Creato da StregadellaFavola il 01/09/2006

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Strega della Favola ovvero Fata Ignorante

 

 

Post N° 1084

Post n°1084 pubblicato il 18 Ottobre 2008 da stelladanzanteforeve

tutto bene spero..

un saluto Stella

 
 
 

Post N° 1083

Post n°1083 pubblicato il 10 Ottobre 2008 da scugnizza63

ci manchi

 
 
 

Post N° 1082

Post n°1082 pubblicato il 06 Ottobre 2008 da scugnizza63

No all'aborto

 Quanti di voi hanno pensato almeno una volta nella vita di diventare genitore?
Diventare genitore, a mio parere, è una cosa meravigliosa: avere un figlio, sentire che ti chiama mamma, aiutarlo nei compiti, nelle prime delusioni d'amore, nell'inserimento nel mondo del lavoro, anche sentirsi dire "mamma che palle non rompere".. è una cosa bellissima..  C'è gente che invece ha la possibilità di diventare genitore ma non lo vuole.. e molti pensano all'aborto pensando, credendo (molto stupidamente) che tanto il bambino non è ancora un bambino e che puo essere tranquillamente eliminato..
Bhe vediamo se è vero o meno..
Questo è un feto di appena 8 settimane, ovvero due mesi: vi sembra un bambino o no..!?
        
E questo è un feto di 12 settimana, ovvero il limite massimo x potere abortire: cos'ha in meno di un bambino già nato? credo nulla no?
 
Bhe io dico NO all' ABORTO.. è solo un OMICIDIO..
 
 
 
 Quanti di voi la pensano come me,  allora diffondiamo questo messaggio no all'aborto

 
 
 

Post N° 1081

Post n°1081 pubblicato il 30 Settembre 2008 da scugnizza63

Aiutiamo Alessandro

se non conosciamo certe storie

non ci poniamo il problema

ma se le conosciamo

non possiamo essere indifferenti

perche i nostri blog

 non diventino un libro

 di immagini glitterate

 ma un diario dove tenere

 le cose piu importanti da condividere

con gli altri

 perche potrebbe essere vostro figlio

 in difficoltà,
o vostro fratello..
o un caro amico..

Vi piacerebbe che intorno a loro

 ci fosse tanta indifferenza ?


Nel blog di Ale,

potrete conoscere tutti i dettagli

 della sua storia..


le sue attuali condizioni

 ed i progetti futuri.

http://blog.libero.it/ALETOSCANO/

 
 
 

Post N° 1080

Post n°1080 pubblicato il 19 Settembre 2008 da scugnizza63

Glitter Grafici

finalmenteeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee

ciao streghetta bentornata ,

ma la favoletta dove sta?????????????????

 
 
 

Post N° 1079

Post n°1079 pubblicato il 16 Settembre 2008 da stelladanzanteforeve

Un pensiero per te...

aspettandoti !

 
 
 

Post N° 1078

Post n°1078 pubblicato il 11 Settembre 2008 da scugnizza63

dove sei? quanto ritorni ?tutto bene ?

ci manchiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii

 
 
 

Post N° 1077

Post n°1077 pubblicato il 08 Settembre 2008 da scugnizza63

ciao streghetta

Tuttogif.com

 
 
 

Post N° 1076

Post n°1076 pubblicato il 03 Settembre 2008 da scugnizza63

in attesa del tuo ritorno

le tue amiche

minnie e paperina ti lasciano

due baciotti

 
 
 

Post N° 1075

Post n°1075 pubblicato il 30 Agosto 2008 da stelladanzanteforeve

Un sereno giorno..

aspettandoti !

Stella

 
 
 

Post N° 1074

Post n°1074 pubblicato il 11 Agosto 2008 da StregadellaFavola
Foto di StregadellaFavola

Amore non è Amore

 Se muta quando scopre un mutamento

O tende a svanire quando l'altro s'allontana.

