Signor Presidente

Presidente, spieghi le ragioni dei silenzi: Ustica e tanti altri.

Il movente:
guardavo la televisione poco fa. Ustica... un aereo che volava tanti anni fa, più di venti.

La riflessione:
E' breve: non riesco a non rivedere le immagini in tv...
Intervistavano una signora, moglie, anzi vedova, di qualcuno che era sull'aereo: non ho mai visto tanta dignità e parole di valore civico tanto elevate.
Questa signora non ha risposte e come tutti i parenti ancora vivi delle vittime, ritiene di avere diritto di sapere. Ripeto: mai visto tanta dignità e tanto valor civile.

Ma.. e qui chiedo a Lei, Presidente, d'esser onesto e di spiegare.
Non le ragioni del dramma, ma quelle del silenzio: le chiedo di mettere nero su bianco quel che io faccio qui. Io nell'anonimato, Lei nell'anonimato della Carica che ricopre.

"Gentilissima Signora,
io non trovo parole per spiegarle l'apprezzamento al valore civile che porta. Davvero.
Ma questo non può indurre lo Stato a dare risposte sempre e comunque.
Esistono ragioni, diplomatiche, politiche, di stabilità interna del Paese, che talvolta impongono il silenzio. E quand'anche le ragioni fossero state sbagliate allora, a distanza di 25 anni la loro copertura sarebbe comunque un dovere.
Suo marito e tutti gli altri sono morti, che si conosca o meno il responsabile della vicenda. E la soddisfazione di sapere cosa accadde non cambierebbe la loro sorte. "Un Paese che non dà degna sepoltura alle proprie vittime, non è degno". Questo diceva nell'intervista. Ha ragione.
Chino la testa: ma talvolta il silenzio è l'unica sepoltura possibile, affinché resti un Paese di cui non essere fieri."

Ecco, signor Presidente: spieghi a modo suo quanto ho ipotizzato... o altro se può.
Si rechi uno ad uno dai familiari delle vittime e si prenda, a nome del Paese, i suoi bravi improperi.
Oppure ...