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Auguri per una serena e felice Pasqua...Kemper Boyd
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auguri per le prossime festività pasquali, ma.... dove sei?...
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Auguri di un felice, sereno e splendido Natale dal blog...
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Hey ti ringrazio per tutto... e buon Natale!!
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il 10/12/2007 alle 15:20
 
bellissimo post, corredato da immagine esplicativa! Ad...
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il 08/03/2007 alle 12:29
 
 

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Terme di Caracalla (Roma)

Post n°10 pubblicato il 29 Marzo 2007 da M.M.83

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Le Terme di Caracalla sono uno dei più grandi e meglio conservati complessi termali dell'antichità. Volute da Settimio Severo, furono inaugurate, probabilmente nel 216 d.C. sotto il regno del figlio, Marco Aurelio Antonino Bassiano detto Caracalla, nella parte meridionale della città abbellita e monumentalizzata dai Severi con la via Nova e il Septizodium. Elio Sparziano, nella sua Vita di Caracalla ci informa che l'imperatore costruì " thermas eximias et magnificentissimas" e Polemio Silvio nel V secolo d. C. cita le Terme di Caracalla come una delle sette meraviglie di Roma, famose per la ricchezza della loro decorazione e delle opere che le abbellivano. I ruderi delle terme, che si conservano ancora per la notevole altezza di oltre trenta metri in numerosi punti, ci danno oggi solo l'idea della grandiosità del complesso termale, secondo per grandezza solo a quello, successivo di quasi un secolo, delle Terme di Diocleziano, ma le dimensioni dell'edificio e la monumentalità degli ambienti, conservati per due piani in alzato, e per due livelli in sotterraneo, ci permettono di immaginarne la fastosità. Sopra troverete un modellino di ciò che dovevano essere le terme nel loro massimo splendore. Le terme vissero solo tre secoli, in quanto furono definitivamente abbandonate dopo il 537 d. C., a seguito dell'assedio di Roma ad opera di Vitige, re dei Goti, il quale tagliò gli acquedotti per prendere la città per sete. A quel punto il complesso termale fu abbandonato e divenne il cimitero dei pellegrini ammalatisi durante il viaggio a Roma e ricoverati nel vicino Xenodochium di SS. Nereo e Achilleo: nel XII secolo le terme furono cava di materiali per la decorazione di chiese e palazzi. Nei protocolli notarili del XIV secolo il luogo è detto " palatium Antoniano" ed era sicuramente adibito a vigne ed orti. Nel 1545 grandi statue furono rinvenute durante gli scavi dei farnese e sensazione provocò il ritrovamento, nella palestra orientale, del Toro Farnese, il famoso gruppo colossale ricavato da un unico blocco di marmo, nel quale è rappresentato il supplizio di Dirce legata al toro, che, nel 1786 fu trasportato a Napoli, fu poi trasferito nel 1826 nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli, dove è tuttora conservato. Fra questi dobbiamo ricordare il celebre Ercole colossale in riposo proveniente dal frigidarium, firmato sul basamento da Glykon, un altro Ercole di grandi dimensioni fu trovato nel frigidarium delle Terme di Caracalla , il c. d. Ercole Latino, dato per scomparso e poi riconosciuto nella grande statua conservata nella Reggia di Caserta. Ercole era molto amato dai Severi e molto presente nelle raffigurazioni delle Terme, in uno dei più famosi capitelli figurati dell'antichità, sempre proveniente dal frigidarium, infatti, il semidio è rappresentato in posizione di riposo appoggiato sulla clava. In tempi diversi furono recuperati altri gruppi famosi e numerosi frammenti architettonici, fra cui le vasche ora nel cortile del Belvedere in Vaticano e le due splendide di granito grigio, provenienti anch'esse dal frigidarium e riutilizzate dal Rainaldi come fontane a Piazza Farnese. Sempre di granito era la colonna proveniente dalla natatio e portata a Firenze nel 1563, dove fu eretta da Cosimo I de' Medici in Piazza S. Trinità, dove ancora si trova.
Dopo gli scavi Farnese le grandi Terme vissero un lungo periodo di oblio, poi, nel 1824 veri e propri scavi sistematici furono iniziati nel corpo centrale che portarono alla luce, tra l'altro, i famosi mosaici pavimentali con gli atleti attualmente conservati ai Musei Vaticani. Nel 1867 fu rinvenuta una ricca domus di età adrianea, con pavimenti a mosaico e affreschi di II stile alle pareti. Quelli della stanza più interessante, il lararium, sono stati staccati e restaurati nel 1975 ed ora sono collocati in un ambiente della palestra orientale.
Nei primi anni del Novecento si procedette all'esplorazione del recinto perimetrale e di parte dei sotterranei, questi scavi portarono alla scoperta dei vani compresi nella grande esedra occidentale, della Biblioteca e, nel sottosuolo, del Mitreo e di quello che recenti studi hanno identificato in un mulino ad acqua. L'esplorazione sistematica delle gallerie, in parte già note dal Settecento e dall'Ottocento, iniziò nel 1901, per proseguire ad est negli anni 1938-1939, in occasione dei restauri delle stesse per l'impianto del palcoscenico del Teatro dell'Opera nel caldarium. I restauri furono eseguiti dal Governatorato con l'assistenza della Soprintendenza ai Monumenti del Lazio. Dopo questo periodo, i lavori più importanti nel monumento sono stati senz'altro quelli degli anni Ottanta, quando il recinto meridionale è stato completamente liberato dalla fitta vegetazione e dalle case abusive che ancora lo occupavano parzialmente e l'edificio, restaurato nel lato sud nelle cisterne e nella biblioteca SO e in quello est, nel c.d. tempio di Giove, è stato finalmente restituito nella sua pianta originaria. Per gli anni Novanta un momento significativo della storia delle terme può senz'altro essere individuato nel 1993, anno dell' ultima stagione lirica estiva del Teatro dell' Opera nel caldarium, dopo un' occupazione che datava al 1938. Al 1996, data l'ultimo ritrovamento di statuaria nelle Terme di Caracalla: una statua di Artemide acefala, stante, vestita di corto chitone, utilizzata come basolo di strada in un restauro, forse databile al V secolo, della pavimentazione delle gallerie sotterranee. La statua è dall'aprile 1997 esposta all'aula Ottagona delle Terme di Diocleziano, insieme a numerose altre provenienti dalle nostre terme . infine il 7 ottobre 1999, cominciava il cantiere di smontaggio delle strutture in ferro del teatro dell'opera, il cantiere si è concluso il 15 giugno 2000, restituendo finalmente la visuale originale del caldarium e del monumento, libero da superfetazioni improprie che l'occupavano da oltre sessanta anni.

