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JJ ABRAMS: NON MI SENTIVO COINVOLTO DA STAR TREK

Post n°2429 pubblicato il 01 Giugno 2013 da treknews24
 
Foto di treknews24

Farà discutere l'intervista a JJ Abrams riportata questa mattina da Repubblica.it in vista del lancio di Star Trek Into Darkness in Italia. Un'intervista che, va detto, non verte principalmente su Star Trek ma proprio sulla storia di JJ Abrams. Ovvio che, nel confronto (inevitabile) con Star Wars, si parli anche della serie classica di Star Trek. Le parole di JJ Abrams, come detto, faranno sicuramente discutere...

Jeffrey Jacob Abrams è nato nel 1966, l'anno in cui andò in onda il primo episodio di Star Trek. Ma la più grande emozione al cinema il giovane J. J. la provò undici anni dopo, guardando Guerre Stellari. Oggi il 46enne regista e produttore newyorkese, cresciuto nel mito di Spielberg, diventato autore culto di serie televisive come Lost e Alias e di film come Super8 e Mission impossible III, è al comando di entrambe le saghe stellari. Quella di Star Trek l'ha già reinventata nel 2009 (385 milioni di dollari incassati) e il secondo capitolo, Into darkness, ha raggiunto 265 milioni nel mondo in due settimane (è in sala da noi 12 giugno). Stavolta il giovane capitano Kirk (Chris Pine) e i sodali Spock (Zachary Quinto) e Uhura (Zoe Saldana) devono affrontare il più pericoloso dei terroristi, interpretato da Benedict Cumberbatch. 

Minuto, un grappolo di riccioli su occhi azzurri penetranti, J. J. Abrams sembra travolto dal conflitto mediatico tra Star Trek e Star Wars e preoccupato che il nascituro (l'Episodio VII previsto nel 2015) non oscuri il neonato: "Momento complicato. Mi sento fortunato e molto indaffarato. La sfida è farsi travolgere, essere capaci di separare le cose che sembrano importanti da quelle che lo sono davvero".

Into Darkness è in 3D e ricco di effetti digitali ma punta più sui sentimenti e sull'umorismo...

"Amo la tecnologia e gli effetti speciali. E sono perfezionista. Ma alla fine sono solo effetti. Ogni scelta stilistica è inutile se la storia non ti cattura, se non sei emotivamente vicino ai personaggi. Perciò per me l'originale Star Trek era difficile: non mi sentivo coinvolto. Era interessante, filosofico, pieno di dilemmi. Mancavano le emozioni, quella vulnerabilità che ci fa ridere e piangere con i personaggi. E' che rende bella e divertente l'esperienza del 3D".

Dirigere l'Episodio VII (di Star Wars ndr). Un regista non se lo farebbe dire due volte. Lei sì.

"In realtà non ho mai rifiutato. L'idea è arrivata, a sorpresa, mentre preparavo Star Trek e mi sembravano progetti incompatibili. Ma non potevo perdere l'occasione della vita. C'è chi mi chiede se l'aver fatto Star Trek mi rende pronto per Star Wars: non immagino due universi più lontani".

L'INTERVISTA INTEGRALE SU REPUBBLICA.IT CLICCANDO QUI

 
 
 
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