori discussione, è evidente. Sono le Tre e i nervi non cedono, sarà così fino al mattino, lo so.

Il silenzio è denso e opprimente in questa notte lunga,e  mi provoca lo stesso fastidio che mi arrecherebbe un baccano infernale.

Eppure, per una volta sono quieta.

Il buio è caldo. Estate sul lago, finalmente...

Vorrei che le montagne fiatassero appena, di tanto in tanto. Solo un alito di vento per far tintinnare i sonagli appesi alle finestre. Le melodie accidentali mi ninnerebbero, riempiendo quel vuoto pericoloso che ora espande la mia mente. Ho quasi paura dei pensieri che a breve potrebbero colmarlo

...

La scia di un aroma orientale passa morbida sotto il mio naso. Mi attrae. Seguendo la traccia odorosa, m spingo fino alla finestra, mi appoggio al davanzale, mi sporgo un poco.

Dall’appartamento al piano di sotto, quello del corniciaio, due spirali di fumo si elevano nell’aria notturna, intrecciandosi. Il profumo d’incenso, presto, si espande ovunque. E’ buio la’ dentro, come qui da me...Ma non suona lo stesso silenzio. Insieme alle onde di oscurità e alle volute di fumo, anche un pianto sommesso esce da quella finestra.

Il corniciaio è un uomo sorridente, cordiale, socievole. Il pensiero che più spesso accompagna l’idea che ho di lui è che sia un uomo profondamente sereno, semplicemente felice.

Ma, questa notte, piange.

Il suo pianto, dapprima quasi solo accennato, presto diventa convulso e ritmato, acutamente sofferente. Avanza e irrompe nelle mie orecchie con un’intensità dolorosa, come fosse un corpo estraneo che penetra e spinge, per invadere crudelmente uno spazio che non gli appartiene. E’ un pianto di cui non so nulla, ma che mi fa male.

Impotente, ignorante, mesta, rientro in casa, mi sdraio sul letto. Cerco di evocare un ricordo luminoso e colorato che scacci quell’energia sofferente che ora pare essere un respiro immenso e surreale, il respiro affannato di un milione di ombre addolorate. E mentre scivolo nel sonno, supplico che quel pianto finisca, che quell’uomo, domani, torni a sorridere rassicurante e sereno come l’ho sempre visto.

E prego per ogni uomo che, in silenzio, al buio, magari anche in segreto, di nascosto dagli altri, e forse anche da se stesso, versa una lacrima bruciante. Una lacrima per una donna, per un figlio, per la vergogna di una menzogna, per lo strazio di una colpa, il pugno chiuso di un rimpianto, l’urlo muto dell’orgoglio

...

Ché non sono solo le donne ad andare a fondo e a cercare, laggiù, quel luogo speciale dove piangere senza pudore, senza riserve, senza paura. Quel luogo speciale dove prima si affonda, poi si riemerge. Sopravvivendo. Tutti.

 

 
 
 

Post N° 79

Post n°79 pubblicato il 25 Giugno 2007 da siddhal

E’ una splendida sera, domenica sera. Il cielo è chiaro, l’aria asciutta. Il profumo di cibi prelibati,mischiato alla scia di risate chiassose, proviene da ogni parte e si estende ovunque. E’ festa, oggi, sul mio lago. Tra qualche ora, nel cielo lecchese, esploderanno i Fuochi.

E’ presto, in effetti, ma abbiamo deciso di uscire in anticipo, per raggiungere a piedi la baia. Da lì, in posizione assolutamente privilegiata, ci godremo lo spettacolo.

Camminiamo lentamente, in silenzio. Entrambi abbiamo sul volto, sotto il naso lusingato dai profumi d’estate, un linea morbida inequivocabile, un imprevedibile ma meritato sorriso. E’ perché stiamo bene, anche insieme. E siamo sereni...Il passato è passato, finalmente.

"Hai davvero un bell’aspetto, da tanto non ti vedevo così. Come stai, F?"

"Sto bene. Innegabilmente. E non sai cosa provi anche solo ad affermarlo. E’ da tutta la vita che sogno di sentirmi così...Sono finalmente riuscito a buttar via quel sacco pieno di disperazione che trascinavo a fatica e mi sono messo sulle spalle uno zaino leggero, colmo di speranza."