Oh no! Amore è un faro sempre fisso

Che sovrasta la tempesta e non vacilla mai;

è la stella-guida di ogni sperduta barca,

Il cui valore è sconosciuto, benché nota la distanza.

Amore non è soggetto al Tempo, pur se rosee labbra e gote

Dovran cadere sotto la sua curva lama;

Amore non muta in poche ore o settimane,

Ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio:

Se questo è errore e mi sarà provato,

Io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato

 

William Shakespeare 

 
 
 

Post N° 1073

Post n°1073 pubblicato il 08 Agosto 2008 da StregadellaFavola
Foto di StregadellaFavola

Mio signore amato,

non aver paura,non muoverti,resta in silenzio,nessuno ci vedrà.Avrai le mie labbra,la prima volta che ti toccherò sarà con esse,sarà con le mie labbra,tu non saprai dove ma ad un certo punto sentirai il calore delle mie labbra,addosso,non saprai dove se apri gli occhi,non ti muovere,tienili chiusi,ti voglio guardare,rimani così,non aprirli,sentirai la mia bocca dove non sai,d'improvviso.Forse sarà nei tuoi occhi,appoggerò la mia bocca sulle palpebre e le ciglia,sentirai il calore entrare nella tua testa e le mie labbra nei tuoi occhi,dentro...o forse sarà il tuo sesso,appoggerò le mie labbra laggiù e la mia saliva scenderà lungo la tua pelle fin nella tua mano,il mio bacio e la tua mano,uno dentro l'altra,sul tuo sesso...finchè alla fine ti bacierò il cuore,perchè ti voglio,morderò la pelle che batte sul tuo cuore,perchè ti voglio,e con il cuore tra le mie labbra tu sarai mio,davvero,con la mia bocca tu sarai mio,per sempre,se non mi credi apri gli occhi signore amato mio e guardami,sono io,chi potrà mai cancellare quest'istante che accade,e questo mio corpo senza più seta addosso,le tue mani che lo toccano, i tuoi occhi che lo guardano,le tue mani nel mio sesso,la tua lingua sulle mie labbra,tu che scivoli sotto di me,prendi i miei fianchi,mi sollevi,mi lasci scivolare sul tuo sesso,piano,chi potrà cancellare questo,tu dentro di me a muoverti adagio,le tue mani sul mio volto,le tue dita nella mia bocca,il piacere nei tuoi occhi,la tua voce,ti muovi adagio ma fino a farmi male,il mio piacere,la mia voce,il mio corpo sul tuo,la tua schiena che mi solleva,le tue braccia che non mi lasciano andare,i colpi dentro di me,è violenza dolce,vedo i tuoi occhi cercare nei miei,vogliono sapere fino a dove farmi male,fino a dove vuoi,signore amato mio,non c'è fine,non finirà,lo vedi?Nessuno potrà cancellare quest'istante che accade,per sempre getterai la testa all'indietro,gridando,per sempre chiuderò gli occhi staccando le lacrime dalle mie ciglia,la mia voce dentro la tua,la tua violenza a tenermi stretta,non c'è più tempo per fuggire e forza per resistere,doveva essere quest'istante e quest'istante è,credimi,signore amato mio,quest'istante sarà,da adesso in poi,sarà fino alla fine.

                                                       ( Seta - Alessandro Baricco)

 
 
 

Post N° 1072

Post n°1072 pubblicato il 07 Agosto 2008 da StregadellaFavola
Foto di StregadellaFavola

