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27 Giugno 1980 . L'attentato a Gheddafi fallisce . Battaglia sui cieli di Ustica .

Post n°41 pubblicato il 10 Aprile 2014 da yululunga
Foto di yululunga

Per eliminare Gheddafi gli americani ricorsero al protocollo Yamamoto dal nome del capo di Stato Maggiore della marina nipponica, ammiraglio Isoroku Yamamoto appunto, che il 18 aprile del 1943 venne abbattuto in volo in una azione segreta coperta dal massimo riserbo e compiuta da una squadriglia di aerei americani nel Pacifico.

il 27 Giugno del 1980 Gheddafi a bordo di un Tupolev 134a dell'aviazione civile libica si sta recando in Polonia ad una riunione del Patto di Varsavia. Il suo aereo è scortato da due Mig25 (codice Nato Foxbat) e non da Mig23 (codice Nato Flogger), come erroneamente riportato dai più e come riferito nei depistaggi circa l'aero caduto sui monti in calabria.. Vale la pena di ricordare che il Foxbat all'epoca era ancora uno degli aerei piu veloci al mondo detentore per alcuni anni del record mondiale senza carico bellico di mach 4 a 12000 metri (mach 3.2 con armamento). Armato con il missile allora piu veloce al mondo l'Acrid che raggiungeva la velocita massima di mach 4 con un raggio di azione di tutto rispetto: 25km la versione IR e 80km la versione SAHR.     L'Acrid fu espressamente progettato dai sovietici per intercettare il bombardiere tattico americano Xb70 Valkirye il quale progetto a causa dell'entrata in servizio del sistema d'arma Foxbat fu sospeso e in seguito annullato. Il Foxbat poteva trasportare 4 Acrid due in versione IR sui piloni interni e due in versione SAHR, su quelli esterni. La velocità del veivolo a pieno carico bellico, come detto, diminuiva fino a mach 2,8 (3.2 ad alta quota). 

                                                                                         

Veniamo al Mig 23 ritrovato schiantato sulla Sila con insegne libiche e numero identificativo 6950 sulla deriva. La tesi secondo la quale tempo prima un aereo dello stesso tipo diretto da Tripoli in Yugoslavia per attività di manutenzione abbia disertato atterrando sotto scorta in un aereoporto militare italiano è avvalorata da alcuni singolari indizi ritrovati nel luogo dello schianto. Intanto diciamo che la radiobussola di fabbricazione sovietica ark15 fu consegnata, su esplicita richiesta, ai servizi di informazione statunitense. La scena che si presenta ai soccorritori è cruenta, il pilota parrebbe avere tentato l'espulsione col seggiolino eiettabile provata dalla posizione dello stesso e dal paracadute semi aperto, Esso calzava stivaletti in uso all'areonautica militare italiana e marchiati AM, il pilota  fu riconosciuto tardivamente dai libici che negarono la sua appartenenza alla scorta di Gheddafi e dichiararono in seguito essere uno di due Mig23 in addestramento perso per sconfinamento in territorio italiano a causa di un malore del pilota che non rispondeva piu agli appelli del partner. Cioè vale a dire che lo stesso giorno del viaggio di Gheddafi in un quadrilatero di mare assai affollato tra portaerei francesi e americane coi relativi velivoli, almeno due aerei civili e svariati caccia libici in addestramento e di scorta, incredibile. Ma la cosa più inquietante e che due f104 militari italiani avvistano sul territorio italiano un aereo militare con insegne nemiche che vola sotto ad un'aereo civile di linea italiano ! Il Mig23 libico è partito da una base in territorio italiano !

Ma ci sono altre cose sconcertanti: i resti del pilota prima seppellito e poi riesumato per l'autopsia in avanzato stato di decomposizione tale da rendere inaccertabili tutti i parametri di studio dell'ora del decesso delle cause ecc. essenzialmente utili ai fini delle indagini processuali. Anche i resti del veivolo che, come riporta la perizia degli esperti nel ritrovamento portava segni evidenti di abbattimento, vengono ceduti ad una società di armamenti italiani per non meglio specificati test d'arma sulle corazzature, invece che essere preservati per le indagini sul tipo di arma che causò l'abbattimento del del Mig23. 