"Sono felice per te. Sinceramente. E sono felice sia riuscito a venire qui per qualche giorno...Pallina è al settimo cielo. Siete belli insieme. Siete " più belli insieme "

Lo prendo sottobraccio, sorridendo. Ma, nel momento stesso in cui lo faccio, ricordo che il contatto fisico per lui è quasi insopportabile. Così, mi allontano prima di aver intrecciato completamente il mio braccio intorno al suo.

F mi guarda con tenerezza e muta gratitudine, una riconoscenza che va ben oltre il mio ultimo gesto. E mentre lo fa distende le labbra, in un altro sorriso attraente e familiare.

E’ bello, davvero. Come Pallina, del resto. Sono felice abbia preso da lui l’aspetto fisico, ma anche quella innata, profonda sensibilità, e l’intelligenza vivace e pronta che a me, forse, non è mai appartenuta.

"Pensavo...Essere un padre non è solo un dovere, è anche un diritto irrinunciabile, un dono prezioso, inestimabile. Non farei mai nulla per ostacolarti o impedirti di viverlo. Questo lo sai, vero?"

"Be’, deve pur esserci una ragione se mi sono innamorato di te, no?"

"E’ stato in un’altra vita..."

"No, non è vero. C’è una vita sola, ma quello che la rende meravigliosa è che contiene in sé il tempo, lo spazio, le occasioni per tutto ciò che deve accadere..."

"Tre anni fa non la pensavi così"

"Tre anni fa odiavo te, la tua forza, la tua ostinata gioia di vivere, odiavo me stesso, volevo morire..."

"E oggi?"

"Oggi, so ( e lo so perché l’ho vissuto) che basta un momento per cambiare tutto, e che quel momento, prima o poi arriva...Bisogna crederci. La vita scorre sul filo di un senso. Sempre. Coglierlo ,o tentare di farlo, è ciò che ci fa sentire vivi, che ci rammenta che lo siamo e vogliamo esserlo."

Sospiro.

Più volte, negli ultimi tempi, le persone che sono entrate in contatto con me mi hanno trasmesso lo stesso pensiero, invitato a vivere il momento, a dargli un senso, a compierlo vivendolo.

"A che pensi?"

"A niente, a nessuno..."

"?"

"..."

"F...Secondo te, sono felice io?"

"No, sei troppo idealista per esserlo...Ma, sei innegabilmente orientata alla luce, la persona più sorridente che conosca"

"E’ merito di Pallina..."

"No, è la tua natura.E non è una fortuna toccata in sorte a tutti. Pensaci."

Siamo arrivati, intanto. Ci sediamo sul muretto, immersi nel buio della Baia. Non siamo i soli ad aver avuto l’idea. Molti, come noi, ammirano le luci calde della città, sulla riva opposta, mentre si riflettono e rifrangono nelle acque del lago.

"A cosa pensi?", mi chiede. E sembra interessargli davvero. Non l’ho mai visto con la mente così sgombra e l’ansia così bassa, quieta e innocua. La sua terribile fiera finalmente addomesticata.

Le persone non finiscono mai di sorprenderci, hai ragione....

"Stavo pensando che sono molto stanca. E’ stato un periodo durissimo...Talmente intenso e zeppo di fatti e pensieri che mi è stato impossibile trattenerli. In gran parte, infatti, l’ho già dimenticato. E’ scivolato via, a tratti ma ineluttabilmente, come gli ultimi rivoli di pioggia nella grondaia."

"Non sei in gran forma, in effetti..."

"Grazie caro, sei gentile!"

"Mi dispiace di essere stato solo un peso, di non esserti mai stato d’aiuto...Non hai mai avuto un momento di beata pace, di gioia serena..."

"Si, invece! Nell’ultimo anno ne ricordo almeno quattro:

-quando Pallina ha stretto la suo gattina per la prima volta e le ha sussurrato, muso contro muso, Adesso siamo tre ragazze in gamba.