Ha detto che ballerà con me se le porterò delle rose rosse – si lamentava il giovane Studente – ma in tutto il mio giardino non c’è una sola rosa rossa. Dal suo nido lo ascoltò il passerotto, e si meravigliò: - Non ho una rosa rossa in tutto il mio giardino! – si lamentava lo Studente, e i suoi begli occhi erano pieni di lacrime. - Ah, da qual sciocchezze dipende la felicità! Ho letto gli scritti di tutti i sapienti, conosco tutti i segreti della filosofia, ciononostante la mancanza di una rosa rossa sconvolge la mia vita! - Ecco finalmente un vero innamorato – disse il passerotto. – Notte dopo notte ho cantato di lui, nonostante non lo conoscessi:  ho favoleggiato la sua storia alle stelle, e ora lo vedo. I suoi capelli sono scuri come i boccioli del giacinto, e le sue labbra sono rosse come la rosa del suo desiderio; la sofferenza ha reso il suo volto simile a pallido avorio e il dolore gli ha impresso il suo sigillo sulla fronte. - Il Principe da un ballo domani sera  e la mia amata vi andrà. Se le porterò una rosa rossa ballerà con me fino all’alba. Se le porterò una rosa rossa la terrò fra le mie braccia ed ella piegherà il capo sulla mia spalla, e la mia mano stringerà la sua. Ma non c’è una rosa rossa in tutto il mio giardino, e così io siederò solo, ed ella passerà dinnanzi a me senza fermarsi. Non avrà nessuna cura di me. E il mio cuore si farà a pezzi. - Ecco certamente un vero innamorato – disse il passerotto. – Ciò che io canto, egli lo patisce, ciò che per me è gioia, per lui è pena. Davvero l’Amore è una cosa straordinaria. È più prezioso degli smeraldi e degli splendidi opali. Perle e granati non possono comperarlo, e non è in vendita. Non possono comprarlo i mercanti, né pesarlo le bilance dell’oro.  Il passerotto comprendeva il segreto dolore dello Studente, e restava taciturno  a pensare sul mistero dell’Amore. D’improvviso distese le sue  ali e volò, si librò nell’aria. Passò attraverso il boschetto come un’ombra, e come un’ombra svolazzò sul giardino. Al centro dell’aiuola erbosa s’ergeva un bellissimo Rosaio, e non appena il passerotto lo vide volò sopra di lui e si posò su un ramo. - Dammi una rosa rossa – supplicò – e ti canterò la mia canzone più dolce. - Le mie rose sono rosse – rispose – Ma l’inverno ha ghiacciato le mie vene e il gelo ha dilaniato i miei boccioli, e l’uragano ha spezzato i miei rami, e non avrò più rose quest’anno. - Una sola rosa rossa è tutto ciò che ti chiedo! – urlò il passerotto. – Non c’è proprio nessun sistema per averla? - Un modo c’è – rispose il Rosario – ma è terribile che non ho il coraggio dirtelo. - Dimmelo – implorò il passerotto – io non ho paura.
- Se vuoi una rosa rossa – disse il Rosaio – sei costretto a formarla con la musica al lume della luna, e colorarla col sangue del tuo cuore. Devi cantare per me col petto contro una spina. Tutta la notte, e la spina deve trafiggere il tuo cuore, e il tuo sangue vivo deve scendere nelle mie vene e diventare mio. - La morte è un prezzo alto da pagare per una rosa rossa – si dolse il passerotto – e la vita è così cara a tutti.  Ma l’Amore è più prezioso della Vita, e cos’è mai il cuore di un uccellino equiparato al cuore di un uomo? Così piegò le ali  nel volo, e si librò nell’aria.  Lo Studente era ancora steso nell’erba  e il pianto non s’era ancora rasciugato dai suoi occhi. - Sii felice – gli urlò il passerotto. – Sii felice! Avrai la tua rosa rossa!  