 
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Piramide Cestia (Roma)

Post n°9 pubblicato il 26 Febbraio 2007 da M.M.83

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La Piramide Cestia a Roma è un monumento funerario dedicato al membro del Collegio dei Septemviri, morto probabilmente nel 12 a.C., Caio Cestio Epulone. L'opera, che ben dimostra quale fosse il fascino che l'Egitto esercitava sulle classi aristocratiche di Roma dopo la conquista del 30 a.C., è costituita nella sua struttura portante da calcestruzzo rivestito esternamente da lastre di marmo.
La Piramide Cestia è approssimativamente alta 37 metri, e si poggia su una base quadrata di lato pari a 30 metri; una lastra sul lato orientale ricorda come l'opera sia stata realizzata in meno di 330 giorni in ossequio alle disposizioni testamentarie che stabilivano in tale periodo il termine massimo per completare il monumento funebre ed accedere così all'eredità.
Il complesso, edificato in posizione isolata lungo la via Ostiense, è oggi in prossimità della Porta di San Paolo lungo il percorso delle mura aureliane nelle quali fu inserito dallo stesso imperatore fra il 274 ed il 277 d.C..
La Piramide Cestia, ritenuta impropriamente per tutto il medioevo la tomba di Remo, fratello del fondatore di Roma Romolo, fu restaurata da Alessandro VII fra il 1656 ed il 1663 d.C., come testimoniato dall'iscrizione sul lato occidentale. In quell'occasione probabilmente fu aperto lungo questo stesso lato un ingresso per accedere alla cella funeraria rettangolare; l'ambiente interno, largo circa 6 metri e largo 4, è coperto da volte a botte e affrescato interamente con figure femminili e pitture ornamentali quasi completamente cancellate dal tempo.