-quando una donna fantastica ha curato il mio mal di testa, con mille lievi carezze, con la tenerezza e la pazienza di una madre.

-quando il mio D mi ha dimostrato cosa significhi esserci.

-e quando, qualche giorno fa, mi sono svegliata da un sogno bellissimo e ho avuto la consolante sensazione che avrebbe potuto realizzarsi..."

"Oddio, ma Tu hai sempre realizzato i sogni! Magari, più quelli altrui che non i tuoi, però...Se c’è una maghetta della realizzazione, quella sei tu."

"Si ma...quanto costa farlo?"

"...Ne vale sempre la pena, lo sai anche tu. Oh, da dove viene questo grigio?? Non è tuo..."

"...E’ che vorrei essere capace di vivere senza la cinica consapevolezza che tutto debba finire, prima o poi..."

"La fine è una tappa naturale, inevitabile, per tutte le cose. Tutto ciò che finisce ha però il pregio impagabile di essere cominciato da qualche parte, per qualche motivo, e di poter essere vissuto, finché esiste. Che ne dici?"

Dico che guardo il padre di mia figlia e, se penso al passato,provo un inarrestabile moto di orgoglio. Sono fiera di lui, di come ha saputo camminare su quel filo del senso, di come ha saputo Coglierlo e farne una ragione per riprendere a vivere, degnamente. Guardo il mio lago e sono fiera di me, e di tutto quello che ho fatto per non perdere questo luogo che adoro e che è diventato la mia casa... Non ho mai amato F, non ho mai amato nemmeno me stessa, forse. Ma ho imparato vivendo a volere bene ad entrambi, ad ogni cosa, un bene profondo, gravido, salvifico. Senza fine...Amore genera amore. luce chiama luce, colore attrae colore. Law of attraction, ha detto così Lui...

"Senti, ma...Secondo te, io, sono trasparente o illeggibile"?

"Impossibile"

"Malinconica o allegra?"

"Malincallegra"

"E...pensi possa essere in qualche modo pericolosa?"

BOOM!

"Comincia la festa! Adesso spegniamo il cervello e godiamoci lo spettacolo!"

"Siiiiii!!"

Sto bene, mi sento fervere l’animo...Sarà l’eco dei fuochi che mi rimbomba dentro. E’ come sentire la voce del cuore...Benché non riesca ad afferrare le parole, intuisco-so-sento che esulta."

"Sai come mi sento? Mi sento come se stessi vivendo l’istante immediatamente precedente un mitico Aerial!"

"Staccala, quella spina, surfista sognatrice..." Urla ridendo, prendendomi in giro, come sempre. "Un giorno ti regalerò Maui!"

"Senti, F, io ti voglio un gran bene, però...Resta al tuo posto, ho faticato per piazzarti lì. E Maui, me la regalo da sola!!"

BOOM-BOOM-BOOM!

Lapilli d’oro nel cielo, schegge diamante nel cuore.

Malincallegramente.

 
 
 

Post N° 76

Post n°76 pubblicato il 19 Marzo 2007 da siddhal

Avresti dovuto uscire con lui. Invece, ti sei messa in auto e hai cominciato a guidare, senza meta.

Dopo la Rocca, ti sei fermata e hai guardato il cielo. Hai osservato scorrere, sul fondo blu cobalto, il grigio plumbeo e denso delle nubi. Rapita, hai guardato le stelle apparire, sparire, poi apparire di nuovo. Ascoltando la voce del vento ti sei domandata dove fosse finita la tua... Ci sono persone che non ne sentono il timbro da tanto tempo, altre che non lo sentiranno mai o mai più. Stanca di suoni noiosi e stonati, un giorno, hai semplicemente smesso di emetterli. Ad un certo punto, drasticamente, l’hai fatta finita con le parole. Ma nel silenzio, implodendo, non hai trovato i significati di cui avevi bisogno, solo prigioni di muto non senso.

Hai pensato al surf. Come la vita, è un misto di frustrazione e di euforia, una sfida nella quale entrare in acqua è l’unica cosa che conta. Ne vale sempre la pena.

