Mi piaceva stare nei cantieri edili del nonno e mi piaceva osservare come papà, gli zii e gli altri muratori facevano nascere dal nulla le case…mattone dopo mattone…
Una delle cose che più m’incantava era quando impastavano a mano il cemento. Mi pareva di vedere le donne di casa mia impastare la sfoglia…una parte di cemento e una parte di calce messa su una superficie abbastanza liscia; creavano un piccolo monticello, praticavano poi un buco nel mezzo che allargavano colbadile.
Qui iniziava l’arte : vi versavano acqua al centro staccando la polvere dall’interno del cratere fino a che l’impasto si addensava…
La danza cambiava ritmo, come per la sfoglia anche l’impasto andava rimestato: il badile raccoglieva l’esterno del cemento e lo portava all’interno in ungirotondo che accerchiava e portava al centro…il più bravo ai miei occhi era mio padre…faceva strisciare il badile sull’impiantito si aiutava col ginocchio a sollevarlo…lo metteva al centro , col taglio dell’arnese divideva l’impasto per poi riprendere, da dove aveva interrotto, il perimetro dell’impasto andando a chiuderne il cerchio.
Espressione sorridente…muscoli forti impegnati nei gesti…gocce di sudore che cadevano a condimento della particolare sfoglia…
Wings.of.fire
Bassa modenese primi anni 60
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il 28/04/2017 alle 11:16
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