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Riprendiamo col circolino culturale!!!

Post n°47 pubblicato il 13 Maggio 2009 da darkdiva_s
 

Mittttico.......il mio preferito.....

 DAVID HUME

Uno dei più famosi empiristi inglesi insieme a Berkeley e Locke. Nasce ad Edimburgo all’inizio del 1700. Studiò giurisprudenza per volere dei suoi genitori, ma ben presto la sua attività di avvocato non andò molto bene in quanto la sua passione era la letteratura e la filosofia. Si trasferì in Francia dove scrisse una fra le sue più belle opere: il “Trattato sulla natura umana, che verrà pubblicato in forma anonima.

Tornato a Londra pubblicò i “Saggi morali e politici” e “ricerca sull’intelletto” ma non frequentò mai inù circoli accademici in quanto gli altri intellettuali erano “spaventati” dal suo pesante scetticismo. Nel 1763 divenne segretario dell’ambasciata inglese a Parigi e conobbe il mondo intellettuale illuminista, fra cui Jean-Jacques Russeau e il barone D’Holbach con il quale aveva in comune l’essere fortemente ateo.

Si spense ad Edimburgo nel 1776.

Hume fu definito scettico, perchè affermava che la conoscenza è solo qualcosa di “probabile”, sebbene arrivi dall’esperienza. Ma ammette che le uniche conoscenze certe siano quelle matematiche.
 Studiando la natura umana Hume ci fa notare la sua distinzione fra il concetto di idea e di impressione, rispondendo al polverone causato dalle “idee innate” di Descartes.

Hume afferma che se per idee innate si intendono le passioni, il discorso di Descartes doveva comprendere anche le idee (per esempio) dell’amor proprio. Se invece per idee innate si intendono i pensieri, non esiste nessun tipo di “idea” che non faccia riferimento a qualcosa di precedentemente vissuto.

Quindi, sul trattato della natura umana, Hume distingue le idee dalle impressioni. Queste ultime sono precedenti alle idee in quando appartengono al “sentire” e solo in seguito le impressioni vengono immagazzinate e trasformate in idee (appartenenti al “pensare”).

In seguito specificherà che la memoria è semplicemente funzione passiva di rielaborazioni di “idee” e invece l’immaginazione è attiva, in quanto è libera a prescindere dalle sensazioni (infatti, possiamo benissimo pensare che Parigi sia alle Bahamas, oppure che un  cavallo sia verde e abbia sei zampe, senza necessariamente che ciò sia mai esistito).

La mente, ricerca al suo interno le idee tramite il principio dell’associazione divise in:

-         associazione per contiguità;

-         associazione per causa;

-         associazione per somiglianza.

E’ interessante come Hume spieghi l’idea dell’identità personale. Per Hume semplicemente l’io non esiste, in quanto nella nostra mente le idee non sono fisse ne tantomeno raggruppate. Si riescono a riconoscere ed elaborare per i tre principi di associazione. Quindi la ragione non può riconoscere l’identità personale, in quanto anche essa è un’idea. Lo può fare invece l’immaginazione, che, aiutata dalla memoria, produce l’identità personale che l’immaginazione porterà nel futuro in base alle percezioni presenti nella mente.

Il testo più bello (secondo me) di Hume è “Dialoghi sulla religione naturale”, pubblicato dopo la sua morte.
In questo testo troviamo 3 protagonisti:

-         DEMEA. Incarna il teologo razionalista, seguace della “scia” di Cartesio e Leibniz.

-         CLEANTE. Incarna il teista convinto e avverso alle teorie di religiona naturale, il classico “credente”.

-         FILONE. L’ateo scettico ovvero Hume.

Hume in questo dialogo vuole screditare le tesi delle altre due correnti e riuscire a far notare quanto è incerta e non verificabile l’esistenza di Dio. Ovviamente le tesi di Filone sono sempre più convincenti e sottili e tendono a fare “autoscreditare” le teorie degli altri, dimostrando che i credenti sono nel torto delle loro convinzioni impossibili. Riassumere il testo è praticamente impossibile in quanto è scritto in modo talmente acuto, brillante, geniale e raffinato, che l’unica cosa da fare è leggerlo.

Spazia dal “disegno divino”, al problema del male, dall’etica alla politica e all’educazione, l’origine del mondo con (ovviamente) il tronfo dell’ateismo scettico di Hume.
Sembra che sto a fare pubblicità e così è quindi dato che adoro Hume e farò la tesi su di lui, lo incorono “Best Philosopher Ever” (Mi spiace, che Kant e Aristotele non me ne vogliano), e vi saluto con questo, tratto da “Dialoghi sulla religione naturale”

 

Nulla è dimostrabile, a meno che il contrario non implichi contraddizione. Nulla che sia distintamente  rappresentabile implica contraddizione. Qualunque cosa concepiamo esistente possiamo anche concepirla come non-esistente. Non c’è Essere, quindi, la cui non-esistenza implichi contraddizione. Di conseguenza non c’è un Essere la cui esistenza sia dimostrabile”

 

La mia venerazione per la vera religione è proporzionale alla mia repulsione per le volgari superstizioni, e confesso di provare un piacere particolare a spingere tali principi talvolta fino all’assurdità, talvolta all’empietà. Ma voi sapete bene che tutti i bigotti, nonostante la loro grande avversione per l’empietà, più che per l’assurdità, sono poi colpevoli di entrambe in egual misura”


 
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