Non molto tempo fa, credevi di aver trovato la tua onda, la cavalcavi incosciente e correvi felice nel sole, sulla scia guizzante dell’acqua. Poi, a un tratto, l’onda perfetta si è rotta in più punti, simultaneamente, sgonfiandosi completamente. Tutto è finito, così, in un niente, e il tuo mare è diventato una tavola...

Nel surf si chiama close out.

Nella vita si chiama bastonata.

...

Ma il mare non finisce mai di muovere verso riva, così come un’esistenza non può smettere di fluire, rapida, nelle spire nodose del tempo.

Tra le braccia fredde del silenzio, alla fine, hai avuto bisogno di un urlo, di un grido, di un’esplosione dell’essere la cui eco riportasse musica nel tuo mondo. Ma è necessario un movimento per produrre un rumore, un’intenzione per produrre un suono, un prepotente atto di forza per far scaturire un grido. Allora ti sei messa in cammino su un ponte temporale, all’indietro. E hai proseguito fino a un luogo e un momento precisi. Hai scelto una persona e un istante specifico, e lì, con lei, in quell’attimo, hai fermato la clessidra, il cervello, le emozioni, e hai ripreso contatto con tutte le parole taciute e le loro stonature. Tutto ciò di cui ho bisogno, ti sei detta, è essere me stessa. Tutto ciò che devo fare è essere me stessa. Tornare a scrutare l’orizzonte, come ho sempre saputo fare, in attesa della giusta increspatura, poi mettermi a remare con tutte le mie forze e andare a pretendere la mia surfata. Urlando il mio diritto alla gioia.

Il sorriso di una bambina, improvvisamente, ti si è parato davanti colorato e immenso, ha squarciato il buio come un fulgido raggio di sole e riempito il silenzio di un sonoro cristallino e vitale.

Nel giro di pochi minuti, il vento ha spazzato via le nubi.

Hai guardato la luna alzarsi lentamente nella volta notturna, nivea e bellissima, circondata da una miriade di astri splendenti. E ti sei sentita ricca, di nuovo.

 
 
 

Post N° 75

Post n°75 pubblicato il 12 Marzo 2007 da siddhal

Nella luce morbida e soffusa di un mattino di marzo, vivi un dormiveglia dove il passato e il presente all’inizio si sfiorano, poi si confondono e infine si annullano.

Quando gli occhi si aprono, è il 1998.

Agosto.

E’ notte fonda, l’afa rende l’aria pesante, il calore insopportabile. Le ginocchia, schiacciate sotto il peso del tuo corpo, a contatto con il pavimento, sembrano bollire. Potrebbero sciogliersi da un momento all’altro e lasciarti lì, così, a liquefarti dopo di loro, sul pavimento.

Diventare acqua e scivolare via. O evaporare. Potesse essere!

E’ un pensiero folle pregno di ragione...

Sudata e confusa, strofini il pavimento con una spugna imbevuta di ammoniaca. Almeno, credi. Ma, forse, è candeggina. O un altro qualunque sgrassatore. Sotto la sua supervisione hai dovuto cambiarne diversi, prima che fosse certo che le piastrelle potessero tornare ad essere pulite. Un paio d’ore prima ti è caduto dell’olio d'oliva per terra. E, all’improvviso, tutto è cambiato.

Due gocce d’olio e tutta la tua esistenza si è trasformata. Per sempre.

Domattina scapperai.

China sul pavimento, accaldata e tremante, non ti sforzi nemmeno di capire. Qualcosa dentro di te ti dice che non puoi, non ancora. Ma un’idea comincia a prendere forma. E quando sarà qualcosa di definibile smetterà di farti paura e potrai combatterla. Solo a questo devi pensare.

Ti volti piano, sperando non sia più dietro di te. Ma lui è ancora lì, immobile, fisso, con gli occhi sgranati e imploranti.

"E’ pulito?"

Sospiri. Era pulito anche dieci minuti prima, quando te l’ha chiesto per l’ennesima volta.

"E’ pulito, si. E’ pulito come mai prima d’ora. Non c’è più traccia di quella goccia d’olio..."