Tutto ciò che ti chiedo in cambio è d’essere un vero innamorato, perché l’Amore è il più giudizioso della Filosofia, per quando saggia essa sia, e il più autorevole del Potere, per quando potente esso sia. Sono color di fiamma le sue ali, color di fiamma è il suo corpo. Le sue labbra sono dolci come il miele, e simile all’incenso è il suo alito. Lo Studente s’alzò, e trasse di tasca un taccuino e una matita. - Questa creatura ha stile. Disse a se stesso – è un fatto che non si può contestare, ma avrà inoltre sentimenti? Ho timore di no. In verità, è come la maggior parte degli esseri tutta forma, nessuna lealtà. Non si offrirebbe in sacrificio per gli altri. Pensa solamente alla musica, e tutti sanno che  è egoismo. Bisogna in ogni modo ammettere che ha note incantevoli nella sua voce. Peccato che non significano nulla, e non abbiamo alcun’utilità pratica.  E quando la Luna spiccò nei cieli il passerotto volò dal Rosaio, e pose il suo petto contro la spina. Tutta la notte cantò col petto contro la spina, e la fredda Luna di cristallo si chinò ad udirlo. Tutta la notte cantò, e la spina si spingeva sempre più profonda nel suo petto, e il suo sangue  fluiva da lui. Prima cantò dell’amore che germoglia nel cuore di un fanciullo e di una fanciulla. E sul ramo più alto del Rosaio fiorì una rosa magnifica, petalo dopo petalo come nota dopo nota. Pallida era in un primo momento, come la nebbia  pallida come le orme del mattino, e argentea come le ali dell’alba. - Premi più forte, piccolo passerotto – urlava il Rosario Così il passerotto premette più forte sulla spina, e più forte si fece il suo canto, cantava il venire al mondo della passione nell’anima di un uomo e di una donna. Una tenue striatura rosea si sparse nei petali del fiore.  Ma la spina non era giunta al cuore dell’uccellino, e il cuore della rosa restava bianco, perché solo il sangue del cuore di un passerotto può invermigliare il cuore di una rosa. Così il passerotto premette più forte sulla spina, e la spina gli toccò il cuore, e un violento  dolore lo trafisse. Più e più penoso era il dolore, e più e più selvaggio si faceva il canto, poiché ora cantava dell’Amore che è reso perfetto dalla Morte, e dell’Amore che non muore nella tomba. E la stupenda rosa diventò vermiglia, vermiglia la fascia dei petali intorno alla corolla, e vermiglio come il rubino era il suo cuore. Ma la voce del passerotto si fece più debole, e le sue  ali iniziarono a sbattere, e un velo discese suoi occhi. Più e più debole si fece il suo canto, e qualche cosa lo soffocava in gola come un pianto convulso. Allora proruppe in un ultimo slancio di musica.  La rosa rossa lo udì, e fremé tutta d’estasi, e aprì i suoi petali alla fredda aria del mattino. - Guarda! Guarda! – gridò il Rosario – la rosa è perfetta, ora! Ma il passerotto non rispose, perché stava steso morto nell’erba alta, con la spina nel cuore. A mezzogiorno lo Studente aprì la finestra e guardo fuori. - Che sbalorditivo colpo di fortuna! – disse con enfasi. – Una rosa rossa! Non ho mai visto una rosa come questa in tutta la mia vita. È così bella - si sporse e la colse. - Avevate promesso di ballare con me se vi avessi portato una rosa rossa – urlò lo Studente – ecco la rosa più rossa di tutto il mondo. La porterete stasera sul cuore e mentre danzeremo insieme vi dichiarerà quando vi amo. Ma la ragazza corrugò la fronte. - Temo che non sia adattata al mio vestito – rispose – e poi, il nipote del Ciambellano mi ha mandato in dono dei gioielli veri, e tutti sanno che i gioielli valgono più dei fiori. - In fede mia, siete davvero un’ingrata! – disse lo Studente in un impeto d’ira; e gettò la rosa giù nella strada. - Che balordaggine è l’Amore! – disse lo Studente andandosene. – Non è utile neppure la metà della Logica, perché non esprime nulla, promette sempre cose che non si concretizzano e fa credere in cose che non sono vere. In effetti, non è per niente pratico, e  nel tempo in cui viviamo la praticità è tutto, e così si chiuse dentro nella sua stanza, prese  dallo scaffale un vecchio libro polveroso, e si mise a leggere.......