 
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Arco di Traiano  (Ancona)

Post n°8 pubblicato il 24 Gennaio 2007 da M.M.83

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L'arco di Traiano di Ancona rappresenta certamente una delle testimonianze monumentali più preziose delle Marche romane. Venne innalzato nel 100-115 dall'architetto siriano Apollodoro di Damasco in marmo turco (proveniente dalle cave dell'isola di Marmara) in onore dell'imperatore che aveva fatto ampliare il porto della città migliorando le banchine e le fortificazioni. Da qui lo stesso Traiano partì per la vittoriosa guerra contro i Daci. In passato era ornato con statue e fregi in bronzo che vennero però trafugati dai saraceni nel 848 e che, secondo la tradizione, raffiguravano lo stesso Traiano, la moglie Plotina e la sorella Ulpia Marciana. L'opera mantiene ancora lo slancio e l'eleganza di un tempo ed è stata recentemente restaurata e sottoposta ad interventi di illuminazione che ne hanno esaltato il profilo e valorizzato la particolare posizione rispetto al nucleo storico della Città e al Colle Guasco.

 
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Arco di Augusto (Rimini)

Post n°7 pubblicato il 22 Gennaio 2007 da M.M.83

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L'Arco di Augusto a Rimini è un arco trionfale consacrato all'imperatore Augusto dal Senato romano nel 27 a.C. È il più antico arco romano rimasto. Segnava la fine della via Flaminia (che collegava la città romagnola alla capitale dell'impero, Roma) confluendo poi nell'odierno C.so d'Augusto che portava all'imbocco di un'altra via, la via Emilia. Lo stile che lo compone è sobrio ma allo stesso tempo solenne. Al fornice centrale, si affiancano le due pseudo colonne in stile corinzio con scanalature, caratteristica dell'architettura romana. I quattro clipei posti a ridosso dei capitelli, rappresentano altrettante divinità romane. Rivolte verso Roma, troviamo Giove ed Apollo, rivolte verso il Foro, troviamo Nettuno e la dea Roma. La sua funzione principale, oltre a quella di fungere da porta urbica, era quella di sostenere la grandiosa statua bronzea dell'imperatore imperatore Augusto, ritratto nell'atto di condurre una quadriga. La peculiarità di questo arco è che il fornice era troppo grande per ospitare una porta, almeno per quei tempi. La spiegazione è dovuta al fatto che la politica dell'Imperatore Augusto, era una politica volta alla pace, la cosiddetta Pax Augustea, era perciò inutile una porta civica che si potesse chiudere se non si correva il pericolo di essere attaccati.La merlatura presente nella parte superiore risale invece al medioevo (circa X secolo), periodo in cui la città venne tenuta dai ghibellini. Divenne una delle porte della città fino al periodo fascista, quando vennero demolite le mura e l'arco rimase come monumento isolato.Insieme al ponte di Tiberio, è oggi uno dei simboli di Rimini, tanto da comparire nello stemma della città.

 
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Arco di Tito

Post n°6 pubblicato il 22 Gennaio 2007 da M.M.83

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L'Arco di Tito è un arco trionfale ad un solo fornice (ossia con una sola arcata), posto sulle pendici settentrionali del Palatino, nella parte occidentale del Foro di Roma. L'iscrizione sull'attico (lato ovest, verso il Foro) reca la dedica del monumento da parte del Senato all'imperatore Tito (nato nel 41, imperatore dal 79 all'81), menzionato come "divus" e dunque posteriore alla sua morte nell'anno 81 d.C.

