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Il potere curativo della preghiera_seconda parte

Post n°32 pubblicato il 11 Dicembre 2008 da alfa.omega_2008

Da bambino non ho mai dubitato della verità di quello che ascoltavo; prendevo tutto questo seriamente. A quattordici anni ero pianista per la piccolissima chiesa e partecipavo con zelo agli "incontri di preghiera per i giovani". A sedici anni suonavo il piano in un quartetto itinerante che suonava musica religiosa e anche per un predicatore evangelico conosciuto in tutto lo Stato per la sua ardente scrupolosità. Avevo pensato di diventare ministro del culto all'Università Baylor, la scuola battista più grande del mondo, ma all'ultimo momento modificai i miei progetti. Mio fratello gemello fortunatamente era rimasto indifferente a tutto questo fervore religioso e quando venne il momento di lasciare la fattoria per frequentare l'università, mi convinse che era più saggio iscriversi all'Università del Texas, ad Austin. Oggi posso dire che c'erano forti indizi che questa fosse la scelta giusta: la precaria chiesa-capannone aveva cominciato a inclinarsi verso sud, come a indicare la via verso Austin; la tenda del culto stava crollando; il quartetto di musica religiosa si era sciolto e il predicatore evangelico era morto in un incidente aereo.Durante gli anni universitari abbandonai man mano l'atteggiamento religioso. Per i fondamentalisti protestanti il materialismo scientifico era sempre stato un problema e io non facevo eccezione. Inaridito dalla sua influenza e aiutato dalla scoperta del pensiero di Bertrand Russel, di Aldous Huxley e di altri giganti intellettuali, il mio fervore religioso si appassì come un campo di cotone del Texas centrale nel mese di settembre. Diventai agnostico.   Frequentai la facoltà di Medicina, poi feci il servizio militare in un battaglione medico in Vietnam. Quando finalmente terminai il mio tirocinio in Medicina Interna e cominciai la professione privata, avevo iniziato a riconsiderare le mie radici spirituali. In questo processo ebbe un posto importante la scoperta, durante la facoltà di Medicina, delle filosofie orientali, particolarmente del buddhismo e del taoismo. Lessi ampiamente e insaziabilmente i lavori dei mistici orientali e dei commentatori occidentali e fui piacevolmente sorpreso di scoprire che il nucleo dei loro insegnamenti non era solo orientale, ma universale e compariva anche nelle dottrine esoteriche delle principali tradizioni spirituali occidentali. Scoprii che il misticismo occidentale era stato spesso vibrante proprio come quello orientale, anche se non altrettanto noto. Sentivo il bisogno di una pratica, oltre che di una filosofia, perciò cominciai a meditare anche se allora, nel Texas, era piuttosto difficile. Diversamente da ora, c'erano pochi maestri di meditazione o guru e `meditazione' era ancora una parola che non si poteva pronunciare, ma erano stati pubblicati alcuni saggi sulle tecniche di meditazione e io misi in pratica le loro istruzioni. Con immensa difficoltà e fatica, poco a poco adottai una filosofia spirituale eclettica, che mi soddisfaceva più di qualsiasi altra cosa cui ero stato educato.Ciò nonostante, i dati sperimentali sulla preghiera che avevo scoperto mi colsero alla sprovvista e proprio non desideravo prenderli in considerazione. La meditazione era accettabile, ma l'idea di 'parlare a Dio' nella preghiera era una reminiscenza del protestantesimo fondamentalista che mi pareva di aver seppellito. Ma i risultati degli esperimenti sulla preghiera diventarono via via più importanti nei miei pensieri. Questi studi mostravano chiaramente che la preghiera può prendere molte forme e ottiene risultati non solo quando è formulata con intenzioni particolari, ma anche quando non ha scopi specifici. Infatti, in alcuni casi, un atteggiamento del tipo 'Sia fatta la tua volontà' era quantitativamente più potente di una richiesta esplicita. E molte volte la guarigione era preceduta da un semplice atteggiamento di devozione, una partecipazione alla sacralità universale e un sentimento di empatia e di compassione per chi era nel bisogno.   Gli esperimenti compiuti su esseri umani mostravano che la preghiera influenzava positivamente l'ipertensione, le ferite, gli attacchi di cuore, le emicranie e l'ansia. Altri studi erano svolti su acqua, enzimi, batteri, funghi, lieviti, globuli rossi, cellule cancerose, cellule dei centri automatici del cuore, semi, piante, alghe, larve di farfalla, topi e pulcini; tra i processi che venivano influenzati c'erano l'attività degli enzimi, la crescita dei globuli bianchi leucemici, l'eccitabilità delle cellule dei centri cardiaci automatici, la cicatrizzazione delle ferite, la dimensione dei gozzi e dei tumori, il tempo di risveglio dall'anestesia, gli effetti del sistema nervoso autonomo come l'attività elettrodermica della pelle, l'emolisi dei globuli rossi e i livelli di etnoglobinali.   