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Strega della Favola ovvero Fata Ignorante

 

 

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Post N° 1089

Post n°1089 pubblicato il 21 Novembre 2008 da StregadellaFavola
Foto di StregadellaFavola

C'era una volta una bambina chiamata Felicità, nata dall'unione dei suoi due genitori, Speranza e Amore.

Felicità era la bambina più bella che fosse mai nata sulla terra.

Una bimba dai lunghi capelli scuri e lisci, gli occhi grandi ed espressivi che sembravano aver rubato al cielo la sua tinta più azzurra, le gote paffute e rosee come se il sole illuminasse sempre il suo viso ed un sorriso che incantava chiunque l'incrociava per la sua strada.

Spesso chi si imbatteva in lei si fermava a guardarla incantato dalla sua grazia e bellezza, complimentatosi con i suoi genitori per aver dato la vita ad una creatura cosi bella.

Felicità che alla sua nascita aveva ricevuto, da una fata buona, il dono di rendere liete le persone che l'incontravano, per ringraziarle delle loro lodi, le afferrava, delicatamente, per il palmo della mano con la sua piccola manina e le portava con se a scoprire tanti piccoli miracoli a cui prima di conoscerla, esse non avevano mai fatto caso.

Nell'ora del tramonto le conduceva sulla riva del mare, dando loro la possibilità di assistere allo spettacolo del sole che pian pianino scompariva dietro l'orizzonte, venendo inghiottito da quell'immenso specchio d'acqua che assumeva i colori dell'oro e del rame.

Spesso nelle notti di luna piena, faceva in modo che chi l'incontrava, si stendesse accanto a lei su un prato verde e volgesse lo sguardo verso l'alto ammirando la splendida scenografia delle stelle che facevano da damigelle a quel luminoso astro di platino e argento. 

Se, poi, la persona che aveva accanto, si sentiva sola e scoraggiata ed aveva bisogno di essere abbracciata e confortata, andava alla ricerca di qualcuno che avesse nel cuore tanto amore da donare e lo conduceva ad essa in modo che entrambi potevano dare e ricevere la loro parte d'amore. 

Se, invece, incontrava qualcuno che viveva nella tristezza, nel dolore e nel timore di non farcela, si accoccolava sul suo grembo, accanto al suo cuore e consolava le sue lacrime fino a quando il sorriso non tornava a splendere sul suo volto. 

Felicità era anche una musa per molti pittori e molti poeti, che s'ispiravano a lei per dar vita e forma alle loro opere d'arte o alla loro letteratura. 

Dovunque andasse Felicità, il mondo che la circondava diventava migliore e se il cielo era grigio e piovoso, improvvisamente, tra le nubi plumbee, spuntava l'arcobaleno dai sette splendidi colori. 

Tutto ciò fu possibile finché, un brutto giorno, un mago malvagio, chiamato Dolore, che non sopportava che una bimbetta semplice e schietta come lei, avesse il potere di distruggere ogni suo incantesimo malefico, gettò su di essa un sortilegio, rendendola invisibile agli occhi degli uomini. 

Da quel giorno Felicità divenne un essere incorporeo ed etereo. 

Le persone che l'avevano conosciuta prima di allora, piansero lacrime di dolore quando credettero di non incontrarla più sul loro cammino e divennero inconsolabili. 

Ma Felicità esisteva ancora. Non li aveva abbandonati. Era sempre lì accanto a loro, pronta a tenergli la mano nella sua e fargli scoprire la gioia, anche se gli uomini non potevano vederla perché avevano gli occhi troppo aperti solo su ciò che si trovava di fronte al loro sguardo e non sapevano guardare oltre il reale, oltre il dolore in cui spesso inciampavano, rimanendo a terra senza avere le forze di rialzarsi. 

Nonostante ciò, Felicità, continuava a condividere la sua strada con essi e qualcuno di loro, ogni tanto, avvertendo un soffio di vento sfiorarli il palmo della mano, sorrideva felicemente ricordandosi di quella graziosa bimba mora che gli aveva fatto scoprire la bellezza che viveva sia nel mondo che lo circondava che nel cuore  e di come poter gioire di ogni piccola letizia che ogni giorno gli era donata e ciò bastava per renderelo, nuovamente, allegro...

 
 
 
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Ho aspettato per anni parole che non sono arrivate.

Ho incollato zampilli di silenzio alla sorgente viva del mio dolore,

prigioniera di un tempo mascherato di generoso impegno.

Tra lettere di lacrime derise sono rimasta sola a perquisirmi l'anima,

per salvarmi la vita quel tanto che basta e aspettarti...

L'attesa mi ha regalato saggezza, pazienza, frammenti di felicità.

 

 

(Anna Magnani)

 

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Che è tutta una vita che passo da qua,
e ancora rischio di perdermi,
magari è questione di troppa sensibilità,
o sono soltanto motivi tecnici...

E tu dici una bussola, dovevi almeno portarla con te,
una bussola potevi almeno spiegarmelo come si usa
una bussola, scusa....

Ci sono amori che non si ricordano
e baci che non si dimenticano,
persone che passano e non si salutano e sputano,
e cani bianchi che a volte ritornano.

E tu dici la vita dovevi almeno capire perché,
la vita, il tempo che cambia col vento che arriva
quest'anima stanca che pure respira
quest'angolo piatto che gira, quest'anima
dolce e cattiva, che dice "guardami..."
dice "perché non parli...?" dice "sbrigati
prima che sia troppo tardi... guardami...
perché non parli?
Fermati prima che
sia troppo tardi...."


(Francesco De Gregori)

 
immagine
 
...e quando Psiche riaprì gli occhi, si rese conto, ancor prima di guardarsi intorno, che tutto era stato solo un gioco della fantasia...

non c'èra il bel palazzo...

non c'erano damigelle a curare la sua bellezza...

sopratuttutto non c'era Amore....

si rese conto che non era vero niente...

ne le parole...

ne i gesti...

ne le emozioni ricevute...

le parve di essere in preda alla pazzia... lei era stata sincera, era stata come è...credendoci più che in se stessa...poi senti una fitta provenire dalla schiena...

si sfiorò con la mano e senti una lama fredda conficcata tra le scapole che scendeva fino al cuore...

lei aveva perso un'illusione ma rimaneva come è...vera. 


Amore, invece, aveva perso la vita...il vivere...

condannato ad essere un morto vivente...

per sempre.

 

immagine

 

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Sono solamente passato dall’altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto. Io sono sempre io e tu sei sempre tu. Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora. Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare; parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato. Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste. Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme. Prega, sorridi, pensami! Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima: pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza. La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto: è la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza. Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista? Non sono lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo. Rassicurati, va tutto bene. Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata. Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace.

Sant’Agostino

 
 
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