L'arco è costruito in opera quadrata di marmo, pentelico fino ai capitelli e lunense nella parte superiore, con uno zoccolo in travertino e un nucleo interno in cementizio. Le fondazioni sono attualmente allo scoperto a causa degli scavi che raggiungono in questa zona il livello augusteo. Le parti dell'elevato oggi in travertino sono dovute al restauro del 1823 di Raffaele Stern e Giuseppe Valadier, ricordato dall'iscrizione di papa Pio VII sul lato est (verso il Colosseo) dell'attico. Sulle due facciate il fornice è inquadrato da colonne con fusti scanalati e capitelli compositi, che sorreggono una trabeazione, con fregio che rappresenta una scena di sacrificio. La volta del passaggio conserva una ricca decorazione a cassettoni: al centro è raffigurato Tito portato in cielo da un'aquila, allusione alla sua apoteosi (divinizzazione dopo la morte). Sulle pareti interne del passaggio sono presenti due grandi rilievi storici che commemorano la cattura di Gerusalemme da parte di Tito nel 70, con cui si pose fine alla prima guerra giudaica iniziata nel 66 (i Romani non ottennero la vittoria totale fino alla caduta di Masada nel 72). Sul lato sud è raffigurato l'ingresso del corteo trionfale, con il bottino preso al Tempio di Gerusalemme (il candelabro a sette braccia, la tavola con i vasi sacri, le trombe d'argento) e sul lato nord l'imperatore Tito sulla quadriga trionfale, incoronato dalla Vittoria e con accanto le personificazioni, identificate come Honos e Virtus, oppure come Roma e il Genio del popolo romano. Nel Medioevo l'arco venne incorporato nella fortezza dei Frangipane ed è rappresentato in numerose stampe coronato da una merlatura in mattoni, fino ai restauri ottocenteschi. Un altro arco di Tito, oggi scomparso era inserito nel Circo Massimo.

 
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Arco di Traiano (Roma)

Post n°5 pubblicato il 22 Gennaio 2007 da M.M.83

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L'Arco di Traiano è ad un solo fornice e fu eretto in Benevento  tra il 114 e il 117 d.C. per commemorare l'apertura della via Appia Traiana che accorciava il cammino da Roma a Brindisi. 

Serrato in mezzo alle mura cittadine, l'Arco divenne una porta d'accesso alla città e per la sua imponenza fu chiamato Port'Aurea.

Il lato dell'Arco verso la città comprende opere e scene di pace e di benemerenze civili; quello verso la campagna scene militari o connesse all'attività dell'imperatore nelle province; le scene che ornano il fornice ricordano i rapporti dell'imperatore con la stessa città di Benevento.

Su ciascun pilone sono tre rilievi di cui uno sull'attico a lato dell'epigrafe commemorativa e due accanto al fornice, separati fra loro da bassi pannelli con vittorie tauroctone e figure amazzoniche; in quelli verso l'interno - dal basso in alto e da destra a sinistra - un "adventus" di Traiano; il suo accoglimento da parte del Senato, del Popolo romano e dell' "ordo equester"; Traiano al Foro boario, luogo tradizionale per l'annona del popolo romano; Traiano procede al dilectus italico; nuovo "adventus" di Traiano ed il suo accoglimento da parte della triade capitolina.

Nella facciata opposta, sempre dal basso in alto e da destra verso sinistra: la concessione della "civitas" ai veterani sistemati nelle colonie di confine; la "receptio" in fidem dei principi barbari; la deduzione delle colonie provinciali; il "dilectus provinciale"; la sottomissione della Dacia; l'omaggio delle divinità agresti provinciali. Sull'attico, come tutt'intorno, il fregio, ad altorilievo, raffigurante il trionfo dacico.

All'interno del fornice, a sinistra Traiano tra i littori in atto di sacrificare per la inaugurazione della Via Traiana, mentre il rilievo sulla destra ricorda "l'Institutio Alimentaria" con Traiano alla presenza di littori, di personificazioni di città italiche e di italici con bambini per mano e sulle spalle.

 
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Arco di Augusto  (Aosta)

Post n°4 pubblicato il 21 Gennaio 2007 da M.M.83

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L'Arco di Augusto  si innalza ai margini orientali di Aosta, presso il corso del Buthier, perfettamente allineato sull'asse fra il ponte romano e la Porta Praetoria che costituiva l'ingresso est alla città murata.

Fu costruito nel 25 a.C. per commemorare la vittoria delle truppe romane del console Aulo Terenzio Varrone sulle fiere tribù locali dei Salassi e quale omaggio ad Augusto.

