Just a stormy monday
...cose che urlano« titolo | nell'oggi » |
Lo vedo spesso, quando non ho nulla a casa che sia possibile mangiare, e parcheggio sotto casa dei miei. Quell'uomo. Che ha percorso e percorre la vita a cinque metri alla volta, su un marciapiede. Neanche la compagnia finta di una sigaretta, solo modi di altri tempi. Un cappellino simil ferroviere, un pantalone a zampa d'elefante di un completo liso, che urlano della marcia dei cinquantamila, un'impermeabile marrone ed il suo viso. Il suo viso ha attraversato gli anni nei miei occhi. Viso che impreca, che parla e che nega la sua verita'. La verita' di un uomo affogato nella solitudine, e che la combatte bambinescamente parlando sempre. Parlando da solo. Me lo ricordo
ancora di timida cortesia quando ancora gli umani erano per lui umani, quando andavo di casa in casa per conto di mio padre a far firmare degli anonimi documenti condominiali. Aveva un odore quella casa, un odore di sconfitte, di vita grigia, di utilitarie e posti non visti. Ha il passo piu' lento e le stesse parole di venta?ni fa. Parole che nessuno conosce,. solo il marciapiede, penso ne sappia qualcosa. E' un gioco al massacro alle volte dipingerci il mio volto sotto quel cappello, dentro quella 112 marroncina, dentro quelle parole. Lui, e' quello che ho da sempre, da anni, ho chiamato paura.
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