Straordinariamente, gli effetti della preghiera si registravano indipendentemente dalla distanza a cui si trovava la persona che pregava: un organismo poteva essere risanato sia vicino sia a distanza. Niente sembrava in grado di arrestare o bloccare la preghiera: gli effetti si registravano anche quando un 'oggetto' era posto in un contenitore ricoperto di piombo o in una gabbia che schermava tutte le forme conosciute di energia elettromagnetica. Questi esperimenti mi ponevano un altro problema: come potevo conciliare le prove che sembravano mostrare l'efficacia della preghiera con la mia attività fondata sulle direttive della scienza?A poco a poco decisi che non usare la preghiera con i miei pazienti sarebbe stato come negare loro deliberatamente un farmaco potente o una procedura chirurgica. Sentivo che dovevo essere fedele alle tradizioni scientifiche della medicina, il che significava andare fino in fondo ai dati scientifici e non girare intorno ad essi, anche se questo poteva crearmi disagio o sconvolgere le mie convinzioni. Non potevo ignorare le prove dell'efficacia della preghiera senza sentirmi un traditore della scienza. Così, dopo aver riflettuto per molti mesi, conclusi che avrei pregato per i miei pazienti, ma mi chiedevo come. Non potevo pregare come avevo imparato da bambino e le vecchie immagini di preghiera erano disperatamente insoddisfacenti, legate alla figura di un anziano predicatore di razza bianca, dalla lunga barba e vestito di paramenti. Avevo pregato recitando all'Onnipotente, ossessivamente e senza gioia, un lungo elenco di persone che ritenevo bisognose e preoccupandomi di specificare tutte le conseguenze desiderate. Avevo creduto che questo fosse 'il modo di pregare', ma ora non mi sembrava giusto, perciò inventai una preghiera rituale adattata alle mie attuali inclinazioni e convinzioni spirituali. Ogni mattina andavo nel mio studio più presto del solito, cerimoniosamente accendevo l'incenso ed entravo in uno stato d'animo devoto e meditativo. Mentre l'incenso riempiva la stanza, invocavo l'Assoluto chiédendo solo: «Sia fatta la tua volontà» nella vita dei pazienti che avrei visto nel giro della mattina in ospedale e che avrei ricevuto in ambulatorio. Per motivi che discuterò più avanti, non pregavo mai per intenzioni particolari, per far scomparire un cancro o un diabete o perché guarisse un attacco di cuore. La strategia che preferivo era: «Possa trionfare l'esito migliore possibile», senza specificare che cosa significava `migliore'.   Non ho mai incoraggiato i miei pazienti a pregare; eravamo nel Texas e quasi certamente essi già pregavano intensamente e numerose persone lo facevano per loro. Ero contento di sapere che questo probabilmente avveniva e che non dovevamo parlarne. Infatti, provo ancora ripugnanza per lo stile di predicazione evangelico e nelle cose spirituali preferisco la riservatezza. Come parte del rituale che avevo progettato, agitavo parecchi sonagli e zucche vuote, attrezzi usati in tutto il mondo dagli sciamani e dai guaritori per 'invocare i poteri'. Questi curiosi oggetti mi erano stati regalati da pazienti e amici nel corso degli anni e, quando li usavo, mi sentivo in contatto con i guaritori di tutte le culture e di tutti i tempi. Non avrei mai pensato che io, un bianco, un medico moderno formato scientificamente, avrei potuto comportarmi così, ma il rituale di preghiera mi dava una profonda soddisfazione. Una mattina le cose presero una piega inaspettata. Nel mio entusiasmo accesi troppo incenso provocando lo scatto dell'allarme antifumo dello studio e il vigile del fuoco dell'ospedale arrivò di corsa, molto irritato per `quell'odore sospetto. Continuai a pregare per i miei pazienti finché non lasciai la pratica effettiva della medicina interna cinque anni fa. La preghiera mi rendeva diverso? Ero per questo un medico? Non lo so, non ho fatto controlli scientifici prima e dopo aver scoperto gli studi, ma credo che la risposta sia positiva, se non altro perché mi sentivo più legato ai miei pazienti. La mia resistenza a usare la preghiera nella pratica medica è comune a quasi tutti i medici formati scientificamente: è veramente difficile conservare un impulso spirituale camminando sul sentiero della scienza. Il messaggio della moderna educazione medica è chiaro: bisogna scegliere tra approcci logici, analitici e razionali, e approcci irrazionali, religiosi, superstiziosi e 'della parte destra del cervello' (il cervello destro è ritenuto la parte non razionale, 1Vdt) , tra cui la preghiera. Ma la scelta tra la scienza e la spiritualità appare oggi sempre più artificiale, anche da un punto di vista scientifico. Ora è possibile raccontare una nuova storia, in cui la scienza e la spiritualità stiano fianco a fianco in modo complementare, senza che nessuna della due usurpi o elimini l'altra.Nel corso degli anni mi sono spesso meravigliato perché pochi dei miei pazienti hanno parlato con me dei loro sentimenti religiosi e della preghiera durante le loro malattie o quelle dei loro cari. Posso pensare che questo sia avvenuto almeno per tre motivi. Anzitutto, pochi possono realmente aver pregato o applicato la loro religione al problema immediato, così non c'era niente di cui discutere. 

 
 
 
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