Messaggi di Settembre 2018

oggi frivolezze

Post n°563 pubblicato il 18 Settembre 2018 da diogene51
 

 

Oggi qualcosa di leggero: una considerazione sull'eleganza dei politici. Guardavo l'incontro tra il presidente del Consiglio Conte e il cancelliere austriaco. A meno che non sia un vezzo (ma Conte non mi sembra tipo da vezzi) il primo non sa portare la cravatta. Quando si fa il nodo, occorre curare che la parte più stretta rimanga nascosta da quella più larga. Questo si fa agendo sul nodo in modo che non si storca e utilizzando un passante apposito che si trova verso la fine della parte larga e che serve ad apporre il nome del fabbricante, inserendovi la parte stretta. Invece Conte metteva in bella mostra le due strisce, quella più larga e quella più stretta. Almeno, però, l'abito gli calzava bene. Essendo nella vita civile un avvocato probabilmene è abituato a farsi cucire gli abiti.

 

All'altro, invece, che aveva una cravatta inappuntabile, si vedeva vistosamente che il colletto della giacca non si appoggiava sul collo, segno di fattura non sartoriale dell'abito, che si pensa comperato in grande magazzino, perché anche in un negozio vedono che non calza bene e ti propongono una correzione.

 

Parranno frivolezze le mie, ma curare il proprio aspetto mi sembra il minimo in chi adempie a pubbliche funzioni e rappresenta un Paese....

 

 
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gli Italiani

Post n°562 pubblicato il 15 Settembre 2018 da diogene51
 

 

Si parla molto ora del razzismo sì/razzismo no degli italiani. C’è una vecchia retorica degli Italiani brava gente. In realtà credo che noi Italiani brava gente lo siamo stati quando stavamo male, quando eravamo noi ad essere emigrati o magari prigionieri. Quando abbiamo avuto una posizione privilegiata abbiamo sempre preso la parte del forte contro i deboli. Quando l’Italia, dopo la prima Guerra Mondiale acquistò territori estranei alla sua lingua e alla sua cultura cercò di imporre l’”Italianità” e questo già prima del fascismo. Nel piccolo paese dove è nata mia madre, sulle Alpi Giulie, dove la madrelingua era lo sloveno e si parlava anche tedesco e italiano, sotto l’Impero Asburgico (che prima possedeva quel territorio) non c’era posto di polizia: era un piccolo paese con tre frazioni, in una valle, mille anime a far molto. Ogni settimana passava un poliziotto ad informarsi se era successo qualcosa, se c’erano state delle liti, girava quella e le valli circostanti e se ne andava. Quando venne l’Italia ci installò una caserma di carabinieri e impose le scuole in Italiano. Tra l’altro ci andò come maestro mio padre e lì conobbe mia madre…

 

Dopo la seconda guerra mondiale, l’Istria e la Dalmazia, che erano state italiane, ma che ancor prima erano popolate da italiani, stabilitisi al seguito di Venezia nel corso dei secoli, passarono sotto la Jugoslavia, retta da un regime comunista, che solo col tempo divenne un poco più morbido di quello sovietico. Agli italiani fu data la possibilità di andarsene; si cercò di trattenere anche con la forza i tecnici, che servivano al nuovo governo. Circa 300.000 italiani se ne andarono, alcuni emigrarono ma molti vennero in Italia.

 

Voi credete che furono bene accolti, dato che sceglievano la Patria d’origine, di cui condividevano lingua e cultura? Macché: il governo dell’Italia repubblicana e democratica li mise in campi di detenzione da cui potevano uscire solo se dimostravano di avere garantiti i mezzi di sussistenza, un lavoro documentabile, ecc., un po’ come per gli esecrati immigrati che approdano sulle nostre coste. In quei campi, che erano stati prima campi di concentramento per gli ebrei e per i militari alleati prigionieri, molti stettero per anni e anni in baracche di legno, al freddo e dei bambini ne morirono. Quando riuscivano ad uscire erano malvisti dagli altri cittadini che li accusavano di “rubargli il lavoro”…

 

Ecco come siamo noi Italiani…

 

 
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