(anonimo)

 
 
 

Post N° 1071

Post n°1071 pubblicato il 06 Agosto 2008 da StregadellaFavola
Foto di StregadellaFavola

In un angolo nascosto di un’antica e frenetica città resisteva una bottega. Una di quelle che non si sa bene come facciano a tirare avanti, giorno dopo giorno, dove il tempo deposita testimonianze polverose del passato, frammenti di vite che altrimenti non si sarebbero sfiorate mai. Uno di quei posti dove è piacevole entrare quando il sole, per le strade, brucia, dove l’ombra è preziosa e profumata e granelli di polline venuto da chissà dove danzano nell’unico raggio di luce che entra di sbieco e fa da meridiana. Tra teiere finto vittoriane, specchi d’argento anneriti e cartoline color seppia, sedeva in vetrina da tempo lunghissimo una bambola. Abiti e merletti di un’infanzia antica facevano contrasto con le labbra laccate color sangue e gli occhi tristi e fissi, le mani aperte e protese verso un’immaginaria madre e un’ombra ben distribuita di polvere sugli improbabili fiori del cappello di paglia. Aveva un’anima. E si chiedeva, lei, la bambola, quanto ancora sarebbe rimasta a guardar le mode correre e cambiare, la gente trafelata stringersi nelle giacche e nella quotidianità, quanti amanti ancora avrebbe spiato baciarsi nel vicolo, prima che qualcuno si innamorasse di lei, e la portasse via. E una mattina la serranda non si alzò, e il mondo non apparve. Il negozio fu messo in vendita per mancanza di eredi, e con esso tutto il suo contenuto, senza alcun prezzo aggiuntivo. La bambola, seduta al centro di un buio innaturale, non mutò mai posizione, rimase ferma ad ascoltare la vita fuori scorrere, ed imparò a riconoscere suoni e profumi filtrati, e continuò a sognare. Ma un mattino che era già primavera, come si scoprì in seguito, qualcuno entrò, certamente il nuovo proprietario. Il Mago, perché di un Mago si trattava, strizzò gli occhi feriti dal sole cercando di abituarsi all’oscurità fresca del locale, fece pochi passi avanti e si fermò a soppesare l’entità e l’effettivo valore del suo acquisto. Aveva occhi bellissimi, cristalli di neve azzurra, e un velo di passato sui capelli, e niente tra le mani, tranne la sua magia. Si accorse quasi subito della bambola. Sorrise di un sorriso che poteva soltanto appartenere a lui, si chinò a sfiorare il velluto del vestito tarlato e disse: “qui ci vuole proprio un po’ d’aria pulita, diamoci da fare”. E fu così che la bambola ascoltò per la prima volta la voce del Mago, e se ne innamorò. Arrivava ogni mattina portando con sé l’odore del pane fresco e del risveglio, spalancava la porta e cominciava l’opera di trasformazione del negozio. Apriva cassetti apparentemente chiusi a chiave da sempre, traendone oggetti luminosi e strani libri che la bambola non ricordava mai di aver visto tra gli articoli in vendita, con estrema delicatezza puliva ogni angolo e suppellettile, e intanto parlava. Raccontava alla bambola storie di paesi lontanissimi, di uomini dalla pelle ambrata e l’indole gentile. Le descriveva isole nate dal mare per incanto e spiagge affollate da venditori di fiori tropicali, e viaggi in mongolfiera, e storie di boschi e ninfe, e colori e suoni dei deserti africani, e lo faceva con quella sua voce bassa e musicale, ipnotica e danzante. La bambola, senza mai mutare d’espressione, di quella voce si nutriva, e percorreva strade e mondi che non sapeva neppure esistessero e giorno dopo giorno, cambiava. La porcellana diafana di cui era fatta, impercettibilmente mutava consistenza e densità, la stoppa dei capelli si faceva brillante, gli occhi acquistavano liquide movenze. La pelle divenne pelle finalmente, venandosi d’azzurro, prima accennato e poi pulsante, la stoffa del vestito cominciò a tendersi nella pienezza di un seno accogliente. Il Mago le parlava ed ogni sillaba nasceva per dar vita alla bambola che intanto cambiava e diventava infine donna, ancora immobile, ancora bambola, eppure donna. Cullata dal canto del Mago si abbandonava all’amore in quella sua ormai assurda fissità. E un giorno lui disse: “E’ tutto a posto ormai. E’ tutto pronto”. La donna che era stata di porcellana sentì la voce finalmente a un passo da lei e il fiato del Mago si posò sulle sue labbra ormai morbide e vive e fu quello il primo, vero respiro della bambola.