"Noo! Non dirlo, no! DEVI DIRE che non è caduto nulla. Capito? Io non posso sentire il contrario, non posso sopportarlo!! Non c’era quella cosa che hai detto. Non hai detto niente, vero?"

Le ginocchia fanno male, la testa vortica e pesa come un macigno, il cuore palpita e trema, stretto. Lo guardi dritto negli occhi verdi, rimpiccioliti e smarriti. E vorresti urlare che non c’è nulla sul pavimento, che va tutto bene, che lo aiuterai, che vi farete aiutare, che sei stanca morta, sei confusa e hai paura anche tu. E che, dannazione, vuoi alzarti da quel pavimento maledetto!

Ma, taci e ricominci a sfregare.

Domattina scapperai.

Poi un fruscio ti racconta di qualcosa che sta finendo. Finalmente si è allontanato. Tenti di alzarti. I piedi, indolenziti, non sentono il contatto con la terra. Cadi.

Getti la spugna con stizza. Piangi.

Per poco, solo per poco. Lui è più importante e ha bisogno di te. Credi stia impazzendo.

Lo cerchi e lo trovi in bagno. Anche lui piange, mentre si lava le mani, compulsivamente.

"Scusami.....Dio mio, cosa mi sta succedendo? La testa...Mi scoppia di pensieri impossibili!!"

Ti guarda le ginocchia livide. Si copre il volto con le mani. "Perdonami...."

Gli asciughi le lacrime e lo stringi al petto. Ma sai che è tutto diverso ora, non è più come prima. Lui non è più lui. Oppure, sei tu che non puoi più essere quella che eri. Una cosa sola sai, d’ora in poi lotterai per tener vivi i sogni, sai che saranno l’unica risorsa per sopravvivere alla realtà.

Domattina scapperai.

"Non so cosa stia accadendo, ma lo scopriremo. Ci sono io, non avere paura...Ora calmati. E’ tutto finito."

Lui si placa, piano piano. Poi, risolleva la testa.

" Hai ragione, sto meglio adesso. Faresti un’ultima cosa per me?"

Ti irrigidisci. Non sai di che tipo di oscurità si tratti, ma sai con certezza che il tunnel è solo all’inizio.

"Puliscilo ancora...Solo per essere sicuri che quella cosa che non è mai caduta non ci sarà mai più...L’ultima cosa, lo giuro. L’ultima..."

Domattina scapperai.

La scia di un’altra conversazione riecheggia in seconda fila, nella mente ormai pronta a tornare al qui e ora... "Tu non puoi capire...Tu non sei malata, sei viva...Tu sei viva perché non sei malata!!"

Si, tu non sei malata. Eppure, la malattia è riuscita ugualmente a sbranare una buona parte della tua vita. Prima che te la mangiassi.

Sei rimasta, fino alla fine.

Non è mai arrivata la mattina della fuga. Ma è arrivato questo mattino di marzo, con la sua luce morbida e soffusa, nella quale perfino i nodi di pensiero più complessi si sciolgono rapidi ed aprono a nuove, fiduciose considerazioni. Quel tunnel è alle spalle, ormai. Nel tuo essere viva - e sana? - scorre una linfa impetuosa e turbolenta, un fiume in piena, miscela di elementi diversi, forse, contrastanti e impossibili, ma soprattutto ricca di una insopprimibile felicità naturale.

E’ il tuo carattere. E non è un carattere facile.

E’ la tua vita. E non è una vita facile.

Ma ti ha portato a questo mattino. A questa luce.

 
 
 

Post N° 74

Post n°74 pubblicato il 04 Marzo 2007 da siddhal

Rapita dalle luci del lago, ho quasi dimenticato quelle delle città. Eppure, ogni sera, passo dopo passo, mi illuminano fino a casa.

Vivo nella luce

È una considerazione strana. Un pensiero costruttore. Uno di quelli che nascono nell’intuizione ed esplodono nella realtà, come una rivelazione, in momenti del tutto particolari. Una strana considerazione che nasce in un istante speciale del mio Tempo, quello in cui ti vedo.

Ti avvicini rapido, deciso, sicuro. Anche questo è strano, veramente…Visto che ti precede la punta di un bastone, teso fiero avanti a te. Fende l’aria, la tasta, la conquista, confermando la presunzione dei tuoi sensi, tutti uniti a sopperire quello della vista.