L'arco onorario, a un solo fornice, è alto 11,50 metri e misura 8,81 metri alla volta. Costruito in blocchi di puddinga, presenta una mescolanza degli stili dorico e corinzio: le 4 mezze colonne che ornano ciascuna facciata e le 3 sui fianchi sono infatti completate da capitelli corinzi, ma sostengono la trabeazione dorica. L'attico venne sostituito nel 1716 da un tetto d'ardewsia a quattro spioventi, per evitare le infiltrazioni, e rinnovato nel 1912 in occasione dei lavori di consolidamento. Le statue ed i trofei, che ornavano le nicchie e l'attico, vennero asportati durante le invasioni barbariche. Sotto la volta era posto il crocifisso ligneo quattrocentesco detto del Saint Voult (del Santo Volto), collocato nel 1449: era un'offerta votiva per scongiurare le allora frequenti innondazioni del torrente Buthier, le cui acque tumultuose hanno ricoperto gran parte delle tracce romane della città (ora il Saint Voult è nel museo del tesoro della Cattedrale ed al suo posto vi è una copia). L'arco di Augusto è considerato il simbolo della città di Aosta.

 
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Arco di Costantino

Post n°3 pubblicato il 07 Gennaio 2007 da M.M.83

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Fra tutti gli archi trionfali dell'antica Roma, quello meglio conservato nella capitale è senza dubbio l'Arco di Costantino, eretto nel 315 d.C. per celebrare la vittoria di Costantino su Massenzio presso ponte Milvio.

La struttura, che ingloba decorazioni scultoree probabilmente già utilizzate in altri monumenti imperiali, venne incluso nel tracciato delle fortificazioni dei Frangipane dal Medioevo fino al 1804. L'arco di Costantino si sviluppa, nei pressi del Colosseo lungo quella che fu Via dei Trionfi ed oggi è indicata come Via San Gregorio, con tre fornici e diversi ordini sovrapposti di decorazioni scultoree su entrambi i fronti.
Fronte Nord

Nell'attico

Lungo i quattro pilastri più in rilievo "Prigionieri Daci"

I quattro bassorilievi al di sopra dei fornici laterali, sono del periodo di Marco Aurelio e rappresentano da sinistra a destra: "Trionfo dell'Imperatore Marco Aurelio nel Ritorno a Roma", "L'imperatore nel ritornare a Roma è salutato dalla personificazione della Via Flaminia", "Marco Aurelio distribuisce pane e denaro al Popolo", "l'imperatore interroga un re germanico prigioniero".

Centralmente l'iscrizione:"Imperatori Caesari Flavio Costantino Maximo pio felici augusto Senatus Popolusque Romanus quod instinctu divinitatis mentis magnitudine cum exercitu suo tam de tyranno quam de omni factione uno tempore iustis rem publicam ultus est armis arcum tiumphis insignem dicavit" Il Senato ed il Popolo di Roma dedicarono all'imperatore Cesare Flavio Costantino Massimo, pio felice augusto, quest'arco insigne per trionfi poiché, su stimolo della divinità e per larghezza di vedute, con il suo esercito rivendicò lo Stato per mezzo di giusta guerra tanto dal tiranno quanto, allo stesso tempo, da ogni fazione.

Livello intermedio

Medaglioni sopra i fornici laterali provenienti da monumenti dedicati all'Imperatore Adriano, da sinistra a destra: "Caccia al cinghiale", "Sacrificio ad Apollo","Caccia al Leone", "Sacrificio in onore di Ercole"

Nel fornice mediano "Vittorie"

Subito al di sotto dei due medaglioni di sinistra bassorilievo "Costantino parla al popolo", mentre a destra "l'imperatore Costantino distribuisce le tessere"

Livello inferiore

Nei piedi dei pilastri "Vittorie con legionari romani e prigionieri barbari"

Nei fornici laterali "personificazioni di fiumi"

Fianco Est

Dall'alto verso il basso: "Combattimento verso i Daci", "il Sole", "Trionfo di Costantino"

Fronte Sud

Nell'attico

Lungo i quattro pilastri più in rilievo, come per il fronte nord, "Prigionieri Daci"

Quattro bassorilievi al di sopra dei fornici laterali, anch'essi del periodo di Marco Aurelio, rappresentano a sinistra due "Episodi di guerra che vedono coinvolto Marco Aurelio", a destra "Allocuzione dell'imperatore all'esercito" e "Sacrificio".