  (dal web)

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Post N° 1070

Post n°1070 pubblicato il 05 Agosto 2008 da StregadellaFavola
Foto di StregadellaFavola

A primavera un uccello in gabbia sa bene che c'è qualcosa a cui potrebbe servire, sente benissimo che ci sarebbe qualcosa da fare, ma non ci può far nulla, e cos'è questo? Non si ricorda bene, ha idee vaghe e dice: "Gli altri fanno i loro nidi e portano fuori i loro piccoli e li cibano" e poi sbatte il suo capino contro le grate della gabbia. Ma la gabbia resiste e l'uccello impazzisce dal dolore. "Guarda che fannullone", dice un altro uccello che passa là davanti, "quello è un tipo che vive di rendita''. Eppure il prigioniero continua a campare, non muore, fuori non appare nulla di quel che ha dentro, è in buona salute, e di tanto in tanto è allegro sotto i raggi del sole. Ma poi viene il tempo degli amori. Ondate di depressione. "Ma ha poi proprio tutto quel di cui ha bisogno?'' dicono i bambini che si prendono cura di lui e della sua gabbietta. E lui sta appollaiato con lo sguardo proteso verso il cielo, dove sta minacciando un temporale, e dentro di sè sente ribellione per la sua sorte. "Me ne sto in gabbia, me ne sto in gabbia, e non mi manca niente, imbecilli! Ho tutto ciò di cui ho bisogno! Ma per piacere, libertà, lasciatemi essere un uccello come gli altri!". Cosi, talvolta, una donna  che non fa nulla assomiglia a un uccello che non fa nulla....

(Vincent Van Gogh)

 

 
 
 

Post N° 1069

Post n°1069 pubblicato il 04 Agosto 2008 da StregadellaFavola
Foto di StregadellaFavola

(….)  Che cosa vuol dire addomesticare?"
" E' una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami…"
" Creare dei legami?"
" Certo", disse la volpe. " Tu, fino ad ora per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma.se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo."
" Comincio a capire", disse il piccolo principe. " C'è un fiore…. Credo che mi abbia addomesticato…"
"E' possibile", disse la volpe "capita di tutto sulla terra…"
"Oh! Non è sulla terra", disse il piccolo principe.
La volpe sembrò perplessa:
" Su un altro pianeta?"
" Sì"
" Ci sono dei cacciatori su questo pianeta?"
" No"
" Questo mi interessa! E delle galline?"
" No"
" Non c'è niente di perfetto", sospirò la volpe.
Ma la volpe ritornò alla sua idea:
" La mia vita è monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me .Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio per ciò. Ma se tu mi addomestichi la mia vita,
sarà come illuminata. Conoscerò il rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi faranno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù in
fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color d'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai
addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano…"
La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe:
" Per favore …..addomesticami", disse.
" Volentieri", rispose il piccolo principe, " ma non ho molto tempo, però.
Ho da scoprire degli amici e da conoscere molte cose".
" Non si conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe." gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!"
" Che bisogna fare?" domandò il piccolo principe.
" Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe.
" In principio tu ti sederai un po' lontano da me, così, nell'erba. Io ti guarderò con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' più vicino…."
Il piccolo principe ritornò l'indomani.
" Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora", disse la volpe.
" Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi, alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell'ora aumenterà la mia felicità.
Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore… Ci vogliono i riti".
" Che cos'è un rito?" disse il piccolo principe.
" Anche questa è una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe.
" E' quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre ore. C'è un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedì ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedì è un giorno meraviglioso! Io
mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza".
(….)
Il piccolo principe se ne andò a rivedere le rose.
"Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente" , disse.
" Nessuno vi ha addomesticato e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre.
Ma ne ho fatto il mio amico e ne ho fatto per me unica al mondo".
E le rose erano a disagio.
" Voi siete belle, ma siete vuote", disse ancora. " Non si può morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perché è lei
che ho innaffiata. Perché è lei che ho messa sotto la campana di vetro, Perché è lei che ho riparato col paravento. Perché su di lei ho ucciso i bruchi (salvo due o tre per le farfalle). Perché è lei che ho ascoltato
lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perché è la mia rosa"

Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato.

"<<Ecco il mio segreto. E' molto semplice:
non si vede bene che col cuore.
L'essenziale è invisibile agli occhi>>."

(Il piccolo Principe di Antonie de Saint Exupery) 

 

 
 
 

Dedicato

Post n°1068 pubblicato il 02 Agosto 2008 da StregadellaFavola
Foto di StregadellaFavola

«Non esiste separazione definitiva fino a quando c'è il ricordo.»

Isabel Allende


 
 
 

Post N° 1067

Post n°1067 pubblicato il 01 Agosto 2008 da StregadellaFavola
Foto di StregadellaFavola

Se un piatto o un bicchiere cadono a terra senti un rumore fragoroso.

Lo stesso succede se una finestra sbatte, se si rompe la gamba di un tavolo o se un quadro si stacca dalla parete.
Ma il cuore, quando si spezza, lo fa in assoluto silenzio.
Data la sua importanza, ti verrebbe da pensare che faccia uno dei rumori più
forti del mondo, o persino che produca una sorta di suono cerimonioso,
come l'eco di un cembalo o il rintocco di una campana.
Invece è silenzioso, e tu arrivi a desiderare un suono che
ti distragga dal dolore.
Se rumore c'è, è interno.
Un urlo che nessuno all'infuori di te può sentire.
Un boato così forte che le orecchie rintronano e la testa fa male.
Si dimena nel petto come un grande squalo bianco intrappolato nel mare;
ruggisce come la mamma orsa a cui è stato rapito il cucciolo.
Ecco cosa sembra e che rumore fa.
È un'enorme bestia intrappolata che si agita, presa dal panico; e grida
come un prigioniero davanti ai propri sentimenti.
L'amore è così…nessuno ne è indenne.
È selvaggio, infiammato come una ferita aperta esposta all'acqua
salata del mare,
però quando si spezza il cuore non fa rumore.
Ti ritrovi a urlare dentro e nessuno ti sente".
(Se tu mi vedessi ora - Cecelia Ahern)

 
 
 

Post N° 1066

Post n°1066 pubblicato il 01 Agosto 2008 da StregadellaFavola
Foto di StregadellaFavola

Un monaco si lamentò con il suo maestro perché non riusciva a raggiungere il satori.

"La colpa è tua" gli rispose il maestro.

"In che cosa sbaglio? Che cosa mi manca?" domandò l'allievo.

"Vieni con me, e te lo mostrerò."

Il maestro chiamò un altro discepolo, che era cieco, e tutt'e tre si recarono sulla montagna, in un punto in cui uno stretto tronco era stato gettato su un burrone.

"Attraversa!" disse il maestro al primo monaco.

Il poveretto guardò il fondo del burrone, il debole tronco e rispose: "Non posso: ho paura".

Allora il maestro si rivolse al discepolo cieco e gli diede lo stesso ordine.

Il monaco attraversò senza esitare il burrone.

"Hai capito?" domandò il maestro al primo monaco.

