sipario

Post n°122 pubblicato il 11 Gennaio 2011 da littlewalter

sono stato.

esigenza, baci abbracci, quasi come fossi un distributore automatico. in cui venivano buttati spicci e soldi falsi. quando penso sia pazzesco mi viene in mente -charlie chaplin si iscrisse a montecarlo ad un concorso per sosia di charlie chaplin, e arrivo' terzo. questo e' pazzesco-

non tu, anzi lei con quell'inconsistenza da aggressiva passiva, con quella voce docile che non dice niente se non -io-. quel negarmi tutto quanto promesso sollevando le spalle e sorridendo, come quando si perde il bus e dietro c'e' l'altro.
il disgusto mi sta avvolgendo come fosse miele e il sonno scivolando via come acqua sul parabrezza. e' un de ja vue, ma accidenti quanto e scomodo riviverlo

 
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echi

Post n°121 pubblicato il 28 Dicembre 2010 da littlewalter

e allora si. comprimiamo tutto. cancelliamo quelle dieci cifre ticchettate tante volte per avere una voce. meglio telefonare all'ora esatta alle volte.

si puo' schiacciare tutto, e forse anche togliergli massa, basta un po' di buona volonta', del metodo, correre al freddo, bere vino e spacchettare gauoloises.

guardare le mani che scivolavano su guance e chiuderle a pugno, o metterle nei guantoni che le anonimizzano, fasciarle per renderle rigide e non piu' accoglienti.

qualche click, togliere delle spunte, disegnare i baffi dileggianti su foto e metterle  a faccia in giu', che non guardino piu' un po' ingannevoli e un po' melliflue. guidare mi fara' bene oggi, ho un sacco di musica da scoltare e pensieri da inscatolare e mettere in cantina, e prima o poi, cambiero' anche cantina

 

 
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pasticci

Post n°120 pubblicato il 02 Dicembre 2010 da littlewalter

Non dirmi una parola di più. Tanto non me ne frega davvero nulla, le sento solo come suoni, e non le associo a immagini, storie o qualcosa di tangibile, di concreto. I consigli ficcateli dove sai, fatti il tuo zainetto da manicheo, da Solone, e lasciami in pace.

Hai mai sentito di quel tizio con il cuore nero?
Non ne sopportava più il battito quando era sdraiato. Tutti gli dicevano di dormire sul lato destro per non sentirlo e invece lui, si bucò le orecchie gridando, perdendo per strada il suo stesso urlo mentre lo faceva. Non voleva più sentire nulla. Ma si accorse che il rimbombo non era nelle orecchie e girò per casa stupito e disperato dopo aver messo gli ‘adagio’  di Karajan sul piatto dello stereo. Non c’era più nulla di quelle note rassicuranti, ma ancora e solo:   TUM TUM TUM. Come un tamburo nella notte, imponente, oscuro, assillante.... Naaaa non come quei quattro squatter bonghisti a farsi cippe davanti casa tua, che non sanno neanche cosa sia il tempo, e non distinguerebbero un do da una betoniera. Cioè dico. Se vogliono farsi quattro cippe almeno non rompano i coglioni alla gente. Beh dicevo?!?
Si.
Rimbombava ancora e forse insomma, dio o chi per lui – pensò - gli aveva fatto uno scherzo. E lui non accettava mai gli scherzi, neanche da bambino. Quando gli rubavano il panino a scuola qualcuno tornava sempre a casa col sangue al naso. Uno qualunque. Odiava lo scherzo, non chi l'aveva fatto...si si lo so che mi perdo. Però dicevo -lo scherzo di quel cuore nero e rumoroso – non lo sopportava più e se lo tolse. Cadde come un sacco vuoto, aveva deciso che dormire sul lato destro non era cosa.

'Cadere come un sacco vuoto e senza cuore non è poi così male finchè non capita a te’, gli scrissero come epitaffio i suoi amici consiglieri, parafrasando qualcuno che non ricordo. Sicuri di conservare il naso sano a questo punto della storia.
 
Niente consigli quindi. A me piace così.

A me piacciono lo Xanax, il Tavor, il Valium, il Serenanse, il Triptozol, l'Aldol e anche l'amaro Braulio. Mi faccio sempre una media di Minias con una fettina di limone prima di andare a dormire e sicuramente non sarai tu con le tue parole a farmi smettere, a  farmi diventare Paolo sulla via di Damasco. Non so  dove sia Damasco, e sinceramente non so neanche se fosse Paolo, Giuda o Wanna Marchi a ravvedersi.