 

   

 

L'operazione è coperta dal massimo riserbo tutti i tracciati radar delle basi in territorio italiano spariscono o vengono manomessi, ma chi depista ha commesso una ingenuità. Ha dimenticato il radar militare di Poggio Ballone che rileva le traccie sul tirreno di tre caccia e un awacs "amici". Il maresciallo Mario Alberto Dettori dell'areonautica militare fu testimone di tutti gli accadimenti di quella sera e si suicidò alcuni anni dopo. Parla con i familiari dell'accaduto e con alcuni colleghi che entro l'anno 1980 saranno tutti imcriminati per insubordinazione e poi sucessivamente "espulsi" in vario modo dall'arma Azzurra: Il capitano Mario Ciancarella, il capitano Sandro Marcucci che sapeva da dove era partito il mig23 con insegne libiche, (si schiantò col suo aereo antincendio), capitano Maurizio Gari superiore di Dettori morto di infarto a 32 anni, i piloti in volo quella sera capitani Ivo Nutarelli e Mario Naldini che coi loro velivoli Tf104 incrociarono il Dc9 tra Siena e Firenze sotto cui intarvidero un aereo sconoscito e lanciarono per tre volte il codice di massimo allarme (codice 73), senza ricevere alcuna istruzione di interdizione, rientrando alla base di Grosseto. Naldini e Nutarelli scomparvero prematuramente nella tragica esibizione delle freccie tricolori a Ramstein.

Senza entrare nella fantasia possiamo essere certi, alla luce dei verbali processuali, che l'utilizzo di un aereo nemico (il mMg23 libico) con le relative antenne IFF (identification friend or foe)  installate a bordo sia servito per ingannare i trasponder dei Mig25 della scorta dell'aereo di Gheddafi allo scopo di avvicinarsi al Tupolev presidenziale per abbatterlo. Il malcapitato aereo civile DC9 dell'itavia in rotta verso Ustica aveva quindi una duplice funzione: quella di nascondere il Mig23  pilotato da un agente occidentale (il siriano di origine palestinese Ezzedin Fadah el Khalil) ai radar terrestri civili e militari in territorio italiano e quello di utilizzare la sua scia radar per avvicinarsi quasi silenziosamente al punto di incrocio della rotta col convoglio del leader Libico. Tutto sarebbe filato liscio se i francesi (che avevano conti in sospeso col colonnello per via del suo appoggio  economico-militare via Urss, alla ribellione anticoloniale in Ciad), non si fossero intromessi complicando una missione che era stata ben architettata fin nei minimi particolari. Quindi il più classico dei cortocircuiti tra alleati nello scambio di informazioni tra i servizi di intelligence. O molto più semplicemente una corsa tra cacciatori per aggiudicarsi per primi il merito e il trofeo.

 

IL SERVIZIO SEGRETO FRANCESE (SDECE) DEVE ELIMINARE GHEDDAFI . 

Difficile d'altra parte pensare semplicisticamente ad un cortocircuito nei rapporti e nelle informazioni tra servizi all'interno della NATO quanto piuttosto a divisioni politiche interne in merito a questioni economiche nazionali imbastite sotto banco tra paesi membri dell'alleanza atlantica e formali nemici della NATO quali la Libia di Gheddafi. E qui cominciano i primi grandi misteri della vicenda perchè se da un lato USA e Italia avevano architettato nel classicismo del protocollo Yamamoto il piano del dogfigther (l'aereo Mig23 amico-nemico) e anche vero che all'interno del servizio italiano (l'allora SISMI) c'era chi faceva il doppio gioco. Ma non è credibile che alcuni agenti abbiano potuto fare questo senza una direttiva politica precisa che partiva da dentro le istituzioni italiane. Qualcuno avverti il convoglio del Colonello in viaggio verso Varsavia, dell'attacco imminente che virò e riparò a Malta. Resta da capire se ciò avvenne prima della battaglia, durante oppure dopo di essa.                                         Purtroppo per rispondere a questa domanda dovremmo avere integri i rottami del Mig23 trovati sulla Sila, l'analisi dei quali svelerebbe la tipologia di missile che lo aveva abbattuto. Era stato un missile partito  da un'aereo francese o americano oppure era partito dai Mig25 di scorta al convoglio ? Non potremo mai dare una risposta a questo fondamentale quesito: i rottami furono messi colpevolmente a disposizione di una nota azienda d'armi italiana, come sopra detto.

 

 

 

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