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 È sempre la paura il sentimento che si oppone al nostro risveglio: la paura di essere autonomi, la paura dell'ignoto, la paura di perdere il proprio ego, la paura della responsabilità. Eppure, per colmare il divario, per raggiungere l'altra riva, è necessario affrontare l'abisso; e questo non può essere fatto se non si eliminano i mille timori che ci accompagnano nell'attraversamento. Il coraggio è indispensabile sulla Via della liberazione, come, d'altronde, in tutte le imprese fondamentali della vita. Come recitano dei versi di Wu-men, si tratta di "Camminare sul filo d'una lama, correre sulla cresta del ghiaccio, non preoccuparsi della scala, lasciare il sostegno sul precipizio

 (racconto zen)

 
 
 

Post N° 1065

Post n°1065 pubblicato il 31 Luglio 2008 da StregadellaFavola
Foto di StregadellaFavola

"...In mezzo a uomini rudi e ignoranti Saffo, spinta dalla sua intelligenza vivace e dal suo ardore, frequentò le cime del Parnaso, cioè dello studio perfetto. Il suo coraggio e la sua audacia la resero compagna gradita alle Muse, cioè alle arti e alle scienze. E penetrò nella foresta piena di allori e di piante di maggio, di verzura e di fiori multicolori dai soavi profumi, e di diverse erbe, là dove dimorano tranquille Grammatica, Logica, la nobile Retorica, Geometria, Aritmetica. Avanzò talmente su questo cammino che entrò nella caverna profonda di Apollo, dio del sapere, e scoprì le acque della fontana Castalia; imparò a suonare l'arpa pizzicando le corde con il plettro e danzava con le ninfe, cioè secondo le leggi dell'armonia e dell'accordo musicale..."

(G.Boccaccio)

 

 
 
 

...........

Ho aspettato per anni parole che non sono arrivate.

Ho incollato zampilli di silenzio alla sorgente viva del mio dolore,

prigioniera di un tempo mascherato di generoso impegno.

Tra lettere di lacrime derise sono rimasta sola a perquisirmi l'anima,

per salvarmi la vita quel tanto che basta e aspettarti...

L'attesa mi ha regalato saggezza, pazienza, frammenti di felicità.

 

 

(Anna Magnani)

 

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Che è tutta una vita che passo da qua,
e ancora rischio di perdermi,
magari è questione di troppa sensibilità,
o sono soltanto motivi tecnici...

E tu dici una bussola, dovevi almeno portarla con te,
una bussola potevi almeno spiegarmelo come si usa
una bussola, scusa....

Ci sono amori che non si ricordano
e baci che non si dimenticano,
persone che passano e non si salutano e sputano,
e cani bianchi che a volte ritornano.

E tu dici la vita dovevi almeno capire perché,
la vita, il tempo che cambia col vento che arriva
quest'anima stanca che pure respira
quest'angolo piatto che gira, quest'anima
dolce e cattiva, che dice "guardami..."
dice "perché non parli...?" dice "sbrigati
prima che sia troppo tardi... guardami...
perché non parli?
Fermati prima che
sia troppo tardi...."


(Francesco De Gregori)

 
immagine
 
...e quando Psiche riaprì gli occhi, si rese conto, ancor prima di guardarsi intorno, che tutto era stato solo un gioco della fantasia...

non c'èra il bel palazzo...

non c'erano damigelle a curare la sua bellezza...

sopratuttutto non c'era Amore....

si rese conto che non era vero niente...

ne le parole...

ne i gesti...

ne le emozioni ricevute...

le parve di essere in preda alla pazzia... lei era stata sincera, era stata come è...credendoci più che in se stessa...poi senti una fitta provenire dalla schiena...

si sfiorò con la mano e senti una lama fredda conficcata tra le scapole che scendeva fino al cuore...

lei aveva perso un'illusione ma rimaneva come è...vera. 


Amore, invece, aveva perso la vita...il vivere...

condannato ad essere un morto vivente...

per sempre.

 

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Sono solamente passato dall’altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto. Io sono sempre io e tu sei sempre tu. Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora. Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare; parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato. Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste. Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme. Prega, sorridi, pensami! Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima: pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza. La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto: è la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza. Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista? Non sono lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo. Rassicurati, va tutto bene. Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata. Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace.

Sant’Agostino

 
 
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