Centralmente si ripete l'iscrizione del fronte nord

Livello intermedio

Medaglioni sopra i fornici laterali, probabilmente provenienti da monumenti dedicati all'Imperatore Adriano, da sinistra a destra: "Partenza per la caccia", "Sacrificio a Silvano","Caccia all'orso", "Sacrificio in onore di Diana"

Nel fornice mediano "Vittorie"

Subito al di sotto dei due medaglioni di sinistra bassorilievo "Costantino conquista Susa", mentre a destra "La vittoria di Ponte Milvio"

Livello inferiore

La decorazione ripete tanto nei soggetti quanto nella disposizione quella del fronte opposto.

Fianco Ovest

Dall'alto verso il basso: "Combattimento contro i Daci", "La Luna", "Trionfo di Crispo figlio di Costantino" ed iscrizione commemorativa del restauro di Clemente XII

 
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Colosseo

Post n°2 pubblicato il 06 Gennaio 2007 da M.M.83

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Questa è una delle vedute di quello che resta del grande anfiteatro Romano eretto sotto la dominazione dei Flavii

Il Colosseo di Roma fu costruito in mattoni e rivestito di travertino in una valle tra i colli Palatino, Esquilino e Celio dopo aver prosciugato un piccolo lago che Nerone usava per la Domus Aurea.

L'edificio di quattro piani, con un'altezza di 52 metri ed un estensione che copre un'area ellittica di circa 19000 mq, misura all'asse maggiore 256m e a quello minore 188m. Il primo piano è alto 10.50m con semicolonne in stile dorico, il secondo, più alto di circa due metri è formato, da colonne ioniche, il terzo alto 11.60m ha colonne corinzie mentre il quarto è in muratura con piccole finestre quadrate. A questo livello si trovano anche i fori necessari per sostenere le travi del velario che, in antichità, era utilizzato per proteggere gli spettatori dal sole battente.
Il Colosseo di Roma è formato da settori ai quali si poteva accedere grazie a scale e gallerie nelle quali, durante gli spettacoli, trovavano posto venditori di ceci, bevande e cuscini. Lungo gli spalti, fra i posti destinati ai senatori ed ai membri della corte fu costruito per ordine di Augusto il palco dell'imperatore (detto "pulvinar"). Ad esso probabilmente era riservato l'accesso tramite il corridoio sotterraneo noto come passaggio del Commodo, per il fatto che, in un passo della "Storia Romana" di Dione Cassio, si narra come l'imperatore Commodo avesse subito un attentato proprio in quello che veniva definito "un andito oscuro" del Colosseo.
L'arena ellittica del Anfiteatro Flavio, che misura lungo gli assi circa 77m per 46, era formata da un tavolato di legno ricoperto di sabbia. Per accedervi esistevano due ingressi: ad ovest la "Porta Triumphalis", dalla quale entravano i gladiatori o gli animali, e ad est la "Porta Libitinensis", dalla quale venivano portati via i corpi senza vita dei lottatori (da Labitinia Dea della morte).
Sotto l'arena del Colosseo si estendevano numerosi corridoi ed ambienti destinati ad ospitare i gladiatori e le belve feroci che potevano essere portati al centro della scena da carrelli elevatori e rampe. Lungo i bordi dell'arena pavimentata c'era un portico a due ordini del quale non ci sono pervenuti i resti mentre intorno all'anfiteatro correva una pavimentazione con cippi in marmo sui quali veniva fissato il velarium. All'esterno dell'edificio si possono notare delle iscrizioni che ricordano i lavori di consolidamento dell'anfiteatro e soprattutto il divieto di Benedetto XIV, Papa dal 1675 al 1758 d.C., di effettuare ulteriori spoliazioni al monumento. Ilcolosseo per la forma è sicuramente la struttura a cui gli ingegneri moderni si sono rifatti per la costruzione degli stadi di calcio

 
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Saluto a Tutti

Post n°1 pubblicato il 06 Gennaio 2007 da M.M.83

Ciao a tutti coloro che visioneranno da ora in poi il mio blog. Spero che vi piaccia

 
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