In Dipendenza

Non da stamane mi gocciola un occhio. E’ già qualche piccolo tempo che piange, sommesso, da sveglio e nel sonno. Eppure il compagno al suo fianco spalanca curioso le ciglia, al mattino e al domani. Mentre quello, invece, si torce sinuoso, non frigna, dolora, reclama, si agita e graffia senz' unghie e perché. E’ muto, ma strilla, protesta di sale. Non lo so ben comprendere, ma sento preciso quel sottile dolore. Afferro una lotta tra palpebre ardenti che a fatica si slegano per lasciar spazio alla luce. Poi chiarore bagnato di pena che scivola lenta sulla prossima idea. Un’asola carnea che bacia con forza la biglia sanguigna, mentre lo sguardo s(')offre da dietro un sipario bagnato, che libera il pianto ma non gl’ideali, che svincola tempo a seccarsi sul volto. Richiama alla mente un dolore quest’occhio. Il mio, che conosco, ancora non tutto. Bruciore che a stento so diluire, che l’altro bulbo deride ed impaccia. E’ come una pioggia che affoga i minuti, i sorrisi, i ricorsi, i ricordi e i rifiuti. Come un vecchio canale di scolo che piscia in faccia a un palazzo di città, e distrae il volto con schiamazzi ed ardori dal sole abbagliante di un intimo est. Come uno spillo appuntato a un cuscino di rosee membrane e nappe cigliate, che trattiene l'amarezza come scampolo pregiato. Ma l’altro non molla, ubriaco di curiosità, si spalanca e barcolla, cerca nuove visioni, stupori asciutti, colori pieni, risvegli, coperte e caffè. Non ne vede, ma li sa, appena poco più in là.

* IMG: "The road not (yet) taken", di un' estate vicinissimaremota (2007)