Sono insonne. Da anni. E mentre tu ruzzoli nel tuo letto con le palpebre in movimenti veloci e impercettibili e ti riposi, io guardo le televendite notturne di coltelli e tapis roulant.
A volte mi metto uno stetoscopio rotto e gioco da solo al dottore, come se volessi trovare, quando l'appoggio al muro, alle piante, al mio polso e al mio cuore, qual è la vera nota del mondo che non mi fa dormire. Vivo a rallentatore, un pò perchè le benzodiazepine mi si sono arrampicate addosso ed è peggio di avere scarpe di cemento, un po’ perchè sono stanco, tanto stanco e pigro. Cerco il sonno e cerco il sogno e tutti e due non vogliono arrivare nonostante io li inviti, li preghi,  metta il vestito buono e gli prepari per cena cose splendide.
….Togliti quel sorriso comprensivo dalla faccia e abbracciami piuttosto.
Abbracciami mentre faccio finta di dormire per rasserenarti, mentre faccio finta di stare meglio per darti il contentino.
Ti sognavo tanti anni fa, anche a occhi aperti. Mi acquattavo nelle pieghe delle giornate, del lavoro, delle partite di calcetto con gli amici e ti sognavo sempre. Ho sbagliato un sacco di gol per colpa tua. Eri come sei adesso. Non una ruga di espressione, non un capello bianco né una smagliatura, con la voce ferma e sottile e quindi...forse prevedevo il futuro se già anni fa ti vedevo come oggi… o forse sei sempre stata di plastica.
Poi venne quell'estate di cui mi ricordo.
Mi ricordo i fiori rosa schiantati sul parabrezza, marci dopo il temporale e io che dovevo andare via di lì e la macchina aveva pure la batteria scarica. Piangevo e spingevo, piangevo e spingevo e saltavo in macchina tentando di mettere la seconda e partire. Sembravo un bobbista alle olimpiadi del dolore.
Ma non ti ho mai detto il proseguio però.... Ero talmente confuso che non ricordavo la strada per tornare a casa, anche se l'avevo fatta cento volte, e mi avvicinai a una macchina ferma ad un distributore per chiedere, ricomposta la voce, come potevo tornare a casa.
In mezzo alle gambe del tizio c'era una che faceva un su e giù smodato con la testa e lui, senza perdere la necessaria concentrazione mi disse con precisione maniacale vizi e virtù delle strade verso casa mia.
Ho pensato: - La vita alle volte mi deride, io volevo essere triste ed eroico, guardando nello specchietto la tua immagine che sparisce. Un viaggiatore onirico sulla strada della sconfitta… e mi trovo una guida Michelin sudata, a cazzo duro e con una battona che non ha da perdere tempo per guadagnarsi la pagnotta e gli fa il servizietto ai 100 all'ora. Almeno rispetta il limite dei 130 -

…..il  viaggiatore onirico contro il turista onanista. Uno scontro epico: tutti e due perdono.

Ho scoperto una cosa interessante sai?!? Se fumo allo specchio fumo molto di meno...si si te lo spiego il perchè, ma secondo me ci puoi arrivare da sola. Però te lo dico perchè sono come i bambini che fanno gli indovinelli...che te la vogliono dire subito la soluzione perchè... perchè per una volta in vita loro vogliono essere la soluzione e non il problema, e non sanno ancora quanto snervante sia dover diventare una soluzione quando si è grandi.
Rullino i tamburi...è che se vedo il fumo riflesso è come ne stessi fumando due. Figo no?
Mi guardi stranita... è per via della mia soluzione al problema del fumo o per qualcos'altro?
Già, ti chiedi perchè ti abbia chiamata qui dopo tutti questi anni, perchè anche se mi parli non ti do ascolto, perchè ti urlo in faccia che voglio le mie pillole per dormire.

...perchè avevo bisogno di un totem. E tu come totem sei proprio bella.

Eravamo due metà, di materie diverse.
E ho provato a essere fango per avvolgerti e sporcarti, ghisa per sostenerti, piuma per non pesarti e fuoco per distruggerti. Ma poi sono caduto da solo e tutta quella materia che ero stato si è sparsa dappertutto, in rivoli maleodoranti, schegge polvere e sangue, mentre tu da cenere sei diventata araba fenice e sei andata via....mai una doppietta  a portata di mano quando serve. E adesso  l'araba fenice la cerco nei banchi dei supermercati nella sezione 'carni bianche e pollame’.
Perchè alla fine ti ho SV-LI-TA.
Ce l'ho fatta!!!
Forse è che eri in natura, un meccanismo, un congegno che aveva destino di arruginirsi, spegnersi  o morire da sè. Ma mi piace pensare che sia stato io il fichissimo artificiere capace di disinnescarti, con  tanto tanto tanto impegno e con tante tante tante pillole. E ne voglio ancora un po’ di pillole, quindi ti prego DAMMELE.
No?!?
Ok Ok. Ti propongo un gioco. Tu te ne metti tantissime in una mano e l'altra mano vuota. Se io azzecco in che mano sono le prendo tutte e non ci pensiamo più, e non ci penso più. E tu potrai metterti i tuoi stracci di piume e paillettes e tornare a volare da qualche altra parte. Però ti devo spiegare una cosa sennò mi sentirei un baro, e non ho mai barato in vita mia. Tu stringerai più forte la mano dove tieni il mio congedo, e quindi sarà più bianca e pallida e io indovinerò subito. Quindi metti quei guanti da forno...miiii che palle è solo un gioco
Guarda che sto scherzando!
Lo sai che ho sempre amato essere iperbolico, esagerato, un po’ drammatico e un po’ clownesco, anche se spesso tutte queste cose erano ferme in testa e non diventavano parole e gesti e quindi sembravo solo un imbecille... però sì. Sto scherzando. Il gioco lo possiamo fare anche solo con le Ziguli...le Ziguli, ci hai mai pensato?!? son sempre state le caramelle vietate ai minori. Sempre affianco ai preservativi in ogni farmacia che io ricordi. Il responsabile del marketing delle Ziguli era un genio, è stato l'unico marketing che puntava sull'imbarazzo del cliente per l'acquisto di un prodotto diverso...ehm si, prendo queste caramelle e poi - quasi con un sussurro - un pacchetto di questi. Sempre con  lo sciarpone e gli occhiali da sole quando compravo i preservativi, perchè dio o Gesù non sapessero che accidenti, forse non avremmo procreato nonostante gli ordini.