Ti guardo spudoratamente, vigliaccamente, tanto so che non puoi vedermi. Tuttavia…Quando i miei passi incrociano i tuoi, sembri rallentare. Inclini il capo, volti appena il viso e annusi l’aria…Mi hai sentito. Forse, il mio sguardo ha fatto rumore.

Un sorriso ammorbidisce le tue labbra.

Ti fermi.

E allora mi fermo anch’io, ma ormai ti sono quasi alle spalle.

Ti guardo ancora. Sei irresistibilmente attraente. Hai l’aspetto di un guerriero. Me lo dicono la sfacciata sicurezza delle tue spalle aperte, la forza del collo, a sostenere energicamente la testa…Non sono passati che una manciata di secondi dal momento in cui sei entrato nella mia visuale, eppure, sono già riuscita a declinare una serie infinita di pensieri su di te. Io vivo nella luce tanto quanto tu vivi nel buio, ma in realtà abitiamo lo stesso mondo, fatto di giorni e di notti, lumi e tenebre, ribalte e quinte, gioia e dolore.

Intanto, hai ripreso il cammino, deviandolo improvvisamente. Hai attraversato il Corso e sei scomparso dietro un angolo. Forse, dopotutto, era solo per questo che ti sei fermato accanto a me: cambiare idea, cambiare strada, modificare un percorso, il tuo. Forse i miei occhi curiosi, posandosi su di te e sfiorando il tuo bel volto e tutta la tua figura, non erano poi così indelicati e percepibili. Ma questa riflessione razionale non può aderire alla mia realtà...Io so che mi hai sentito...E Ti osservo ancora, nel tempo di quei passi che ti portano via per sempre. Lo faccio con un moto nel cuore quasi materno. Protettiva. Come se ne avessi bisogno, poi...Ma so che non è così.

Non ci sei più adesso.

E' ora di andare.

Guardo in alto, verso il cielo. E' ancora presto per la luna rossa. Io l'ammirerò da sola...Tu, forse, avrai qualcuno accanto che la guarderà per te, tentando di ritrarla con le sue parole nella tua mente. Con amore. E' un desiderio. E un augurio per te, sconosciuto.

Illuminata dalle luci della notte, mi affretto verso casa, sola come sempre ma sicura. Incapace di smettere di pensarti, mi rendo conto di una cosa, conquisto un'altra consapevolezza. Tu ed io siamo simili: anch'io ho l'aspetto e l'essenza di un guerriero eppure, entrambi, sembriamo fragili. Le persone che si avvicinano a noi, provano un moto di tenerezza, un impulso involontario alla protezione, il timore indefinito di un pericolo che incombe su di noi, come se un semplice soffio potesse buttarci a terra, o un tocco deciso potesse mandarci in frantumi, come se avessimo bisogno di qualcuno che ci guidi, ci accompagni, si prenda cura di noi... Invece, tu ed io siamo forti. Nonostante la solitudine o le ombre, conquistiamo con coraggio il nostro spazio, lo ridisegnamo, lo ricostruiamo. E lo percorriamo rapidi, decisi, sicuri, appunto, come se ci appartenesse. Anzi, certi che ci appartenga. Tanto che, se qualcuno lo interseca - il nostro spazio - e lo fa con un'intensità tale da farsi sentire, addirittura, ci fermiamo. E viviamo un sorriso fino in fondo.

Infilo la chiave nella toppa della porta. La apro piano. Mi investe un profumo leggero di mandarino. Penso a Pallina, che non c'è e mi manca da morire. Non accendo la luce. Per una volta, mi piace l'dea di muovermi lenta, affidandomi alla memoria e ai sensi...Vorrei ci fosse qualcuno ad attendermi, stasera. Vorrei condividere quel sorriso che poco fa ho vissuto fino in fondo e mettere da parte la sicurezza e la forza, per un po', facendo l'amore.

Al buio.

 
 
 
 

PUCCIA

 
 

LEUCA

 
 

LIZZIE SIDDAL

 

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