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OMELIA DOMENICALE

Spiegazione del Santo Vangelo

 

 

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Omelia del 31.01.16

Post n°105 pubblicato il 02 Febbraio 2016 da giona2068

1 cor 13, 4/13

La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.

...................................................
Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte  è la carità.

Parola di Dio.


La carità non cerca il proprio tornaconto, ma quello del suo prossimo. Offre se stessa come un sacrificio vivo per costruire la Pace e mantenerla viva. Per la carità il prossimo è se stessa, per questo lo ama quanto se stessa. 

La carità non si adira e non tiene conto del male ricevuto,  non ha  bisogno di perdonare perchè non nutre rancore e non cova vendetta. La carità ama i suoi nemici quanto i suoi amici.

La carità è magnanima, quando dimora nell'anima fa diventare grande l'anima. Solleva la persona da umana a divina, l'anima divina è piena di vita, è come una fontana che non smette mai di dare acqua per dare vita a tutti senza distinguere razza colore e religione.

La carità è benevola, è indulgente, è amante e paciere, perdona, spera, riempie di speranza chi è caritatevole e quelli che la incontrano.

La carità non è invidiosa di chi ha la grazia, la carità s'ingioisce quando incontra le persone graziate, la carità è pronta a far crescere la grazia in chi ce l'ha ed a donarla a chi non ce l'ha.

La carità non si vanta e non si gonfia d'orgoglio, la carità è umile, mite, dolce e buona di cuore. La carità si non vanta e non si gonfia perché è Colui che è.

 La carità rispetta la volontà di tutti, rispetta anche chi sbaglia e spera nel suo cambiamento. La carità rispetta se stessa, ha il potere sulla sua volontà ed è libera di scrivere, cancellare e fare tutto il necessario per costruire la Pace nel mondo.

La carità non gode dell'ingiustizia, la carità soffre quando vede l'ingiustizia e si rallegra quando trionfa la verità. La carità è giustizia fondata sulla misericordia.

 

 


Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta, la carità è lenta all'ira e ricca di grazia. La carità è paziente, è umile mite dolce e buona di cuore. Tutto sopporta e tutto spera.

La carità è tenerezza per ogni creatura e speranza per chi cerca la speranza.

La carità è l'amore nell'uomo, l'amore nell'uomo è il Signore Dio in persona. La carità è il Signore Dio nell'uomo.

 

Così è la carità che noi molte volte confondiamo l'elemosina, così è l'uomo pieno di carità.

Come possiamo sapere se noi  abbiamo la carità?

La carità è il modo in cui si manifesta l'amore, se non abbiamo l'amore la carità non può manifestarsi in noi.

 

 

Diciamo questo per trovare il modo di scoprire se abbiamo la carità, la Sua assenza rende vana ogni nostra opera

Infatti San Paolo  sta dicendo: E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo, per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe.

Purtroppo c'è pericolo il pericolo che il serpente, per ingannarci e rendere vane le nostre opere,  soffia nella nostra mente la convinzione che siamo a posto perchè ci diamo tanto da fare, ma ci impedisce di chiederci se operiamo con  carità, per nostro onore e gloria o forse  per non fermarci a riflettere.  Il Signore con queste parole, tramite la bocca di San Paolo, sta suonando la tromba per chiamarci  ad esaminare la nostra coscienza ed a scoprire chi siamo.

Lui è la carità, la nostra carità..

 

 

Dal Vangelo secondo Luca

 In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

 Parola del Signore

 

Dopo aver letto questi versetti, sorge spontanea una domanda: Il popolo che era nella sinagoga ha riconosciuto il Signore Gesù oppure no.

Il dubbio nasce dal fatto che  prima  tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca, ma successivamente, dopo aver ascoltato ciò che non faceva loro comodo, volevano buttarlo giù dal monte. Se non ci riuscirono è perché non era giunta la Sua ora e non avevano il potere su di Lui. Passare in mezzo a loro, che volevano farLo fuori, senza che nessuno lo notasse, è già un altro prodigio. 

Per rispondere alla domanda ci facciamo aiutare da San Paolo che dice: "Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito si conoscono e si amano anche se non si sono mai visti".

Il popolo aveva visto che il Signore Gesù non era come gli altri e si era meravigliato che proprio il figlio di Giuseppe fosse dotato di così tanta sapienza e grazia. Per tutto questo Lo accolsero nella mente, negli occhi, nelle orecchie ecc.., ma il cuore non fu interessato neanche minimamente. Quelli che sono guidati dallo spirito non solo si conoscono e si riconoscono ma si accolgono e si amano. Umanamente LO hanno riconosciuto, ma quando le Sue parole ha fatto manifestare  chi c'era in loro, hanno tentato di ucciderlo.

Noi quando abbiamo conosciuto il Signore, come  lo abbiamo accolto? Se lo abbiamo accolto con il cuore siamo pronti a mettere in pratica ogni Sua parola, altrimenti.......

Grazie Signore Gesù.

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Commenti al Post:
animasug
animasug il 07/02/16 alle 20:11 via WEB
Grazie per questo suo post, molto spirituale in commento evangelico. - Di mio scrivo che nei momenti di nostra vita che viviamo insieme, e per relazioni varie con altre persone di stessa religione Cristiana, possiamo e ci viene dato a capire se una o più persone sono convertite a Gesù Cristo - nel modo di vedere o sentire come questa o queste persone religiose cristiane trattano gli altri....
 
animasug
animasug il 07/02/16 alle 20:44 via WEB
Il modo in cui trattiamo i nostri familiari, amici, colleghi di lavoro, ecc. è importante quanto lo sono alcuni dei più evidenti principi del Vangelo sui quali talvolta mettiamo l'accento.
 
 
giona2068
giona2068 il 08/02/16 alle 15:40 via WEB
Buongiorno, il mio consiglio è di scoprire se noi siamo cristiani oppure no, esaminando la nostra coscienza e le nostre opere. Personalmente nel passato facevo l'errore di guardare se altri fossero veramente credenti o credenti solo come idea, ma alla fine ho scoperto che il primo a credere come idea ero proprio io. Ho quindi cominciato un esame di me stesso che spero dia il frutto. Fino a quel giorno pretendevo che altri facessero ciò che io non facevo. A presto. Giona
 
animasug
animasug il 08/02/16 alle 16:17 via WEB
Buon Pomeriggio, - quindi la tentazione più grande potrebbe essere quella di credere di essere - è di sentirsi perfetti nella fede, è di vedere solo nei fratelli i propri difetti! Chi si definisce cristiano deve adottare un comportamento elevato. Come vive un cristiano? Come dovrebbe comportarsi in famiglia e in società? La risposta in Galati 5:22,23.
 
 
giona2068
giona2068 il 08/02/16 alle 23:05 via WEB
Purtroppo capita proprio spesso quello che tu chiami "credere di essere" che è il frutto della mancata conoscenza di noi stessi. Non solo il cristiano è colui il quale si comporta come da te indicato, ma oltretutto è colui il quale vive spontaneamente le scritture che ci hai ricordato. C'è un abisso fra un comportamento giusto e spontaneo ed un comportamento giusto ma frutto di regole che ci imponiamo. Quest'ultimo è destinato a non durare perché prima o poi ciò che vive nel cuore si manifesta. In ogni caso nell'attesa di conquistare la spontaneità, il comportamento non spontaneo ma giusto, finché dura, è meglio di niente. Buona notte.
 
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