Parole, parole e ancora soltanto e solo. Parole
Sei lì adesso, davanti allo specchio a vedere il fumo duplicato della tua sigaretta, e il fumo assurdo e accecante dei tuoi pensieri sconnessi. Ti muovi in punta di piedi schivandoli come un pugile con slip e footwork, ma sei lento di tronco e hai gli occhi pesti. Sei scarso
È un peccato mortale, dovresti saperlo, parlare da solo allo specchio con la bava alla bocca e la sigaretta pendente. Ti dovrebbero abbattere, ma probabilmente ci penserai da solo, o lascerai fare alla vita il suo lavoro di digestione ed evacuazione.
O forse unirai le mani come a raccogliere il tempo futuro, e lo userai per il bene, per il tuo bene o quello di un cane o di un pesce rosso. O due, con i classici nomi idioti di Pesce e Rosso. O, pensa che assurdità, una donna, distratta, che ti possa amare.
Hai dormito o stai dormendo da un sacco di tempo, sono balle quelle delle pillole. Stai dormendo quasi da sempre fermo nella stessa  posizione arrogante e nichilista davanti a tutto, solo che fai finta di non saperlo e sputi per terra dicendo - vita di merda -. Stai dormendo e l'hai scelto tu, ma io qualcosa per te posso ancora farlo.
Voglio ancora farlo.
Devo ancora farlo.

Ora conterò. E al tre, ti sveglierai

Uno

Due

 
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di scrivere

Post n°119 pubblicato il 08 Giugno 2009 da littlewalter

pa' d'voja

 

http://www.youtube.com/watch?v=bFe_ZR-Xn7g

 

 

 
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nell'oggi

Post n°118 pubblicato il 16 Maggio 2009 da littlewalter

come quando da. bambino. svuotavo un vecchio fustino del dixan foderato di carta colorata da mio papa'. il mio mondo di giocattoli, di pochi giocattoli fra raccolte di pupazzi delle merendine, lego, soldatini biglie. figurine doppie di album mai finiti, robot minacciosi e rotti che avevano come solo destino, un ospizio per robot. se ne stavano tutti li' davanti e mi parlavano dell'essere bambino. e costruivo tutte le cose che cercavo di avere in testa con quegli oggetti, torri sbilenche, ponti traballanti, macchine asimmetriche, tutte cose  immensamente piu' piccole e scialbe della mia fantasia e ore passate quando non potevo suonare i campanelli di amici. per condividere il tempo dei bambini, il tempo lento dei pomeriggi piovosi. per i bambini la pioggia. il tempo si dilata e la noia avvolge, o cosi' almeno me lo ricordo. e poi poi si doveva mettere tutto a posto. ed era tatto e non ordine. allargavo le braccia e e riassumevo il mio mondo per farlo stare in un fustino. che bruttura. mi ricordo la sensazione nelle mani, sulle braccia e nelle orecchie. i rumori della plastica, e delle macchinine che sbattevano fra loro. e poi come fossero due gru, le mani prendevano e buttavano tutto dentro a creare un mondo entropico e tappato, da un coperchio bianco del dixan. e poi poi mi ritrovo nell'oggi e. e di nuovo disordine e di nuovo le braccia che cercano di riassumere stavolta in parole. ma e' piu' incivile l'oggi. mentre da piccolo mettevo a posto nessuno mi molestava, nessuno mi prendeva le cose e me le buttava all'aria. pezzo per pezzo cerco affannato di mettere via immagini e nomi, e qualcuno mi ributta li' tutto, trasfigurato, incattivito. bonario nella sua distanza, nel suo disinteresse. ogni cosa, mi e' sempre stato insegnato, non ha valore in se ma in quanto una controparte che ne subisce l'effetto ne e' coinvolta, vilipesa o similari.

scrivo, forse sempre meno e forse sempre peggio, perche' nel raccogliere parole con le braccia e portarle tutte al centro per poi metterle via su un foglio, tante stanno sfuggendo, tutte si comprimono e non hanno piu' aria. e forse e' in effetti quello che cerco, la massa. la massa in una sola parola che mi dica a tutti, che dica di me. che sia un 'no', un 'si' un 'forse' ancora non lo so. ma ho quasi la sensazione che una volta trovata potro' dissolvermi in cometa.
le parole non sanno dirmi.

come essere grande.

 
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